Ictus cerebrale (stroke): sintomi, cause e conseguenze

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Il significato del termine ictus

Ictus è un termine che deriva dal latino, “colpo”, ed indica la condizione che si verifica quando il flusso di sangue ossigenato destinato a una porzione del cervello viene interrotto per un qualsiasi motivo; l’inevitabile conseguenza è che, in assenza di ossigeno, le cellule cerebrali iniziano a morire già dopo pochi minuti. Anche un sanguinamento improvviso intracerebrale può causare ictus, se danneggia le cellule cerebrali.

La morte o i danni subiti dalle cellule cerebrali a seguito di un episodio di ictus si manifestano in forma di sintomi apprezzabili nelle parti del corpo che erano sotto il loro controllo, possono quindi comparire:

  • improvvisa debolezza;
  • paralisi o intorpidimento di volto, braccia o gambe (paralisi significa che un movimento risulta impossibile);
  • disturbi della parola o problemi di comprensione;
  • problemi di vista.

L’ictus è una grave emergenza medica, che richiede un intervento quanto più tempestivo possibile, al fine di prevenire

  • danni cerebrali permanenti,
  • disabilità croniche
  • e perfino la morte.

In caso di sospetto ictus di raccomanda di allertare immediatamente i soccorsi (112, numero unico delle emergenze) e non di recarsi in ospedale con mezzi propri. Chiamare un’ambulanza in modo che il personale sanitario possa iniziare tempestivamente trattamenti salva-vita ancor prima di arrivare in ospedale. Ogni minuto è importante e può davvero fare la differenza in termini di prognosi e qualità di vita post-evento.

Rappresentazione grafica del meccanismo alla base dell'ictus

iStock.com/alex-mit

Classificazione

L’ictus può essere essenzialmente di due tipi:

  • ischemico,
  • emorragico.

Il tipo ischemico è il più frequente ed è causato dall’ostruzione di un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello, spesso a causa della formazione di trombi (coaguli di sangue che si incuneano nel vaso impedendo il passaggio di sangue).

L’ictus emorragico sopravviene quando un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello si rompe o perde sangue, impedendo il rifornimento dei tessuti a valle della lesione, inoltre la pressione generata dall’emorragia causa ulteriori danni cellulari. L’ipertensione arteriosa ed eventuali aneurismi sono possibili condizioni scatenanti un episodio emorragico (l’aneurisma è una dilatazione a palloncino di una parete arteriosa che si può stirare e rompere).

Schematizzazione dei due diversi tipi di ictus

iStock.com/colematt

Una situazione simile consiste nel cosiddetto attacco ischemico transitorio, anche noto come TIA (dall’inglese Transient Ischaemic Attack) o “mini ictus”. Il TIA si verifica quando il flusso di sangue a un’area del cervello si interrompe solo per un breve periodo. I danni cellulari non sono quindi permanenti.

Schematizzazione di ictus e TIA

iStock.com/Carolina Hrejsa, CMI

Come gli episodi ischemici, anche i TIA sono spesso causati da trombi. Benché un TIA non abbia la gravità di un ictus, ne aumenta notevolmente il rischio. In caso di TIA, è fondamentale determinarne le origini in modo da riuscire a prevenire l’insorgenza di ictus.

Sia l’ictus che il TIA richiedono interventi urgenti.

Ictus ischemico e attacco ischemico transitorio

Un ictus ischemico si verifica quando viene ostruita un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello; l’ostruzione può essere causata da un trombo (situazione più comune) o da un embolo:

  • Nel tipo trombotico si forma un coagulo di sangue (un trombo) in un’arteria che alimenta il cervello e il blocco avviene in quella stessa arteria.
  • Nell’embolico un coagulo o altro materiale (come una placca o globuli di grasso) viaggiano nel circolo sanguigno fino a un’arteria del cervello (la provenienza è quindi diversa dall’arteria in cui si verifica il blocco).

