Obesità e sovrappeso: quali sono i rischi reali?

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Introduzione

La situazione è drammatica e colpisce purtroppo anche le fasce di età più giovani, con un aumento del sovrappeso e dell’obesità infantile che gli specialisti non esitano a definire una vera e propria epidemia; il sovrappeso è responsabile di un aumento della probabilità di sviluppare diversi disturbi e, se siete in sovrappeso od obesi, probabilmente in questo momento siete già esposti al rischio di

  • diabete di tipo 2,
  • coronaropatie e ictus,
  • sindrome metabolica,
  • determinati tipi di tumore,
  • apnee nel sonno,
  • osteoartrite,
  • disturbi della cistifellea,
  • fegato grasso,
  • complicazioni della gravidanza.

Un recente studio condotto dall’Imperial College London e dall’OMS conferma purtroppo questo andamento a livello mondiale (anche se con alcune eccezioni) e stima che di questo passo ci troveremo presto nella paradossale condizione di avere più bambini in sovrappeso che in sottopeso a livello mondiale. In Italia fortunatamente la situazione è decisamente migliore che in altri Paesi, probabilmente (anche) grazie al modello di dieta mediterranea, ma è di fondamentale importanza non abbassare la guardia e continuare a perseguire uno stile di vita sano.

È possibile diminuire i rischi per la salute se

Il modo più semplice per capire se siete in sovrappeso è valutare l’indice di massa corporea, che si calcola come rapporto tra peso (in chilogrammi) ed altezza al quadrato (in metri).

Indice di massa corporea

Indice di massa corporea (Di BMI_it.svg: mederivative work: Sankarip (talk) – BMI_it.svg, CC BY-SA 3.0, Collegamento)

Un altro modo per scoprire se il vostro peso vi sta esponendo a rischi di salute è quello di misurarvi il girovita: questa, da sola, non è sufficiente per capire se siete in sovrappeso, ma indica se avete del grasso in eccesso nell’addome. È un’indicazione importante, perché il grasso accumulato in questo distretto corporeo può far aumentare i rischi in misura maggiore rispetto al grasso presente nelle altre parti dell’organismo:

  • Uomini: 100 cm
  • Donne: 90 cm

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 è un disturbo in cui la quantità di glucosio presente nel sangue è maggiore del normale, condizione che prende il nome di iperglicemia è che è una delle cause principali di

  • coronaropatie,
  • disturbi renali,
  • amputazioni,
  • cecità.

Si stima che nel 2030 diventerà la settima causa di morte a livello planetario.

Negli Paesi occidentali il diabete di tipo 2 è la forma più frequente di diabete, spesso connessa a

Diabete e sovrappeso

Più dell’85% dei pazienti che soffrono di diabete di tipo 2 è in sovrappeso, tuttavia non si sa con esattezza il motivo per cui le persone in sovrappeso corrano maggiori rischi di soffrire di questo disturbo.

Probabilmente il sovrappeso modifica in qualche modo le cellule, rendendole più resistenti all’insulina, l’ormone che stimola il prelievo di glucosio dal sangue alle cellule, dove viene usato per produrre energia.

Se il paziente è insulino-resistente lo zucchero non riesce a raggiungere le cellule e quindi rimane in circolo in quantità eccessiva, inoltre le cellule che producono l’insulina devono lavorare molto più del normale per mantenere normale il livello di glucosio nel sangue e quindi si deteriorano ulteriormente alimentando un pericoloso circolo vizioso.

È possibile diminuire il rischio di diabete di tipo 2 dimagrendo e aumentando l’attività fisica. Se soffrite di diabete di tipo 2, perdere peso e combattere la sedentarietà può servire per tenere sotto controllo il glucosio nel sangue e prevenire o ritardare le complicazioni. Perdere peso e fare attività fisica, inoltre, può anche essere utile per diminuire la quantità di farmaci antidiabetici necessaria ogni giorno.

È stato dimostrato che perdere anche solo il 5-7% del peso e praticare attività fisica di intensità moderata per mezzora al giorno, 5 giorni a settimana, può essere utile per prevenire o ritardare la comparsa del diabete di tipo 2.

Ictus e coronaropatie

Una coronaropatia è una condizione responsabile del malfunzionamento del cuore e della circolazione; in molti casi si tratta dell’indurimento e del restringimento delle arterie che portano sangue al cuore stesso (aterosclerosi).

