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Introduzione

HIV è l’acronimo usato per indicare il virus dell’immunodeficienza umana, un virus in grado di danneggiare il sistema immunitario distruggendone i globuli bianchi ed esponendo il paziente ad un aumentato rischio di contrarre gravi infezioni e alcuni tipi di cancro.

L’AIDS è condizione di immunodeficienza acquisita, ossia di carenza di difese immunitarie, ed è l’ultima fase dell’infezione da HIV (soprattutto grazie alle attuali terapie ad oggi non tutti i pazienti con HIV sviluppano l’AIDS).

L’HIV si trasmette principalmente attraverso i rapporti sessuali non protetti, condividendo aghi infettio a seguito del contatto con il sangue di una persona infetta (le donne possono contagiare i propri figli durante la gravidanza o durante il parto, se non trattate).

I primi sintomi di infezione da HIV possono consistere semplicemente in un ingrossamento dei linfonodi e nella comparsa di sintomi simil-influenzali, ma molti pazienti non sviluppano alcuna manifestazione se non dopo anni.

Ad oggi non esiste una cura per guarire definitivamente, ma la medicina dispone di molti farmaci che combattono l’infezione da HIV e riducono il rischio di infettare gli altri. Le persone che ricevono una diagnosi e una terapia precoce possono vivere a lungo con la malattia, al pari di chiunque altro.

Quella che segue è la seconda parte della disamina sul virus HIV, per altre informazioni (cause, sintomi, trasmissione, …) clicca qui.

Fotografia del fiocco rosso simbolo della lotta all'AIDS

iStock.com/Jannoon028

Pericoli

L’effetto ultimo del virus HIV nell’organismo umano è quello di indebolire il sistema immunitario innescando la comparsa della sindrome da immunodeficienza acquisita, non stupisce quindi che le complicazioni ne siano una conseguenza diretta sotto forma di infezioni ed altre malattie da cui il corpo non è più in grado di difendersi.

Si noti tuttavia che, seguendo con scrupolo la terapia, l’organismo riesce a mantenere un sistema immunitario attivo e vigile e quindi la probabilità di incorrere in queste conseguenze risulta drasticamente ridotta.

Infezioni opportunistiche

Le infezioni opportunistiche (le infezioni che approfittano del sistema immunitario indebolito di una persona) rappresentano la complicazione più comune dell’HIV/AIDS e comprendono tutte quelle aggressioni da cui l’organismo ci difende ogni giorno senza che nemmeno ce ne accorgiamo:

