Dolore al fianco sinistro (alto, basso, posteriore, …): quando preoccuparsi?

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Introduzione

Il dolore al fianco è un sintomo riconducibile a numerose condizioni mediche di gravità ampiamente variabile; anatomicamente si considera compreso tra

  • il margine inferiore del torace, delimitato dell’arcata costale,
  • e il margine superiore della pelvi, delimitata dalla cresta iliaca dell’osso iliaco.

In quest’area sono contenuti vari organi e apparati, tra cui:

  • milza
  • pancreas
  • stomaco
  • colon discendente
  • rene sinistro e le vie urinarie
  • surrene sinistro
  • aorta
  • nella donna l’ovaio e le tube di Falloppio
  • strutture osteo-muscolari dell’addome/fianco sinistro.

Nella maggior parte dei casi il dolore al fianco sinistro è causato da

  • attività sportiva particolarmente intensa,
  • disturbi osteo-muscolari,
  • patologie dell’apparato uro-genitale o del tratto gastro-intestinale,
  • stress e cause psichiche,
  • traumi addomino-lombari.
Dolore al fianco sinistro

Shutterstock/Jo Panuwat D

Caratteristiche peculiari

La sensazione di dolore al fianco non è sempre la stessa, ma a seconda dell’origine può manifestarsi con svariate caratteristiche, tanto che descrivere nel dettaglio il tipo di dolore può aiutare il medico a comprenderne meglio la cause.

Il dolore può essere:

  • localizzato, chiaramente percepibile in un determinata regione del fianco, oppure diffuso e difficilmente riconducibile a una zone ben definita;
  • intenso, particolarmente forte, simile ad una fitta, oppure sordo, di lieve entità, mal percepibile, simile ad un fastidio;
  • sempre presente con la medesima intensità, fisso e costante oppure essere in grado di comparire e scomparire (un dolore “che va e che viene”);
  • correlato a specifiche situazioni, come ad esempio comparire solo in seguito ad attività fisica o successivamente alla palpazione profonda del fianco, oppure può essere presente sempre anche in normali condizioni di riposo;
  • acuto, se si presenta improvvisamente in pochi minuti o secondi, oppure cronico, quando persiste per lunghi periodi (intere settimane, mesi o anche anni);
  • irradiato, quando si propaga da una regione di massima intensità a una di minor intensità, o essere presente solo in una specifica area;
  • associato a specifici sintomi o presentarsi da solo. Tra i sintomi associati, i più frequenti sono:

In quanto sintomo poco specifico, descrivere al meglio tutte le caratteristiche del dolore rende più semplice la possibilità di comprenderne l’origine; ad esempio

  • un dolore al fianco sinistro insorto improvvisamente in maniera acuta, molto intenso, con caratteristiche di intermittenza (un dolore “che va e che viene”), localizzato nella parte media del fianco sinistro, che si irradia inferiormente fino anche all’inguine, può indirizzare il medico verso la diagnosi di calcolosi renale.
  • Invece, un dolore nella parte media e più posteriore del fianco sinistro, più difficilmente percepibile e localizzabile, sordo, di minor intensità, ma fisso e costante, insorto in seguito a febbre con brividi scuotenti, sangue nelle urine, stanchezza, spossatezza e perdita di peso fa pensare ad una possibile infezione renale (pielonefrite).

Pertanto, a seconda delle caratteristiche, lo stesso sintomo può essere riconducile a svariate condizione mediche.

Di seguito vengono elencate le cause più frequenti di dolore al fianco sinistro, insieme ad una breve descrizione clinica della patologia e i relativi principi generali di trattamento. Per ulteriori dettagli, si consiglia di fare riferimento all’articolo specifico della malattia in questione.

Cause osteo-muscolari

Il termine generico dolori osteo-muscolari fa riferimento a lesioni, più o meno importanti, di una o più di queste strutture:

È una tra le più frequenti cause in assoluto di dolori al fianco sinistro e deriva solitamente da un eccessivo carico durante un’attività sportiva, soprattutto in soggetti non allenati. Un’altra causa frequente è il mantenimento prolungato di posture scorrette. A livello del fianco sinistro le lesioni che più frequentemente causano dolore sono di tipo muscolare, verificatesi in seguito a strappi, stiramenti o contratture dei muscoli obliquo interno ed esterno dell’addome o del muscolo retto dell’addome. Pur non facendo parte dell’addome, anche lesioni alle coste (incrinature o fratture) o ai muscoli intercostali possono generare un dolore intercostale ma capace di irradiarsi al fianco sinistro.