Se soffrite di questo disturbo state correndo un aumentato rischio di malattie ed eventi quali

Durante l’infarto il flusso di sangue ossigenato diretto al cuore si interrompe e il muscolo cardiaco va incontro a danni permanenti, talvolta fatali.

Durante un ictus, il sangue e l’ossigeno che vi è trasportato non affluiscono normalmente al cervello, provocando la paralisi o addirittura il decesso del paziente.

Le coronaropatie sono la principale causa di morte nella maggior parte dei Paesi occidentali, mentre l’ictus è la terza causa di morte più frequente.

Sovrappeso, infarto ed ictus

Chi è in sovrappeso corre un rischio maggiore di soffrire di

tutti fattori di rischio per le patologie cardiache e per l’ictus.

Il grasso in eccesso, soprattutto quello addominale, è inoltre responsabile della produzione di sostanze pro-infiammatorie e l’infiammazione dei vasi sanguigni e delle altre zone dell’organismo che ne deriva può far aumentare il rischio di patologie cardiache.

Perdere dal 5 al 10 per cento del proprio peso può far diminuire il rischio di coronaropatie o di ictus. Se pesate novanta chili, è quindi sufficiente dimagrire di cinque chili per iniziare a ridurre il rischio.

Dimagrendo migliorerete la pressione, i trigliceridi e il colesterolo; potenzierete il cuore e la circolazione e diminuirete lo stato di infiammazione in tutto l’organismo.

Sindrome metabolica

La sindrome metabolica consiste in un insieme di fattori di rischio per le coronaropatie e il diabete connessi all’obesità.

Soffrire di sindrome metabolica significa presentare tre o più dei fattori di rischio sottoelencati:

  • Girovita ampio. Per gli uomini “ampio” significa superiore al metro, mentre per le donne vuol dire maggiore di novanta centimetri.
  • Trigliceridi alti (o assunzione di farmaci contro i trigliceridi alti). Se i trigliceridi superano i 150 mg/dL sono considerati eccessivi.
  • HDL (colesterolo buono) basso, o assunzione di farmaci contro il colesterolo HDL basso. Per gli uomini “basso” significa inferiore ai 40 mg/dL, mentre per le donne inferiore ai 50 mg/dL.
  • Ipertensione o assunzione di farmaci antipertensivi. La pressione è considerata alta se quella sistolica (il numero maggiore) è superiore ai 130 mmHg, mentre quella diastolica (il numero minore) è superiore agli 85 mmHg.
  • Glicemia (a digiuno) alta o assunzione di farmaci per il controllo della glicemia. La glicemia è alta se supera i 110 mg/dL.

Chi soffre della sindrome metabolica corre un rischio circa doppio di soffrire di coronaropatie e un rischio cinque volte maggiore di soffrire di diabete di tipo 2 rispetto alla popolazione generale.

Sovrappeso e sindrome metabolica

La sindrome metabolica è strettamente correlate all’obesità ed in particolare a quella addominale.

Tra gli altri fattori di rischio ricordiamo:

  • sedentarietà,
  • insulino-resistenza,
  • predisposizione genetica,
  • invecchiamento.

L’obesità è un fattore di rischio per la sindrome metabolica perché aumenta la pressione ed i trigliceridi, fa diminuire il colesterolo buono e contribuisce all’insulino-resistenza. L’eccesso di grasso addominale pone rischi ancora maggiori.

È possibile prevenire la sindrome metabolica con una corretta gestione del peso e dell’attività fisica. Per i pazienti che già ne soffrono, dimagrire e combattere la sedentarietà può essere utile per prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete, delle coronaropatie o di altre complicazioni.

Chi è in sovrappeso, oppure obeso, e soffre di sindrome metabolica dovrebbe cercare di perdere almeno il 10 per cento del proprio peso e di fare almeno mezz’ora di attività fisica di intensità moderata al giorno.

È anche molto importante

  • smettere di fumare,
  • seguire una dieta sana
  • e assumere i farmaci prescritti dal medico per la terapia dell’ipertensione e/o dell’iperlipidemia.

Tumori

Un tumore compare quando le cellule di un organo o di un qualsiasi tessuto dell’organismo iniziano a crescere in modo incontrollato; talvolta la proliferazione diventa tale che le cellule malate a volte possono iniziare a diffondersi in altre parti dell’organismo (metastasi) sfruttando i vasi sanguigni ed i vasi linfatici per raggiungere anche gli organi più lontani.

Il tumore è la seconda causa di morte in Italia.

