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Introduzione
La sindrome del colon irritabile (IBS, Irritable bowel syndrome in inglese) è un disturbo che tra i suoi sintomi più frequenti annovera
- crampi,
- dolore addominale,
- nausea,
- stitichezza,
- e diarrea.
Può diventare un’importante fonte di disagio e stress per chi ne soffre, ma non provoca danni permanenti all’intestino né malattie gravi, come ad esempio tumori. La maggior parte delle persone può tenere sotto controllo i sintomi
- seguendo una dieta corretta,
- imparando a gestire meglio lo stress
- ed eventualmente attraverso l’assunzione di specifici integratori e farmaci.
Più in particolare, se il sintomo chiave è la stipsi si consiglia di:
- aumentare gradualmente il consumo di fibra (verdura, cereali integrali, frutta),
- bere almeno 1.5 l di acqua al giorno,
- praticare regolare attività fisica,
- impostare una routine oraria per l’evacuazione (magari al mattino al risveglio o dopo i pasti).
Quando il sintomo prevalente è la diarrea è spesso possibile trarre beneficio da un regime alimentare attento, che approfondiremo in seguito, ma anche in questo caso restano validi i consigli relativi a gestione dello stress, attività fisica e routine giornaliera di evacuazione.
Più in generale si consiglia di:
- Adottare una dieta sana, basata su alimenti semplici.
- Evitare alcolici e cibi troppo speziati.
- Mangiare ad orari regolari e senza fretta, masticando lentamente e a lungo.
- Evacuare sempre alla stessa ora (preferibilmente al mattino dopo la colazione, quando interviene un riflesso fisiologico).
- Praticare una moderata ma regolare attività fisica.
- Evitare l’uso eccessivo di farmaci, lassativi in particolare.
La prognosi è in genere buona, seppure caratterizzata da un andamento spesso cronico della condizione (gestito più o meno efficacemente a seconda dei casi); per alcuni pazienti, tuttavia, la sindrome del colon irritabile può rivelarsi invalidante: si può non essere più in grado di lavorare, di fare vita sociale o addirittura di fare viaggi anche se brevi.
Colon
Il colon è una porzione dell’intestino lunga circa un metro e mezzo, che collega l’intestino tenue al retto e all’ano.
La sua funzione principale è quella di assorbire l’acqua ed i sali minerali dal cibo parzialmente digerito proveniente dall’intestino tenue, dove avviene anche la maggior parte dei fenomeni di assorbimento delle sostanze nutritive. Ogni giorno circa un litro di liquidi passa dall’intestino tenue al colon, mentre il volume contenuto nelle feci è ridotto a circa 150 ml: la differenza tra la quantità di fluidi che arrivano nel colon dall’intestino tenue e la quantità di feci è pari alla quantità di liquidi assorbita ogni giorno dal colon.
La motilità del colon (la contrazione dei muscoli del colon e il movimento dei liquidi in esso contenuti) è controllata dai nervi, dagli ormoni e dagli impulsi nervosi dei muscoli del colon; queste contrazioni spostano i liquidi contenuti nel colon verso il retto, durante questo passaggio l’organismo assorbe l’acqua e le sostanze nutritive.
Tutti gli scarti vanno a formare le feci.
Più volte al giorno le contrazioni sospingono le sostanze ormai residue verso i tratti terminali dell’intestino, innescando così lo stimolo a defecare. Se i muscoli del colon, degli sfinteri e della zona pelvica non si contraggono correttamente le sostanze contenute nel colon non si muovono come dovrebbero, causando:
- mal di pancia,
- crampi,
- costipazione e/o diarrea,
- sensazione di non aver eliminato tutte le feci (tenesmo).
Cause
Si stima che la condizione interessi fino al 20 per cento della popolazione adulta, ovvero una persona su cinque, e si tratta quindi di uno dei disturbi diagnosticati con maggiore frequenza dai medici. Colpisce più le donne che gli uomini e inizia prima dei 35 anni nella metà circa dei pazienti.
I ricercatori non hanno ancora scoperto alcuna causa specifica in grado di spiegare la comparsa della sindrome del colon irritabile: secondo la teoria più diffusa i pazienti che ne soffrono hanno un colon, o intestino crasso, particolarmente sensibile e reattivo a determinati alimenti e allo stress. Anche il sistema immunitario, che combatte le infezioni, potrebbe essere coinvolto.
