Introduzione
Con il termine “debolezza” si è soliti indicare una perdita di forza muscolare tale che chi ne è affetto risulta impossibilitato a muovere uno o più muscoli, nonostante lo sforzo fisico.
In prima battuta la debolezza può essere semplicisticamente classificata in:
- generalizzata (in tal caso si avverte una debolezza muscolare globale, cioè che interessa in maniera diffusa l’intero corpo);
- localizzata (se riguarda esclusivamente un solo punto o un lato del corpo, come nel caso delle gambe).
La debolezza può essere indicativa di molte condizioni cliniche, sia patologiche che non; chi ne è affetto, inoltre, può presentare una serie di sintomi correlati tra cui:
- sensazione di cedimento muscolare,
- sonnolenza,
- stanchezza prolungata,
- malessere generale,
- intorpidimento muscolare,
- difficoltà a sostenere gli arti,
- talora fascicolazioni e tremori.
A seconda di quanto emerge durante la visita e dei sintomi riferiti dal paziente il medico potrà prescrivere accertamenti diagnostici volti ad individuare la causa alla base della debolezza, come ad esempio:
- principali esami del sangue,
- visita neurologica,
- elettromiografia,
- TAC o RM.
Solo successivamente, quindi, sarà possibile intervenire attraverso una terapia specifica che consenta il miglioramento o la risoluzione del quadro clinico descritto dal paziente.
Cause
Chiunque può accusare una sensazione di debolezza fisica più o meno occasionalmente, per esempio dopo un periodo stressante (durante e dopo il quale è normale somatizzare anche attraverso sintomi fisici) o dopo un’attività fisica particolarmente intensa; questa difficoltà è tuttavia una reazione del tutto normale (parafisiologica) e tende a risolversi con qualche notte di riposo e il superamento del periodo di difficoltà.
Da un punto di vista patologico, invece, la debolezza muscolare può essere il sintomo di un’alterazione a carico del sistema nervoso; i movimenti volontari, infatti, avvengono grazie ad un segnale che si propaga attraverso:
- cervello,
- cellule nervose situate nel tronco cerebrale e nel midollo spinale,
- nervi che dal midollo spinale raggiungono i muscoli (nervi periferici),
- connessioni tra nervi e muscoli (dette “giunzioni neuromuscolari”).
Quando una parte di questo percorso è danneggiata, il tessuto muscolare perde la possibilità di contrarsi in risposta al segnale proveniente dai nervi e di conseguenza il soggetto sviluppa debolezza.
Anche il quantitativo di tessuto muscolare dev’essere normale perché possa contrarsi in maniera efficace in risposta allo stimolo nervoso.
La debolezza può insorgere in maniera improvvisa o graduale e, a seconda del punto in cui è danneggiato il midollo spinale, riguardare
- più muscoli del corpo,
- o un solo gruppo di essi (come nel caso delle gambe).
Le cause più frequenti di debolezza generalizzata sono:
- Diminuzione della forma fisica generale a causa di malattie o stati di fragilità (per esempio riduzione di massa muscolare, diminuita densità ossea o alterazioni della capacità di funzionamento di cuore e polmoni) caratteristici degli anziani.
- Lunghi periodi di inattività o di riposo a letto (come nel caso di pazienti sottoposti a terapia intensiva) che causino una vera e propria perdita di tessuto muscolare (riduzione o atrofia).
- Gravi disturbi neurologici, muscolari o neuromuscolari (come miastenia gravis, distrofie, varie forme di sclerosi, dermatomiosite, miosite, fibromialgia o rabdomiolisi).
- Disturbi tiroidei (come il morbo di Basedow o tireotossicosi) che causano manifestazioni a livello dell’apparato neuromuscolare come tremori delle mani, alterazioni del trofismo e della forza muscolare, debolezza, facile affaticabilità.
- Disturbi metabolici (principalmente correlati a bassi livelli di potassio o all’eccessiva assunzione di alcol).
- Intossicazioni (il tipico caso è quello del botulismo).
- Assunzione di farmaci che annoverano la debolezza muscolare tra gli effetti collaterali (come cortisonici, diuretici, lassativi e statine).
Altre patologie che possono causare debolezza generalizzata sono:
- l’anemia,
- la leucemia,
- il mieloma multiplo,
- la mononucleosi infettiva,
- il linfoma di Hodgkin,
- l’ipotensione (pressione bassa),
- nonché disturbi circolatori di vario tipo.
Tra le cause di debolezza localizzata alle gambe, si annoverano principalmente:
- sforzi fisici eccessivi,
- arteriopatie periferiche (si manifestano con una claudicatio intermittens, condizione caratterizzata da crampi dolorosi che compaiono durante il cammino e si riducono a riposo),
- flebiti e trombosi venose profonde (molto spesso, tra i sintomi, il paziente riferirà un violento dolore e gonfiore, calore e congestione delle vene superficiali).