Sono numerose le possibili cause alla base di questi eventi, per esempio l’aterosclerosi è una condizione patologica in cui una sostanza grassa, detta placca, si accumula sulle superfici interne delle arterie. La placca si indurisce e restringe i vasi, limitando il flusso di sangue a tessuti e organi (come il cuore e il cervello). La placca si può inoltre frammentare o rompere. Le piastrine (corpuscoli di origine cellulare presenti nel sangue) aderiscono al sito della lesione e possono addensarsi, formando così un trombo. Le formazioni trombotiche possono occludere parzialmente o completamente l’arteria.

Le placche possono formarsi in qualunque arteria del corpo, comprese quelle di cuore, cervello e collo. Le due arterie principali del collo, una per lato, si chiamano carotidi. Le carotidi portano il sangue ossigenato al cervello, al viso, al cuoio capelluto e al collo. Quando le placche colpiscono le arterie carotidi, si parla di arteriopatia carotidea. Questa  condizione causa gran parte degli ictus ischemici e dei TIA che avvengono nel mondo occidentale.

Anche il distacco di parte di un trombo o di placca può determinare un ictus ischemico o un TIA, che sarà tuttavia di tipo embolico. La parte distaccata può viaggiare nel circolo sanguigno fino a incastrarsi in un’arteria all’interno del cervello. Viene così bloccato il flusso di sangue, con conseguenti danni alle cellule cerebrali.

Anche malattie cardiache e disordini del sangue possono causare trombi che potranno portare a ictus o TIA. Per esempio, una causa frequente di ictus embolico è la fibrillazione atriale, una condizione in cui le camere superiori del cuore (atri) si contraggono in modo molto rapido e irregolare. Ne consegue un certo ristagno di sangue, che aumenta il rischio di formazione di trombi nel sangue accumulato.

Ictus emorragico

L’ictus emorragico sopravviene quando un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello si rompe o perde sangue. La pressione generata dall’emorragia causa danni cellulari.

L’ictus emorragico può essere di due tipi:

  • intracerebrale (sanguina o si rompe un vaso sanguigno all’interno del cervello.),
  • subaracnoideo (anguina o si rompe un vaso sanguigno sulla sua superficie. In questo caso, il sanguinamento avviene tra i foglietti interno e medio delle membrane che avvolgono il cervello).

In ambedue i tipi di ictus emorragico, il sangue fuoriuscito causa gonfiore e aumento della pressione all’interno del cranio. Gonfiore e pressione danneggiano le cellule e i tessuti del cervello.

Tra le possibili cause di ictus emorragico si annoverano condizioni come

  • ipertensione: la pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie per l’azione di pompa del cuore. Se questa pressione aumenta e rimane alta per periodi prolungati, può provocare danni all’organismo in molti modi;
  • aneurisma, una dilatazione a palloncino di una parete arteriosa che si può stirare e rompere;
  • e malformazioni di vasi sanguigni (arterie o vene), grovigli difettosi di arterie e vene che si possono rompere all’interno del cervello.

L’ipertensione arteriosa può aumentare ulteriormente il rischio di ictus emorragico in soggetti affetti da aneurisma o malformazioni arterovenose (MAV).

Fattori di rischio

Le condizioni e abitudini che possono aumentare il rischio di ictus o di attacco ischemico transitorio (TIA) sono nel loro insieme noti come fattori di rischio.

Le probabilità aumentano con il numero di fattori di rischio concomitanti in un individuo. Alcuni di questi fattori possono essere trattati o controllati, come l’ipertensione arteriosa o il fumo, mentre su altri, come l’età o il sesso, è invece impossibile agire (fattori non modificabili).

I fattori di rischio principali sono:

  • Pressione alta. È il fattore di rischio più importante. La pressione arteriosa viene definita alta quando supera stabilmente 140/90 mmHg (millimetri di mercurio, l’unità di misura della pressione). Nei soggetti diabetici o con malattie renali croniche, il limite è invece 130/80 mmHg.
  • Diabete. È una condizione in cui la glicemia (quantità di zucchero nel sangue) è elevata perché il corpo non produce abbastanza insulina o non la utilizza correttamente (insulino-resistenza). Questo ormone aiuta a spostare il glucosio dal sangue alle cellule, dove viene usato come fonte di energia.
  • Cardiopatie. Cardiopatia coronarica, cardiomiopatia, insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale possono causare trombi, poi all’origine di ictus.
  • Fumo. Il fumo può danneggiare i vasi sanguigni e far salire la pressione arteriosa. Può anche ridurre la quantità di ossigeno che arriva ai tessuti. Anche l’esposizione al fumo passivo può danneggiare i vasi sanguigni.
  • Età e sesso. Il rischio aumenta all’avanzare dell’età. In età meno avanzate colpisce più frequentemente gli uomini delle donne, tuttavia le probabilità di morire sono maggiori per le donne. Il rischio è leggermente maggiore nelle donne che assumono pillole anticoncezionali.
  • Etnia. Per esempio negli Stati Uniti è più frequente negli afroamericani, nativi dell’Alaska, e indiani d’America rispetto ai caucasici, agli ispanici o agli americani di origine asiatica.
  • Storia individuale o famigliare di ictus o TIA. Soggetti con ictus hanno maggior probabilità di ulteriori episodi. Il rischio di una recidiva è massimo subito dopo un ictus. Anche un TIA aumenta il rischio e così pure l’anamnesi famigliare.
  • Aneurismi o malformazioni arterovenose. L’aneurisma è una dilatazione a palloncino di una parete arteriosa che si può stirare e rompere. Le malformazioni arterovenose sono grovigli difettosi di arterie e vene che si possono rompere all’interno del cervello. Possono essere presenti fin dalla nascita, ma spesso la diagnosi viene posta solo quando si rompono.

Fattori di rischio aggiuntivi, la maggior parte dei quali è controllabile, sono:

Esclusa l’aspirina, i farmaci antinfiammatori (FANS) possono aumentare il rischio di infarto cardiaco o di ictus, soprattutto in soggetti con storia di cardiopatia coronarica e/o portatori di bypass coronarico. Il rischio sembrerebbe proporzionale alla durata del trattamento con FANS. Ibuprofene e naproxene sono esempi di FANS.

Uno studio americano, seppur con tutti i limiti metodologici intrinseci, sembra confermare che le donne in postmenopausa che riferiscono di avere allattato al seno sono associate ad un rischio ridotto del 23% di ictus in età avanzata rispetto a quelle che hanno avuto figli ma non hanno mai allattato al seno.

L’adozione di uno stile di vita adeguato per il cuore può ridurre il rischio. In alcuni casi, i farmaci possono aiutare a ridurre il rischio, ma talvolta può verificarsi anche in individui che non hanno fattori di rischio noti.

Sintomi

I segni e sintomi spesso si sviluppano velocemente, ma in alcuni pazienti possono manifestarsi anche nell’arco di ore o perfino giorni.

I sintomi tipici dell’ictus dipendono dal tipo e dall’area di cervello colpita; in genere si manifestano con

Durata e gravità delle manifestazioni variano da un soggetto all’altro.

Il TIA ha gli stessi segni e sintomi dell’ictus, ma la durata è in genere inferiore (1-2 ore, anche se possono protrarsi fino a 24 ore). Un TIA può essere un evento unico nella vita di una persona o colpire ripetutamente.

All’inizio può non essere possibile distinguere il TIA dall’ictus e, comunque entrambi i casi richiedono attenzione medica immediata.

In caso di sintomi sospetti chiamare immediatamente il 118. Non recarsi in ospedale con mezzi propri. Chiamare un’ambulanza in modo che il personale sanitario possa iniziare tempestivamente trattamenti salva-vita ancor prima di arrivare in ospedale.

Nell’ictus, ogni minuto è importante.

Conseguenze e prognosi

L’ictus è una delle principali cause di morte nel mondo occidentale. Molti fattori possono aumentare il rischio di svilupparlo e un intervento tempestivo può ridurre i danni cerebrali e riuscire a impedire disabilità croniche, così come l’impostazione di un adeguato piano terapeutico può aiutare a evitare un secondo episodio.

