PCR (Proteina C reattiva) alta e valori normali

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Proteina C Reattiva: cosa indica?

La proteina C reattiva (PCR o talvolta CRP, dall’inglese C Reactive Protein) è una molecola presente nel sangue che aumenta la propria concentrazione in caso di infiammazione.

È prodotta dal fegato e fa parte delle cosiddette proteine di fase acuta, ovvero sintetizzate durante un qualsiasi processo infiammatorio.

Ha la capacità di legarsi a cellule morte o morenti, oltre che a diverse specie batteriche, come una sorta di bandierina, allo scopo di indicare al sistema immunitario i bersagli su cui intervenire; possiamo quindi immaginarla come una sorta di sentinella, capace di individuare precocemente elementi potenzialmente ostili, ma che tuttavia viene attivata anche in caso di stati infiammatori non correlati a microrganismi esterni come ad esempio:

  • malattie reumatiche,
  • tumori,
  • necrosi (morte di tessuti),

Poiché i livelli di PCR spesso iniziano a salire ancora prima della comparsa dei sintomi (come ad esempio dolore o febbre) e iniziano a diminuire in contemporanea alla ripresa, l’esame risulta particolarmente utile per il monitoraggio delle infezioni/patologie e dell’efficacia della terapia prescritta.

Il limite principale dell’esame è invece rappresentato dal fatto che non è possibile trarre informazioni sull’origine dell’infiammazione né sulla sua localizzazione: se rileviamo un aumento oltre i valori normali possiamo ragionevolmente presumere un fenomeno infiammatorio di qualche tipo, ma non possiamo fare ipotesi né sulla sua natura né sulla sua origine.

Una versione più sensibile (hs-PCR o hs-CRP dall’inglese) può essere utilizzata per avere una valutazione del rischio di malattia cardiaca anche in pazienti sani; non è però consigliabile come test di screening per la popolazione generale e andrebbe invece limitato ai soli soggetti a rischio.

È infine importante ricordare che non si deve confondere la proteina C-reattiva con la proteina C, una molecola con funzione anticoagulante.

Preparazione

Non è necessario il digiuno prima del prelievo.

Provetta di sangue con la scritta PCR test

Shutterstock/Jarun Ontakrai

Valori normali

Sono disponibili due diversi test che misurano la PCR:

  • La PCR tradizionale è utile a misurare concentrazioni elevate della proteina, utili in caso di sospetta presenza di infiammazione acuta.
  • La PCR ultrasensibile è invece stata sviluppata per determinare accuratamente concentrazioni più basse della proteina e viene prescritta esclusivamente per stimare il rischio cardiovascolare (vedi paragrafo successivo).

In soggetti sani i livelli di PCR nel sangue sono inferiori a 5 mg/L (fonte: Mayo).

Tendenzialmente nelle donne si rilevano valori leggermente superiori a quelli degli uomini.

Il valore aumenta in genere con il passare degli anni, anche se questo non significa necessariamente che sia normale o fisiologico (è invece un riscontro calcolato su statistiche condotte presumibilmente su popolazioni con stile di vita occidentale, tutt’altro che ottimale).

Da un punto di vista patologico i valori iniziano ad aumentare entro due ore dall’inizio dell’evento infiammatorio e possono raggiungere quantità anche migliaia di volte superiori alla norma durante la fase acuta, raggiungendo il picco a 48 h dall’inizio del processo.

La sua emivita, ossia il tempo in cui la quantità in circolo di dimezza in assenza di nuova produzione, è pari a circa 19 ore.

hs-PCR (PCR ultrasensibile)

La proteina C-reattiva è, come descritto sopra, un indicatore utile a evidenziare infiammazioni.

Le concentrazioni aumentano rapidamente e drasticamente (100 volte o più) in risposta a infezioni, ustioni o altre lesioni gravi.

La PCR ad alta sensibilità (hs-CRP) è un esame più sensibile e preciso della stessa molecola, che è utile quando serve misurare le concentrazioni basali (cioè normali, con il paziente in salute) e consente una misurazione dell’infiammazione cronica. Ad esempio l’aterosclerosi è una malattia infiammatoria che non causa sintomi evidenti, ma induce un leggero aumento della PCR, che può quindi essere misurato con questo esame.

