Herpes zoster (fuoco di Sant’Antonio): sintomi, vaccino, contagio, cura

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Cos’è l’herpes zoster

Quando le pustole rosse e pruriginose della varicella scompaiono e si ritorna alla normalità, la battaglia contro il virus che provoca l’infezione sembra vinta. In realtà per molti (anzi troppi) di noi la vittoria del sistema immunitario non è definitiva, il virus infatti non viene realmente eliminato dall’organismo, ma trova rifugio nelle cellule nervose, pronto a colpire di nuovo in un secondo momento, talvolta a distanza di decenni.

La seconda eruzione del virus della varicella provoca una malattia chiamata fuoco di Sant’Antonio o herpes zoster.

L’herpes zoster viene popolarmente chiamato fuoco di sant’Antonio perché in passato veniva invocato proprio sant’Antonio Abate, considerato capace di guarire la malattia grazie alle sue capacità taumaturgiche (cioè la possibilità di compiere miracoli), per trovare sollievo al dolore e agli altri sintomi. Si noti che durante il Medioevo e la prima Età moderna l’espressione indicava un ampio numero di condizioni, che la medicina del tempo non era in grado di differenziare dal punto di vista diagnostico.

I sintomi caratteristici dell’herpes zoster sono:

  • comparsa di piccole vescicole,
  • arrossamento,
  • sensazione di malessere e talvolta febbre,
  • sensazione di bruciore e/o prurito,
  • formicolio.
Manifestazione cutanea da Herpes Zoster

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La nevralgia post-erpetica è la complicanza più comune ed è caratterizzata dalla comparsa di un dolore persistente nell’area in cui si è manifestata l’eruzione cutanea; può durare per settimane o mesi e, occasionalmente, per molti anni.

Tra le altre possibili complicazioni ricordiamo:

  • coinvolgimento degli occhi,
  • coinvolgimento di altri organi e sviluppo di pericolose infiammazioni (meningoencefalite, polmonite, epatite, …).

Foto

Immagine della tipica eruzione cutanea dello zoster sulla pancia

iStock.com/franciscodiazpagador

Fuoco di Sant'Antonio sulla schiena

By Fisle – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2562439

Cause

Il virus responsabile di varicella e fuoco di Sant’Antonio è il virus varicella-zoster o VZV.

  • La parola varicella deriva dal latino variola, vaiolo: il vaiolo è un’altra malattia infettiva che può assomigliare alla varicella, ma si tratta di un’infezione estremamente contagiosa che spesso provoca la morte del paziente (ha sfigurato o ucciso milioni di persone, soprattutto durante il Medioevo.)
  • Zoster è la parola greca che significa cintura o fascia: il fuoco di Sant’Antonio provoca spesso la comparsa di una fascia di pustole o lesioni all’altezza della vita e su un solo fianco, oppure poco sopra al petto.

Il VZV fa parte di un gruppo di virus detti herpesvirus: a questo gruppo appartengono il virus chiamato herpes simplex che provoca la febbre sulle labbra e l’herpes genitale (una malattia sessualmente trasmessa) e il virus di Epstein-Barr connesso alla mononucleosi infettiva. Come il VZV, anche gli altri herpesvirus possono annidarsi nel sistema nervoso dopo una prima infezione e poi diffondersi attraverso i tessuti delle cellule nervose per provocare una seconda infezione: l’esempio più frequente sono gli episodi ripetuti di febbre sulle labbra.

Già nel 1909 i ricercatori iniziarono a sospettare che la varicella e il fuoco di Sant’Antonio fossero causati dallo stesso virus, negli anni Venti e Trenta questa tesi fu rafforzata da un esperimento in cui veniva iniettato ai bambini il liquido contenuto nelle lesioni del fuoco di Sant’Antonio. Nel giro di due settimane la metà circa dei bambini si era ammalata di varicella. Infine, nel 1958, analisi approfondite dei virus prelevati da pazienti affetti da varicella o da fuoco di Sant’Antonio confermarono che si trattava dello stesso virus.

Di fatto tutti gli adulti che hanno contratto la varicella, anche in forma talmente lieve da passare inosservata, potrebbero essere colpiti dal fuoco di Sant’Antonio.