- vene varicose (le gambe sono gonfie, dolenti e spesso si hanno crampi ai polpacci, soprattutto quando si mantiene la stazione eretta).
- linfedema (accumulo di liquidi nello spazio interstiziale per alterazioni del sistema linfatico).
- compressioni di radici nervose a livello lombare (per ernie al disco o stenosi vertebrali).
- sindrome delle gambe senza riposo (disturbo neurologico tipicamente notturno caratterizzato dal bisogno urgente di muovere le gambe attraverso sussulti o scatti rapidi che spesso si associano a formicolii, prurito o crampi degli arti inferiori).
Tra le altre cause di debolezza localizzata alle gambe, meno comunemente si rilevano:
- artriti,
- neuropatie diabetiche,
- sclerosi laterale amiotrofica,
- tumori del midollo spinale.
Sintomi
Chi è affetto da debolezza (generalizzata o localizzata) presenterà, oltre ai sintomi della malattia di base, una serie di sintomi correlati, tra cui:
- sensazione di cedimento muscolare,
- sonnolenza,
- stanchezza prolungata,
- malessere generale,
- intorpidimento muscolare,
- difficoltà a sostenere gli arti,
- talora fascicolazioni e tremori.
Diagnosi
La formulazione della diagnosi prevede un esame accurato del paziente, condotto attraverso
- l’esame obiettivo della sua condizione ( che prevede la valutazione dell’aspetto fisico generale, nonché dello stato dei muscoli, l’esecuzione di prove di funzionalità muscolare e l’esame dei riflessi);
- l’anamnesi, ovvero una serie di domande volte ad identificare nel dettaglio la natura della debolezza (quando è iniziata, se è insorta improvvisamente o nel corso del tempo, se è peggiorata improvvisamente negli ultimi tempi, quali muscoli colpisce, se si associa ad altri sintomi o allo svolgimento di particolari attività).
In base alla descrizione della debolezza è possibile pensare a:
- un disturbo muscolare se la debolezza inizia nelle anche, nelle cosce o nelle spalle, le persone hanno difficoltà nello svolgimento del movimento, ma non riferiscono disturbi di sensibilità;
- un disturbo dei nervi periferici se la debolezza inizia nelle mani e nei piedi e si associa a perdita di sensibilità.
Se l’anamnesi e l’esame obiettivo non rivelano specifiche anomalie che possano essere indicative di un disturbo al cervello, al midollo spinale, ai nervi o ai muscoli, molto probabilmente alla base della debolezza c’è una condizione di affaticamento.
A seconda del problema sospettato dal medico potranno poi essere condotti altri esami:
- analisi del sangue (emocromo completo, misurazione degli elettroliti e della VES),
- RMI o TC (nel sospetto di un disturbo cerebrale),
- RMI o mielografia (nel sospetto di un disturbo del midollo spinale),
- elettromiografia e studi di conduzione nervosa (nel sospetto di un disturbo dei nervi periferici),
- elettromiografia, studi di conduzione nervosa, misurazione di enzimi muscolari, biopsie muscolari, test genetici (nel sospetto di un disturbo di natura muscolare).
Cura
Il trattamento è specifico e impostato in base alla causa scatenante; nel caso in cui a questo sintomo si associno difficoltà respiratorie, diventa essenziale il ricorso ad un ventilatore polmonare.
Fisioterapia e terapia occupazionale sono consigliate nelle persone con debolezza permanente o perdita di funzione muscolare per adattarsi alla propria condizione.
Qualora invece la debolezza non sia attribuibile ad una determinata e specifica patologia può comunque essere d’aiuto l’adozione di sano stile di vita, che preveda
- l’esecuzione regolare di esercizio fisico,
- un adeguato riposo,
- l’abolizione del fumo,
- la riduzione del consumo dell’alcol
- e una dieta equilibrata.
Fonti e bibliografia
- MSD
- MyPersonalTrainer
- Nobuhiro Yuki e Hans-Peter Hartung, Guillain–Barré Syndrome, in New England Journal of Medicine, vol. 366, nº 24, 14 giugno 2012, pp. 2294-2304, DOI:10.1056/NEJMra1114525, PMID 22694000.
- Emerg Med Clin North Am. 2016 Nov;34(4):795-809. doi: 10.1016/j.emc.2016.06.006. Epub 2016 Sep 3. Acute Generalized Weakness. Ganti L1, Rastogi V2.
- Anesthesiology. 2013 Jan;118(1):202-15. doi: 10.1097/ALN.0b013e31826be693. Acquired neuromuscular weakness and early mobilization in the intensive care unit. Lipshutz AK1, Gropper MA.
Autore
Dr.ssa Chiara Russo
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Latina n. 4203
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