  • Candidosi: Si tratta di un’infezione causata da una specie di fungo molto comune e di norma innocuo (candida); se il fungo non trova ostacoli alla proliferazione può essere causa di infezioni a pelle, unghie e mucose (per esempio vagina, pene, bocca, …) in tutto il corpo. Le persone con infezione da HIV hanno spesso problemi con Candida, in particolare in bocca e vagina, ma diventa un problema serio solo quando infetta
    • esofago (tubo digerente),
    • tratto respiratorio inferiore (come ad esempio la trachea e bronchi, o il tessuto polmonare più profondo).
  • Carcinoma invasivo della cervice uterina: Questo tumore colpisce inizialmente la cervice, che è la parte terminale dell’utero che sporge in vagina, per poi diffondersi ad altre parti del corpo.
  • Coccidioidomicosi: Questa malattia è causata dal fungo Coccidioides immitis; il contagio avviene di norma per inalazione di spore fungine che possono causare polmonite, ma si tratta di una patologia comune più che altro in Sud America.
  • Criptococcosi: Questa malattia è causata dal fungo Cryptococcus neoformans, che penetra in genere attraverso i polmoni e può causare polmonite. Può arrivare a diffondersi al cervello, causandone un pericoloso gonfiore, oppure può infettare qualunque parte del corpo.
  • Criptosporidiosi: Questa malattia diarroica è causata dal protozoo parassita Cryptosporidium. I sintomi includono crampi addominali e una  grave diarrea acquosa.
  • Citomegalovirus: Si tratta di un virus che normalmente non causa particolari sintomi nell’organismo sano, ma che al contrario rappresenta una seria minaccia in caso di sistema immunitario indebolito. Può diventare causa di polmonite, gastroenterite, encefalite, retinite, …
  • Encefalopatia HIV-correlata: La causa esatta è tuttora sconosciuta, ma si tratta di una grave infiammazione del cervello.
  • Herpes simplex: Il virus herpes simplex (HSV) è un virus molto comune che per la maggior parte delle persone non è causa di grossi problemi, salvo una fastidiosa febbre sul labbro o una manifestazione erpetica genitale. L’HSV è generalmente acquisito per via sessuale o da una madre infetta durante il parto. Nella maggior parte delle persone con sistema immunitario sano il virus è per la maggior parte del tempo inattivo, salvo in occasionali situazioni di stress. Nelle persone con un sistema immunitario gravemente danneggiato l’HSV può causare bronchite, polmonite ed esofagite.
  • Istoplasmosi: Questa malattia è causata dal fungo Histoplasma capsulatum, microrganismo in grado di infettare polmoni e causare una sintomatologia simile a influenza o polmonite. Le persone con un sistema immunitario indebolito rischiano un grave coinvolgimento anche di altri organi.
  • L’isosporiasi è una malattia infettiva a carattere parassitario che coinvolge l’intestino, l’epidemiologia è aumentata soprattutto dopo la diffusione del virus HIV.
  • Sarcoma di Kaposi: Questo tumore è causato da un virus chiamato Herpesvirus umano 8. Causa la crescita anomala e incontrollata di piccoli vasi sanguigni, potenzialmente ovunque nel corpo, che si manifestano sotto forma di macchie rosa o viola. Diventa pericolosa per la vita quando colpisce gli organi interni come polmone, linfonodi o intestino.
  • Linfoma: Si tratta di tumori che colpiscono linfonodi e il sistema linfatico in genere, come ad esempio il linfoma non-Hodgkin e linfoma di Hodgkin.
  • Tubercolosi: Si tratta di un’infezione causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis. La tubercolosi si diffonde a livello aereo, con l’emissione del batterio quando una persona con tubercolosi attiva tossisce, starnutisce o parla. Respirare i batteri può portare a infezioni nei polmoni. I sintomi della tubercolosi nei polmoni comprendono tosse, stanchezza, perdita di peso, febbre e sudorazioni notturne. Sebbene la malattia di solito si verifichi nei polmoni, può colpire anche altre parti del corpo, più spesso la laringe, linfonodi, cervello, reni e ossa.
  • Mycobacterium avium complex (MAC): Il Mycobacterium Avium Complex è una grave malattia provocata da batteri comuni che è in grado di copire polmoni, intestino, midollo osseo, fegato e milza. I batteri responsabili sono molto diffusi si possono trovare in acqua, nel terreno, nella polvere e nel cibo. Sono quindi presenti nel corpo della maggior parte delle persone. Un sistema immunitario sano è in grado di tenere sotto controllo i microrganismi che causano una MAC, ma chi ha il sistema immunitario molto indebolito può sviluppare questa malattia.
  • Polmonite da pneumocystis carinii e polmoniti ricorrenti in genere.
  • Leucoencefalopatia multifocale progressiva: Si tratta di una malattia virale rara e per lo più fatale caratterizzata da un danno progressivo o da un processo di infiammazione della mielina in posizioni multiple, andando quindi a danneggiare cervello e midollo spinale.
  • Salmonellosi: I batteri appartenenti al genere Salmonella di solito entrano nel corpo attraverso l’ingestione di cibo o acqua contaminati. L’infezione da salmonella (salmonellosi) può colpire chiunque e di solito provoca una malattia auto-limitata con nausea, vomito e diarrea; nei pazienti con sistema immunitario indebolito possono essere causa di infezioni molto più gravi con il rischio di causare una pericolosa setticemia (infezione del sangue).
  • Toxoplasmosi del cervello: La toxoplasmosi è un’infezione che, con l’esclusione delle donne in gravidanza, non causa in genere grossi problemi e si limita a manifestarsi con sintomi influenzali per pochi giorni; nei soggetti con sistema immunitario indebolito può invece essere causa di conseguenza ben più gravi con importanti complicazioni a carico degli organi interni.
  • Sindrome da deperimento da AIDS, caratterizzata dalla perdita involontaria di più del 10% del peso corporeo a causa di diarrea e febbre prolungate, in grado di causare un’importante perdita della massa magra.

Farmaci per il trattamento di emergenza (PEP)

Se si ritiene di essere stati potenzialmente esposti al virus HIV nelle ultime 72 ore (3 giorni), ad esempio a causa di un rapporto sessuale non protetto o di una puntura accidentale con un ago, è possibile avviare un trattamento noto come PEP (profilassi post-esposizione) per ridurre significativamente il rischio di acquisire l’infezione. Per essere efficace, la PEP deve essere iniziata il prima possibile, idealmente entro poche ore e comunque entro il limite massimo delle 72 ore dall’esposizione.