Sovrappeso e tumori

Il sovrappeso può far aumentare il rischio di soffrire di diversi tipi di tumore, tra cui il tumore del colon, dell’esofago e dei reni.

Nelle donne il sovrappeso è correlato anche al tumore dell’utero e al tumore al seno postmenopausale. Ingrassare in età adulta fa aumentare il rischio di soffrire di diversi di questi tumori, persino se non si è in sovrappeso né obesi.

La correlazione tra il sovrappeso e il rischio di tumore non è nota con esattezza, ma si pensa che le cellule adipose rilascino ormoni che influiscono sullo sviluppo delle cellule, innescando il tumore; inoltre la dieta scorretta e la sedentarietà, due delle cause del sovrappeso, potrebbero contribuire al rischio di ammalarsi di tumore.

Cercare di non ingrassare può essere utile per non far aumentare il rischio di tumore. È possibile diminuire il rischio di tumore seguendo una dieta sana e combattendo la sedentarietà.

Anche dimagrire può essere utile per diminuire il rischio, ma le ricerche in proposito non hanno ancora dato risultati certi.

Gravidanza

Il sovrappeso e l’obesità fanno aumentare il rischio di

  • infertilità
  • complicazioni legate alla gravidanza, sia per la madre sia per il bambino.

Le gestanti in sovrappeso od obese presentano maggiori rischi di:

  • diabete gestazionale (glicemia alta nel corso della gravidanza),
  • preeclampsia (ipertensione durante la gravidanza che può causare gravi problemi sia per la madre sia per il bambino se non viene curata),
  • parto cesareo o complicazioni dello stesso.

L’insulinoresistenza è una condizione in cui le cellule non reagiscono correttamente all’insulina, l’ormone che consente l’utilizzo del glucosio nelle cellule, che lo useranno per produrre energia. L’insulinoresistenza può provocare l’iperglicemia, cioè l’aumento del glucosio nel sangue, che a sua volta è causa di diabete.

Il sovrappeso fa anche aumentare i rischi connessi agli interventi chirurgici e all’anestesia, mentre l’obesità grave fa aumentare i tempi delle procedure operatorie e il rischio di sviluppare emorragie.

Alcune ricerche hanno dimostrato che l’aumento eccessivo di peso durante la gravidanza (anche se non provoca l’obesità) è comunque in grado far peggiorare i rischi.

Aumenta infine il rischio di mettere al mondo figli

  • affetti da malformazioni del tubo neurale (malformazioni del cervello e del midollo spinale),
  • nati morti,
  • prematuri,
  • troppo grandi per l’età gestazionale.

Le donne in sovrappeso o obese che desiderano avere un figlio dovrebbero chiedere al medico come fare per dimagrire prima della gravidanza. Se si dimagrisce prima della gravidanza è possibile ridurre in modo significativo la possibilità di sviluppare complicazioni.

Le gestanti in sovrappeso od obese dovrebbero invece chiedere al ginecologo informazioni su come evitare di ingrassare troppo e sulle attività fisiche sicure durante la gravidanza.

Cercare di dimagrire dopo il parto può essere utile per minimizzare i rischi. Se durante la gravidanza si è sofferto di diabete gestazionale, dimagrire dopo il parto minimizzerà il rischio di ammalarsi di diabete in seguito.

Obesità infantile

In Italia

  • il 10% dei bambini è obeso,
  • il 5% mostra una glicemia elevata
  • e addirittura 1 su 3 ha già il fegato grasso;

sono numeri allarmanti, che traducono in dati quanto i pediatri vedono ogni giorno, ossia che sempre più bambini e adolescenti soffrono per la prima volta nella storia di patologie conseguenti all’obesità:

  • pressione alta,
  • alterazioni dei livelli di colesterolo,
  • diabete di tipo 2.

Un intervento tempestivo su dieta e stile di vita è in questi casi l’approccio migliore, quello che garantisce maggiori possibilità di successo e prevenzione di complicazioni che si trascinerebbero fino all’età adulta.

Secondo le indicazioni dei pediatri i primi 1000 giorni di vita possono fare la differenza, è infatti nei primi due anni di vita (insieme ai 9 mesi della gravidanza) che si pongono le basi ormonali e metaboliche per uno sviluppo sano; in letteratura troviamo infatti innumerevoli dimostrazioni di quanto ciò che accade in questi primi mille giorni possa concretamente influenzare la predisposizione verso varie malattie negli anni successivi e in età adulta.