Nel primo contatto con il VZV (varicella) alcune particelle del virus passano dal sangue agli agglomerati di cellule nervose (neuroni) detti gangli sensoriali, dove rimangono anche per molti anni in forma inattiva (latente). I gangli sensoriali, che si trovano vicino al midollo spinale e al cervello, forniscono informazioni sensoriali all’encefalo: comunicano le sensazioni di

  • caldo,
  • freddo,
  • contatto
  • e dolore

provenienti dall’organismo.

Quando il virus VZV si riattiva, si diffonde attraverso le fibre di prolungamento nervoso (gli assoni) che partono dal corpo cellulare dei neuroni e raggiungono la pelle. Il virus si moltiplica e compare l’eruzione cutanea come sintomo caratteristico: ora la persona può dirsi colpita dall’herpes zoster o fuoco di Sant’Antonio, in questo caso il sistema nervoso è coinvolto in maniera più radicale rispetto a quanto avviene con l’attacco della varicella e i sintomi di solito sono più complicati e gravi.

Fattori di rischio

Questo disturbo compare con maggior frequenza dopo i 40 anni; nel complesso è comunque una malattia molto comune che colpisce una significativa quota della popolazione mondiale almeno una volta nella vita.

L’incidenza aumenta poi con l’età: il fuoco di Sant’Antonio è 10 volte più probabile negli adulti di età superiore ai 60 anni che nei bambini di età inferiore ai 10. Le persone con problemi a carico del sistema immunitario derivanti da

  • uso di farmaci immunosoppressori come il cortisone,
  • malattie gravi come i tumori
  • o da infezione da HIV

sono particolarmente a rischio di manifestare la patologia. Questi pazienti possono anche soffrire di ricadute e in alcuni di essi il fuoco di Sant’Antonio non scompare mai definitivamente, anche se la maggior parte delle persone che si ammalano “rinnova” l’immunità al virus responsabile e per alcuni decenni dopo l’episodio non si ammala più.

È invece interessante notare che l’esposizione al virus, come può per esempio succedere per gli adulti con figli, funga da fattore protettivo verso il virus.

L’herpes zoster non ha infine alcuna correlazione con la stagione, né mostra andamenti epidemici.

I bambini le cui madri abbiano avuto la varicella nelle ultime settimane di gravidanza (dai 5 ai 21 giorni prima del parto) o che abbiano essi stessi avuto la varicella durante la prima infanzia, sono maggiormente a rischio di manifestare lo Zoster in età pediatrica. A volte questi bambini nascono già ammalati di varicella, oppure si ammalano di una forma tipica della malattia dopo alcuni giorni dalla nascita.

Contagio

Varicella e fuoco di Sant’Antonio sono causati dallo stesso virus: il varicella zoster virus (VZV).

Un paziente affetto dal fuoco di Sant’Antonio può contagiare un’altra persona, per esempio un bambino che non abbia mai avuto la varicella e che non sia stato vaccinato (anche se in Italia è obbligatorio dal 2017): il bambino sarà però colpito dalla varicella e non dal fuoco di Sant’Antonio e perché avvenga il contagio è necessario venire a contatto direttamente con le lesioni aperte dell’eritema, mentre se rimane nello stesso ambiente di una persona affetta dal fuoco di Sant’Antonio il bambino non potrà ammalarsi di varicella, perché durante l’infezione scatenata dal fuoco di Sant’Antonio il virus di solito non colpisce i polmoni e quindi non può diffondersi per via aerea.

I pazienti affetti da varicella, viceversa, non possono trasmettere a nessuno il fuoco di Sant’Antonio, però possono ovviamente trasmettere la varicella a chi non l’ha mai avuta in precedenza. Nel caso della varicella, il virus può diffondersi per via aerea, perché colpisce le vie respiratorie superiori.

Il fuoco di Sant’Antonio appare quando un fattore scatenante sconosciuto fa attivare il virus nascosto all’interno dell’organismo; diversamente dalla varicella quindi non si può “passare” a qualcun altro.  Quando si riattiva il virus raggiunge la pelle attraverso i nervi e provoca la comparsa del doloroso eritema caratteristico. Nel fuoco di Sant’Antonio il virus di solito non passa nel flusso sanguigno né nei polmoni e quindi non si può diffondere per via aerea.