La PEP è raccomandata in caso di esposizione ad alto rischio, come

  • rapporti sessuali non protetti con partner HIV-positivi (non in trattamento efficace),
  • partner di stato sierologico sconosciuto
  • o esposizioni occupazionali (ad esempio punture di ago).

Il trattamento consiste nell’assunzione di farmaci antiretrovirali per 28 giorni consecutivi, con un profilo di tollerabilità generalmente buono, sebbene possano verificarsi effetti collaterali come nausea o affaticamento.

Dopo l’inizio della PEP è fondamentale effettuare un follow-up medico regolare per monitorare gli effetti collaterali, verificare lo stato sierologico del paziente e discutere strategie di prevenzione a lungo termine, come l’uso della PrEP (profilassi pre-esposizione) per chi si trova a rischio continuativo di esposizione.

Infine, è importante sottolineare che la PEP non garantisce protezione assoluta e funziona solo se assunta in modo rigoroso per l’intero periodo prescritto.

Cura e terapia

Ad oggi, non esiste una cura definitiva per l’HIV, ma grazie ai progressi nelle terapie antiretrovirali (ART), le persone con HIV possono vivere una vita lunga e piena, con un’aspettativa di vita paragonabile a quella di chi non ha il virus.

Le terapie moderne permettono di sopprimere il virus nel sangue fino a livelli non rilevabili, prevenendo sia i danni al sistema immunitario sia la trasmissione sessuale del virus (principio noto come U=U, undetectable = untransmittable).

Cosa fare in caso di diagnosi di HIV

In caso di diagnosi di HIV è fondamentale avviare immediatamente la terapia antiretrovirale, come raccomandato dalle linee guida internazionali (OMS, EACS, DHHS). Il trattamento precoce garantisce una migliore protezione del sistema immunitario e riduce il rischio di complicanze.

Prima e durante il trattamento, saranno necessari esami del sangue regolari per monitorare:

  • La carica virale (viremia): indica la quantità di HIV nel sangue; l’obiettivo è ridurla fino a livelli non rilevabili (<50 copie/mL).
  • La conta dei linfociti CD4+: misura la salute del sistema immunitario e il numero di cellule che il virus tende a distruggere.

Questi esami permettono di verificare l’efficacia della terapia e di adattarla se necessario.

Obiettivi della terapia antiretrovirale

La terapia antiretrovirale ha tre obiettivi principali:

  1. Ridurre la carica virale fino a livelli non rilevabili, eliminando il rischio di trasmissione sessuale (U=U).
  2. Ripristinare e proteggere il sistema immunitario.
  3. Prevenire lo sviluppo di malattie correlate all’HIV, come le infezioni opportunistiche.

Con una viremia non rilevabile e una buona conta di CD4, una persona con HIV può vivere una vita pienamente sana e attiva.

Farmaci antiretrovirali (ARV)

La terapia per l’HIV si basa su farmaci antiretrovirali (ARV), che agiscono bloccando la replicazione del virus. I farmaci vengono somministrati in combinazione per prevenire l’insorgenza di resistenze; più in particolare nei paesi sviluppati si parla di terapia HAART, acronimo di Highly Active AntiRetroviral Therapy (“terapia antiretrovirale altamente attiva”).

  • Oggi, nella maggior parte dei casi, il trattamento consiste in una singola pillola al giorno, che combina più farmaci (combinazioni a dose fissa).
  • In alcuni casi specifici, possono essere prescritti regimi a doppia terapia (due farmaci) per ridurre ulteriormente eventuali effetti collaterali.

Le combinazioni terapeutiche vengono personalizzate in base alle esigenze e alle condizioni del singolo paziente.

Una volta avviato, il trattamento antiretrovirale deve essere seguito per tutta la vita. L’aderenza quotidiana alla terapia è fondamentale per mantenerne l’efficacia e prevenire il rischio di resistenze.

Aderenza alla terapia

Per garantire il successo del trattamento, è essenziale assumere i farmaci ogni giorno con regolarità. Le terapie moderne tollerano meglio eventuali dimenticanze occasionali rispetto ai farmaci del passato, ma è comunque importante non saltare dosi con frequenza.

Organizzare la routine quotidiana in modo da integrare l’assunzione dei farmaci aiuta a mantenere l’aderenza. Se si dimentica una dose, è importante seguire le indicazioni del medico per gestire la situazione.

