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Cos’è l’intolleranza al lattosio?

Il lattosio è il principale zucchero presente nel latte (di mucca, di capra, di asina oltre che del latte materno); l’intolleranza al lattosio è una condizione che si verifica essenzialmente in caso di deficienza di lattasi, l’enzima in grado di scindere e digerire il lattosio in glucosio e galattosio a livello intestinale.

Essendo una condizione molto comune in età adulta non viene più considerata come una malattia da parte di gran parte della comunità scientifica, bensì come un cambiamento fisiologico tipico di una larga parte della popolazione.

A seguito del consumo di latticini (o altri alimenti contenenti lattosio in quantità più o meno rilevante, a seconda della sensibilità soggettiva), il paziente che ne è colpito manifesterà i seguenti sintomi:

  • mal di stomaco,
  • produzione di gas intestinali e relativo gonfiore,
  • diarrea.

Tra i test più efficaci e comunemente usati ricordiamo ad esempio il breath test, un approccio rapido e non invasivo che permette una diagnosi certa.

L’intolleranza al lattosio non è una condizione grave, ma richiede di limitare (od evitare del tutto) il consumo di alimenti che lo contengono (e che purtroppo sono più numerosi di quanto si possa pensare).

Donna che si tiene la pancia sullo sfondo e in primo piano un bicchiere di latte

iStock.com/kitzcorner

Cause

L’intolleranza al lattosio è in genere il risultato dell’assenza di lattasi, l’enzima responsabile della digestione della molecola; perdendo la capacità di digerire questo zucchero, la sua presenza nell’intestino innesca processi di fermentazione batterica responsabili dei fastidiosi sintomi dell’intolleranza.

È importante non confondere l’intolleranza al lattosio con l’allergia alle proteine del latte vaccino, una realtà più comune durante i primi mesi di vita del bambino; entrambe le condizioni producono un quadro sintomatologico molto simile, ma di norma l’allergia alle proteine del latte vaccino provoca anche orticaria e/o comparsa di rash cutanei.

Intolleranza al lattosio primaria

La carenza di lattasi primaria è la causa più comune di intolleranza; questa forma di deficit è da ricondurre ad una riduzione della produzione di enzima che per moltissime persone inizia in modo molto graduale dal’età di circa due anni, quando viene cioè sospeso l’allattamento al seno (anche se i sintomi potrebbero non essere evidenzi fino a quando la diminuzione non è particolarmente sensibile, generalmente in età adulta).

In genere si riconosce una certa componente famigliare in questa forma di intolleranza, in quanto strettamente legata a ragioni genetiche; l’espressione varia sensibilmente tra le diverse popolazioni, la più alta prevalenza si ritrova nell’Europa nordoccidentale, diminuisce nell’Europa meridionale e nel Medio Oriente e risulta infine tendenzialmente bassa in Asia e nella maggior parte dell’Africa.

Intolleranza secondaria

Si parla di intolleranza al lattosio secondaria quando si manifesta in seguito alla presenza di disturbi intestinali di altro genere, tipicamente infezioni, come ad esempio nel caso di diarrea acuta infettiva, per esempio da rotavirus o da giardia.

Le possibili cause della carenza di lattasi secondaria includono:

La diminuzione della produzione di lattasi nella carenza secondaria è in genere solo temporanea, ma può diventare permanente se causata da una condizione a lungo termine.

Intolleranza congenita

Particolarmente rara è invece l’intolleranza congenita, che può manifestarsi a causa di una mancanza fin dalla nascita dell’enzima lattasi per cause genetiche, manifestandosi già quando il bambino assume il latte la prima volta. Il neonato dovrà quindi essere nutrito con formule senza lattosio.

Ricordiamo infine la carenza di produzione dell’enzima lattasi che si verifica in alcuni neonati nati prematuri, condizione destinata a risolversi spontaneamente entro breve tempo.