Sintomi

Alcuni pazienti possono manifestare sintomi sistemici quali mal di testafebbre, brividi e malessere diffuso, ma non essendo specifici raramente vengono correlati in prima battuta alla riattivazione del virus zoster.

Questi disturbi sono quindi seguiti dal primo sintomo specifico del fuoco di Sant’Antonio, che normalmente è il bruciore, il formicolio o il prurito.

Dolore e rash cutaneo compaiono generalmente lungo i dermatomeri, ovvero su distretti di pelle serviti da un nervo spinale (che rappresenta il nascondiglio del virus), come ad esempio su:

  • torace,
  • fianco.

Può tuttavia colpire anche altre altre zone del corpo, compresi collo, viso e purtroppo gli occhi; il rash mostra spesso una forma allungata che mima il tratto del nervo interessato.

Dopo alcuni giorni, o al massimo una settimana, in quella stessa zona compare un eritema con pustole piene di liquido, simili a quelle della varicella.

Ricerche recenti hanno dimostrato che i casi di herpes zoster più lievi, con solo poche lesioni o nessuna, sono più frequenti di quanto si pensasse. Questi episodi di solito non vengono diagnosticati. Se non sono presenti lesioni si parla di zoster sine herpete.

Il dolore provocato dal fuoco di Sant’Antonio può variare da lieve a intenso. Alcuni pazienti soffrono soprattutto di prurito, altri invece avvertono dolore già se li si sfiora delicatamente. La zona in cui il fuoco di Sant’Antonio si manifesta con maggior frequenza è una fascia (chiamata dermatoma) che si estende su un solo lato del tronco all’altezza della vita, inoltre il disturbo può presentarsi frequentemente anche su un lato del viso, intorno all’occhio e sulla fronte. Tuttavia il disturbo può colpire qualsiasi zona dell’organismo ed il numero di lesioni può variare: le bolle possono unirsi e creare una zona simile a una profonda bruciatura. Altri pazienti possono avere soltanto alcune lesioni sparse che non provocano sintomi gravi.

In alcuni pazienti è possibile osservare anche un ingrandimento dei linfonodi.

Nella maggior parte delle persone sane le lesioni provocate dal fuoco di Sant’Antonio guariscono nel giro di poche settimane, il prurito e il dolore diminuiscono e le pustole generalmente non lasciano cicatrici (solo raramente, in caso di grandi vesciche, possono persistere segni permanenti o pelle scolorita.). Altri pazienti, invece, possono avere sintomi sensoriali che permangono per alcuni mesi.

Zoster sine herpete

Lo zoster sine herpete è una condizione in cui il paziente lamenta sintomi dolorosi senza manifestare alcuna eruzione cutanea evidente, pur essendo causati dll’herpes zoster.

Il dolore può essere molto intenso e persistente e può durare per settimane o addirittura mesi. La causa esatta dello zoster sine herpete non è completamente compresa, ma è associata all’attivazione del virus della varicella-zoster nei nervi sensoriali, anche se non si verifica una manifestazione cutanea esterna.

Durata

L’eruzione forma delle vescicole che tendono a seccarsi in 10-15 giorni e si risolvono in 2-4 settimane. Le manifestazioni post-erpetiche (come il dolore) potrebbero durare invece anche molti mesi.

Pericoli

La nevralgia post-erpetica è la complicanza più comune: dopo che l’eruzione cutanea associata all’herpes zoster è scomparsa, alcune persone possono sperimentare un dolore persistente e debilitante nell’area in cui si è manifestata l’eruzione cutanea. Questo dolore può variare da lieve a estremamente grave e può essere descritto come bruciante, pulsante o lancinante.

Il dolore, di tipo neuropatico, può durare per settimane o mesi e, occasionalmente, per molti anni e spesso non risponde ai tradizionali antidolorifici, richiedendo approcci farmacologici alternativi.

