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Introduzione

Il significato del termine disfagia è, letteralmente, difficoltà nel mangiare.

Si tratta di una disfunzione

  • dell’apparato digerente
  • caratterizzata dalla difficoltà a deglutire alimenti liquidi e/o solidi,
  • associata spesso alla sensazione che il boccone fatichi a raggiungere lo stomaco (ovvero durante il transito del bolo nelle vie digestive superiori).

La deglutizione può perfino risultare dolorosa (odinofagia).

Altri segni di disfagia includono:

  • tosse o rischio di soffocamento quando si mangia o si beve,
  • rigurgito del cibo, a volte attraverso il naso,
  • sensazione di cibo bloccato in gola o a livello del torace,
  • perdita involontaria di saliva dalla bocca.

Nel tempo, la disfagia può anche causare sintomi quali perdita di peso e infezioni ripetute al torace.

Alcuni pazienti possono diventare del tutto incapaci di deglutire o possono non riuscire a deglutire in sicurezza liquidi, cibi solidi e/o saliva e, quando ciò avviene, nutrirsi diventa problematico.

Spesso la disfagia rende difficile l’assunzione di calorie e liquidi in quantità sufficienti a mantenersi in salute e può quindi diventare causa di altri gravi problemi di salute.

Meccanismo della deglutizione

La deglutizione è un meccanismo complesso.

L’assunzione del cibo, la sua preparazione e il successivo spostamento dalla bocca allo stomaco richiedono il lavoro di una cinquantina di coppie di muscoli e svariati nervi.

Si distinguono tre fasi.

  1. Nella prima, detta fase orale, la lingua raccoglie cibo o liquidi, preparandoli a essere deglutiti. Lingua e mascella spostano il cibo solido nella bocca, in modo da poterlo masticare. La masticazione riduce il cibo solido a dimensioni e consistenza valide per essere inghiottito, mescolandolo con saliva. La saliva ammorbidisce e umidifica il cibo per facilitare la deglutizione. In genere, vengono inghiottiti senza masticarli solo elementi sotto forma di compresse o capsule. Altrimenti, vengono ingeriti liquidi, puree o cibi solidi masticati.
  2. La seconda fase inizia quando la lingua spinge il cibo o il liquido nel retro della bocca. Si attiva così una deglutizione riflessa, che spinge il cibo attraverso la faringe (o gola). Durante questa fase, detta fase faringea, la laringe si chiude completamente e si arresta il respiro, in modo da impedire l’ingresso di cibo o liquidi nelle vie aeree e nei polmoni.
  3. La terza fase inizia con l’ingresso di cibo o liquidi in esofago, il condotto attraverso cui gli alimenti passano nello stomaco. Il passaggio attraverso l’esofago, ossia la fase esofagea, avviene in genere in circa 3 secondi, dipendentemente dalla composizione o consistenza del cibo, ma può durare un po’ di più in alcuni casi, ad esempio durante la deglutizione di una compressa.
Fotografia di una dottoressa che esamina la deglutizione di un paziente potenzialmente affetto da disfagia

iStock.com/jeangill

Cause

La disfagia può insorgere come conseguenza di anomalie che si sviluppano a livello del controllo neurologico della deglutizione, oppure nelle strutture coinvolte in una qualunque parte del processo:

  • Una debolezza della lingua o dei muscoli delle guance può rendere difficile lo spostamento del cibo nella bocca, e quindi la masticazione.
  • Un ictus o altri disturbi del sistema nervoso possono ostacolare l’avvio del riflesso della deglutizione, lo stimolo che consente a cibi e liquidi di spostarsi in sicurezza nella gola.
  • Altre difficoltà possono insorgere se la debolezza dei muscoli della gola, ad esempio a seguito di un trattamento chirurgico di asportazione di un tumore, non riesce a spostare tutto il cibo verso lo stomaco.
  • La disfagia può anche dipendere da disturbi dell’esofago.

Può avere diverse cause, ma si manifesta perlopiù negli anziani.

Qualunque condizione che indebolisca o danneggi muscoli e nervi coinvolti nella deglutizione può causare disfagia, come avviene per esempio nei soggetti con patologie del sistema nervoso come una paralisi cerebrale o il morbo di Parkinson.

Un ictus o un trauma cranico possono indebolire o deteriorare la coordinazione dei muscoli coinvolti o limitare la sensibilità di bocca e gola.

I soggetti con anomalie congenite del meccanismo della deglutizione possono non riuscire a inghiottire normalmente. I bambini nati con un’apertura del palato della bocca (labbro leporino) non riescono a succhiare correttamente, complicando così l’allattamento e l’uso di un biberon normale.

Anche il tumore di testa, collo o esofago può dare problemi di deglutizione, mentre in altri casi è il trattamento di queste forme tumorali a causare disfagia.

Problemi di deglutizione possono seguire a traumi di testa, collo e torace e infezioni o processi irritativi possono causare un restringimento dell’esofago.

Infine, i soggetti affetti da

possono avere difficoltà a masticare e deglutire (come nel caso dell’Alzhaimer).

Sintomi

Tra i sintomi associati alla disfagia ricordiamo:

Nei pazienti che soffrono di somatizzazione ansiosa e/o depressione non è raro rilevare anche la presenza di dolore toracico.

La disfagia orofaringea (che si verifica cioè prevalentemente in bocca e in gola) può non presentarsi sempre ma, se causata da disordini neuromuscolari, di norma peggiora gradualmente.

