Introduzione
Con il termine megacolon si indica una distensione gassosa del colon (uguale o superiore a 6 cm) che può essere
- congenita, se presente fin dalla nascita (come ad esempio, il morbo di Hirschsprung),
- acquisita, se si sviluppa come complicanza di una malattia preesistente.
Il megacolon acquisito si distingue in
- forme tossiche,
- forme non tossiche
a seconda della causa che lo ha determinato.
Il megacolon tossico è una complicanza grave, ma per fortuna rara, che si può sviluppare in corso di
- una malattia infiammatoria cronica dell’intestino,
- infezione colica.
Costituisce un’emergenza medica, che può condurre a morte il paziente se non prontamente riconosciuto e trattato.

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Causa
Il megacolon tossico si verifica quando il processo infiammatorio, che solitamente si limita alla mucosa intestinale in corso di una colite semplice, si è esteso a tutti e quattro gli strati della parete intestinale (mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa) causando
- un’abnorme sovradistensione del colon (ossia un’eccessivo gonfiore di tutto o, generalmente, dell’ultimo tratto discendente/sigma di circa 6-8 cm,
- un ristagno al suo interno di feci e metaboliti tossici.
Diverse condizioni cliniche possono complicarsi con un quadro di megacolon tossico, tra questi i più comuni, in Italia e nei Paesi Industrializzati, sono 2 malattie infiammatorie intestinali croniche, ossia
Il megacolon tossico può svilupparsi nel 2-13% dei casi di rettocolite ulcerosa, mentre è più raro che interessi un paziente affetto da morbo di Crohn (2-6% dei casi).
Il magacolon tossico inoltre, può costituire una complicanza anche in corso di :
- coliti infettive da
- Salmonella,
- Shigella,
- Amoeba,
- Campylobacter,
- Escherichia Coli,
- Yersinia,
- Herpes Simplex,
- Citomegalovirus,
- Clostridium D. (colite pseudomembranosa),
- HIV/AIDS,
- sepsi.
Il megacolon tossico da coliti infettive, HIV o quadri di sepsi è più tipico nel caso di pazienti immunodepressi, debilitati o nelle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo.
Gli anziani, invece, sono i pazienti che con maggior frequenza possono essere colpiti da megacolon non tossico, complicanza di condizioni cliniche come
- coliti ischemiche,
- malattia diverticolare,
- tumori intestinali,
- evento avverso da farmaci (chemioterapia, antibioticoterapia prolungata, antidiarroici, narcotici, anticolinergici),
- post-chirurgia,
- malattie neurologiche degenerative,
- fecaloma,
- sindrome di Olgivie.
Sintomi
I sintomi del megacolon tossico insorgono all’improvviso, in modo acuto e severo, oppure si possono instaurare lentamente ma in modo ingravescente, ossia con tendenza a peggiorare con il passare delle ore.
Comprendono:
- notevole gonfiore addominale,
- forti dolori crampiformi all’addome,
- numerose scariche di diarrea (> 10/die), seguite da costipazione,
- sangue nelle feci,
- aumento dei battiti cardiaci,
- febbre elevata,
- brividi e sudorazione fredda,
- pallore,
- disidratazione,
- confusione mentale (raro),
- nausea e vomito,
- astenia,
- malessere generale.
Complicanze
Le anse intestinali colpite risultano sovradistese e paralizzate a causa del danno provocato dal processo infiammatorio a carico della rete nervosa che regola la peristalsi intestinale, ossia dei plessi nervosi di Auerbach e di Meissner. In particolare alcuni studi sperimentali avrebbero dimostrato che i mediatori chimici che si liberano in corso di infiammazione e l’ossido nitrico avrebbero un ruolo inibitorio (di blocco) nei confronti delle fibre nervose che regolano la motilità intestinale.
La motilità intestinale, detta peristalsi, è essenziale per la vita: attraverso il movimento intestinale infatti è garantita una corretta digestione dei cibi e la progressione dei metaboliti tossici verso il retto per essere eliminati dall’organismo. Se ciò non accade per un blocco intestinale, come nel caso del megacolon tossico, la conseguenza è che le sostanze tossiche non espulse vengono riassorbite e rientrano nel sangue, instaurando un grave quadro clinico di tossicosi con
- disordini elettrolitici (alterazione delle quantità di sali minerali in circolo),
- alterazioni dell’equilibro acido-base,
- aumento dei globuli bianchi,
- febbre,
- maggior rischio di infezioni e complicanze.
Il blocco intestinale che si sviluppa in corso di megacolon tossico, determina un ristagno delle feci e dei metaboliti tossici all’interno del colon, così come l’aumento della flora batterica intestinale, che possono contribuire a sovradistendere il tratto di colon danneggiato e causare l’insorgere di infezioni.