A seguito di ictus è possibile andare incontro a diversi problemi:

  • Eventi trombotici e debolezza muscolare. L’immobilità prolungata aumenta il rischio di formazione di trombi nelle vene profonde delle gambe. L’immobilità può anche portare a debolezza e ridotta flessibilità muscolare.
  • Ci possono essere problemi di deglutizione e conseguente polmonite ab ingestis. Se l’evento interessa i muscoli coinvolti nella deglutizione, assumere cibi e bevande può diventare difficoltoso. Si corre il rischio anche di inalare alimenti o liquidi nei polmoni. Ciò può determinare l’insorgenza di polmoniti.
  • Perdita del controllo vescicale. Il danno può colpire i muscoli usati per urinare. Può essere necessario un catetere vescicale (un tubicino posto nella vescica) finché non si ripristina la capacità di urinare. L’utilizzo di questi cateteri può determinare infezioni del tratto urinario.
  • Può anche comportare la perdita del controllo dello sfintere anale (incontinenza fecale) o stipsi.

Diagnosi

L’ictus verrà diagnosticato in base a

  • segni e sintomi,
  • anamnesi,
  • esame obiettivo
  • ed esami strumentali.

Il medico vorrà capire la tipologia, quale parte di cervello sia stata lesa e se sia ancora in corso un sanguinamento cerebrale.

In caso di sospetto TIA, vorrà indagarne la causa per cercare di prevenire un futuro ictus.

Anamnesi ed esame obiettivo

Il medico vorrà ricostruire l’esistenza di fattori di rischio, come ad esempio

  • ipertensione arteriosa,
  • fumo,
  • storia personale o famigliare di cardiopatia o ictus.

Il medico vorrà anche conoscere le modalità di insorgenza.

Con l’esame obiettivo, verranno valutati elementi come stato di vigilanza, coordinazione ed equilibrio. Verranno valutate eventuali perdite di sensibilità o forza di faccia, braccia e gambe, nonché la parola e la vista.

Si ricercheranno segni di arteriopatia carotidea, una causa frequente di eventi ischemici. Il medico ausculterà le carotidi con lo stetoscopio, alla ricerca di un soffio, evocativo di flusso alterato o ridotto per l’accumulo di placche nel vaso.

Procedure ed esami diagnostici

Uno o più dei seguenti esami possono essere raccomandati in caso di sospetti ictus o TIA.

Tomografia computerizzata del cervello

La tomografia computerizzata (TAC) del cervello è un’analisi indolore che impiega un apparecchio radiografico per acquisire immagini nitide e dettagliate del cervello. Spesso, questo esame viene eseguito d’urgenza in caso di sospetto.

La TAC può mostrare un sanguinamento in corso o il danno di cellule cerebrali. Può anche evidenziare altre condizioni che potrebbero essere all’origine dei sintomi.

Imaging a risonanza magnetica

La risonanza magnetica (RM) usa magneti e onde radio per creare immagini di organi e strutture del corpo. Questo esame può rilevare modifiche del tessuto cerebrale e danni cellulari.

Può essere impiegata in sostituzione (o in aggiunta) di una TAC per la diagnosi

Angio TAC e angio RM

TAC e RM possono essere usate per studiare i grossi vasi del cervello (arterio o angiogrammi). Questi esami possono fornire informazioni aggiuntive sulla sede di un trombo e sul flusso ematico all’interno del cervello.

Ecografia carotidea

L’ecografia carotidea, esame non doloroso e privo di rischi, usa onde a ultrasuoni per generare immagini delle arterie carotidi. Queste arterie portano il sangue ossigenato al cervello.

L’ecografia carotidea mostra se una placca ha ristretto od ostruito un’arteria carotide.

L’esame può includere uno studio Doppler. Quest’ultimo analizza le onde a ultrasuoni per studiare la velocità e la direzione del sangue all’interno dei vasi.

Angiografia carotidea

Questo esame si basa su un mezzo di contrasto e speciali raggi X per studiare l’interno delle carotidi.

Richiede l’introduzione di un tubicino (catetere) in un’arteria, in genere dell’inguine. Il catetere viene quindi spinto fino a una delle carotidi, dove viene iniettata una sostanza (il mezzo di contrasto). Il mezzo di contrasto serve a rendere l’arteria visibile sulle immagini radiografiche.

Esami cardiaci

ECG (Elettrocardiogramma)

L’ECG è un esame non invasivo e indolore, che rileva e registra l’attività elettrica del cuore. Mostra la velocità dei battiti e la loro ritmicità (costante o irregolare). L’ECG può anche registrare l’intensità e la trasmissione temporale dei segnali elettrici nel cuore.