Occhio e Fuoco di S. Antonio (https://de.wikipedia.org/wiki/Datei:Zoster%26Auge.JPG)

Occhio e Fuoco di S. Antonio (https://de.wikipedia.org/wiki/Datei:Zoster%26Auge.JPG)

Le persone affette da herpes oftalmico (con lesioni nell’occhio, intorno all’occhio e sulla fronte) possono soffrire di infezioni oculari molto dolorose e in alcuni casi la vista può risultare parzialmente compromessa, subito o dopo qualche tempo. Le persone colpite dall’herpes oftalmico dovrebbero farsi visitare immediatamente dall’oculista. L’infezione all’interno dell’occhio o intorno all’occhio (sindrome di Ramsay-Hunt) può provocare problemi di udito o di equilibrio e debolezza muscolare sul lato del volto che viene colpito.

In casi rarissimi il virus si può diffondere nel cervello o nel midollo spinale e qui causare complicazioni gravi come attacchi cardiaci o meningite (un’infezione delle membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale). Chi è stato colpito dal virus deve farsi immediatamente visitare dal medico se nota sintomi neurologici al di fuori della zona dove si è verificato il primo episodio.

Le persone immunosoppresse, ad esempio a causa di malattie come l’HIV o perché in terapia con determinati farmaci (chemioterapia, cortisone, immunosoppressori post-trapianto, …), sono maggiormente a rischio di complicazioni gravi. In questo caso è probabile che l’herpes zoster si diffonda e vada a colpire diverse parti dell’organismo, oppure che gli eritemi durino per più tempo o ricorrano con maggior frequenza. Molti di questi pazienti vengono aiutati somministrando loro regolarmente farmaci antivirali.

Gravidanza

Molte future mamme si preoccupano a ragione per qualsiasi infezione contratta durante la gravidanza: alcune infezioni possono trasmettersi dal sangue della mamma al feto, oppure possono colpire il bambino al momento del parto. L’infezione da VZV durante la gravidanza presenta alcuni rischi per il bambino, a seconda della fase della gravidanza in cui si viene colpite.

  • Durante le prime 30 settimane, se la mamma contrae la varicella, in alcuni casi il bambino può nascere con malformazioni congenite. Questi casi sono rari e gli esperti hanno pareri discordi sulla gravità dei rischi. La maggior parte di loro concorda però sul fatto che il fuoco di Sant’Antonio in una donna incinta (un evento molto raro) ha ancor meno probabilità di causare danni al feto.
  • Se una donna incinta si ammala di varicella tra 21 e 5 giorni prima del parto il neonato può nascere con la varicella oppure ammalarsi entro pochi giorni. Tuttavia, in generale, il tempo che intercorre tra l’inizio della malattia nella madre e la nascita del bambino permette al sistema immunitario della madre di reagire e di produrre gli anticorpi necessari per combattere il virus. Questi anticorpi possono essere trasmessi al bambino e contribuire alla lotta contro l’infezione. Però, una piccola percentuale dei bambini venuti a contatto con la varicella da 21 a 5 giorni prima della nascita è colpita dal fuoco di Sant’Antonio nei primi 5 anni di vita, perché il sistema immunitario del neonato non è ancora completamente funzionante e in grado di mantenere il virus allo stato latente.
  • E se la mamma contrae la varicella al momento del parto? In questo caso il sistema immunitario della mamma non può mobilitarsi. Nonostante alcuni degli anticorpi materni vengano trasmessi al neonato attraverso la placenta, il neonato non sarà in grado di combattere da solo l’attacco, perché il suo sistema immunitario è immaturo. Se i bambini sono colpiti dalla varicella in questo modo, la malattia può rivelarsi letale. Per combattere la malattia, viene somministrata loro l’immunoglobulina anti varicella-zoster, una preparazione a base di sangue ricco di anticorpi di individui adulti guariti di recente dalla varicella o dal fuoco di Sant’Antonio.

Terapia

Non esiste una cura definitiva per l’herpes zoster, ma i farmaci antivirali possono aiutare a rendere l’attacco più breve e meno severo, riducendo inoltre il rischio di sviluppo di nevralgia post-erpetica; l’efficacia è tanto maggiore quanto più tempestivo l’inizio del trattamento. In associazione possono essere prescritti farmaci per il controllo del dolore.