In un paziente affetto da sindrome del colon irritabile la normale motilità (movimento) dell’intestino potrebbe essere assente e/o potrebbero manifestarsi degli spasmi (contrazioni muscolari improvvise e dolorose, che se ne vanno improvvisamente come sono iniziate) oppure il colon potrebbe addirittura smettere temporaneamente di funzionare.
La superficie interna del colon, l’epitelio, è sotto controllo del sistema immunitario e del sistema nervoso, che regolano così il transito dei fluidi;
- se questi si muovono troppo velocemente il colon perde la capacità di assorbirli e la conseguenza è che le feci risultano troppo liquide.
- In altri pazienti, al contrario, il transito nel colon è troppo lento e questo fa sì che vengano assorbiti troppi liquidi sviluppando costipazione.
Il colon di alcuni pazienti potrebbe reagire in modo anomalo a determinati alimenti oppure allo stress, fattori che in condizioni normali non provocherebbero alcun disturbo.
Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che la serotonina è in parte responsabile della normale funzionalità gastrointestinale: la serotonina è un neurotrasmettitore, ovvero una sostanza chimica che trasmette i messaggi da una parte all’altra dell’organismo. Il 95 per cento della serotonina presente nell’organismo si trova nell’apparato digerente e solo il restante 5 per cento si trova nel cervello.
Le cellule che formano la parete interna dell’intestino funzionano come trasportatori portando la serotonina al di fuori dall’apparato digerente; i pazienti affetti da sindrome del colon irritabile presentano una diminuzione dell’attività dei recettori e questo si traduce in livelli anormali di serotonina. Come conseguenza si hanno problemi di defecazione, di motilità e di sensibilità della zona causati dalla presenza di recettori del dolore particolarmente sensibili.
Si ipotizza che la sindrome del colon irritabile potrebbe essere anche causata da un’infezione batterica dell’apparato digerente: ricerche dimostrano che i pazienti affetti da gastroenterite a volte vengono anche colpiti dalla sindrome del colon irritabile, altrimenti definita come sindrome del colon irritabile post-infettiva.
I ricercatori hanno anche individuato una forma lieve di celiachia in alcune persone con sintomi simili a quelli della sindrome: i pazienti affetti da celiachia non riescono a digerire il glutine, una sostanza presente nel grano, nella segale e nell’orzo. Le persone celiache non possono assumere questi alimenti senza sentirsi male, perché il loro sistema immunitario reagisce danneggiando l’intestino tenue. Con un esame del sangue si può scoprire l’eventuale concomitanza di celiachia.
Fattori di rischio
- Uomini/Donne: Predominanza nel sesso femminile (2:1), che manifesta tendenzialmente anche sintomi più gravi.
- Età: I primi sintomi si manifestano prima dei 45 anni (in genere dall’adolescenza a prima dei 30 anni).
- Abusi sessuali.
- Giardiasi.
- Infezioni gastrointestinali (virale, ma soprattutto batterica).
- Malattie psichiatriche.
- Maltrattamenti.
- Stress.
Sintomi
Il vero sintomo chiave della sindrome è il dolore o fastidio addominale, che tuttavia può manifestarsi in moltissimi modi: può cambiare per intensità e localizzazione, può essere occasionale o costante, può essere abbastanza lieve da essere ignorato, oppure così forte da risultare invalidante.
In genere il dolore è:
- diffuso,
- spesso colpisce il basso ventre, a sinistra,
- può aumentare dopo i pasti,
- viene ridotto dalla defecazione,
- in alcuni casi può comparire dolore a livello toracico per la presenza di sacche di gas nella fessura splenica (ossia dove il colon trasverso si curva e diventa colon discendente).
Alcuni pazienti riferiscono la presenza di un gonfiore palpabile sul lato sinistro (meno frequentemente sul lato destro) e disposto longitudinalmente; si tratta di una corda colica, un sintomo associato alla sindrome del colon irritabile e ad altre patologie gastrointestinali, causato da uno spasmo intestinale e peggiorato dalla presenza di feci e/o aria.