Quando viene richiesto il dosaggio della hs-PCR per verificarla come fattore di rischio cardiaco in genere si fa riferimento alla seguente scala di valori:

  • inferiore ad 1 mg/L: basso rischio
  • compreso tra 1 e 3 mg/L: rischio moderato,
  • superiore a 3 mg/L: rischio elevato.

I laboratori Mayo propongono invece una scala più ristretta, separando più semplicemente:

  • basso rischio: inferiore a 2 mg/L
  • alto rischio: pari o superiore a 2 mg/L.

In buona sostanza, più è basso il valore, meglio è.

Quando viene prescritta

L’esame può essere prescritto per diagnosticare e/o monitorare l’andamento di un’infiammazione, accompagnata o meno da infezione; la maggior parte delle fonti disponibili riporta esempi di condizioni gravi, come ad esempio:

ma la realtà è che molto più comunemente viene utilizzato come strumento di diagnosi in situazioni più banali, quando i sintomi da soli non permettono di trarre conclusioni certe.

Generalizzando, in ogni caso, la PCR alta può essere indicatrice di malattie

  • autoimmuni,
  • infettive (non necessariamente gravi),
  • neoplastiche.

Misurazioni ripetute (a distanza di ore, giorni o settimane, a seconda dei casi) sono particolarmente utili per monitorare l’andamento della patologia e/o la risposta alla terapia, aspettandosi cioè una progressiva diminuzione dei valori nel tempo.

Può infine essere richiesto il dosaggio della proteina C reattiva ultrasensibile quando si valuta il rischio cardiovascolare di un paziente.

Proteina C reattiva alta

La PCR è usata per valutare la presenza e l’entità di una qualche infiammazione nell’organismo;

  • in individui con processi infiammatori lievi od infezioni virali i valori sono sono solo moderatamente aumentati, compresi in genere tra 10–40 mg/L,
  • mentre valori compresi tra 40 e 200 mg/L sono tipici di infezioni batteriche e infiammazioni attive.

Non è raro rilevare valori anche di molto superiori in caso di in infezioni batteriche gravi (per esempio sepsi) o ustioni molto estese.

Da notare che la concentrazione risulta alta in caso di infezioni batteriche, ma spesso molto più bassa in caso di paragonabili infezioni virali (a causa della produzione di interferone alfa), ciononostante “una concentrazione elevata di PCR non è specifica delle infezioni e le concentrazioni assolute non possono essere utilizzate per distinguere tra infezioni batteriche, fungine e virali gravi” (fonte).

Cuore e malattie cardiache

Sta acquisendo sempre maggior importanza l’utilizzo di questo esame per la valutazione del rischio cardiaco; si è fatta strada negli anni l’idea che una parte degli attacchi cardiaci sia conseguenza di cause infiammatorie che vanno al di là del solo coagulo legato al colesterolo cattivo (LDL elevato).

Se l’infiammazione può spiegare un infarto, rilevare uno stato infiammatorio in anticipo potrebbe permettere un’efficace prevenzione, sia primaria che secondaria (ovvero rispettivamente per soggetti mai colpiti da infarto, oppure già interessati); da numerosi studi è emerso che la PCR ad alta sensibilità può rivelarsi uno strumento importante a questo scopo, ma è tuttavia necessario utilizzare test che permettano di arrivare a distinguere fino a 1 mg/L o anche meno.

Si tratta in buona sostanza di un marker di rischio indipendente dai livelli di colesterolo e trigliceridi del soggetto e la ricerca ha dimostrato che livelli di 2,4 mg/L si associano a un rischio doppio di malattia coronarica e infarto rispetto a soggetti con valori inferiori a 1 mg/L (soggetti sani).

È importante notare che il dosaggio della hs-PCR non è tuttavia utile come screening per la popolazione generale (è possibile ad esempio che un livello elevato sia legato ad un’infezione virale passeggera), mentre trova piena applicazioni in pazienti considerati a rischio, in combinazione ai classici marcatori di rischio come colesterolo, LDL-C, trigliceridi e glicemia.