L’ECG può aiutare a rilevare problemi cardiaci che possono essere alla base di un ictus. Per esempio, l’esame può servire a diagnosticare la fibrillazione atriale o un infarto cardiaco preesistente.

Ecocardiografia

L’ecocardiografia è un esame non doloroso che usa gli ultrasuoni per generare immagini del cuore.

Le immagini mostrano la dimensione e la forma del cuore, ma anche come stano lavorando le cavità e le valvole cardiache.

L’ecocardiografia può visualizzare eventuali trombi all’interno del cuore e problemi dell’aorta. L’aorta è l’arteria principale che trasporta il sangue ossigenato dal cuore al resto del corpo.

Esami del sangue

Gli esami del sangue possono essere utili nella diagnosi.

  • La glicemia misura la quantità di glucosio (zucchero) nel sangue. L’ipoglicemia (bassi livelli ematici di glucosio) può causare sintomi simili all’ictus.
  • La conta piastrinica misura il numero di piastrine nel sangue. Le piastrine sono corpuscoli derivati da cellule che partecipano alla formazione dei coaguli di sangue. Livelli abnormi possono significare disturbi della coagulazione (capacità insufficiente) o un disordine trombotico (tendenza eccessiva).

È possibile anche effettuare esami per misurare il tempo necessario al sangue per coagulare. Si possono usare due esami, chiamati PT e PTT. Mostrano se le capacità di coagulazione del sangue sono normali.

Cura

Il trattamento dipende dall’origine ischemica o emorragica dell’evento. Il trattamento di un attacco ischemico transitorio (TIA) dipende dalla causa, dal tempo trascorso dall’insorgenza dei sintomi e da eventuali condizioni mediche associate.

Ictus e TIA sono emergenze mediche. Se compaiono sintomi indicativi chiamare immediatamente il 112. Non recarsi in ospedale con mezzi propri. Chiamare un’ambulanza in modo che il personale sanitario possa iniziare tempestivamente trattamenti salva-vita ancor prima di arrivare in ospedale. Ogni minuto è importante.

Superata la fase acuta, il medico cercherà di trattare i fattori di rischio e di prevenire complicanze raccomandando l’adozione di uno stile di vita salutare per il cuore.

Trattamento dell’ictus ischemico e dell’attacco ischemico transitorio

Queste condizioni insorgono quando viene ostruita un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello. Spesso, ictus e TIA ischemici originano da ostruzioni conseguenti all’ostruzione di vasi dovuta a trombi (o coaguli di sangue). Il trattamento può consistere in farmaci e procedure mediche.

Farmaci

In caso di episodio conseguente a un trombo, potrà essere avviata una terapia trombolitica, tesa a sciogliere il trombo; la terapia impiega un farmaco denominato attivatore del plasminogeno (tPA). Il tPA viene iniettato in una vena del braccio. Questa terapia deve essere iniziata entro 4 ore dall’insorgenza dei sintomi. Idealmente, dovrà essere somministrata il prima possibile. Prima viene iniziato il trattamento, maggiori sono le probabilità di ristabilirsi completamente. Per questo è importante riconoscere i segni e sintomi caratteristici e chiamare subito il 112 per un intervento di emergenza.

Se esistono controindicazioni mediche alla somministrazione di tPA, il medico può somministrare un farmaco antiaggregante che aiuta a prevenire la coagulazione delle piastrine o un anticoagulante che impedisce l’ulteriore accrescimento di trombi già formati. Due farmaci usati comunemente sono l’aspirina e il clopidogrel.

Procedure mediche

In caso di arteriopatia carotidea, potrà essere indicata una procedura di endoarterectomia o un’angioplastica carotidea. Ambedue le procedure servono ad aprire arterie carotidi occluse.

Sono in corso di valutazione altri trattamenti dell’ictus ischemico, come la trombolisi endoarteriosa e la rimozione meccanica del trombo (MERCI, dall’inglese Mechanical Clot Removal in Cerebral Ischemia).

La trombolisi richiede l’introduzione di un lungo catetere flessibile nelle piccole arterie del cervello attraverso un’arteria periferica (in genere, in corrispondenza dell’inguine). Tramite questo catetere, il medico potrà somministrare il farmaco per sciogliere il coagulo intracerebrale.