Molto rari sono la malnutrizione o la carenza di sonno dovuti alla sindrome, rispettivamente perché
- l’assorbimento delle sostanze nutritive avviene prevalentemente nei tratti precedenti d’intestino,
- il dolore caratterizza prevalentemente le ore diurne (anche se i risvegli notturni possono essere frequenti).
Il dolore inoltre può essere
- aumentato dai pasti o dallo stress,
- diminuito dall’evacuazione o dall’emissione di gas.
Nelle donne i sintomi possono peggiorare durante il flusso mestruale e nei giorni che lo precedono.
Altro sintomo caratteristico sono le alterazioni dell’alvo, ossia disturbi della defecazione; la più comune è l’alternanza tra stipsi e diarrea, ma si verifica anche la sensazione di evacuazione incompleta e presenza di muco nelle feci. Non sono invece caratteristiche della sindrome del colon irritabile la presenza di sangue (a meno della presenza di emorroidi) e la perdita di peso dovute al malassorbimento.
I disturbi intestinali possono variare nel tempo.
Alcuni pazienti lamentano poi gonfiore e aumento della flatulenza (o quantomeno sensazione che avvenga un aumento).
I sintomi dell’apparato digerente superiore (dispepsia, sensazione di bruciore al petto, nausea e vomito) sono presenti in circa il 25-50% dei pazienti.
Riassumendo, i sintomi possibili del colon irritabile sono:
- dolore addominale (che migliora con l’evacuazione),
- senso di pesantezza al basso venre,
- stipsi (sforzo nell’evacuazione),
- diarrea (urgenza di evacuare),
- alterazione aspetto delle feci,
- tenesmo (senso di evacuazione incompleta),
- mucorrea (muco nelle feci),
- flatulenza (gas intestinali),
- gonfiore addominale,
- dispepsia (dolore all’altezza dello stomaco e senso di pienezza),
- bruciore retrosternale,
- nausea,
- vomito,
- borborigmi (rumori addominali),
- aumento frequenza ed urgenza minzione,
- dispareunia (dolore durante i rapporti),
- calo del desiderio sessuale.
Diagnosi
Mentre fino a pochi anni fa la diagnosi di colon irritabile avveniva per esclusione, ad oggi si arriva invece a diagnosticarla per inclusione in base a criteri definiti.
Il dolore o fastidio addominale è un sintomo chiave della sindrome; la diagnosi può essere posta (in accordo ai criteri di Roma IV) quando sia presente un dolore addominale ricorrente, in media, almeno per un giorno alla settimana negli ultimi 3 mesi, in associazione a due o più dei seguenti criteri:
- miglioramento con la defecazione
- associato a un cambiamento nella frequenza di defecazione,
- associato a un cambiamento di forma (aspetto) delle feci.
I criteri vanno verificati per gli ultimi 3 mesi e l’insorgenza dei sintomi deve essere fatta risalire ad almeno 6 mesi prima della diagnosi.
Sono inoltre di norma presenti anche alcuni o tutti i seguenti sintomi.
- alterata frequenza di evacuazione (indicativamente si intende per “alterata” più di tre evacuazioni al giorno o meno di tre evacuazioni a settimana),
- alterata forma delle feci (feci grumose, a pezzi o acquose),
- passaggio delle feci alterato (sforzo, urgenza, o sensazione di evacuazione incompleta),
- gonfiore o sensazione di distensione addominale,
- presenza di muco.
La presenza di diarrea o di stipsi senza dolore non permette quindi diagnosi di colon irritabile.
La quantità di esami ed indagini necessari è correlata a diversi fattori:
- durata dei sintomi,
- cambiamento dei sintomi nel tempo,
- età,
- sesso,
- stato di salute generale,
- famigliarità di patologie intestinali,
- grado di condizionamento della vita sociale.
In genere si cerca di non sottoporre il paziente ad un eccessivo numero di indagini, quando non strettamente necessarie.
A seconda della gravità dei sintomi, il paziente deve essere gestito da personale diverso:
Gravità sintomi | Diffusione | Frequenza sintomi | Assistenza | |
---|---|---|---|---|
Sintomi lievi | 70% pazienti | occasionali | No difficoltà sociale | Medico di base |
Sintomi medi | 25% pazienti | frequenti | Poche difficoltà sociali | Specialista |
Sintomi gravi | 5% pazienti | costanti | Invalidanti | Centro Specialistico |
Il primo approccio è sempre psicologico, per tranquillizzare il paziente ed insegnarli uno stile di vita compatibile, mentre i farmaci si usano solo per dar sollievo a specifici sintomi.
