Introduzione
L’haemophilus influenzae è un batterio Gram negativo, appartenente alla famiglia delle Pasteurellaceae. È un batterio aerobio (ha cioè bisogno di ossigeno per sopravvivere), ma che in talune condizioni può sopravvivere anche in ambiente anaerobio (senza ossigeno).
Tra i vari sottotipi, l’haemophilus influenzae B (Hib) è quello principalmente coinvolto nella patologia umana, tanto che ne esiste un efficace vaccino.
L’H.influenzae può provocare inizialmente un quadro di infezione delle vie respiratorie con sintomi pseudoinfluenzali; da qui il batterio, soprattutto nei soggetti debilitati con riduzione delle difese immunitarie, può diffondere ad altri organi portando allo sviluppo di diverse complicanze, tra cui meningite ed epiglottite (che possono mettere a serio rischio la salute).
La diagnosi si basa sul riconoscimento dei sintomi da parte del medico, assieme all’esecuzione di esami di laboratorio e alla coltura; quest’ultima in particolare permette di riconoscere come agente patogeno specifico l’H. Influenzae e, grazie alle informazioni fornite dall’antibiogramma, individuare l’antibiotico più efficace da somministrare per giungere ad una guarigione definitiva.
Il vaccino, che viene somministrato in 3 dosi entro il primo anno di età, ha drasticamente ridotto l’incidenza dell’infezione e reso molto rare tutte le complicanze più gravi.
Trasmissione e contagio
Dal punto di vista epidemiologico fino al 70% degli adulti possiede le mucose di rinofaringe ed orofaringe colonizzate dall’haemophilus influenzae, ma solo nello 0.5% dei casi si tratta del ceppo patogeno di tipo B. Nei bambini tale percentuale sale invece al 5% ed proprio questa categoria a rischiarepiù frequentemente lo sviluppo delle temibili conseguenze dell’infezione.
L’haemophilus influenzae si trasmette da soggetto a soggetto attraverso particelle di Flügge (microscopiche particelle di saliva inglobanti i batteri), che vengono emesse attraverso gli starnuti e la tosse dal soggetto infetto.
Qualora i bambini o gli adulti contagiati siano affetti da gravi infezioni bronco-polmonari o da notevole riduzione delle difese immunitarie, il batterio potrebbe riuscire a diffondersi anche ad altri organi attraverso la circolazione sanguigna, con successive gravi complicanze.
L’H. influenzae di tipo B (Hib) è il sottotipo più virulento e patogeno ed in talune circostanze porta allo sviluppo di infezioni tanto gravi da poter essere letali.
Il batterio tende a trasmettersi soprattutto nei mesi invernali e ad avere alta contagiosità nelle cosiddette “comunità chiuse” come asili nido, scuole, reparti pediatrici.
Sintomi
L’infezione da haemophilus influenzae si manifesta essenzialmente nei bambini con sintomi respiratori e pseudoinfluenzali, come ad esempio:
- tosse e starnuti (che possono diffondere ulteriormente l’infezione),
- febbre,
- nausea e vomito, raramente,
- dolori muscolari ed articolari,
- astenia e inappetenza,
- difficoltà respiratoria, raramente,
- malessere generalizzato.
Complicazioni
Le infezioni più gravi provocate dall’haemophilus influenzae sono:
- Meningite (ovvero l’infiammazione delle meningi, due sottili membrane che rivestono il cervello): l’H. influenzae di tipo B rappresenta la causa più comune di meningite nei bambini nei primi anni di vita. I principali sintomi della meningite sono:
- cefalea (forte mal di testa),
- rigidità nucale (rigidità del collo) e decubito a cane di fucile (posizione obbligata che il corpo umano assume a letto, caratterizzata dalle gambe ravvicinate alla pancia e flesse),
- nausea e vomito,
- febbre elevata,
- stato di incoscienza fino al coma grave.
- Epiglottite (infezione dell’epiglottide, una struttura della laringe che durante la deglutizione va a “chiudere” la via aerea, impedendo che il boccone alimentare possa prendere la via respiratoria anziché quella digestiva). Si manifesta con:
- mal di gola,
- febbre,
- tosse secca insistente,
- dispnea (difficoltà respiratoria con sensazione di fame d’aria),
- asfissia e cianosi (colorazione bluastra di cute e mucose, legata alla scarsa ossigenazione del sangue).
Sia la meningite che l’epiglottite sono complicanze molto severe che possono richiedere un immediato ricovero in ospedale, poiché in grado di esporre a serio rischio la vita del paziente.
