Introduzione
Ictus è un termine latino che significa “colpo”, termine scelto per sottolineare la comparsa improvvisa dell’evento, che può di fatto colpire chiunque.
L’evento consiste in un’improvvisa un’interruzione del flusso sanguigno arterioso (ricco di ossigeno destinato a rifornire i tessuti) in una specifica area del cervello; l’inevitabile conseguenza è che le cellule cerebrali vanno incontro a morte e le funzioni che vi erano associate vengono perse (movimento di un arto, linguaggio, vista, …).
I segni e i sintomi di un ictus variano da persona a persona, ma di solito hanno esordio improvviso; poiché diverse parti del cervello controllano differenti parti del corpo, i sintomi dipendono dall’area colpita e dall’entità del danno, ma tra i più comuni ricordiamo:
- muscoli del viso cadenti da un lato (il soggetto potrebbe non essere in grado di sorridere e la bocca e/o le palpebre potrebbero essersi abbassati),
- incapacità o limitazione dei movimenti ad un braccio (o completa paralisi di un lato del corpo),
- linguaggio confuso e difficoltà di comprensione.
In Italia l’ictus rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie ischemiche del cuore e i tumori; colpisce quasi 200.000 persone ogni anno e di queste
- il 10-20% muore entro un mese,
- il 10% risulta fatale a causa delle complicazioni insorte entro il successivo anno di vita.
La lesione al cervello causata dall’interruzione dell’afflusso di sangue può portare allo sviluppo di numerose conseguenze, che potrebbero essere permanenti; tra i sopravvissuti
- il 75% viene colpito da una qualche forma di disabilità,
- il 37% circa ha disabilità così gravi da perdere l’autosufficienza
- e solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente.
Sebbene alcuni pazienti mostrino un recupero rapido, altre richiedono un sostegno a lungo termine per recuperare una qualità di vita accettabile e almeno un certo grado d’indipendenza; questo processo di riabilitazione dipende dai sintomi e dalla loro gravità.
Secondo la National Stroke Association americana,
- il 10% dei sopravvissuti all’ictus guarisce quasi completamente,
- il 25% mostra un recupero quasi totale, presentando solo menomazioni minori,
- il 40% soffre di disturbi da moderati a gravi che richiedono cure speciali,
- il 10% perde l’autosufficienza e richiede quindi assistenza in una casa di cura o in un’altra struttura di assistenza a lungo termine,
- il 15% muore poco dopo l’evento.
Alla luce di questi numeri spaventosi appare chiaro che la riabilitazione post-ictus assume un ruolo fondamentale per il paziente, con l’obiettivo di permettergli un recupero che possa essere il più efficace possibile.
Il tipo e il grado di disabilità che segue un ictus dipende da quale zona del cervello viene danneggiata; generalmente l’ictus può causare cinque tipi di disabilità:
- paralisi o disturbi del movimento,
- disturbi sensoriali (tra cui il dolore),
- disturbi del linguaggio o di comprensione,
- disturbi del pensiero e/o della memoria,
- disturbi emotivi.
La riabilitazione dovrebbe iniziare non appena un paziente affetto da ictus viene stabilizzato, in genere quindi entro 24 – 48 ore dall’evento. Questa prima fase di riabilitazione in genere avviene in ospedale, ma ovviamente si valuta caso per caso.
Cos’è la riabilitazione?
Il processo di riabilitazione aiuta i sopravvissuti all’ictus a recuperare le abilità che si perdono quando una parte del cervello viene danneggiata, per esempio coordinare i movimenti delle gambe per camminare o eseguire i passaggi richiesti allo svolgimento di una qualche attività complessa.
La riabilitazione può inoltre insegnare ai sopravvissuti nuovi modi di approcciare le difficoltà, per aggirare o compensare eventuali disabilità residue: i pazienti possono aver bisogno di imparare a lavarsi e vestirsi usando una sola mano, oppure comunicare efficacemente pur se la capacità di parola è stata compromessa.
Esiste un consenso pressoché unanime tra gli esperti di riabilitazione, secondo cui l’elemento più importante è la pratica ripetuta mirata, focalizzata e ripetitiva, che peraltro è lo stesso approccio cui si fa ricorso quando si desidera apprendere una nuova abilità (suonare uno strumento, imparare un nuovo sport, parlare una nuova lingua, …).
La terapia riabilitativa inizia fin dall’ospedale, non appena la condizione generale del paziente si sia stabilizzata (spesso già entro le prime 24-48 ore dopo l’ictus); i primi passi comportano la promozione del movimento indipendente, perché purtroppo in molti casi il paziente si ritrova paralizzato o seriamente indebolito.