Effetti collaterali

Le terapie antiretrovirali moderne sono generalmente ben tollerate. Eventuali effetti collaterali lievi e transitori possono includere:

In rari casi, possono verificarsi effetti collaterali più seri, ma è quasi sempre possibile gestirli cambiando il regime terapeutico.

È fondamentale informare il medico di eventuali sintomi, per valutare la necessità di modificare la terapia.

Interazioni con altri farmaci

Molti farmaci antiretrovirali possono interagire con altri medicinali, inclusi:

  • farmaci da banco,
  • rimedi erboristici (ad esempio l’iperico),
  • sostanze ricreative.

Per evitare interazioni, è importante informare il proprio medico di tutti i farmaci o integratori che si stanno assumendo.

HIV nei bambini

La trasmissione verticale (da madre a figlio) è oggi prevenibile nella quasi totalità dei casi, grazie al trattamento antiretrovirale durante la gravidanza (vedi dopo), il parto e l’allattamento. Nei rari casi in cui l’HIV venga trasmesso al bambino, è fondamentale iniziare la terapia il prima possibile, spesso nei primi giorni di vita.

I bambini con HIV necessitano di cure da parte di personale medico esperto, con un monitoraggio regolare della carica virale e della conta dei CD4. Con un trattamento precoce ed efficace, i bambini con HIV possono crescere e svilupparsi normalmente.

Vaccinazioni

I bambini con HIV in trattamento efficace possono ricevere tutte le vaccinazioni di routine, inclusi i vaccini a virus vivi attenuati (come morbilloparotiterosolia e varicella), se il sistema immunitario è in buone condizioni.

Nei casi di grave immunosoppressione, i vaccini a virus vivi sono controindicati fino a quando l’immunità non migliora.

Supporto a lungo termine

Vivere con l’HIV richiede un approccio integrato che combini:

  • cure mediche regolari,
  • supporto psicologico e sociale,
  • strategie per affrontare eventuali discriminazioni o stigma.

Grazie ai progressi della medicina, una diagnosi di HIV non impedisce di vivere una vita piena e soddisfacente.

Gravidanza

È disponibile un trattamento antiretrovirale (ARV) che riduce drasticamente il rischio di trasmissione materno-fetale del virus HIV. Senza terapia, il rischio di trasmettere il virus al neonato è del 15-45%. Con il trattamento corretto, il rischio scende a meno dell’1%.

Grazie ai progressi della terapia, il parto vaginale è considerato sicuro per le donne con carica virale non rilevabile (<50 copie/mL) al momento del parto. La scelta tra parto vaginale e cesareo sarà valutata caso per caso dal team medico in base alla carica virale della madre e ad altri fattori clinici.

In Italia e in altri paesi ad alto reddito, le madri con HIV non devono allattare al seno, poiché il latte materno può trasmettere il virus. Si raccomanda l’uso di latte artificiale. Nelle aree con risorse limitate, dove latte artificiale sicuro non è disponibile, l’OMS raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi, a condizione che la madre sia in terapia antiretrovirale efficace.

Se uno dei due genitori ha l’HIV, consultarsi con un medico esperto in materia su come rimanere incinta senza esporre a rischio di infezione il partner. Per approfondire clicca qui.

Prevenzione

La prevenzione dell’HIV è una questione di importanza mondiale ma, nonostante le numerose ricerche, non esiste ancora ad oggi un vaccino che prevenga l’infezione da HIV.

L’HIV si può evitare soltanto astenendosi da comportamenti rischiosi.

Il modo migliore di prevenire l’HIV consiste nell’utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali e nel non condividere mai dispositivi di iniezione (siringhe, lame, tamponi). Se affetti da HIV un rapporto sessuale non protetto o la condivisione di aghi, siringhe o altri dispositivi di iniezione può essere causa di trasmissione dell’infezione.

Il trattamento dell’HIV con l’ART riduce notevolmente il rischio di trasmettere l’infezione ad altri.
È importante conoscere il proprio stato HIV e quello del partner e, se a rischio di contagio, sottoporsi con regolarità al test.

L’evitare alcol e droghe è anche importante nel prevenire la diffusione dell’HIV, non perché una persona possa venire contagiata attraverso il consumo, ma perché queste abitudini spesso portano a condurre o ad assumere comportamenti rischiosi (come l’avere rapporti sessuali non protetti o scambiarsi gli aghi).