Quando chiamare il medico?
Si raccomanda di rivolgersi al medico nel caso in cui si verifichi una o più tra le seguenti condizioni:
- i sintomi peggiorano,
- aumenta in modo anomalo la stanchezza,
- i sintomi sono causa di risveglio notturno,
- si perde peso,
- diminuisce l’appetito,
- il dolore non cessa con l’evacuazione,
- il dolore si concentra in una zona localizzata e fissa,
- è presente sangue nelle feci.
Pericoli
La condizione è per definizione una sindrome, ovvero una combinazione di sintomi e manifestazioni: non è stata dimostrata alcuna correlazione tra il colon irritabile e patologie più gravi, come ad esempio il tumore. Non è stato inoltre dimostrato alcun collegamento tra la sindrome del colon irritabile e le malattie infiammatorie intestinali croniche, come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.
La malattia è in genere a carattere cronico, quindi con andamento variabile nel tempo dei sintomi ma raramente con la concreta prospettiva di guarigione definitiva.
Cura e terapia
Non esistono cure in grado di guarire la sindrome del colon irritabile, ma non pochi pazienti nel tempo notano un progressivo miglioramento dei sintomi, che diventano meno frequenti e/o meno severi, nei casi più fortunati fino a sparire del tutto.
Nel frattempo quello che si può fare è imparare a gestire i disturbi provando a
- prevenirli,
- trovare sollievo quando compaiono,
- favorirne la scomparsa nel più breve tempo possibile una volta insorti.
In altre parole, alla luce dell’eterogeneità clinica che contraddistingue il disturbo e l’assenza di un’unica terapia efficace per tutti i malati, le terapie disponibili tendono a concentrarsi sulla sintomatologia predominante al momento della presentazione (ad esempio diarrea, stitichezza, dolore addominale o gonfiore). Purtroppo trattare il colon irritabile rimane complesso, perché non tutti i pazienti rispondono alla terapia e anche i pazienti con sintomi simili spesso rispondono in modo diverso allo stesso trattamento.
Rimedi e stile di vita
Lo stile di vita è il cardine attorno a cui costruire la terapia, perché se è vero che NON è causa della sindrome, è certamente vero che moltissimi pazienti notano variazioni evidenti nell’andamento dei sintomi ad esempio in conseguenza di carenza di sonno, sedentarietà, stress prolungato e abitudini alimentari irregolari, che ovviamente possono peggiorare la situazione.
- L’esercizio fisico e più in generale la forma fisica sono considerati elementi chiave per il mantenimento della salute sia fisica che mentale.
- Il sonno è un altro elemento ingiustamente sottovalutato, ma delle sane abitudini di igiene del sonno possono davvero fare la differenza anche a livello intestinale.
- Una dieta attenta è ovviamente fondamentale, ma si rimanda al paragrafo dedicato, poco oltre.
Farmaci
Qual è il miglior farmaco per il colon irritabile?
Purtroppo non esiste il medicinale ideale, perché la risposta a integratori e farmaci è non solo molto soggettiva, ma può anche cambiare da un episodio all’altro nello stesso paziente.
Antispastici
Gli antispastici sono quei medicinali in grado di rilassare la muscolatura intestinale e allo scopo di garantire sollievo dai crampi, come ad esempio Buscopan o simili. In questi casi si procede in modo piuttosto empirico, ovvero provando; se di sollievo in genere non ci sono grandi controindicazioni per l’uso al bisogno. Vale la pena sottolineare la buona letteratura a supporto, come antispastico, dell’olio di menta.
Antibiotici
Dato il profondo impatto che i batteri intestinali hanno sui sintomi della sindrome è ragionevole chiedersi cosa succeda somministrando antibiotici: in genere ad essere prescritta è la classica rifamixina (ad esempio Normix o Rifacol), un principio attivo che NON viene assorbito e agisce solo a livello locale.
Se in alcuni casi può essere di sollievo, in genere l’impatto è comunque modesto in termini complessivi.