A questo proposito è utile imperniare lo stile di vita sul decalogo proposto dalla Società Italiana di Pediatria e dalla Società Italiana di Endocrinologia Pediatrica:

  • Gravidanza:
    1. Attenzione al peso ed evitare il fumo, per ridurre il rischio di sovrappeso alla nascita.
  • Primi due anni di vita:
    1. Allattare al seno in modo esclusivo possibilmente fino a 6 mesi per ridurre il rischio obesità nelle età successive.
    2. Evitare un eccessivo aumento di peso e del rapporto peso/lunghezza sin dai primi mesi di vita, in quanto fattore di rischio per l’obesità.
    3. Non introdurre prima dei 4 mesi alimenti solidi e liquidi diversi dal latte materno o dalle formule per lattanti.
  • Bambini in età scolare e adolescenti:
    1. Limitare il consumo di junk e fast-food.
    2. Evitare bevande zuccherate, sport drink, succhi di frutta con zuccheri aggiunti.
    3. Ridurre a meno di 2 ore al giorno il tempo trascorso davanti a uno schermo (TV, videogiochi, computer, cellulare, …).
    4. Rispettare una corretta igiene del sonno (la carenza di sonno è un fattore di rischio per lo sviluppo di sovrappeso e obesità).
  • Tutta la vita:
    1. Seguire una dieta sana, per esempio secondo il modello di alimentazione mediterranea, che preveda almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura.
    2. Praticare mediamente almeno 60 minuti al giorno di attività fisica moderata/intensa.

La stessa SIP riassume questo decalogo in due semplici indicazioni:

La regola principale per tenere lontani sovrappeso e obesità, valida a tutte le età della vita, è seguire un’alimentazione a bassa densità calorica, basata sui principi della dieta mediterranea, con almeno 5 porzioni tra frutta, verdura e ortaggi, privilegiando le fonti vegetali di proteine e ripartita in circa 5 pasti giornalieriA questa si deve aggiungere un’altra “regola d’oro”: trascorrere mediamente almeno 60 minuti al giorno in attività fisica moderata/intensa. Fonte: SIP

Il concetto di densità calorica è particolarmente importante e può essere esemplificato facilmente imparando a leggere le etichette degli alimenti; confrontare la quantità di calorie fornite da 100 g di ciascun alimento (o della porzione tipo) permette di farsi un’idea abbastanza chiara:

  • una porzione abbondante d’insalata apporta poche decine di calorie,
  • una piccola merendina confezionata che occupa molto meno spazio può apportare anche più di 200 calorie, circa 10 volte tanto.

È chiaro quindi come sia necessario prediligere il consumo di alimenti a bassa densità energetica, ossia con un apporto calorico limitato per porzione.

Non dimentichiamo infine l’importanza del genitore in quanto modello, perché i bambini imparano attraverso l’esempio che vivono nel quotidiano: se tutti i famigliari mangiano in modo sano, è molto più probabile che anche i bambini acquisiscano abitudini appropriate e che le mantengano per tutta la vita (in termini di alimentazione, attività fisica, gestione dello stress, qualità del riposo, …).

Proprio in quest’ottica negli ultimi anni l’attenzione è stata spostata da un approccio fortemente restrittivo (dieta specifica per il bambino) ad un “approccio cognitivo-comportamentale basato sull’educazione terapeutica centrato sulla famiglia”.

Questo modello prevede di mettere la famiglia al centro, cercando di aggirare sentimenti negativi come vergogna ed imbarazzo che non possono che peggiorare il quadro psicologico del piccolo paziente.

La ricerca mostra inoltre che i bambini che raggiungono e mantengono un peso sano tendono ad essere

  • più in forma,
  • più sani,
  • più capaci di imparare
  • e più sicuri di sé (hanno anche meno probabilità di avere problemi legati alla scarsa autostima ed essere vittime di bullismo).

Apnee del sonno

L’apnea nel sonno è un disturbo in cui il paziente smette di respirare per alcuni istanti durante la notte. Chi soffre di apnea nel sonno può soffrire anche di

Apnea del sonno e sovrappeso

Chi è in sovrappeso corre maggiori rischi di apnea nel sonno, perché probabilmente ha del grasso in eccesso intorno al collo, in grado di ostacolare la respirazione. Se le vie respiratorie sono ostruite può essere difficile respirare, si può russare o si può verificare l’apnea; inoltre il grasso presente nel collo e nel resto dell’organismo può produrre sostanze che scatenano le infiammazioni, e l’infiammazione del collo è un fattore di rischio per l’apnea notturna.