L’HIV non è invece trasmissibile attraverso:

  • contatti casuali, come abbracci o strette di mano,
  • condivisione di uno stesso bicchiere,
  • starnuti,
  • tosse,
  • zanzare o altri insetti,
  • asciugamani,
  • sedute del water,
  • pomelli.

Rapporti sessuali

Il virus può essere trasmesso per via vaginale o anale in assenza di preservativo. Esiste anche un rischio associato al sesso orale, ma le probabilità di contagio sono di molto inferiori.

L’HIV può essere contratto anche utilizzando giocattoli sessuali precedentemente usati da soggetti ammalati.

Il modo migliore di prevenire l’HIV e altre malattie trasmissibili sessualmente è l’impiego di preservativi nei rapporti con penetrazione e di una diga interdentale (dental dam) nel sesso orale.

Il preservativo è la più efficace forma di protezione da HIV e altre malattie trasmissibili sessualmente. Può e deve essere usato nel sesso

  • anale,
  • vaginale,
  • orale (ne rapporti praticati a una donna si può fare ricorso al dental-dam).

L’HIV può trasmettersi anche prima dell’eiaculazione, attraverso secrezioni pre-orgasmo e vaginali, e dall’ano. È quindi molto importante che il preservativo venga messo prima di qualunque contatto tra pene, vagina, bocca o ano.

I lubrificanti sono usati spesso per aumentare il piacere sessuale e la sicurezza, perché contribuiscono a umettare la vagina o l’ano durante il rapporto; possono aumentare la sicurezza riducendo il rischio di lacerazioni vaginali o anali dovute a secchezza o frizione e possono anche prevenire la rottura del preservativo. Con i preservativi, dovranno essere usati solo lubrificanti acquosi, non oleosi (come vasellina e olio per neonati), questi ultimi indeboliscono infatti il materiale di cui è fatto il preservativo (lattice) e possono causarne la rottura.

L’educazione sessuale è quindi estremamente importante per aiutare a prevenire la trasmissione dell’HIV, cosi come le altre malattie a trasmissione sessuale (STD), incluse la clamidia, herpes genitale, gonorrea, epatite B, sifilide, e verruche genitali. Molte STD causano irritazioni, piaghe, o ulcere della pelle e delle mucose attraverso cui viene trasmesso il virus, se si ha una STD, come l’herpes genitale ad esempio, è stato dimostrato che aumenta il rischio di una persona di contrarre l’HIV se lui o lei ha un rapporto sessuale non protetto con qualcuno che è HIV positivo.

Condivisione di dispositivi di iniezione

Se consumatori di droghe iniettabili, non riusare aghi, siringhe, cucchiai, tamponi o altri dispositivi di iniezione, perché potrebbero esporre all’HIV e ad altri virus a trasmissione ematica, come l’epatite C.

Molte strutture pubbliche e farmacie offrono programmi di sostituzione degli aghi, dove si possono avere aghi nuovi in cambio di quelli usati.

Nei soggetti eroinomani, considerare i programmi a base di metadone. Il metadone può essere assunto sotto forma di liquido, riducendo così i rischi di contrarre l’HIV.

Il medico curante o strutture dedicate al trattamento delle tossicodipendenze (come i SERT) saranno in grado di fornire le necessarie informazioni sui programmi di sostituzione degli aghi e a base di metadone.

Per tatuaggi o piercing, è fondamentale che siano usati aghi puliti e sterili.

Screening per l’HIV in gravidanza

L’esame per l’HIV viene proposto a tutte le donne incinte come parte della routine di screening prenatale. Se non trattata, l’infezione può essere trasmessa durante la gravidanza dalla madre al feto, durante il parto e successivamente con l’allattamento.

Per approfondire il tema gravidanza e HIV clicca qui.

Test, esami ed analisi

L’unico modo per scoprire se si è stati infettati dal virus HIV è sottoporsi a un apposito test, poiché l’infezione può essere asintomatica per molti anni.

I test per l’HIV sono disponibili gratuitamente e in forma anonima presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), come ospedali e ambulatori di malattie infettive. Inoltre, sono disponibili in farmacia autotest per l’HIV (a pagamento) che possono essere eseguiti autonomamente a casa.

Chi dovrebbe fare il test?

Chiunque ritenga di essere stato esposto al virus HIV dovrebbe sottoporsi al test, specialmente in caso di comportamenti a rischio come:

  • Rapporti sessuali non protetti (senza preservativo) con partner di stato sierologico sconosciuto.
  • Condivisione di aghi o siringhe.
  • Esposizione professionale a sangue o altri fluidi biologici.