Il trattamento è mirato essenzialmente a dare sollievo ai sintomi fino alla regressione dell’infezione, che avviene nell’arco di 2-4 settimane.

In caso di sospetto di comparsa della condizione si raccomanda di rivolgersi rapidamente al medico, in quanto iniziare precocemente la terapia può ridurre la gravità dei sintomi e il rischio di potenziali complicanze.

Automedicazione

  • Mantenere l’eruzione cutanea più pulita e asciutta possibile, riducendo così il rischio di sovra-infezione batterica.
  • Evitare abiti attillati, che potrebbero infiammare l’eruzione da zoster.
  • A meno che non vengano espressamente prescritti, evitare l’uso di creme antibiotiche, che potrebbero rallentare il processo di guarigione.
  • Utilizzare un cerotto non aderente se occorre coprire le vesciche, per evitare rischi di contagio a terzi.

Farmaci

Si può diminuire la durata e la gravità degli episodi di fuoco di Sant’Antonio usando farmaci antivirali prescritti dal medico, come ad esempio aciclovir, valaciclovir o il famciclovir; si dimostrano molto più efficaci quando iniziati entro 3 giorni dall’inizio della comparsa dell’eruzione cutanea, per questo è consigliabile rivolgersi rapidamente al medico in caso di dubbi (in presenza di fattori di rischio importanti possono tuttavia essere iniziati fino a una settimana dopo).

Aciclovir e valaciclovir sono disponibile anche come farmaci generico; nel caso dell’aciclovir le compresse devono essere assunte cinque volte al giorno, mentre valaciclovir e famciclovir richiedono un’assunzione con frequenza di tre volte al giorno. È importante non dimenticare nessuna dose e non interrompere la terapia prima del termine previsto dal medico.

Questi farmaci non possono uccidere il virus Zoster, ma possono contribuire a ridurne drasticamente la moltiplicazione, aiutando così a:

  • ridurre la severità della manifestazione cutanea,
  • ridurre il tempo necessario a guarire,
  • prevenire la comparsa di complicazioni, come la nevralgia post-erpetica.

Per la maggior parte delle persone sane che iniziano la terapia subito dopo la comparsa dell’eritema sulla pelle le lesioni scompaiono, il dolore regredisce nel giro di 3-5 settimane e le vesciche di solito non lasciano cicatrici.L’herpes zoster tuttavia rappresenta una grave minaccia per i pazienti immunosoppressi, ad esempio quelli affetti da infezioni da HIV o che si sottopongono a terapie contro i tumori in grado di indebolire il sistema immunitario. Anche chi è stato sottoposto a trapianto è più vulnerabile al virus, perché viene curato con farmaci che inibiscono il funzionamento del sistema immunitario.

I farmaci antivirali possono quasi dimezzare il rischio di ammalarsi di nevralgia post-erpetica, cioè di un dolore cronico che continua per mesi o anni dopo la scomparsa delle lesioni alla pelle. I medici consigliano di iniziare la terapia con i farmaci antivirali ai primi sintomi dell’eruzione cutanea, o addirittura già quando i sintomi premonitori indicano che sta per comparire. Anche se il paziente non viene visitato dal medico al momento della comparsa della malattia, può comunque essere utile iniziare la terapia antivirale se si stanno già formando nuove lesioni. Tra le altre terapie da prendere in considerazione ci sono gli antinfiammatori corticosteroidi, come il prednisone. Vengono usati normalmente quando la malattia colpisce l’occhio o altri nervi del volto.

Se presente dolore può essere utile associare farmaci antidolorifici, da quelli tradizionali (come paracetamolo e antinfiammatori) a farmaci specifici per il dolore neuropatico (come alcuni antidepressivi e i farmaci antiepilettici).

La nevralgia post-erpetica

A volte, soprattutto negli anziani, il dolore provocato dal fuoco di Sant’Antonio continua anche per molto tempo dopo la guarigione delle lesioni cutanee (si stima che interessi fino a un paziente su cinque).