Altri farmaci
Sempre in tema di farmaci vale la pena ricordare:
- Loperamide, ad esempio Imodium, che serve ovviamente a trattare i casi di diarrea grave. Molti pazienti affetti da colon irritabile ne fanno regolarmente uso (a volte abuso), ma in realtà sarebbe preferibile evitare, perché per il trattamento di questa condizione il rapporto rischio-beneficio non sembra soddisfacente.
- Al contrario, chi soffre di stitichezza potrebbe dover ricorrere a lassativi, ma anche questo è un campo minato, perché in molti casi è vero che si ottiene una più efficace evacuazione, ma al costo di un peggioramento del dolore… Quando possibile meglio quindi puntare su dieta e attività fisica.
- Linaclotide, nome commerciale Constella, unico farmaco autorizzato in Italia specificatamente contro i sintomi del colon irritabile a prevalenza di stitichezza: fondamentalmente aumenta la secrezione di liquido intestinale con un’accelerazione del suo movimento. È un farmaco prescritto in genere solo dallo specialista nei casi più gravi.
- Parlando di antidepressivi si fa in genere riferimento agli SSRI e ai vecchi triciclici e la loro introduzione nella clinica del colon irritabile è nata un po’ empiricamente: alla luce dell’elevata prevalenza di evidente sovrapposizione di disturbi psicologici nei pazienti colpiti, pensiamo ad ansia, depressione e somatizzazione, diversi medici hanno tentato la strada di farmaci psicoattivi, con risultati molto incoraggianti. Tra l’altro gli stessi triciclici vengono usati anche per il trattamento di altre forme di dolore, il cosiddetto dolore neuropatico, quindi i presupposti perché potesse funzionare c’erano tutti.. e in effetti in molti pazienti funzionano bene, anche molto bene, anche sulla funzione intestinale, con
- i triciclici che rallentano il transito gastrointestinale in caso di diarrea
- e gli SSRI che migliorano invece i casi più caratterizzati da stitichezza.
Gestione dello stress
Lo stress, ovvero la sensazione di essere tesi, angosciati, arrabbiati o oppressi mentalmente o fisicamente, può stimolare gli spasmi del colon nelle persone affette da sindrome del colon irritabile. Il colon ha molte terminazioni nervose che lo collegano al cervello, proprio come il cuore e i polmoni è in parte controllato al sistema nervoso autonomo che reagisce allo stress.
Queste terminazioni nervose controllano le normali contrazioni del colon e causano la ben nota sensazione di disagio all’altezza dell’addome durante i momenti di stress. Spesso, infatti, quando si è nervosi o giù di morale, ci si lamenta di avere i crampi o le farfalle allo stomaco. Nei pazienti affetti da colon irritabile questo può reagire più del normale persino alle situazioni di stress e di conflitto meno problematiche: lo stress rende il cervello più consapevole delle sensazioni provenienti dal colon e il paziente le percepisce come sgradevoli o spiacevoli.
Anche il sistema immunitario reagisce allo stress.
Per questi motivi la gestione dello stress è una parte importante della terapia della sindrome del colon irritabile, tra le varie possibilità di gestione dello stress troviamo:
- esercizi di riduzione dello stress (rilassamento) e terapie di rilassamento, come ad esempio la meditazione,
- terapia e supporto psicologico,
- esercizio fisico regolare, come ad esempio passeggiate o yoga,
- cercare di cambiare le situazioni che causano stress,
- dormire bene, per un numero di ore adeguato.
Psicoterapia
La comunità medica sa da tempo che approcci psicoterapici di vario genera (dalle tecniche di rilassamento fino all’ipnosi) possono alleviare temporaneamente i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, ma negli ultimi anni si è accumulata anche una buona letteratura scientifica a supporto.
In una meta-analisi pubblicata nel 2015 si sono presi considerazione un totale di quasi 2300 pazienti di cui circa la metà curati mediante terapie di tipo psicologico, osservando una significativa riduzione dei sintomi lamentati che si mantiene peraltro anche nei mesi successivi (questo è significativo, perché la sindrome è una condizione cronica e intermittente, per la quale non esiste un efficace trattamento medico definitivo).