Alcuni gruppi, come le persone con rapporti sessuali frequenti e occasionali o partner multipli, le persone che fanno uso di droghe iniettabili e i partner di persone con HIV, sono considerati a maggior rischio. In questi casi, si raccomanda di ripetere il test periodicamente, secondo le indicazioni del medico o delle linee guida nazionali.

Importanza di un test tempestivo

In caso di esposizione al rischio, è importante consultare un medico il prima possibile. La diagnosi precoce consente di avviare rapidamente il trattamento antiretrovirale (ART), che migliora la salute generale, previene la progressione della malattia e riduce a zero il rischio di trasmissione sessuale del virus (U=U, undetectable = untransmittable).

In alcune circostanze, è possibile valutare il ricorso alla profilassi post-esposizione (PEP), che deve essere avviata entro 72 ore dall’esposizione e preferibilmente entro le prime 24 ore. La PEP è disponibile presso i Pronto Soccorso e i centri specializzati.

Tipi di test per l’HIV

Esistono diversi tipi di test per diagnosticare l’HIV, classificati principalmente in base al metodo di analisi e al periodo finestra, ovvero il tempo necessario dopo l’esposizione affinché il test sia in grado di rilevare l’infezione.

  • Esami del sangue presso ospedale o ambulatorio
    • Test ELISA di terza generazione: Questi test rilevano gli anticorpi anti-HIV, che diventano rilevabili in genere a partire da 3-4 settimane dopo l’infezione. Si consiglia di eseguire il test a 30 giorni dall’evento a rischio, ripetendolo eventualmente a 3 mesi per confermare un risultato negativo.
    • Combo-test di quarta generazione (test combinati): Oltre agli anticorpi, questi test rilevano anche l’antigene p24, una proteina del virus presente nelle prime settimane dopo l’infezione. Questo consente di ridurre il periodo finestra a circa 2 settimane (anche se si raccomanda di eseguire il test a partire da 20 giorni per una maggiore accuratezza). I test di quarta generazione sono oggi il metodo standard nelle strutture sanitarie.
  • Test rapidi point-of-care Questi test rilevano anticorpi anti-HIV attraverso un campione di sangue prelevato dal dito o saliva. I risultati sono disponibili in circa 20 minuti, ma hanno un periodo finestra più lungo rispetto ai test di quarta generazione (circa 3 mesi). Sono utili per screening rapidi, ma devono essere confermati con test più accurati in caso di risultato positivo.
  • Autotest per l’HIV Gli autotest acquistabili in farmacia sono basati sulla rilevazione degli anticorpi anti-HIV in un campione di sangue capillare prelevato dal dito. Questi test sono equiparabili ai test ELISA di terza generazione e richiedono un periodo finestra di 3 mesi. È fondamentale acquistare solo autotest certificati con marcatura CE e seguire attentamente le istruzioni. Un risultato positivo richiede sempre una conferma tramite test di laboratorio.
  • Test salivari I test salivari sono disponibili in Italia solo in alcuni programmi sperimentali o durante campagne di screening. Sebbene siano pratici e offrano risultati rapidi, la loro sensibilità e specificità sono inferiori rispetto ai test su sangue, e il periodo finestra è di 3 mesi.

Cosa fare in caso di risultato positivo?

Se un test per l’HIV risulta positivo:

  1. Conferma del risultato: Un risultato positivo deve essere confermato con un test di laboratorio di tipo Western Blot o test di conferma NAT (test di amplificazione degli acidi nucleici).
  2. Presa in carico: Il soggetto deve essere indirizzato a un centro specializzato in malattie infettive per ulteriori accertamenti e per l’inizio tempestivo della terapia antiretrovirale.

Quando fare il test?

Non esistono test in grado di rilevare l’HIV nei giorni immediatamente successivi a un comportamento a rischio. È necessario rispettare i tempi minimi del periodo finestra per evitare risultati falsi negativi:

  • Combo-test di quarta generazione (ospedale): rilevabile a partire da 20 giorni dopo l’esposizione.
  • Test ELISA di terza generazione (ospedale): rilevabile a partire da 30 giorni, ma si raccomanda di ripetere il test a 3 mesi per una conferma definitiva.
  • Autotest: attendibile dopo 3 mesi dall’esposizione.

In caso di dubbio o necessità di chiarimenti, è sempre consigliabile rivolgersi a un medico o a un centro specializzato.

Fonti e bibliografia

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