Introduzione
Il Cryptosporidium è un parassita microscopico che causa la criptosporidiosi, malattia che rappresenta la seconda causa di diarrea da moderata a grave nei bambini di età inferiore ai due anni, oltre che un’importante causa di mortalità infantile, in tutto il mondo.
Si tratta con buona probabilità di un’infezione sotto-diagnosticata, che si trasmette soprattutto attraverso il consumo di acque contaminate.
Fortunatamente la maggior parte delle infezioni è autolimitante in soggetti altrimenti sani (con un sistema immunitario in salute), mentre in pazienti fragili può diventare causa di complicazioni severe quali malnutrizione e disidratazione.
Trasmissione e contagio con Cryptosporidium
La criptosporidiosi è causata dal Cryptosporidium, un parassita microscopico che rientra nel grande gruppo dei protozoi.
Il Cryptosporidium (a volte indicato per brevità come cripto) trova diffusione nell’acqua, nel cibo, nel suolo o più in generale su qualsiasi superficie possa venire contaminata da feci di esseri umani o animali infettati dal parassita.
Da queste poche righe appare chiaro come la trasmissione sia quindi di tipo oro-fecale, richieda cioè l’ingestione accidentale di cibo/liquidi contaminati da feci di soggetti infetti, soggetti che possono essere non solo esseri umani, ma anche
- bovini,
- ovini,
- roditori,
- cani e gatti,
- uccelli,
- pesci
- e rettili.
Le oocisti (uno stato di maturazione del protozoo) possono sopravvivere per mesi nel terreno umido o nell’acqua, anche in condizioni ambientali difficili (ad esempio caldo/freddo), favorendo così la persistenza dei focolai epidemici che possono verificarsi ad esempio in
- ospedali,
- asili nido,
- gruppi familiari o più in generale comunità che condividono lo stesso cibo,
- bagnanti (in laghi e piscine).
I sistemi di distribuzione dell’acqua sono particolarmente vulnerabili alla contaminazione con Cryptosporidium, che può sopravvivere alla maggior parte delle procedure di disinfezione come la clorazione. Sebbene rappresenti un problema più diffuso e grave nei Paesi in via di sviluppo, sono stati segnalati molti focolai anche negli Stati Uniti, tipicamente associati alla contaminazione delle forniture idriche ricreative e municipali.
A differenza di altri parassiti i Cryptosporidium fortunatamente infettano solo l’epitelio intestinale, senza la capacità di penetrarlo.
Sono state descritte infezioni umane sostenute da più di 15 specie differenti di Cryptosporidium, ma i due principali ceppi
- Cryptosporidium hominis
- Cryptosporidium parvum.
Una volta ingerita l’oocisti raggiunge l’intestino tenue e matura rilasciando gli sporozoiti, concludendo il ciclo biologico; gli sporozoiti si depositano quindi sulle delle pareti dell’intestino tenue, dove vanno incontro ad una massiccia riproduzione in grado di produrre nuove oocisti che verranno disperse nell’ambiente mediante le feci.
È interessante notare che, oltre alle oocisti destinate alla diffusione dell’infezione, vengono prodotte anche oocisti dalla parete più sottile, che possono parassitare direttamente il paziente stesso (autoinfezione) contribuendo al sostenimento dell’infezione: si ritiene che sia proprio questo il meccanismo alla base dell’aumento della gravità della malattia osservato nei pazienti immunocompromessi.
Fattori di rischio
L’infezione può interessare chiunque ma bambini ed anziani sono i soggetti più comunemente interessati da infezioni riconosciute.
I pazienti con immunodeficienza acquisita (ad esempio sieropositivi per HIV od in cura chemioterapica o con farmaci immunosoppressori) o congenita (ad esempio per deficit di IgA) sono non solo a più alto rischio di infezione, ma anche di sviluppo di malattia prolungata o grave.
Incubazione
A seguito dell’esposizione, il periodo di incubazione per la criptosporidiosi varia da due a dieci giorni, con una media di 7 giorni.
Sintomi
In pazienti immunocompetenti, ovvero con un sistema immunitario in salute, l’infezione potrebbe anche passare inosservata, ovvero senza sintomi evidenti.
I sintomi si ritiene che siano il risultato di 3 diversi meccanismi:
- arrivo di cellule infiammatorie del sistema immunitario
- aumento della permeabilità epiteliale, atrofia dei villi e morte cellulare (ovvero alterazioni delle cellule della parete intestinali)
- malassorbimento dei nutrienti in conseguenza del punto 2.
Il sintomo caratteristico della criptosporidiosi è una diarrea acquosa profusa, che conduce ad un rapido deperimento del paziente dovuto al malassorbimento.
Non è raro che i sintomi siano ciclici, con periodi di miglioramento alternato a nuovi peggioramenti nell’arco di 1-2 settimane, anche se nella maggior parte dei pazienti la diarrea si risolve spontaneamente entro 7-14 giorni.
Possono verificarsi anche febbre, nausea e vomito, in particolare nei bambini, così come il dolore addominale.
Complicazioni
Una cronicizzazione della diarrea è comune nei pazienti immunocompromessi, soprattutto nel caso di infezione da HIV non controllata; in questi casi i sintomi possono persistere anche mesi o addirittura anni, in assenza di un trattamento capace di recuperare l’efficacia del sistema immunitario.
Nei pazienti immunocompromessi possono verificarsi anche complicazioni biliari e polmonari, ma più in generale sono stati descritti
- malnutrizione e perdita di peso,
- ritardo della crescita
- e deterioramento cognitivo.
Sebbene i tassi non siano elevatissimi, l’infezione è in alcuni casi responsabile di esiti fatali.
Diagnosi
Il Cryptosporidium può essere diagnosticato mediante l’identificazione del parassita nelle feci, attraverso vari approcci; è importante notare che il parassito può essere espulso con andamento altalenante, per questa ragione si preferisce in genere la ricerca su 3 campioni raccolti in giorni diversi.
Esistono anche test condotti sul sangue (sierologici), che tuttavia vengono utilizzati soprattutto nella valutazione della diffusione dell’infezione nelle popolazioni (perché non necessariamente in grado di distinguere infezioni in corso da quelle recenti ma superate).
L’infezione può entrare in diagnosi differenziale con altre infezioni intestinali:
-
Ciclosporiasi
-
Cistoisosporiasi
-
Microsporidia
Cura
Nei pazienti altrimenti sani l’infezione è in genere autolimitante, non richiedendo quindi alcuna terapia specifica; il nitazoxanide è il farmaco di prima scelta per il trattamento della criptosporidiosi negli Stati Uniti, approvato dalla FDA (l’equivalente della nostra AIFA), anche se purtroppo non è sempre efficace nella riduzione dei sintomi. Non è disponibile in Italia.
Possono essere utilizzate anche paromomicina o azitromicina, tuttavia nei pazienti immunocompromessi questi trattamenti possono fallire senza una contemporanea ricostituzione immunitaria (recupero della capacità di difesa del sistema immunitario)., essenziale per la risoluzione del quadro.
Assolutamente indispensabile è garantire una corretta e costante reidratazione (liquidi accompagnati da sali minerali), oltre che mantenere un’alimentazione completa ed equilibrata in grado di favorire il recupero.
Fonti e bibliografia
- Cryptosporidiosis – Baily Janssen; Jessica Snowden.
- CDC
- ECDC
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.