La nevralgia post-erpetica può essere lieve o molto grave: i casi più gravi possono causare insonnia, perdita di peso, depressione e disabilità, ma non provoca direttamente il decesso. Gli esperimenti clinici hanno dimostrato che una decina circa di farmaci, divisi in quattro categorie, sono efficaci per diminuire il dolore. Tra di essi troviamo

  • Antidepressivi triciclici (TCA): spesso sono il primo tipo di farmaco che viene somministrato ai pazienti colpiti dalla nevralgia post-erpetica. L’amitriptilina, un antidepressivo triciclico, è stato spesso prescritto in passato ma, nonostante sia efficace, presenta un’alta incidenza di effetti collaterali. La desipramina e la nortriptilina hanno minori effetti collaterali e pertanto sono più indicati per gli anziani, la fascia d’età più a rischio per la nevralgia post-erpetica. Tra gli effetti collaterali frequenti degli antidepressivi triciclici troviamo: secchezza oculare e della bocca, costipazione e intontimento. I pazienti con precedenti di attacchi cardiaci oppure quelli affetti da ar o da glaucoma ad angolo chiuso dovrebbero usare farmaci di tipo diverso.
  • Anticonvulsanti: alcuni farmaci efficaci contro le convulsioni sono anche in grado di curare la nevralgia post-erpetica perché sia le convulsioni sia il dolore hanno a che vedere con una sovraeccitazione delle cellule nervose. La carbamazepina, un farmaco antiepilettico, è efficace per la cura della nevralgia post-erpetica, ma ha effetti collaterali potenzialmente pericolosi: per queste ragioni gli vengono in genere preferiti farmaci più recenti, come gabapentin e pregabalin. Tra gli effetti collaterali di questi medicinali si annoverano sonnolenza o confusione, vertigini e, in alcuni casi, gonfiore alle caviglie.
  • Oppiacei: gli oppiacei sono farmaci analgesici molto potenti, efficaci contro qualsiasi tipo di dolore, compreso ovviamente quello causato dall’herpes zoster. Tra di essi troviamo: l’oxicodone, la morfina, il tramadolo e il metadone. Gli oppiacei possono avere effetti collaterali come sonnolenza, offuscamento mentale e costipazione, e soprattutto possono dare dipendenza, quindi il loro uso deve essere controllato attentamente nei pazienti con precedenti in tal senso.
  • Anestetici locali per uso topico: sono efficaci anche gli anestetici locali applicati direttamente sulla pelle della zona colpita dalla nevralgia post-erpetica. La lidocaina, quello prescritto con maggior frequenza, è disponibile in lozione, gel, cerotti o spray. Nel caso degli anestetici locali per uso topico il farmaco rimane nella pelle e quindi non causa problemi di sonnolenza o costipazione. Le creme a base di capsaicina possono essere piuttosto efficaci e sono in vendita senza prescrizione, ma la maggior parte dei pazienti ritiene che provochino un bruciore intenso durante l’applicazione.

Prurito post-erpetico

Il prurito che a volte compare durante o dopo il fuoco di Sant’Antonio può essere abbastanza grave e doloroso.

L’esperienza medica suggerisce che il prurito post-erpetico sia ancora più difficile da curare della nevralgia post-erpetica. Gli anestetici locali per uso topico (che addormentano la pelle) lo alleviano notevolmente in alcuni pazienti. Poiché il prurito post-erpetico di solito si sviluppa nelle zone di pelle con problemi di mancanza di sensibilità è fondamentale non grattarsi. Grattare la pelle insensibile troppo a lungo o con troppa forza può causare lesioni gravi.

Vaccino

Vaccino contro la varicella

Il vaccino contro la varicella (che è diventato obbligatorio) è in grado di evitare il primo contagio. Chi è stato vaccinato contro la varicella ha minori probabilità di essere colpito dall’herpes zoster, perché la varietà debole e attenuata di virus usata nel vaccino ha meno probabilità di sopravvivere nell’organismo per decenni. Si saprà con certezza se il fuoco di Sant’Antonio può verificarsi in fasi successive della vita in una persona vaccinata contro la varicella soltanto quando saranno stati raccolti dati sufficienti, nel corso dei prossimi decenni.