I pazienti sono invitati a cambiare frequentemente posizione mentre si trovano a letto e a impegnarsi in una gamma passiva o attiva di esercizi di movimento per rafforzare gli arti compromessi dall’ictus:
- Esercizi di tipo “passivo” sono quelli in cui il terapeuta aiuta attivamente il paziente a muovere un arto ripetutamente,
- mentre gli esercizi “attivi” vengono eseguiti dal paziente senza assistenza del terapeuta.
A seconda di numerosi fattori, tra cui l’entità iniziale della lesione, i pazienti sono progressivamente invitati ed aiutati a passare a una posizione seduta e poi muoversi più o meno autonomamente tra sedia e letto. Infermieri e terapisti aiutano i pazienti a svolgere e intraprendere compiti progressivamente più complessi e impegnativi, come il bagno, la vestizione e l’uso dei servizi igienici, incoraggiandoli a utilizzare gli arti colpiti dall’ictus.
Riacquistare la capacità di svolgere le attività di base della vita quotidiana rappresenta la prima tappa del ritorno all’indipendenza per un sopravvissuto di ictus; per alcuni pazienti la riabilitazione sarà un processo continuo, con l’obiettivo di mantenere e raffinare le competenze, che potrebbe comportare la collaborazione con specialisti per mesi o talvolta anni dopo l’ictus.
Anche se alcuni pazienti possono recuperare rapidamente, molti hanno invece bisogno di assistenza a lungo termine per la riconquista della maggior indipendenza possibile e questo processo di riabilitazione dipende dai sintomi presenti e dalla loro gravità.
Disturbi motori
La paralisi è una delle disabilità più comuni derivanti da ictus; colpisce generalmente sul lato del corpo opposto al lato del cervello danneggiato e può influenzare
- viso,
- un braccio,
- una gamba
- o l’intero lato del corpo.
Questa paralisi unilaterale è chiamata emiplegia (la debolezza unilaterale è chiamata emiparesi). I pazienti affetti da emiparesi o emiplegia possono avere difficoltà con attività quotidiane come camminare o afferrare oggetti. Alcuni pazienti affetti da ictus hanno problemi di deglutizione (disfagia) dovuti a danni alla parte del cervello che controlla i muscoli per la deglutizione.
Il danno a una parte inferiore del cervello, il cervelletto, può influenzare la capacità del corpo di coordinare i movimenti, una disabilità chiamata atassia, che porta a problemi con la postura del corpo, camminare e mantenere l’equilibrio.
Disturbi sensitivi
I pazienti affetti da ictus possono perdere il senso del tatto, la capacità di avvertire dolore e di valutare la temperatura o anche la posizione di un oggetto; questo tipo di deficit sensoriale può ostacolare la capacità di riconoscere gli oggetti che si stanno tenendo e può essere abbastanza grave da causare la perdita della capacità di riconoscimento del proprio arto. Alcuni pazienti affetti da ictus sperimentano dolore, intorpidimento o sensazioni strane di formicolio in arti paralizzati o indeboliti, un sintomo noto come parestesia.
La comparsa di incontinenza urinaria è abbastanza comune subito dopo un ictus e spesso deriva da una combinazione di deficit sensoriali e motori; il paziente può perdere la capacità di avvertire la necessità di urinare o la capacità di controllare i muscoli della vescica. Alcuni potrebbero non essere in grado di raggiungere una toilette in tempo.
Allo stesso modo può verificarsi incontinenza fecale o stitichezza.
Un’incontinenza permanente dopo un ictus è una situazione rara, ma anche una temporanea perdita di controllo può risultare emotivamente molto difficile da affrontare.
I sopravvissuti manifestano frequentemente una serie di sindromi di dolore cronico derivanti da un danno al sistema nervoso (dolore neuropatico); in alcuni pazienti a venire danneggiati sono i nervi che trasmettono la sensazione di dolore, causando la trasmissione di falsi segnali che provocano dolore in un arto o nel lato del corpo colpito.
In altri casi il dolore che si verifica dopo l’ictus può non essere dovuto al danno subito dal sistema nervoso, ma a problemi meccanici causati dalla debolezza muscolare conseguente all’evento; i pazienti che hanno un braccio gravemente indebolito o paralizzato provano comunemente un dolore da moderato a grave che si irradia verso l’esterno dalla spalla. Nella maggior parte dei casi il dolore deriva da una mancanza di movimento dell’articolazione legata all’arto colpito; il movimento “passivo” indotto da un fisioterapista è quindi essenziale per prevenire questa forma di dolore.