Sintomi di intolleranza al lattosio

I sintomi dovuti all’intolleranza al lattosio compaiono di norma da 30 minuti a 2 ore dopo l’ingestione e possono includere:

L’entità dei sintomi dipende dalla quantità di lattosio assunta e dalla tollerabilità individuale.

Da dove nascono i sintomi?

Schema dell'origine dei sintomi dell'intolleranza al lattosio

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Quando l’enzima lattasi non è più debitamente espresso, il lattosio passa indigerito attraverso l’intestino tenue, dove richiama acqua che sarà poi responsabile della comparsa di diarrea.

Raggiungendo in seguito l’intestino crasso viene quindi fatto fermentare dalla flora batterica intestinale con conseguente produzione di fastidiosi gas intestinali (principalmente idrogeno) e acidi organici.

Pericoli

Se si elimina il lattosio dalla dieta si potrebbe andare incontro a una carenza di calcio e vitamina D, con la conseguenza di un peggioramento della mineralizzazione ossea; per questo motivo in caso di accertata intolleranza è buona norma includere nella dieta alimenti ricchi di queste molecole e/o assumere integratori a base di calcio se prescritti dal medico curante.

Test per l’intolleranza al lattosio

Anche se molto spesso l’esperienza quotidiana è sufficiente a permettere la diagnosi di intolleranza al lattosio, è necessario procedere a un’attenta diagnosi differenziale con condizioni in grado di innescare sintomi simili:

Per dipanare eventuali dubbi è disponibile un test dotato di grande accuratezza e precisione, il breath test all’idrogeno.

Si tratta di un test non invasivo e piuttosto specifico che si basa sull’evidenza che, se uno zucchero non viene assorbito a livello dell’intestino tenue, viene fermentato dalla flora intestinale con la formazione di grosse quantità di idrogeno, che in parte viene assorbito nel colon e in parte viene eliminato con la respirazione.

Se quindi si somministra lattosio ad un soggetto intollerante e si esegue il breath test sarà possibile rilevare una quota di idrogeno nel respiro esalato superiore rispetto a quella riscontrata prima della somministrazione, che serve quindi da termine di paragone.

Il test richiede di norma 2-3 ore di tempo per essere portato a termine ed è semplicemente necessario somministrare per via orale (bere) una soluzione di lattosio a concentrazione nota.

Alternative diagnostiche sono rappresentate dalla biopsia duodenale, quindi un esame particolarmente invasivo, e da due diversi esami del sangue:

  • in un caso ci si limita a evidenziare un’eventuale predisposizione genetica,
  • mentre nel secondo si procede a diversi prelievi a seguito di somministrazione orale di lattosio (in confronto al breath test è quindi più invasivo e meno pratico).

È infine disponibile, ma poco usato (salvo per esempio nei neonati), un test che misura l’acidità delle feci, che potrebbe essere aumentata dalla presenza di di acido lattico formatosi a partire dal lattosio indigerito.

È infine possibile possibile verificare con una dieta ad eliminazione: se durante un periodo di test basato con un’alimentazione priva di prodotti caseari protratta per circa 3-4 settimane i sintomi scompaiono, per poi tornare riprendendo il consumo, è ragionevole pensare alla presenza dell’intolleranza.

Cura e dieta

In caso di intolleranza l’unica cura possibile consiste nell’eliminazione o nella riduzione del lattosio dalla dieta, ma la maggior parte delle persone interessate dal disturbo è in grado di digerire una certa quantità dello zucchero e non ha quindi bisogno di evitare completamente il latte e i relativi derivati; la quantità di lattosio tollerato è variabile da un soggetto all’altro, principalmente in relazione alla quantità di lattasi prodotta dall’intestino tenue.

Eliminare il lattosio dalla dieta non è in realtà così semplice come può sembrare, perché non è solo il principale zucchero del latte, ma è presente ovviamente nella maggior parte dei latticini e in tracce è rinvenibile anche nelle cipolle, nei broccoli, nelle uova, nelle pere.

