Cos’è la reazione di fase acuta?
“Reazione di fase acuta” è il termine che si usa in campo medico per indicare tutti i cambiamenti che avvengono a livello dell’intero organismo, in conseguenza di una risposta infiammatoria locale; si tratta di eventi rapidi ed intensi, che fanno parte dei meccanismi di difesa messi in campo dall’organismo per rispondere alla minaccia.
Da un punto di vista pratico si manifesta con lo sviluppo di sintomi e segni di malessere piuttosto comuni, come ad esempio:
- febbre
- aumento della quantità di globuli bianchi in circolo
- aumento della concentrazione nel sangue delle proteine di fase acuta (vide infra)
- riduzione dell’appetito
- stanchezza
- diminuzione delle concentrazioni di ferro e zinco nel flusso sanguigno
- aumento del catabolismo muscolare (le proteine di cui è fatto il muscolo vengono degradate)
- mal di testa.
Vale la pena notare che la gran parte di queste manifestazioni rappresentano una precisa strategia di difesa, ad esempio:
- l’aumento della temperatura corporea è utile ad amplificare specifiche reazioni immunitarie sensibili alla temperatura e, parallelamente, ostacolare la proliferazione batterica/virale;
- la riduzione delle concentrazioni sanguigne di ferro e zinco sono utili a sottrarre queste preziose risorse agli eventuali batteri che potrebbero beneficiarne,
- l’aumento del catabolismo muscolare è utile a garantire un apporto aggiuntivo di energia e, soprattutto, a consentire la sintesi di anticorpi e tutte le proteine coinvolte nella difesa dell’organismo (tra cui le stesse proteine di fase acuta).
Cosa sono le proteine di fase acuta?
Le proteine di fase acuta sono proteine presenti nel sangue la cui concentrazione cambia sensibilmente in risposta alla presenza di un processo infiammatorio; sono distinte in positive se la concentrazione aumenta (la produzione avviene prevalentemente a livello del fegato), negative in caso contrario.
Proteine positive di fase acuta
Le proteine positive, ovvero la cui concentrazione aumenta durante le operazioni difesa, sono in gran parte legate direttamente o indirettamente ad azioni tese ad eliminare i microrganismi, oppure ad inibirne la proliferazione.
Comprendono
- Proteina C-reattiva (PCR, uno dei marker d’infiammazione più utilizzati in clinica, come esame del sangue)
- Amiloide sierica P
- Amiloide sierica A
- Sistema del complemento
- Proteina legante il mannosio
- Fibrinogeno, protrombina, fattore VIII, fattore di von Willebrand
- Plasminogeno
- Ferritina
- Epcidina
- Ceruloplasmina
- Aptoglobina
- Alfa 1-glicoproteina acida
- Alfa 1-antitripsina
- Alfa1-antichimotripsina.
La produzione avviene principalmente nel fegato, stimolato principalmente dall’interleuchina 6 (IL-6) e che rappresenta uno dei passaggi della cosiddetta cascata di reazioni dell’infiammazione, in cui reazioni biochimiche successive e strettamente collegate tra loro si autoregolano nel tempo in conseguenza delle necessità dell’organismo.
Proteine negative di fase acuta
Le proteine negative di fase acuta vanno invece incontro ad una riduzione della loro concentrazione in circolo e comprendono tra l’altro:
- albumina,
- transferrina,
- transtiretina,
- antitrombina,
- transcortina.
La riduzione della quantità nel sangue è volta soprattutto al risparmio degli aminoacidi (costituenti delle proteine), per favorire la sintesi delle proteine positive di fase acuta.
Marker infiammatori
Gli esami del sangue più comunemente prescritti per misurare lo stato infiammatorio acuto (ad esempio da infezioni, malattie autoimmuni o tumori) sono
- PCR
- VES.
La PCR ha il vantaggio di essere più sensibile e facilmente misurabile, mentre la VES (velocità di eritrosedimentazione) rappresenta una misura indiretta delle proteine prodotte durante la fase acuta (principalmente il fibrinogeno, che tuttavia aumenta molto più tardi della PCR ed in misura minore); rappresenta una stima della velocità di caduta (sedimentazione) dei globuli rossi in una provetta di sangue, che è proporzionale alla quantità di proteine presenti nel campione.
Il più grosso limite di questi esami è la mancanza di specificità, non sono cioè in grado di fornire informazioni sulla causa alla base dell’infiammazione, e per questo la loro interpretazione avviene sempre in combinazione con
- anamnesi (raccolta di informazioni),
- esame obiettivo (valutazione fisica del paziente)
- altri test di laboratorio,
- esami di imaging (radiografia, ecografia, TAC, risonanza magnetica nucleare, …).
Seppure non utilizzati con lo stesso scopo, anche il dosaggio dei globuli bianchi rappresenta una buona misura dello stato infiammatorio dell’organismo, direttamente collegato al sistema immunitario.
Esami più specifici comprendono invece:
- aptoglobina (rilasciata in caso di emolisi, procsanguesso di distruzione dei globuli rossi che rilasciano così il ferro in circolo),
- procalcitonina (marker sensibile per la sepsi, una pericolosa infezione diffusa nel sangue),
- ferritina e transferrina (che rispettivamente aumenta ed diminuisce; la ferritina sequestra in questo modo il ferro e diventa responsabile della cosiddetta anemia da malattia cronica).
Fonti e bibliografia
- Reazione di fase acuta, Wikipedia IT
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.