Complicanze meno gravi prevedono invece lo sviluppo di:
- otite (infiammazione delle strutture dell’orecchio),
- sinusite (infiammazione dei seni paranasali, piccole cavità ossee rivestite da mucosa presenti all’interno delle ossa facciali ed in comunicazione con le fosse nasali).
- bronchite e bronco-polmonite.
In caso di sistema immunitario molto debole, soprattutto nei bambini, il batterio può diffondersi attraverso il torrente ematico ad altri organi provocando:
- artriti od osteomieliti (infezione di articolazioni ed ossa),
- dermatiti,
- cheratiti o cheratocongiuntiviti,
- infezioni delle vie urinarie,
- endocarditi (infezione delle camere e valvole cardiache),
- ascessi (raccolte di pus) a livello polmonare, cerebrale, epatico,
- batteriemia e sepsi: diffusione massiva in diversi organi ed apparati dell’infezione.
Diagnosi
La diagnosi si basa come sempre sul riconoscimento dei sintomi e dei segni principali della malattia, associato ad esami di laboratorio.
Il medico, spesso il pediatra, sospetta tale infezione in tutti quei bambini che sviluppano sintomi respiratori seguiti da otite media, meningite o epiglottite. Il sospetto diventa molto forte quando all’anamnesi si registra una mancata vaccinazione del bambino al ceppo B dell’Haemophilus Influenzae.
Dal punto di vista laboratoristico, gli esami del sangue mostrano un quadro di infezione con:
- globuli bianchi aumentati,
- PCR (proteina C-reattiva) elevata, che indica uno stato di infiammazione generale aspecifico,
- aumento delle piastrine.
Per la conferma diagnostica è necessaria la coltura del batterio ottenuta dal sangue o da altri liquidi corporei; questa metodica diagnostica consiste nel prelevare un campione di liquido biologico dall’ammalato (ad esempio secrezione nasale, saliva o sangue) e metterlo in “coltura”, ovvero strisciarlo su alcune piastre particolari, che rappresentano specifici terreni di crescita per specifici batteri. Se in un terreno si sviluppa una colonia di H.influenzae, significa che all’interno campione iniziale c’era una cospicua presenza di tali batteri, che quindi verranno riconosciuti come causa dell’infezione.
A seguito della coltura, sullo stesso terreno di crescita si effettua l’antibiogramma: vengono inseriti all’interno del terreno diversi tipi di antibiotici e si seleziona quello che ha mostrato maggiore efficacia d’azione, segnalandolo sul referto come antibiotico ideale col quale trattare l’infezione. Grazie all’antibiogramma si può essere sicuri di un’efficacia comprovata, e soprattutto di evitare l’insorgenza di resistenza agli antibiotici, che complicherebbe notevolmente il decorso clinico dell’infezione.
Cura
Essendo l’infezione sostenuta da un batterio, il trattamento dell’haemophilus influenzae richiede la somministrazione di un antibiotico; molecola, dose e modalità di somministrazione vengono valutate in base alla localizzazione dell’infezione e soprattutto grazie alle informazioni fornite dall’antibiogramma.
Nei bambini che sviluppano gravi infezioni (soprattutto meningite ed epiglottide) può rendersi necessario il ricovero presso i reparti di Pediatria o Terapia Intensiva, con sostegno delle funzioni vitali.
Vaccino
La prevenzione dall’infezione da H.influenzae si esplica attraverso la somministrazione obbligatoria del vaccino , che avviene in 3 dosi effettuate entro il 13° mese di vita.
In genere si preferisce somministrarlo insieme ad altri vaccini come quello della difterite, del tetano, della pertosse e della poliomielite. Il vaccino ha una maggiore copertura per le infezioni da sottotipo B dell’H. influenzae, ovvero quello maggiormente virulente e patogeno. Non protegge invece dalle meningiti di altra origine (ad esempio da meningococco, pneumococco o tubercolare), per cui esistono altri vaccini.
Non sono mai stati osservati gravi effetti avversi legati alla vaccinazione da Haemophilus influenzae, che si limitano in genere alla possibile temporanea comparsa di
- febbre,
- perdita di appetito,
- rash cutaneo transitorio,
- arrossamento e gonfiore nel sito di iniezione.
Esiste ovviamente la possibilità, almeno potenziale, di sviluppare uno shock anafilattico.
Grazie all’introduzione di tale vaccino le infezioni, e soprattutto le complicanze dovute a tale batterio, si sono drasticamente ridotte negli ultimi anni.
Fonti e bibliografia
- Core Curriculum – Malattie Infettive, di Carosi, Cauda, Castelli, Taliani, Viale. 2016. Ed. McGraw-Hill
Autore
Dr. Ruggiero Dimonte
Medico ChirurgoIscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Barletta-Andria-Trani n. 2130