Sebbene il latte e i suoi derivati siano quindi la fonte naturale più importante di lattosio, questo si trova spesso aggiunto ai cibi preparati commercialmente; le persone con bassissima tolleranza al lattosio dovrebbero conoscere i numerosi prodotti alimentari commerciali che possono contenere anche piccole quantità di lattosio, come

  • pane e altri prodotti da forno,
  • cereali per la prima colazione,
  • purea di patate istantanea,
  • margarina,
  • carni,
  • insalata,
  • caramelle e altri spuntini,
  • miscele per frittelle, biscotti e torte,
  • surgelati.

Viene infine utilizzato come additivo per la preparazione di alcuni insaccati ed è possibile trovarlo anche in farmaci e negli integratori alimentari.

In caso di soggetti particolarmente sensibili è quindi necessario accertarsi dell’assoluta assenza di lattosio (e quindi anche di latte!) da ogni cibo e prodotto consumato.

Imparare a leggere con attenzione le etichette degli alimenti alla ricerca di latte e lattosio, ma anche di siero di latte, ricotta, derivati del latte diventa quindi una necessità.

Il lattosio è utilizzato in più del 20 per cento dei farmaci che richiedono ricetta medica e circa il 6 per cento dei farmaci da banco, anche molti tipi pillole anticoncezionali contengono lattosio; tuttavia questi prodotti sono controindicati solo per le persone con grave intolleranza al lattosio.

Alcuni soggetti intolleranti riescono invece a volte a tollerare lo yogurt, che presenta naturalmente un basso contenuto di lattosio.

In commercio esistono dei preparati a base di galattosidasi che vanno assunti insieme all’alimento contenente lattosio per facilitarne l’assimilazione, anche se nei soggetti più sensibili purtroppo non sono sufficienti a prevenire la comparsa di sintomi.

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Domande e risposte
  1. Cos’è il lattosio?

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Il lattosio è uno zucchero, in particolare è il più importante zucchero presente nel latte e nella maggior parte dei suoi derivati.

  2. Cos’è l’intolleranza al lattosio?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’intolleranza al lattosio è una condizione caratterizzata dall’incapacità di digerire correttamente la molecola, con la conseguente comparsa di sintomi più o meno fastidiosi come diarrea, dolore e gonfiore.

  3. Dove si trova il lattosio?

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Il lattosio è presente nel latte e nella maggior parte dei suoi derivati (formaggi e yogurt), ma in questo caso in quantità anche sensibilmente diverse (è per esempio quasi assente in parmigiano, brie, stracchino). Lo yogurt ne contiene quantità significative, ma grazie alla presenza di uno specifico batterio (Streptococcus thermophilus) porta con sé anche un enzima in grado di favorirne la digestione da parte delle persone intolleranti.

      Il lattosio viene inoltre aggiunto industrialmente a numerosi alimenti ed utilizzato anche per la formulazione di farmaci (capsule e compresse).

  4. Si guarisce dall’intolleranza al lattosio?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Purtroppo nel caso degli adulti in genere no, perchè si tratta di una difficoltà digestiva di origine genetica.

  5. Cosa mangiare in caso d’intolleranza al lattosio?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Esiste una grande variabilità individuale nella tolleranza al lattosio, mentre alcuni soggetti sono incapaci di sopportare qualunque quantità, molto più spesso è possibile riuscire a consumare piccole quantità di alimenti che contengono la molecola. Si tratta quindi di valutare personalmente attraverso un processo di tentativi ed errori le quantità tollerate.

  6. Come capire se si è intolleranti?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’esperienza diretta permette con ragionevole approssimazione di ipotizzare la presenza d’intolleranza, ma è consigliabile sottoporsi al breath-test per una diagnosi di certezza (che eviti anche l’eliminazione non necessaria di alcuni cibi dalla dieta, con il rischio di possibili carenze).