Quando viene prescritta a questo scopo una singola misurazione potrebbe non riflettere il reale livello basale, perché influenzato da fattori esterni; potrebbe quindi essere necessario ripetere la misurazione, usando come riferimento i predittivo il valore più basso trovato.

Può essere un tumore?

Sebbene sia noto che

  • i pazienti affetti da tumore mostrino livelli elevati di PCR nel sangue”, con valori più elevati in caso di patologia maligna,
  • e quanto più alto è il livello di PCR tanto peggiore è la prognosi,

non bisogna dimenticare che si tratta di un esame NON specifico, quindi fortemente influenzato da altri fattori. Questo significa che nella pratica clinica quotidiana un valore elevato è più spesso spiegato da patologie di altra natura.

Proteina C reattiva bassa

Essendo la proteina C reattiva un indicatore di infiammazione, più è basso il valore è meglio è (idealmente anche zero).

Fattori che influenzano i risultati

Essendo la PCR un esame particolarmente sensibile, non stupisce che siano numerosi i fattori e le condizioni esterne in grado d’influenzarne i valori; tra i più comuni ricordiamo:

  • gravidanza (si ritrovano valori leggermente aumentati durante gli ultimi mesi di gestazione),
  • pillola anticoncezionale (aumento dei valori),
  • età (i valori basali aumentano fisiologicamente con il passare degli anni),
  • fumo,
  • obesità (spesso legata a livelli più alti della norma).

I livelli di proteina C reattiva potrebbero non aumentare in soggetti affetti da artrite reumatoide o lupus, ma la ragione è tuttora sconosciuta (potrebbe essere utile ricorrere in questi casi alla VES).

In pazienti affetti da gravi problemi epatici la proteina C reattiva potrebbe non aumentare tanto quanto in altri soggetti a parità di stimolo.

Che differenza c’è tra VES e PCR?

La proteina C reattiva viene spesso ancora prescritta insieme alla VES, un altro marker infiammatorio.

In realtà la VES ha perso gradualmente d’importanza negli ultimi anni perché considerata non sufficientemente sensibile e specifica (aumento e diminuzione avvengono in tempi più lenti rispetto alla proteina C reattiva).

Inoltre la PCR è influenzata da meno fattori rispetto alla VES (ad esempio malattie renali, sesso femminile ed età avanzata aumentano i valori), che come vantaggi conserva ancora soprattutto la facilità di esecuzione.

Come si cura la proteina C reattiva?

In caso di malattie infiammatorie l’unica strada per abbassare i valori è limitare l’infezione/infiammazione attraverso le cure necessarie per quella specifica patologia (antibiotici, cortisone, … a seconda del caso).

Quando si tratta di rischio cardiovascolare le statine hanno dimostrato di essere efficaci anche nell’abbassare i valori della PCR, oltre che quelli del colesterolo LDL, ma va ovviamente valutato il singolo caso e gli specifici fattori di rischio.

Utile anche praticare regolarmente esercizio fisico, perdere peso e smettere di fumare, tutte strategie che si riflettono direttamente in una diminuzione dei valori.

Da un punto di vista più generale un paziente che presenti un valore elevato della hs-CRP dovrebbe intraprendere cambiamenti nel proprio stile di vita per introdurre quanti più fattori protettivi ed eliminare quelli di rischio:

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Domande e risposte
  1. Sono all’ultimo mese di gravidanza e ho trovato la PCR a 45 mg/L (valori normali 10–40), cosa ne pensa?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Raccomando ovviamente di discutere il risultato con il ginecologo, ma piccoli aumenti in gravidanza sono in genere considerati normali.

  2. Ho fatto le analisi e la proteina c reattiva è 11.17. È alta? Grazie

    1. Dr. Roberto Gindro

      Per poter fornire una qualche valutazione, che in nessun caso dovrebbe sostituire il parere del suo medico, sarebbe necessario conoscere sintomi, ragioni per cui è stato prescritto l’esame, valori di riferimento, …

  3. Una PCR elevata può essere legata anche ad una cistite in corso?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Assolutamente sì, ma raccomando sempre di valutare gli esiti degli esami del sangue con il medico, che meglio di chiunque altro può contestualizzarli sul paziente e sulla singola situazione.