Se si dimagrisce in genere l’apnea notturna scompare o regredisce.

Artrosi

L’osteoartrite (o artrosi) è un disturbo articolare molto frequente che causa l’erosione delle articolazioni e delle cartilagini (i tessuti che proteggono le articolazioni).

L’osteoartrite, nella maggior parte dei casi, colpisce le articolazioni delle ginocchia, del femore e della parte bassa della schiena.

Sovrappeso ed osteoartrite

Se si è in sovrappeso c’è maggior pressione sulle articolazioni e sulle cartilagini, che quindi si consumano più rapidamente; inoltre i pazienti in sovrappeso possono avere in circolo una maggiore quantità di sostanze che scatenano le infiammazioni. Le infiammazioni delle articolazioni possono far aumentare il rischio di soffrire di osteoartrite.

Perdere almeno il 5 per cento del proprio peso può far diminuire il carico di lavoro delle ginocchia, del femore e della parte bassa della schiena, e ridurre l’infiammazione. Se soffrite di osteoartrite, dimagrire può essere utile per alleviare i sintomi.

Problemi della cistifellea

Tra i più comuni disturbi della cistifellea ricordiamo la formazione dei calcoli biliari e l’infiammazione o infezione della cistifellea.

I calcoli biliari sono piccoli ammassi solidi che si formano all’interno della cistifellea; sono costituiti principalmente dal colesterolo e sono in grado di provocare un forte mal di pancia, che di solito inizia dopo un pasto molto abbondante o grasso.

Il mal di pancia può essere sordo o molto forte.

Sovrappeso e cistifellea

Chi è in sovrappeso corre un rischio maggiore di soffrire di problemi alla cistifellea, perché produce una quantità maggiore del normale di colesterolo, una sostanza simile ai grassi che si trova nell’organismo e rappresenta un fattore di rischio per i calcoli biliari. Nei pazienti in sovrappeso aumentano le dimensioni della cistifellea, che può non funzionare correttamente.

Dimagrire in modo eccessivamente rapido (più di un chilo e mezzo a settimana) o dimagrire molto può far aumentare il rischio di calcoli biliari. Se invece si dimagrisce più gradualmente (da due etti e mezzo a un chilo a settimana) si hanno meno probabilità di soffrire di calcoli biliari. Il rischio di calcoli è minimo se si raggiunge il peso forma e si riesce a mantenerlo.

Steatosi epatica

La steatosi epatica si verifica quando i grassi si accumulano nelle cellule epatiche fino a causare lesioni e infiammazioni del fegato.

In alcuni casi può provocare gravi danni all’organo fino alla cirrosi (accumulo di cicatrici che impediscono la corretta circolazione nel fegato) o addirittura insufficienza epatica.

La steatosi è per certi versi simile alle lesioni dovute all’alcol (steatoepatite alcolica), però non è causata da quest’ultimo e può verificarsi anche nei pazienti astemi.

Sovrappeso e steatosi

Chi soffre di diabete e di prediabete (situazione in cui la glicemia è maggiore del normale, ma non raggiunge l’intervallo di valori tipico del diabete) corre un rischio maggiore di soffrire di steatosi. Chi è in sovrappeso ha maggiori probabilità di soffrire di diabete, tuttavia non si sa con esattezza perché alcuni pazienti in sovrappeso soffrono di fegato grasso mentre altri no.

Dimagrire e fare attività fisica può essere utile per tenere sotto controllo la glicemia, inoltre può far diminuire l’accumulo di grassi nel fegato e prevenire ulteriori lesioni. Chi è affetto da steatosi dovrebbe in ogni caso evitare l’alcol.

Fonti e bibliografia

Le domande più frequenti

Quando si è obesi?

Uno dei modi più semplici per farsi un'idea del proprio peso è calcolare l'indice di massa corporea (BMI), un valore che si ottiene calcolando il rapporto tra peso (in chilogrammi) ed altezza al quadrato (in metri).

Se il valore supera 25 si parla di sovrappeso, quando è oltre 30 di obesità.

È un indice con dei limiti, ma utile a farsi un'idea di massima (nell'articolo è presente un grafico per valutarlo senza la necessità di eseguire il calcolo).
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Domande e risposte
  1. Mi consiglia un buon integratore, che sia davvero efficace, per dimagrire? Vorrei rimettermi in forma prima dall’estate, ma senza un aiuto temo di non farcela.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Onestamente non credo molto agli integratori per dimagrire… mi dispiace.