Introduzione
L’amebiasi è un’infezione intestinale causata dal parassita Entamoeba histolytica;
Wikipedia definisce che questa ameba una tra le cellule-killer più potenti, rappresentando una delle più comuni cause di morte per parassitosi a livello mondiale (l’OMS stimava qualche anno fa circa 50 milioni di pazienti infetti a livello mondiale).
Questo microrganismo è in grado di vivere nell’intestino crasso (colon) senza causare danni o sintomi, ma nei casi peggiori invade la parete del colon, causando
- colite (infiammazione intestinale),
- dissenteria acuta (diarrea con sangue),
- e diarrea a lungo termine (cronica).
L’infezione può anche diffondersi attraverso il circolo sanguigno al fegato e, raramente, raggiungere
- polmoni,
- cervello
- e altri organi.
In Italia i casi sono sporadici e limitati in persone con passato di turismo nelle zone endemiche.

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Cause
Questa patologia è diffusa in tutto il mondo, ma è più frequente nelle aree tropicali sovrappopolate e caratterizzate da condizioni igieniche insufficienti: Africa, Messico, parti del Sud America e India riportano gravi problemi di salute associati a questa malattia.
L’Entamoeba histolytica si trasmette attraverso cibo o acqua contaminati da feci. Questa contaminazione è comune quando le feci umane sono usate come concime. Può anche diffondersi da persona a persona, soprattutto per contatto con la bocca o l’area rettale di un soggetto infetto.
Fattori di rischio
Individui di tutte le età, razza/etnia e di entrambi i sessi possono manifestare l’amebiasi, ma rappresentano un fattore di rischio
- indebolimento del sistema immunitario (alcolismo, cancro, malnutrizione, età avanzata o infanzia, gravidanza, uso di farmaci immunosoppressori, HIV, …),
- viaggio recente in una regione tropicale.
Trasmissione
Il parassita in forma attiva e vitale è presente solo nell’ospite e nelle feci appena espulse, mentre le cisti (possiamo immaginarle come una forma di uova) sono in grado di sopravvivere diversi mesi anche nell’ambiente, nell’acqua, nel suolo e negli alimenti, ma vengono facilmente neutralizzate con il calore (ad esempio la cottura degli alimenti) e dal freddo (congelamento).
L’infezione si verifica nel momento in cui il parassita o la cisti viene portato alla bocca; la trasmissione avviene quindi per via oro-fecale:
- direttamente tra persone (ad esempio, cambiando un pannolino o tramite rapporti sessuali),
- indirettamente, assumendo alimenti o bevande contaminate da feci.
Altri mammiferi, tra cui gli animali domestici come cani e gatti, possono essere infettati temporaneamente, ma non si ritiene che contribuiscano in modo significativo alla trasmissione in quanto non espellono cisti nelle feci.
Sintomi
L’incubazione della parassitosi è di circa 7-28 giorni e la durata dei sintomi, nella maggior parte dei casi, è di circa due settimane.
La maggioranza dei soggetti infettati non presenta sintomi, mentre la malattia si manifesta solo nel 10 – 20% dei soggetti aggrediti dal parassita.
I sintomi più comuni sono:
- dolore addominale,
- diarrea,
- evacuazione di feci molli con muco e talvolta sangue (dissenteria),
- stanchezza,
- meteorismo eccessivo,
- dolore rettale durante la defecazione e sensazione di incompleto svuotamento (tenesmo),
- perdita di peso.
La dissenteria amebica è una grave forma di amebiasi che si manifesta con:
- dolore di stomaco,
- dolorabilità addominale,
- feci sanguinolente,
- evacuazione di feci liquide striate di sangue,
- evacuazione frequente di feci, fino a 10-20 volte al giorno e oltre,
- febbre,
- vomito.
In un piccolo numero di casi si è riscontrata una diffusione della malattia ad altre parti dell’organismo, principalmente il fegato, talvolta anche polmoni o cervello, ma tale evenienza è davvero rara.
La prognosi è in genere buona, la malattia dura circa 2 settimane, ma può recidivare in assenza di trattamento.
Diagnosi
La diagnosi avviene attraverso un esame delle feci, ma non risulta affatto semplice, perché l’esame dà spesso falsi negativi e, anche quando presenti, al microscopio le cellule di E. histolytica sono facilmente scambiate per altri parassiti; per esempio l’Entamoeba histolytica e un’altra ameba, l’Entamoeba dispar (10 volte più comune) sembrano uguali quando visti al microscopio, ma nel secondo caso non si manifesta alcun sintomo e non può quindi essere la causa di eventuali disturbi lamentati dal paziente.
È anche disponibile un esame del sangue, ma viene raccomandato solo se sussistano dubbi sulla possibile diffusione dell’infezione ad altri organi, come il fegato; purtroppo il test può risultare positivo anche in caso di contagi passati.
Cura
Diversi amebicidi sono disponibili per trattare casi di amebiasi (diloxanide, metronidazolo, tinidazolo, …); in genere si procede alla prescrizione
- di un unico antibiotico a seguito di diagnosi in assenza di sintomi,
- all’associazione di due farmaci in caso di sintomi.
Nei pazienti a rischio di disidratazione può essere utile una terapia di supporto.
Prevenzione
Un contagio in Paesi ragionevolmente sviluppati è poco probabile, ma in caso di viaggi in zone a rischio è possibile contrarre l’infezione; si consiglia quindi di bere solo bevande perfettamente sigillate e non consumare:
- acqua da fontane o una qualsiasi bevanda con cubetti di ghiaccio,
- frutta o verdura fresca non sbucciata personalmente,
- latte, formaggi o prodotti lattiero-caseari che potrebbero non essere stati pastorizzati,
- alimenti o bevande acquistate sotto forma di street-food.
Il rischio di diffusione dell’infezione viene abbattuto nel momento in cui il paziente viene trattato con gli antielmintici e pratica una corretta igiene personale, come ad esempio lavarsi le mani
- dopo l’uso del bagno,
- dopo il cambio del pannolino nel caso di neonati,
- prima di maneggiare il cibo.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Mi hanno diagnosticato un’amebiasi che mi causa solo occasionali sintomi (passo diverse settimane in perfetta salute); le chiedo gentilmente di indicarmi i farmaci da usare e le dosi. Grazie.
Non mi dica di andare dal medico, lo farei, ma purtroppo gli orari di ricevimento sono per me impossibili causa lavoro.
Mi dispiace, ma non posso prescrivere farmaci.