Alcuni ricercatori ritengono invece che vaccinare i bambini contro la varicella faccia aumentare il rischio di ammalarsi di fuoco di Sant’Antonio negli adulti che non sono stati vaccinati durante l’infanzia; l’idea alla base di questa ipotesi è che se gli adulti si prendono cura dei bambini ammalati di varicella viene stimolata l’immunità naturale che impedisce al virus presente nelle cellule nervose di riattivarsi e di scatenare il fuoco di Sant’Antonio. Se meno bambini si ammalano di varicella, ci sono meno opportunità di richiamo dell’immunizzazione per gli adulti e quindi ci potrebbero essere più casi di fuoco di Sant’Antonio nei prossimi 40-50 anni.

Il vaccino contro il fuoco di Sant’Antonio

Nel maggio del 2006 la Food and Drug Administration americana ha approvato un vaccino contro il virus VZV che può essere usato nelle persone di età superiore ai 50 anni già colpite dalla varicella. Quando questo vaccino godrà di una maggiore diffusione molti anziani potranno beneficiare per la prima volta un mezzo di prevenzione del fuoco di Sant’Antonio e, per perseguire questo obiettivo, in Italia il nuovo piano vaccinale prevede che il vaccino sia offerto gratuitamente agli adulti di 65 anni o più.

Il vaccino, commercializzato da MSD (nome commerciale Zostavax®, prezzo al pubblico € 192.40), riduce il rischio di ammalarsi di herpes zoster del 64% nella popolazione tra i 60 e i 69 anni e riduce il rischio di complicazioni nel 70% degli ultra 70enni (i più a rischio di questa complicanza), come dimostrato dallo Shingles Prevention Study, pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2005. Nello studio ZEST (Zostavax Efficacy and Safety Trial) il vaccino ha ridotto l’incidenza dello zoster del 70% in una popolazione di 50-59 anni.

Nei casi di comparsa dell’infezione i sintomi sono in genere attenuati, mentre i più comuni effetti collaterali prevedono reazioni nel sito di iniezione, dolore alle estremità e cefalea.

Il vaccino per il fuoco di Sant’Antonio è in ogni caso soltanto una terapia preventiva e non un’opzione di trattamento per coloro che siano già stati colpiti dal fuoco di Sant’Antonio o dalla nevralgia post-erpetica.

Shingrix

Molto più recente è invece l’approvazione del vaccino Shingrix (prezzo al pubblico € 365,42), messo a punto dalla GSK; si tratta di un vaccino registrato in Europa “per proteggere gli adulti di età pari o superiore a 50 anni contro le eruzioni cutanee vescicolari (herpes zoster o fuoco di S. Antonio) e la nevralgia post-erpetica (il dolore nervoso di lunga durata che segue l’herpes zoster)”, mentre negli USA l’indicazione prevede esclusivamente la prevenzione dallo zoster e non dalla nevralgia.

L’efficacia di Shingrix è stimata, sulla base della letteratura ad oggi disponibile, superiore al 90% in condizioni ideali, contro un dato pari a circa la metà del precedente vaccino.

A differenza del precedente, basata sulla presenza di un vaccino vivo, questa formulazione contiene piccole quantità proteine presenti sulla superficie del virus che servono a stimolare la produzione di anticorpi specifici di difesa in caso di riattivazione del virus zoster.

È disponibile solo in forma iniettabile, da somministrare nel muscolo della parte superiore del braccio, e il ciclo di vaccinazione consiste in 2 iniezioni praticate a distanza di 2 mesi l’una dall’altra (in caso di necessità la seconda dose può essere somministrata più tardi, ma non oltre i 6 mesi dalla prima dose). Può essere somministrato anche in pazienti che abbiano già ricevuto la vaccinazione con Zostavax.

I possibili effetti collaterali più comuni sono quelli tipici di ogni vaccino, come ad esempio reazioni nella zona di somministrazione (dolore, rossore e gonfiore), brividi, febbre, dolori muscolari, stanchezza, cefalea ed effetti indesiderati gastrointestinali, quali nausea, vomito, diarrea e mal di stomaco. La durata della maggior parte di queste reazioni è limitata generalmente a soli 2 a 3 giorni.