I dolori osteo-muscolari possono presentarsi in svariati modi, talvolta in maniera molto intensa, simili ad una fitta lancinante, acuta, simile ad una scossa elettrica, altre volte come un fastidio più sordo, un indolenzimento mal definibile e mal localizzabile. Sono spesso accentuati da una rotazione del busto o dall’utilizzo della spalla e del braccio sullo stesso lato del corpo.

Rimedi

Nella maggior parte dei casi il rimedio più importante (e semplice, nella sua banalità) in grado di risolvere questo tipo di dolore è il riposo, anche se di norma questo è consigliabile che non sia assoluto ad eccezione eventualmente delle prime 24-48 ore. In altri casi, può rendersi necessario far ricorso a farmaci antidolorifici, come paracetamolo o farmaci antiinfiammatori con steroidei (FANS). Lesioni più importanti di strutture osto-muscolari possono necessitare anche, più raramente, dell’utilizzo di tutori o addirittura di interventi chirurgici.

Lesione della milza

Ricostruzione della posizione anatomica della milza

La milza si trova sul fianco sinistro (Photo: iStock.com/Ingram Publishing)

La milza è il più grande organo linfoide secondario dell’organismo.

Nella milza, come nei linfonodi, i linfociti (una particolare tipo di globulo bianco) incontrano la minaccia e attivano la nostra risposta immunitaria. La milza ha inoltre una funzione emocateretica, ovvero il colpito di smaltimento dei globuli rossi più vecchi, estraendoli dal circolo. Si trova appena sotto il diaframma, a sinistra, tra la parete posteriore del corpo dello stomaco e la faccia anteriore del rene sinistro.

Le lesioni della milza sono causate nella maggior parte dei casi da traumi importanti a livello addominale, per esempio in seguito ad un pugno allo stomaco o ad un incidente stradale, ma possono anche essere provocate da ferite penetranti, come una ferita da coltello o una ferita con arma da fuoco. Più raramente, possono essere la complicanza di un’infezione da Epstein-Barr virus (virus della mononucleosi infettiva).

Le lesioni spleniche (ovvero riguardanti la milza) possono essere di svariate entità, dai meno importanti ematomi sotto-capsulari, a piccole lacerazioni capsulari, fino a gravi e profonde lacerazioni parenchimali.

Quando si verifica, una lesione della milza questa si manifesta con un dolore iperacuto e molto intenso al fianco sinistro, immediatamente al di sotto dell’arcata costale della gabbia toracica. Viene descritto come un dolore simile ad un pugnalata, che in alcuni casi può irradiarsi fino alla spalla.

Essendo la milza un organo parenchimatoso estremamente irrorato, le sue lesioni si associano nella maggior parte dei casi a importanti sanguinamenti, che possono manifestarsi con

Rimedi

Le lesioni della milza sono un’urgenza medica, tale da richiedere spesso un trattamento chirurgico per la risoluzione del quadro. In alcuni pazienti è necessario ricorrere alla splenectomia, ovvero l’asportazione dell’organo, tuttavia nei casi meno gravi si possono attuare anche interventi più conservativi come la semplice osservazione con risoluzione spontanea del caso, o come interventi di angio-embolizzazione.

Sebbene infatti la milza non sia un organo indispensabile per la vita, la sua asportazione può predisporre a infezioni batteriche da batteri capsulati, come lo Streptococco pneumoniae, i batteri di genere Neisseria e l’Haemophilus influenzae. Per questo motivo, la splenectomia è riservata solo ai casi più gravi, in assenza di alternative di tipo conservativo.

Sindrome dell’intestino irritabile

La sindrome del colon irritabile (IBS) è una diffusa condizione che colpisce il sistema digestivo; provoca sintomi come crampi allo stomaco, gonfiore, diarrea e/o stitichezza, tutti disturbi che tendono ad andare incontro a periodiche fluttuazioni nel tempo (della durata di giorni, settimane o anche mesi).