Quando la distensione delle anse intestinali raggiunge o supera i 10 cm, il rischio a cui si può andare incontro è una perforazione dell’intestino.
Il riversamento del materiale intestinale in addome, inoltre, può essere causa di
- peritonite,
- sepsi,
- shock.
che nel 30% dei casi possono condurre il paziente a morte.
Diagnosi
Il primo passo verso una diagnosi di megacolon tossico è la raccolta della storia clinica del paziente e la visita medica, durante la quale il medico
- palpa la pancia del paziente che apparirà tesa, gonfia e fortemente dolente,
- ausculta con il fonendoscopio l’addome alla ricerca dei comuni rumori tipici della peristalsi intestinale che risulteranno ridotti o assenti.
Al paziente verrà chiesto se
- soffre di una malattia infiammatoria intestinale cronica e/o di altre patologie a lui note,
- assume farmaci, in particolare antibiotici, antidepressivi, loperamide, oppiodi, …,
- ha avuto alterazioni dell’alvo (diarrea/stitichezza),
- ha subito recentemente un intervento chirurgico,
- ha effettuato recenti viaggi all’estero,
- ha cambiato le proprie abitudini alimentari.
Il paziente potrà riferire di non riuscire più ad evacuare dopo avere avuto una profusa diarrea, con più di 10-15 scariche in un giorno con presenza di sangue nelle feci (dissenteria), ed avere difficoltà ad emettere gas. Può inoltre, risultare
- febbricitante,
- tachicardico,
- sudato,
- pallido,
- agitato,
- confuso.
Gli esami di sangue confermeranno un quadro di tossicità con
- aumento dei globuli bianchi, in particolare dei neutrofili,
- anemia,
- aumento del PH (alcalosi metabolica),
- riduzione del potassio, cloro, calcio,
- riduzione dei valori di albumina,
- aumento della proteina C reattiva (PCR),
- aumento della VES.
Il medico richiederà una radiografia diretta dell’addome in bianco, ed eventualmente una TAC dell’addome per conferma diagnostica, che mostreranno
- una distensione gassosa del colon di almeno 6 cm di diametro,
- con possibili segni di aria libera in peritoneo (indicativi di perforazione intestinale).
Il clisma opaco con bario e la colonscopia non andrebbero MAI effettuati se si sospetta un megacolon tossico, per l’alto rischio di causare una perforazione intestinale che potrebbe ulteriormente complicarsi con una peritonite e/o pneumoperitoneo.
Cura
La terapia da praticare ad un paziente che giunge al Pronto Soccorso con un megacolon tossico è duplice, medica e chirurgica.
È raccomandato eseguire una decompressione intestinale per trattare l’occlusione dell’intestino, ossia consentire uno svuotamento dell’intestino dalle feci e dalle scorie accumulate, attraverso
- un sondino naso-gastrico che consente l’aspirazione del contenuto gastrico e duodenale,
- una sonda rettale morbida.
Non è indicato l’uso di lassativi o clisteri evacuativi come cura per risolvere la costipazione.
Il paziente. inoltre, non potrà nutrirsi per bocca. ma va posto in nutrizione parenterale totale e va idratato somministrando fluidi per via endovenosa. Possono risultare utili
- una copertura antibiotica ad ampio spettro per via endovenosa,
- corticosteroidi (se la causa è una malattia infiammatoria cronica),
- un catetere vescicale,
- sospensione di eventuali terapie con antidiarroici, narcotici o anticolinergici e qualsiasi farmaco che possa alterare la motilità dell’intestino, riducendola.
Se nonostante le cure praticate,
- il paziente non migliora nell’arco di 48 h,
- si evidenziano sintomi e segni di una complicanza,
- la decompressione intestinale è fallita o non è stato possibile praticarla,
- la sovradistensione intestinale è aumentata di diametro (uguale o superiore a 10 cm),
è indicato l’intervento chirurgico d’urgenza, attraverso una una resezione del tratto di colon occluso (procedura chirurgica detta colectomia) seguita da anastomosi ileo-rettale o ileostomia.
Con l’ileostomia si crea un’apertura artificiale del tratto di intestino chiamato ileo sulla superficie cutanea dell’addome e lo si collega con un sacchetto che consente di raccogliere il contenuto intestinale; con l’anastomosi ileo-rettale, vengono ricuciti chirurgicamente i due monconi di intestino (ileo e retto) per consentire un’evacuazione fisiologica al paziente.
Autore
Dr.ssa Tiziana Bruno
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trapani n. 3439