Problemi di linguaggio
Almeno un quarto di tutti i pazienti sopravvissuti ad ictus presentano problemi di linguaggio, che comprendono la capacità di
- parlare,
- scrivere
- e di comprendere la lingua parlata e scritta.
Un danno a uno dei centri di controllo linguistico del cervello può gravemente compromettere la comunicazione verbale; i centri responsabili si trovano nella parte sinistra del cervello per i destrimani e nel lato destro per i mancini. Compromissioni gravi di queste strutture possono causare la comparsa di afasia espressiva, un disturbo che causa difficoltà a esprimere pensieri con la parola e la scrittura. Si perde la capacità di parlare e di mettere insieme parole in frasi coerenti e grammaticalmente corrette.
Al contrario, danni a un centro linguistico situato in una parte posteriore del cervello, provocano l’afasia recettiva, che causa difficoltà a comprendere la lingua parlata o scritta e la formulazione di discorsi incoerenti e privi di significato (anche se grammaticalmente corretti).
La forma più severa di afasia, l’afasia globale, è causata da danni gravi ed estesi a diverse aree del cervello coinvolte nella funzione linguistica; i soggetti colpiti perdono quasi tutte le loro abilità linguistiche e non riescono a capire il linguaggio o utilizzarlo per comunicare il proprio pensiero.
Disturbi a pensiero e a memoria
L’ictus può causare danni a parti del cervello responsabili delle funzioni di
- memoria,
- apprendimento,
- consapevolezza.
I sopravvissuti possono veder drammaticamente ridotti i tempi di attenzione, o potrebbero sperimentare deficit nella memoria a breve termine. Si perde la capacità di elaborare strategie, comprendere significati, apprendere nuovi compiti o impegnarsi in altre attività mentali complesse.
Due deficit abbastanza comuni derivanti da ictus sono
- l’anosognosia, in cui il paziente il paziente non è consapevole del suo stato di malattia e manifesta invece la ferma convinzione di possedere ancora le capacità che in realtà ha perso in seguito a lesione cerebrale;
- l’aprassia, ossia l’incapacità di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine.
Disturbi emotivi
Molte persone che sopravvivono ad un ictus avvertono
- paura,
- ansia,
- frustrazione,
- rabbia,
- tristezza
- e un senso di dolore per le loro perdite fisiche e mentali.
Questi sentimenti sono una risposta naturale al trauma psicologico dell’ictus. Alcuni disturbi emozionali e cambiamenti di personalità sono causati dagli effetti fisici dei danni cerebrali.
La depressione clinica, che è un senso di disperazione che interferisce con la capacità dell’individuo di reagire, sembra essere il disturbo emotivo più comunemente sperimentato dai sopravvissuti di ictus. I segni e i sintomi della depressione clinica includono
- disturbi del sonno,
- un cambiamento radicale nei modelli di alimentazione che possono portare ad improvvise e consistenti variazioni di peso corporeo,
- letargia,
- ritiro sociale,
- irritabilità,
- affaticamento,
- pensieri suicidi.
La depressione post-ictus può essere trattata con farmaci antidepressivi e psicoterapia.
Altro
Molti pazienti riescono a recuperare anche soddisfacente vita sessuale a seguito di un ictus, tenuto conto anche del fatto che i rapporti sessuali non incidono sull’eventuale rischio di nuovi episodi.
In alcuni casi le disabilità residue possono essere aggirate attraverso la sperimentazione di diverse posizioni e modi nuovi per vivere l’intimità con il partner. Negli uomini in cui l’ictus abbia causato disturbi di disfunzione erettile è possibile affrontare il problema con farmaci e/o altri ausili.
In genere a seguito di ictus verrà consigliato di astenersi dalla guida per almeno un mese, dopodiché la possibilità di tornare a guidare dipende dalle disabilità residue e dal tipo di veicolo. In assenza di disturbi che lo rendano pericoloso (problemi di vista, di concentrazione, di movimento, di tempi di reazione, …) è plausibile che si possa tornare a condurre veicoli.
Fonti e bibliografia
Le domande più frequenti
La riabilitazione è efficace anche per le persone over 80?
Qual è il miglior sistema di riabilitazione dopo un ictus e è possibile riprendere completamente la funzionalità degli arti?
Cosa si può fare se, nonostante la riabilitazione, non si è tornati come prima dopo un ictus?
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.