La causa esatta è sconosciuta, ma tra le ipotesi si annoverano un’alterazione della velocità del transito gastrointestinale del cibo, un’eccessiva sensibilità dei nervi intestinali, lo stress e la familiarità.

Si tratta per molti pazienti di un problema cronico, che può diventare particolarmente frustrante soprattutto nei casi in cui i sintomi siano particolarmente invasivi sul quotidiano.

Rimedi

Non esiste una cura specifica, ma l’attenzione allo stile di vita (dieta, attività fisica, gestione dello stress, …) ed eventualmente l’assunzione di farmaci sintomatici permettono nella maggior parte dei casi un’ottima gestione del disturbo.

Colica renale

Parlando di colica renale si fa riferimento a una condizione medica provocata dal passaggio di calcoli all’interno dell’uretere, un condotto che collega i reni alla vescica. Quando i calcoli sono di dimensioni molto ridotte, simili a granelli di sabbia, viene anche comunemente chiamata renella.

Calcoli renali

iStock.com/viyadaistock

I calcoli renali sono piccole aggregazioni di sali minerali, simili a sassolini, che si formano nel rene. Nella maggior parte dei casi originano dalla sovra-saturazione di alcuni composti chimici durante la produzione dell’urina, che, precipitando, si organizzano in cristalli, i quali, fondendosi tra loro, formano i calcoli. Il fattore predisponente più importante è una scarsa idratazione (bere troppo poco), ma anche una dieta squilibrata, l’obesità e infezioni croniche delle vie urinarie possono essere importanti fattori favorenti per la loro insorgenza. Anche alcune specifiche patologie, come l’iperparatiroidismo o la gotta possono provocare la formazione di calcoli renali.

La colica renale si verifica quando i calcoli si incuneano a livello dell’uretere, causandone una dilatazione a monte associata a spasmi della sua muscolatura liscia, frutto del tentativo di espulsione del calcolo in vescica.

Il sintomo principale della colica renale è un intenso dolore acuto al fianco destro o sinistro, a seconda di quale rene sia interessato. Il dolore è intermittente, si manifesta quando la muscolatura liscia dell’uretere si contrae e tende a migliorare quando la muscolatura si rilascia. Può presentare una caratteristica irradiazione verso il basso, a livello inguinale.

Tra i sintomi che più di frequente si associano alla calcolosi della via renale, i principali sono:

  • Ematuria – urine contenenti tracce di sangue
  • Sudorazione intensa
  • Nausea e vomito
  • Tachicardia
  • Tachipnea

Rimedi

Nella maggior parte dei casi i calcoli sono di piccole dimensioni e pertanto, sebbene il passaggio lungo l’uretere sia un evento estremamente doloroso, la colica renale si risolve spontaneamente. Se il dolore fosse troppo intenso e mal sopportabile, possono essere d’aiuto classici antidolorifici come il paracetamolo o i FANS. In alcuni casi, può rendersi necessario l’utilizza di farmaci che aiutano il calcolo a passare lungo l’uretere, come gli alfa-bloccanti (ad esempio tamsulosina) od i calcio-antagonisti (ad esempio nifedipina).

Più raramente il calcolo può incastrarsi a livello dell’uretere e dare vita a serie complicanze, che per essere evitate rendono necessaria la sua rimozione attraverso uno dei seguenti trattamenti:

  • Litotrissia extracorporea ad onde d’urto
  • Litotrissia percutanea
  • Litotrissia endoscopica ureteroscopica
  • Litotrissia endoscopica endo-renale per via retrograda con ureteroscopio flessibile
  • Chirurgia a cielo aperto

Aria nell’intestino

La presenza di aria a livello intestinale è una condizione fisiologica, determinata dalla semplice ingestione di aria durante l’alimentazione e dalla formazione di gas da parte della comune flora batterica intestinale durante la digestione. Un’eccessiva quantità di aria all’interno dell’intestino può tuttavia causare una lieve tensione delle pareti, con conseguente percezione di disagio a livello addominale, che può manifestarsi anche a livello del fianco sinistro.