L’analisi ha riscontrato un’analoga efficacia di vari approcci psicoterapeutici (tecniche di rilassamento, ipnosi e terapia cognitivo-comportamentale) nell’aiutare i soggetti a cambiare il loro modo di pensare. A prescindere dalla durata del trattamento, i ricercatori hanno riscontrato che gli effetti possono durare da 6 a 12 mesi dal termine della terapia.
Utile notare che anche i trattamenti a distanza (on-line) si sono dimostrati efficaci.
Il primo autore dello studio, Kelsey Laird, dottoranda del programma di psicologia clinica a Vanderbilt, sostiene che “la medicina occidentale spesso concettualizza la mente come entità separa dal corpo, ma la sindrome è un perfetto esempio di come i due siano connessi. I sintomi gastroenterici possono aumentare stress e ansia, che a loro volta aumentano la gravità dei sintomi. È un circolo vizioso che il trattamento psicologico può aiutare a interrompere” (Comunicato Stampa Vanderbilt Univerity).
Cosa mangiare? La dieta
Molte persone, attraverso una scrupolosa attenzione alla dieta, possono veder regredire i sintomi della sindrome del colon irritabile. Prima di modificare la dieta tenete un diario, annotando tutti gli alimenti che sembrano far peggiorare i sintomi, poi riferite le vostre scoperte al vostro medico.
Purtroppo gli alimenti in grado di peggiorare la situazione non sono comuni a tutti i pazienti, è quindi necessario un paziente lavoro di inserimento/esclusione di cibi dalla dieta per rilevare quelli effettivamente causa di reazioni; tra gli alimenti a potenziale rischio ricordiamo:
- latte,
- dolcificanti (sorbitolo, fruttosio, …),
- marmellata,
- frutta (in particolare pesche, pere e prugne),
- verdura (cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, rucola, cetrioli, sedano),
- spezie,
- caffè,
- the,
- Coca Cola e bevande contenenti caffeina,
- altre bibite gasate.
Altri alimenti sono a rischio indiretto, come quelli ricchi di sale (dadi per brodo, insaccati) perché in grado di stimolare la sete.
Potrebbe essere necessario consultare un dietologo specialista che vi potrà aiutare a modificare la vostra dieta: ad esempio, se i prodotti a base di latte fanno peggiorare i sintomi, potreste provare a diminuirne la quantità. Probabilmente potreste tollerare meglio lo yogurt, rispetto agli altri prodotti a base di latte, poiché contiene batteri che forniscono l’enzima necessario alla digestione del lattosio, lo zucchero che si trova nel latte e nei derivati. I prodotti caseari sono una fonte importante di calcio e di altre sostanze nutritive, se dovete eliminarli dalla vostra dieta cercate di assicurarvi le sostanze nutritive dagli alimenti sostitutivi, oppure assumendo degli integratori.
In molti casi le fibre alimentari possono mitigare i sintomi della sindrome del colon irritabile, in particolare la costipazione: non sono tuttavia efficaci contro il dolore né contro la diarrea.
Il pane e i cereali integrali, la frutta e la verdura sono delle buone fonti di fibre, le diete ad alto contenuto di fibre possono contribuire a tenere il colon leggermente più disteso e questo può prevenire gli spasmi. Alcuni tipi di fibre rendono le feci più umide e quindi prevengono la formazione di feci più dure e difficili da espellere. Le diete ad alto contenuto di fibre possono causare però gonfiore e formazione di gas, ma diversi pazienti riferiscono che questi sintomi scompaiono nel giro di alcune settimane. Se si aumenta l’assunzione di fibre fino ad arrivare a 2 o 3 grammi al giorno si può diminuire il rischio di formazione di gas e di gonfiore.
Bere da sei a otto bicchieri di acqua naturale è importante, soprattutto se si ha la diarrea. Assumere bevande frizzanti come la Coca Cola, invece, può contribuire alla formazione di gas e causare gonfiore e dolore. Masticare il chewing gum e mangiare troppo in fretta, infine, può far inghiottire involontariamente l’aria e anche questo provoca la formazione di gas.
I pasti abbondanti possono causare crampi e diarrea, quindi se si consumano pasti piccoli e frequenti o se si riducono le porzioni, è possibile alleviare i sintomi dell’IBS. Può essere utile anche consumare alimenti a basso contenuto di grassi e ad alto contenuto di carboidrati, come pasta, riso, pane e cereali integrali (se non si è affetti da celiachia), frutta e verdura.