MERCI è un dispositivo che può rimuovere trombi da un’arteria. Durante la procedura, un catetere viene guidato fino all’arteria ostruita attraverso la carotide. Il dispositivo viene poi usato per estrarre il coagulo attraverso il catetere.

Trattamento dell’ictus emorragico

L’ictus emorragico sopravviene quando un’arteria che porta sangue ossigenato al cervello si rompe o perde sangue. Innanzitutto, il trattamento di questa tipologia richiede di identificare e mettere sotto controllo la causa del sanguinamento; non viene trattato con medicinali antiaggreganti o anticoagulanti, poiché questi composti peggiorano il sanguinamento.

Eventuali terapie basate su questi medicinali verranno di fatto interrotte in caso di ictus emorragico. Se il sanguinamento è collegato all’ipertensione arteriosa, verranno prescritti farmaci per normalizzarla. Si possono così evitare ulteriori emorragie.

Il trattamento può richiedere anche un intervento chirurgico. In particolare, si ricorre a tecniche come il clipping aneurismatico, l’embolizzazione spirale e la riparazione di malformazioni arterovenose.

Clipping aneurismatico ed embolizzazione spirale

Se l’episodio è dovuto ad aneurisma (dilatazione a palloncino di un’arteria), può essere utile ricorrere alla sua chiusura tramite clipping o embolizzazione spirale.

Il clipping serve a a escludere l’aneurisma dai vasi sanguigni cerebrali. L’intervento aiuta a impedire che l’aneurisma possa sanguinare nuovamente. Serve anche a evitare che si possa rompere una seconda volta. Questa procedura richiede un’incisione nel cervello e l’apposizione di una piccola pinza alla base dell’aneurisma. La chirurgia verrà eseguita su paziente in anestesia. La degenza post chirurgica richiede qualche giorno in unità intensiva.

L’embolizzazione è un intervento chirurgico meno complesso sull’aneurisma. Viene inserito un catetere in un’arteria dell’inguine. Il catetere viene quindi guidato fino alla sede dell’aneurisma.

Una sottile spirale viene poi introdotta attraverso il catetere e spinta fino all’interno dell’aneurisma. Questa spirale causerà la formazione di un trombo, che bloccherà il passaggio di sangue nell’aneurisma impedendone nuove rotture.

Questa procedura viene svolta in ambito ospedaliero. La chirurgia verrà eseguita su paziente in anestesia.

Riparazione di malformazioni arterovenose

Se l’ictus è dovuto a una malformazione arterovenosa, potrà esserne indicata la riparazione chirurgica (le malformazioni arterovenose sono grovigli difettosi di arterie e vene che si possono rompere all’interno del cervello). Questa riparazione aiuta a evitare nuovi sanguinamenti intracerebrali.

Ci sono vari modi di riparare le malformazioni. Questi metodi includono:

  • Iniezione di una sostanza nei vasi della malformazione per ostruirne il flusso,
  • Rimozione chirurgica della malformazione,
  • Impiego di radiazioni per ridurre i vasi della malformazione.

Trattamento dei fattori di rischio dell’ictus

Una volta risolta la fase acuta, verranno trattati i fattori di rischio. Potranno essere raccomandate modifiche dello stile di vita necessarie per mettere sotto controllo i rischi.

Le modifiche possono includere:

Se le modifiche dello stile di vita non bastano a tenere sotto controllo i fattori di rischio, possono essere prescritti appositi farmaci.

Prevenzione

Adottare misure per controllare i fattori di rischio può aiutare o ritardare un eventuale episodio. Se il soggetto ha già subito un attacco, queste misure possono aiutare a prevenire recidive.