Complicazioni

La disfagia può essere un problema grave. Non riuscire a deglutire in sicurezza può impedire l’assunzione in quantità sufficienti dei cibi necessari per mantenersi in salute o con un peso ideale.

Pezzi di cibo troppo grossi per essere inghiottiti possono entrare in gola e bloccare il passaggio dell’aria.

In aggiunta, in un soggetto con disfagia, tossire o raschiarsi la gola possono essere inefficaci nel rimuovere cibi o liquidi entrati nelle vie aeree, che possono quindi favorire la proliferazione di batteri pericolosi, causando un’infezione polmonare nota come polmonite da aspirazione o ab ingestis.

I disturbi della deglutizione possono anche associarsi allo sviluppo di una tasca all’esterno dell’esofago causata da debolezza della parete di quest’ultimo (diverticoli esofagei), dove può venire intrappolato parte del cibo che viene ingerito. Quando il soggetto affetto da questo problema si sdraia o dorme, cibo indigerito può tornare in gola.

L’esofago può anche essere troppo stretto (stenosi esofagea) e intrappolare parte del cibo e ciò può impedire il passaggio nello stomaco di altro cibo o addirittura dei liquidi, così come nei pazienti che ne perdono la funzionalità muscolare (acalasia esofagea).

Diagnosi

A seguito del processo di anamnesi, ovvero di raccolta delle informazioni importanti su storia clinica e stato di salute del pazienti, in assenza di una diagnosi chiara (spesso già possibile senza ulteriori approfondimenti) è possibile ricorrere ad esami strumentali volti a chiarire la natura del disturbo:

  • Radiografia con mezzo di contrasto (pasto baritato).
  • Gastroscopia, per l’osservazione diretta dei tessuti di esofago e stomaco, eventualmente associata a biopsia (ultile nel caso di sospetto di esofagite eosinofila, restringimento o tumore).
  • Valutazione endoscopica a fibre ottiche della deglutizione (FEES). Medici e logopedisti specialisti nella valutazione e nel trattamento dei disturbi della deglutizione usano una serie di esami che permette di analizzare le varie fasi del processo. La valutazione della deglutizione con endoscopio flessibile combinata a uno studio della sensibilità (FEESST) utilizza un endoscopio (tubo a fibre ottiche) per esplorare la bocca e la gola mentre viene analizzata la deglutizione indotta da stimoli come aria pulsata, cibo solido o liquidi.Nella valutazione fluoroscopica dinamica della deglutizione con registrazione video (VFSS), ovvero uno studio dinamico della deglutizione, il medico registra le radiografie dell’intero processo di deglutizione, facendo assumere al soggetto vari alimenti o liquidi insieme al bario, minerale che migliora la visibilità del tratto digerente. Queste immagini aiutano a identificare quale fase della deglutizione sta causando problemi. I logopedisti usano questo metodo per valutare che modifiche fare per aumentare la sicurezza della deglutizione.
  • Manometria esofagea, un esame con cui può essere studiata la peristalsi dell’esofago in tutta la sua estensione (ovvero la capacità di movimento), dalla faringe allo stomaco, e la dinamica pressoria che si verifica all’interno dell’organo.
  • Altri esami di imaging, come TC e Risonanza magnetica.

Trattamento della disfagia

Esistono trattamenti diversi secondo il tipo di disfagia.

I I cambiamenti possono riguardare

  • la consistenza e le dimensioni degli alimenti,
  • la posizione di testa e collo,
  • o manovre comportamentali, come l’adduzione al collo del mento (l’improvviso avvicinamento del mento al collo durante la deglutizione impedisce al cibo e ad altre sostanze di entrare in trachea).

Per alcuni pazienti il trattamento può richiedere esercizi muscolari per rafforzare muscoli facciali deboli o per migliorare la coordinazione.

Per altri, può essere necessario imparare a mangiare in modi particolari, per esempio alcuni soggetti dovranno mangiare con la testa girata da un lato o guardando diritto davanti.

Una specifica preparazione dei cibi o l’eliminazione di alcuni alimenti può essere talvolta utile, per esempio i pazienti con problemi di deglutizione dei liquidi possono aver bisogno di aggiungere addensanti alle bevande. Altri dovranno evitare cibi o bevande caldi o freddi.

Se nonostante le strategie di riabilitazione perdurasse l’impossibilità di deglutire in sicurezza, in attesa di un recupero possono rendersi necessari interventi medici o chirurgici per il breve termine.

Nei casi in cui l’assunzione di quantità sufficienti di alimenti e liquidi per bocca diventasse impossibile è necessario ricorrere ad altri sistemi per nutrirsi, sistemi di alimentazione che vicariano o integrano la parte deficitaria del processo di deglutizione, come un sondino gastrico; ad esempio  In condizioni progressive come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA o morbo di Lou Gehrig), per il lungo termine può essere necessario inserire nello stomaco un sondino di alimentazione.

Fonti e bibliografia

Adattamento a cura della Dr.ssa Greppi Barbara, medico chirurgo

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Domande e risposte
  1. La disfagia può causare perdita di peso?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Indirettamente sì, perchè a causa delle difficoltà ad alimentarsi spessa la dieta diventa ipocalorica (cioè insufficiente).

  2. Dottore, sono molto preoccupata! È da qualche giorno che sento come se avessi un boccone fermo in gola e non so cosa fare… ho paura di morire soffocata da un momento all’altro. mi aiuti per favore.