Negli ultimi anni molti pazienti stanno cercando risposte e soprattutto soluzioni nel campo delle cosiddette intolleranze alimentari; nonostante qualche lavoro in letteratura sembri suggerire una qualche efficacia (si tratta in genere di studi a brevissimo termine ed effettuati su gruppi numericamente molto ridotti), la maggior parte degli specialisti resta scettica in proposito, perché le evidenze scientifiche e l’affidabilità clinica degli esami usati rimangono nella migliore delle ipotesi fortemente dubbie.
Fonti e bibliografia
- Systematic review and meta-analysis: The incidence and prognosis of post-infectious irritable bowel syndrome
- Lotronex (alosetron hydrochloride) Information
- Psychotherapies have long-term benefit for those suffering from irritable bowel syndrome
- Efficacy of individualised diets in patients with irritable bowel syndrome: a randomised controlled trial
- niddk.nih.gov
Le domande più frequenti
Cos'è la sindrome del colon irritabile?
Come si cura?
- gestione dello stress (yoga, tecniche di rilassamento, sport, psicoterapia cognitivo-comportamentale, ...),
- farmaci,
- dieta.
Cosa mangiare? Cosa non mangiare?
- latte,
- dolcificanti (sorbitolo, fruttosio, ...),
- marmellata,
- frutta (in particolare pesche, pere e prugne),
- alcuni ortaggi (cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, rucola, cetrioli, sedano),
- spezie,
- bevande contenenti caffeina,
- altre bibite gasate.
Dietro consiglio medico è possibile verificare eventuali approcci specifici, come una sospensione temporanea degli alimenti contenenti glutine o i cibi FODMAP.
Dove si trova il colon?
Come disinfiammare il colon?
- sospensione temporanea del consumo di glutine,
- evitamento degli alimenti fodmap,
- aumento graduale della fibra (o eventuale sospensione in caso di diarrea).
Fonte: https://www.niddk.nih.gov/health-information/digestive-diseases/irritable-bowel-syndrome/treatment
Colon irritabile: dove fa male?
Qual è la forma delle feci in caso di colon irritabile?
- stitichezza (potenzialmente feci piccole e secche)
- diarrea (feci poco formate e acquose).
Con il colon irritabile può comparire sangue nelle feci?
E se compaiono feci chiare?
Quanto tempo per guarire dal colon irritabile?
Si può prendere Tachipirina per il colon infiammato?
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Ho da mesi un forte dolore alla pancia e il medico non mi fa fare esami? Sarà un tumore?
PS: Ho 17 anni.
Alla tua età non c’è alcun motivo di pensare a un tumore, anche se ovviamente va capita la causa (colon irritato?).
Con il colon irritabile si può mangiare il cioccolato?
Soprattutto se nero, in piccole quantità potrebbe anche essere un vantaggio; per approfondire: http://www.medicitalia.it/minforma/gastroenterologia-e-endoscopia-digestiva/1848-colon-irritabile-sindrome-intestino-ibs-terapia-dieta.html
Ho diarrea da un mese, è colon irritabile?
Si tratta di un’ipotesi plausibile, ma una solo delle tantissime; è assolutamente indispensabile fare il punto con il suo medico.
È ormai da settimane che ho diarrea e dolori intestinali, spesso anche sangue nelle feci; quasi tutte le notte devo alzarmi 1-2 volte per evacuare.
Potrebbe essere colon irritabile? Sto mangiando in bianco, ma non vedo risultati.
È decisamente ora di fare il punto con il medico, in genere il colon irritato non è causa di risvegli notturni.
È collegata all’intolleranza al lattosio? Alla sensibilità al glutine?
Sono problemi di natura diversa, anche se alcuni medici ritengono che certi soggetti diagnosticati con colon irritabile potrebbero in realtà essere sensibili al glutine.
I fermenti lattici possono aiutare in caso di colon irritabile? Il medico mi ha prescritto Lexil al bisogno, ma non vorrei esagerare.
Sì, molti pazienti sembrano beneficiarne (anche se in letteratura non sempre vengono confermati questi risultati); vale la pena provare, con fermenti di buona qualità, ad alto dosaggio e per cicli di terapia (cioè non basta assumerli per 1-2 giorni).