  • Mantenersi fisicamente attivi. L’attività fisica migliora la forma e la salute. Farsi consigliare dal medico tipo e quantità di esercizio corretti per il proprio stato.
  • Non fumare o, se fumatori o consumatori di tabacco, smettere. Il fumo può danneggiare e restringere i vasi sanguigni, aumentando il rischio. Farsi consigliare dal medico programmi e prodotti che possono aiutare a smettere. Anche l’esposizione al fumo passivo può danneggiare i vasi sanguigni.
  • Raggiungere un peso corporeo adeguato. Se sovrappeso od obesi, è importante collaborare con il personale sanitario per costruire un piano di dimagrimento ragionevole. Il peso forma aiuta a controllare i fattori di rischio. Scegliere alimenti sani per il cuore. Una dieta sana aiuta ad abbassare il rischio e a prevenire l’ictus.
  • Contenere lo stress. Adottare tecniche per ridurre i livelli di stress.

Ricordarsi di informare il proprio medico se qualcuno in famiglia ha sofferto di ictus. Conoscere la propria storia famigliare rispetto a tali eventi può aiutare ad abbassare i fattori di rischio e a prevenire o ritardare un evento cardiovascolare. In caso di attacco ischemico transitorio (TIA), non ignorarlo. Il TIA è un campanello di allarme, ed è fondamentale determinarne le origini in modo da riuscire a prevenire l’ictus.

Recupero e riabilitazione

Dopo un ictus, il tempo necessario per rimettersi è ampiamente variabile; possono essere necessari settimane, mesi o addirittura anni. Alcuni soggetti recuperano completamente, in altri persistono disabilità croniche.

Cure continue, riabilitazione e supporto psicologico aiutano il recupero e possono perfino aiutare a prevenire recidive.

Soggetti con ictus hanno maggior probabilità di ulteriori episodi. È necessario conoscerne i segnali di allarme e sapere come comportarsi, e ovviamente chiamare il 118 alla comparsa dei primi sintomi.

Non recarsi in ospedale con mezzi propri. Chiamare un’ambulanza in modo che il personale sanitario possa iniziare tempestivamente trattamenti salva-vita ancor prima di arrivare in ospedale. Ogni minuto è importante.

Cure e controlli

Modifiche dello stile di vita

Rendere lo stile di vita salutare per il cuore può favorire il recupero dopo un ictus e aiutare a prevenire recidive. Sono esempi di modifiche salutari l’adozione di una dieta sana, il raggiungimento di un peso corporeo adeguato, la gestione dello stress, l’attività fisica e l’abolizione del fumo.

Farmaci

Possono essere anche prescritti medicinali per aiutare il recupero dopo un evento o per tenere sotto controllo i fattori di rischio. Assumere i medicinali come prescritti dal medico. Non ridurne le dosi a meno che sia il medico a consigliarlo. In caso di effetti collaterali o altri problemi relativi ai farmaci, consultare il medico.

La terapia principale nei soggetti con arteriopatia carotidea nota, possibile causa di ictus, consiste nella somministrazione di anticoagulanti, ossia farmaci che prevengono la formazione di trombi o il loro ulteriore accrescimento. Due farmaci usati comunemente sono l’aspirina e il clopidogrel.

Saranno verosimilmente necessari esami del sangue periodici per verificare l’efficacia dei farmaci.

L’effetto collaterale più frequente degli anticoagulanti è il sanguinamento. Succede quando il medicinale ha un’azione troppo pronunciata. Questo effetto collaterale può essere anche mortale. Il sanguinamento può avvenire all’interno di cavità corporee (sanguinamento interno) o all’esterno dalla pelle (emorragia esterna).

È importante riconoscere i segni di un sanguinamento in modo da poter chiedere aiuto con tempestività. I segni sono:

Anche sanguinamenti copiosi dopo una caduta o una ferita o un’eccessiva facilità ai lividi possono essere segni che il sangue è troppo “liquido”. Avvertire il medico tempestivamente in presenza di uno di questi segni. In caso di sanguinamento copioso, chiamare il 118.

Il medico può anche proporre l’assunzione di statine. Questi farmaci vengono raccomandati in molti casi perché aiutano ad abbassare o controllare i livelli di colesterolo nel sangue e riducono le probabilità di infarto cardiaco e ictus. In genere, le statine vengono prescritte in soggetti con:

Anche se in terapia farmacologica, si dovrà comunque osservare uno stile di vita sano e adeguato. Assumere i medicinali secondo quanto prescritto, con regolarità. Non modificare le quantità o saltare dosi a meno che non sia il medico a prescriverlo.