Le possibili cause sono numerose, ma tra le più comuni ci sono

  • Abitudini errate legate all’alimentazione, come mangiare troppo in fretta, bere eccessive quantità di bevande gassate o masticare chewing-gum. Questo provoca un eccesso di ingestione di aria, che in parte verrà eliminata tramite eruttazioni, ma che in parte si dirigerà verso l’intestino, causandone un accumulo al suo interno. Tale fenomeno prende il nome di aerofagia (ingestione di aria)
  • Eccessiva alimentazione in termini di quantità di particolari cibi, che predispongono la formazione di aria intestinale, come latte e latticini, legumi (ad esempio fagioli, piselli e lenticchie), frutta ricca di zuccheri (ad esempio banane, prugne, cachi, uva, fichi), cereali integrali contenenti fibre non digeribili e alcune specifiche verdure come broccoli, cavoli, cavolfiori, cavolo cappuccio, broccoli, cavolini di Bruxelles. Vale la pena notare che nella maggior parte dei pazienti si tratta di reazioni legate alla scarsa abitudine al consumo di questi alimenti, facilmente superabile con un’introduzione graduale e regolare del cibo in questione.
  • Alterazioni della flora batterica intestinale
  • Intolleranza al lattosio

Rimedi

L’eccessiva aria nell’intestino è una condizione che tende a risolversi spontaneamente in breve tempo, entro qualche ora dal pasto, e nella maggior parte dei casi non necessita di alcun intervento medico farmacologico. In alcuni casi, soprattutto qualora si presentasse in seguito ad infezioni gastro-intestinali, con diarrea e alterazioni della flora batterica intestinale, può essere d’aiuto l’assunzione di fermenti lattici. Nella maggior parte dei casi l’aria nell’intestino non è indice di nessuna condizione medica importante, ma, nel caso si ripresenti costantemente nel tempo e in maniera inspiegabile, è necessario individuarne la causa esatta per un trattamento più mirato.

Herpes Zoster (Fuoco di Sant’Antonio)

L’herpes zoster, o fuoco di Sant’Antonio, è un’infezione virale causata dal Varicella-zoster virus, lo stesso virus che causa la varicella. Dopo aver avuto la varicella, il virus rimane latente nel tessuto nervoso vicino al midollo spinale. Anche a distanza di decenni, soprattutto in correlazione con l’età avanzata o stati di stress/immunodepressione, il virus può riattivarsi innescando l’Herpes Zoster.

Sebbene questa manifestazione possa verificarsi in qualsiasi parte del corpo, il più delle volte appare come una singola striscia di vesciche che avvolge il lato sinistro o destro del busto, associato ad un intenso dolore urente, descritto dai paziente “come se bruciasse”. Altri sintomi che possono manifestarsi sono

  • Alterazione della sensibilità al tatto della zona colpita
  • Prurito
  • Febbre
  • Stanchezza

Talvolta, può presentarsi senza le caratteristiche vesciche (zoster sine herpete), rendendo particolarmente difficile la diagnosi.

L’herpes zoster non è una condizione pericolosa per la vita, ma può essere molto doloroso. È importante intraprendere una terapia antivirale tempestiva, in modo da ridurre la durata dell’infezione ed il rischio dell’insorgenza delle complicanze; tra le più frequenti spicca per importanza la nevralgia post-erpetica, in cui il dolore persiste anche molto tempo dopo la risoluzione delle vescicole cutanee.

Rimedi

Il trattamento è prettamente farmacologico, mediante antivirali, da iniziare tempestivamente, ai primi sintomi, soprattutto per evitare le complicanze. Eventualmente, se il dolore dovesse risultare non sopportabile, si può ricorrere all’uso di antidolorifici (tradizionali o specifici per il trattamento del dolore neuropatico). In Italia è disponibile il vaccino per prevenire l’infezione da herpes zoster e la nevralgia post-erpetica, consigliato a partire dai 50 anni (dai 18 anni in soggetti con aumentato rischio di infezione, come nel caso di pazienti immunodepressi, trapiantati o con patologie onco-ematologiche).

Pielonefrite

La pielonefrite è una infezione del rene, causata il più delle volte da una propagazione di un’altra infezione localizzata nelle vie urinarie, come una cistite o un’uretrite. Meno frequentemente è invece causata da un’infezione del sangue che si localizza solo in un secondo momento a livello del rene (batteriemia, sepsi).

Tra i batteri che più di frequente sono causa di pielonefrite i più comuni appartengono al gruppo dei Gram negativi, primo fra tutti l’Escherichia coli. Altri batteri come Proteus, Pseudomonas e la Klebsiella provocano invece solitamente forme particolarmente gravi e complicate, ma fortunatamente meno frequenti.