Shingrix richiede ricetta medica e, in alcune regioni e per categorie di pazienti selezionate, potrebbe essere fornito gratuitamente.

Fonti e bibliografia

Domande e risposte
Cos'è il fuoco di Sant'Antonio?
Il fuoco di Sant'Antonio, o più correttamente herpes zoster, è un'infezione caratterizzata dalla comparsa di una manifestazione cutanea che causa dolore, prurito e formicolio; è provocata dalla riattivazione del virus della varicella.
Quali sono i sintomi principali?
I primi segni dello sviluppo dell'infezione sono la sensazione di dolore e formicolio sulle ancora sana, spesso accompagnati da sintomi sistemici come mal di testa, senso di malessere ed eventualmente febbriciattola. Pochi giorni dopo compaiono le vescicole sulla pelle (le sedi più comuni sono torace, fianco, collo e viso).
Quanto dura?
Il rash cutaneo può persistere fino a 4 settimane, ma purtroppo il dolore può durare anche più a lungo.
Sono purtroppo possibili ricadute.
È contagioso? Come avviene il contagio?
L'herpes zoster consiste in una riattivazione del virus della varicella, dovuto in genere ad un abbassamento delle difese immunitarie, non ad un contagio; un paziente affetto da zoster può trasmettere il virus ad un altro soggetto che non abbia mai avuto la varicella e che quindi andrà a svilupparla, ma solo nel caso di contatto con le secrezioni presenti nelle vescicole.

In altre parole non si può causare fuoco di Sant'Antonio in altri soggetti, ma solo la varicella nei soggetti che non ne risultano immuni.
Come lavarsi?
Si raccomanda grande delicatezza, per evitare di rompere le vescicole (tamponare, non sfregare); eventuali oggetti che vengono a contatto con lo sfogo devono essere gestiti attentamente perchè in grado di causare la comparsa di varicella in soggetti suscettibili.
Come si cura? Come calmare i sintomi?
In caso di possibile sviluppo di herpes zoster si raccomanda di rivolgersi con urgenza al medico, non tanto per le possibili complicazioni (possibili, ma rare in pazienti altrimenti sani), quanto per il fatto che la terapia antivirale è tanto più efficace quanto più precocemente viene iniziata.

Quando il dolore è molto intenso i classici antinfiammatori potrebbero non essere sufficienti, in questo caso si ricorre alla somministrazione dei cosiddetti farmaci per il dolore neuropatico. Risultano infine utili anche i cerotti che rilasciano lidocaina, un anestetico locale.
È possibile prevenirlo?
La prevenzione passa essenzialmente attraverso la vaccinazione.
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Domande e risposte
  1. Ieri mi sono comparsi i primi sintomi dello zoster e questa mattina il medico mi ha prescritto Talavir, che purtroppo arriverà solo oggi pomeriggio in farmacia. Sono ancora in tempo a iniziarlo?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Assolutamente sì, proceda con fiducia e inizi appena ritirato il farmaco.

  2. Perché mi è stato prescritto Lyrica per curare lo zoster? Non è un antiepilettico?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sì, nasce come antiepilettico, ma ne è stata rilevata anche l’elevata efficacia come antidolorifico (per il dolore neuropatico) e per i disturbi d’ansia.

  3. Mi consiglia un buon immunostimolante per evitare recidive?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Onestamente non credo molto a questa categoria di farmaci/integratori, meglio invece puntare a uno stile di vita sano e attivo.

  4. Oggi ho cambiato la medicazione a mio papà, a cui è venuto un brutto herpes sul petto; senza volerlo e prima di lavarmi le mani mi sono grattato la guancia, mi verrà l’herpes lì adesso?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No, non si manifesterà l’herpes sulla guancia.

      Se avesse fatto la varicella in passato il rischio è praticamente assente, se non l’avesse mai fatta esiste la possibilità (non elevata, per com’è stata descritta la situazione) di sviluppare la malattia esantematica.