Consultarsi con il medico per la frequenza delle visite e degli esami di controllo. Visite ed esami possono essere di ausilio per monitorare i fattori di rischio e regolare il trattamento al bisogno.

Riabilitazione

Dopo un ictus, la riabilitazione potrà essere necessaria per favorire il recupero. Il programma può includere sessioni con terapisti del linguaggio, fisici e occupazionali.

Linguaggio, parola e memoria

Può generare difficoltà di comunicazione. Il soggetto può non riuscire a trovare le parole corrette, o a fare frasi complete o sensate. Ci possono essere problemi di memoria e uno stato di confusione. Questi problemi sono estremamente frustranti.

I terapisti della parola e del linguaggio possono insegnare nuovi modi per comunicare e migliorare la memoria.

Problemi muscolari e nervosi

Può colpire un solo lato del corpo o una parte di un lato. Può causare paralisi (movimenti impossibili) o debolezza muscolare, che espone al rischio di cadere. I terapisti fisici e occupazionali possono aiutare a rafforzare ed elasticizzare i muscoli. Possono anche ri-insegnare come svolgere le attività giornaliere, come lavarsi, vestirsi, mangiare.

Problemi di minzione e defecazione

Può interessare muscoli e nervi preposti al controllo della vescica e dell’intestino. Potrà determinare la sensazione di dovere urinare spesso, anche quando la vescica non è piena. Il paziente potrà non riuscire ad arrivare in tempo al gabinetto. Esistono farmaci e specialisti che possono aiutare ad affrontare questi problemi.

Problemi di deglutizione e alimentazione

L’ictus può generare difficoltà di deglutizione. Queste difficoltà si estrinsecano con tosse o tendenza allo strozzamento mangiando, o rigurgitando il cibo subito dopo. Un terapista della parola può essere di aiuto. Possono esserci modifiche della dieta utili, come l’assunzione di cibi frullati o di bevande inspessite.

Cura e supporto della salute mentale

Dopo un ictus, il soggetto può cambiare comportamento o carattere. Per esempio, l’umore può cambiare repentinamente. Questi cambiamenti possono spaventare, generare ansia e depressione. Il recupero può essere lento e frustrante.

Manifestare il proprio stato al proprio team sanitario. Un supporto psicologico può essere utile. In caso di depressione grave, il medico può prescrivere farmaci o altri trattamenti che migliorano la qualità della vita.

Partecipare a gruppi di supporto può favorire il recupero dopo un ictus. Può essere utile confrontarsi con altre persone in convalescenza. Farsi consigliare dal medico per l’adesione a uno di questi gruppi.

Anche il sostegno dei famigliari e degli amici può essere di aiuto nell’alleviare paura e ansia legati all’ictus ed è quindi fondamentale per il recupero che i propri cari conoscano il proprio stato e come essere di aiuto.

Fonte principale

Adattamento a cura della Dr.ssa Greppi Barbara, medico chirurgo

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Domande e risposte
  1. Com’è possibile prevenire l’ictus? Cosa si può fare concretamente?

    1. Dr. Roberto Gindro

      L’obiettivo dev’essere impostare uno stile di vita attivo e sano, con particolare attenzione ai livelli di colesterolo, di glicemia, … e una regolare attività fisica.

  2. Il TIA è un ictus?

    1. Dr. Roberto Gindro

      È considerato un “mini-ictus”, perché cause e sintomi sono simili, ma l’impatto sulla salute è in genere più limitato.

  3. Purtroppo a mio zio è preso un ictus sabato notte ed ora è ricoverato in ospedale; i medici non si sbottonano e lo capisco, ma mi chiedo se possa essere possibile un altro ictus a breve e quali possono essere le possibili complicazioni.

    1. Dr. Roberto Gindro

      Mi dispiace davvero per quanto successo.

      Purtroppo sì, è possibile un nuovo episodio anche a distanza ravvicinata, per questa ragione generalmente il paziente viene messo in terapia anticoagulante/antiaggregante a fini preventivi.
      Dal punto di vista delle complicazioni è purtroppo possibile che il recupero fisico non sia ottimale, inoltre il paziente è esposto al rischio di altri disturbi come infezioni delle vie urinarie, polmoniti, …