Si distinguono due tipi di pielonefrite a seconda dell’insorgenza:

  • acuta, quando l’episodio insorge in breve tempo, nell’arco di ore o giorni
  • cronica quando l’episodio è prolungato da molti giorni o mesi o si ripete nel tempo.

La pielonefrite si manifesta clinicamente con

  • Dolore al fianco, destro o sinistro a seconda di quale sia il rene interessato. Se l’infezione coinvolge entrambi i reni, il dolore è bilaterale. Il dolore è persistente, fisso, sordo, difficilmente localizzabile lungo il fianco, più posteriormente verso il basso. Può essere esacerbato dalla percussione con la mano in regione lombare (manovra di Giordano).
  • Febbre alta, con brividi, con puntate soprattutto durante le ore serali o di notte
  • Sudorazione
  • Urine scure, particolarmente maleodoranti
  • Presenza di sangue nelle urine (ematuria)
  • Stanchezza, spossatezza
  • Perdita di appetito
  • Nausea e vomito
  • Cefalea (mal di testa)
  • Mialgia (dolori muscolari)

Rimedi

La terapia della pielonefrite di origine infettiva è basata sulla somministrazione di antibiotici, scelti in base al batterio responsabile. In alcuni casi, nelle forme più gravi e complicate, può essere necessario il ricovero ospedaliero con somministrazione di antibiotici per via endovenosa.

Diverticoli intestinali

I diverticoli sono estroflessioni sacciformi, spesso descritte come a “dita di guanto”, che si possono formare lungo le pareti dell’intestino. Al loro interno i diverticoli sono cavi e mantengono la comunicazione con la porzione del tratto gastro-intestinale da cui hanno preso origine. La sedi in cui si formano più frequentemente sono il colon e il sigma e possono essere di due tipi:

  • diverticoli veri: più rari, sono presenti fin dalla nascita e sono composti da tutti gli strati della parete intestinale;
  • diverticoli falsi: nettamente più frequenti, sono acquisiti nel tempo (non presenti sin dalla nascita) a seguito di un persistente aumento della pressione intra-luminale dell’intestino. A differenza dei diverticoli veri, sono formati solamente dagli strati di mucosa e sotto-mucosa dell’intestino

La sola presenza di diverticoli viene definita diverticolosi e nella maggior parte dei casi non dà alcun segno di sé; in altri pazienti i diverticoli possono dar vita a segni e sintomi, tra cui i più frequenti sono:

Quando i diverticoli si infiammano possono complicarsi ed trasformare il quadro in diverticolite.

Non si conosce esattamente la causa che scatena l’insorgenza dell’infiammazione del diverticolo, ma si pensa che possa originare da un’ostruzione della base del diverticolo ad opera di residui fecali o da una micro-perforazione del diverticolo su base ischemica.

La diverticolite si manifesta clinicamente con:

  • dolore ad insorgenza più acuta, intenso e ben localizzabile, nella maggior parte dei casi lungo il fianco sinistro in basso
  • febbre
  • nausea, vomito
  • diarrea
  • talvolta sangue nelle feci.

Rimedi

Per alleviare la sintomatologia della sola presenza di diverticoli, quando presente, e per evitare l’insorgenza della diverticolite, è consigliato di aumentare la quantità di fibre nella dieta, in modo tale da garantire una maggiore morbidezza alle feci. La fibra si trova in cereali integrali, legumi, frutta e verdura.

Nei casi di diverticolite l’approccio terapeutico è invece diverso: in occasione del primo episodio di diverticolite e se questo si presenta in assenza di complicanze, la terapia è prevalentemente conservativa e basata su

  • digiuno assoluto,
  • abbondante idratazione
  • uso di antibiotici.

I soggetti che invece presentano più episodi di diverticolite ricorrenti, od in caso di diverticolite complicata (ascesso diverticolare, perforazione del diverticolo, ostruzione intestinale, emorragia intestinale, formazione di fistole verso organi adiacenti) hanno bisogno di un approccio più invasivo, che può arrivare, in alcuni casi, anche alla necessità di un intervento chirurgico.

Altre cause di dolore al fianco

Tra le altre possibili cause di dolore al fianco, destro o sinistro, sono tra l’altro comprese:

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