Introduzione
La coccidioidomicosi è un’infezione causata dal fungo Coccidioides immitis e C. posadasii; talvolta indicata con il nome popolare anglossassone di “Valley fever” (febbre della valle, in riferimento alla valle di San Joaquin della California) quando limitata ai soli polmoni, nei casi più gravi può in realtà diffondersi anche ad altre parti del corpo (si parla in questi casi di “coccidioidomicosi disseminata”).
L’infezione è endemica nell’area sud-occidentale degli Stati Uniti, nell’America Centrale, nel Sud America e in Messico (fonte) e il contagio avviene respirando le microscopiche spore fungine presenti nell’aria di queste zone.
Nella maggior parte dei casi si manifesta come malattia febbrile autolimitante benigna (o addirittura come infezione priva di sintomi), tuttavia un numero limitato di pazienti può manifestare un’infezione polmonare, potenzialmente letale ed estremamente rara, e/o diffondersi ad altri organi attraverso il sangue.
È importante distinguere la coccidioidomicosi dalla coccidiosi, quest’ultima una parassitosi che riguarda maggiormente l’ambito veterinario (esistono anche forme umane, ma il contagio NON può avvenire tra specie diverse, ad esempio tra animale e uomo).
Cause e contagio
L’infezione è causata dai funghi Coccidioides immitis e C. posadasii, endemici nelle aree degli Stati Uniti sud-occidentali (Arizona, California, Nevada, Nuovo Messico, Texas o Utah) e in alcune parti del Messico e dell’America centrale o meridionale; la malattia può colpire persone di qualsiasi età, ma è più comune negli adulti dai 60 anni in su.
Il contagio avviene respirando le spore fungine che, raggiunti i polmoni, scatenano un’infezione respiratoria; in casi estremamente rari le spore fungine possono penetrare nella pelle attraverso un taglio, una ferita o una scheggia, causando di conseguenza un’infezione cutanea.
I pazienti a più alto rischio di sviluppare forme gravi comprendono:
- soggetti con sistema immunitario indebolito (per HIV, trapianto d’organo, in cura con cortisone o chemioterapia, …),
- donne in gravidanza,
- diabetici.
Il fungo non può diffondersi direttamente tra persone e animali, con l’unica eccezione (peraltro rara) di ferite infette, che potrebbero fungere da sorgente di contagio per terzi.
Devo preoccuparmi in caso di viaggio in una zona endemica?
Fondamentalmente no, a meno di pazienti immunodepressi; il rischio di contrarre la malattia è generalmente basso.
Si può prendere più volte?
In genere no, salvo eccezioni dopo una prima infezione l’organismo sviluppa immunità.
Gli animali domestici possono contrarla?
Sì, in particolare i cani, ma senza diventare fonte di contagio per l’uomo.
Lo sviluppo dell’infezione negli animali è paragonabile a quello dell’essere umano, con la maggior parte dei casi che si risolvono spontaneamente (o non manifestano sintomi).
Ciclo di vita del fungo
Le spore di Coccidioides circolano nell’aria a seguito della movimentazione del suolo (a prescindere dalla ragione, ad esempio uomo, animali o eventi atmosferici). Le spore sono microscopiche e, una volta respirate, raggiungono i polmoni, dove la la temperatura corporea stimola la maturazione della spora.
Sintomi
La gran parte dei soggetti esposti al fungo Coccidioides non manifesterà alcun sintomo (60% dei casi); chi sviluppa l’infezione in genere lamenta i primi disturbi a distanza di 1-3 settimane dal momento dell’inalazione delle spore fungine (tempo d’incubazione).
Quando presenti, i sintomi più comuni della coccidioidomicosi sono paragonabili a quelli di una polmonite e comprendono:
- stanchezza e affaticamento
- tosse
- febbre
- respiro corto e affanno
- dolore al petto
- mal di testa
- episodi di sudorazione notturna
- dolori muscolari e/o articolari
- perdita di peso
- eruzione cutanea sulla parte superiore del corpo o sulle gambe (eritema nodoso).
La triade di sintomi composta da febbre, eritema nodoso e dolori alle articolazioni (tipicamente ginocchia e caviglie) viene indicata come reumatismi del deserto.
Generalmente i disturbi tendono all’autorisoluzione spontanea nell’arco di qualche settimana o al più qualche mese.
Complicazioni
Una minoranza di pazienti, circa il 5-10%, sviluppa problemi polmonari gravi o di lunga durata. In una percentuale ancora minore (circa l’1%) l’infezione si diffonde dai polmoni ad altre parti del corpo, come il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), la pelle, le ossa e le articolazioni.
Questa forma di infezione, definita coccidioidomicosi disseminata, può manifestarsi con la comparsa di:
- Noduli, ulcere e lesioni cutanee più gravi dell’eruzione cutanea che può verificarsi normalmente
- Infiammazione e dolore percepito a livello di cranio, colonna vertebrale o altre ossa (osteomielite)
- Articolazioni dolorose e gonfie, soprattutto ginocchia e caviglie
- Meningite, infezione delle membrane e del liquido che circondano il cervello e il midollo spinale.
Diagnosi
In caso di sospetta infezione (dopo aver valutato sintomi e anamnesi, ovvero recente esposizione in aree endemiche) la diagnosi di certezza può essere ottenuta attraverso esami del sangue alla ricerca di anticorpi o antigeni di Coccidioides.
I reperti di laboratorio comprendono un aumento della VES (velocità di eritrosedimentazione) ed eosinofilia (aumento degli eosinofili).
Eventualmente possono coadiuvare la diagnosi e soprattutto la pianificazione della strategia terapeutica esami strumentali come radiografie del torace o scansioni TC dei polmoni, più raramente una biopsia (un piccolo campione di tessuto viene prelevato dal corpo ed esaminato al microscopio).
In ultimo è possibile procedere per coltura di fluidi corporei o tessuti, in cui si stimola la crescita del fungo in un campione biologico prelevato dal paziente.
Cura
Nella maggior parte dei pazienti i sintomi della coccidioidomicosi scompaiono al più entro pochi mesi senza necessità di trattamento, mentre il ricorso alla prescrizione di farmaci antifungini è limitata ai pazienti a rischio, al fine di ridurre la gravità dell’infezione o prevenire complicazioni.
Il trattamento di prima scelta prevede in genere un ciclo di terapia di 3-6 mesi di fluconazolo alla dose di 400-1200 mg al giorno (o un altro principio attivo con attività antimicotica, come l’itraconazolo, considerato di seconda scelta per le numerose interazioni farmacologiche).
In caso di gravi infezioni polmonari o infezioni che si siano diffuse ad altre parti del corpo la terapia antimicotica è invece necessaria e spesso viene garantita in ambito ospedaliero; per queste forme gravi il corso del trattamento è solitamente più lungo di 6 mesi. Sintomi suggestivi di infezione polmonare grave comprendono:
- perdita di peso del 10% o più
- intensa sudorazione notturna con sintomi persistenti per più di tre settimane
- ingrossamento dei linfonodi
- elevato titolo anticorpale
- incapacità di lavorare a causa dei sintomi
- persistenza dei sintomi per 12 mesi o più
- età del paziente superiore a 55 anni.
Alcuni pazienti a rischio di sviluppo di meningite potrebbero dover ricorrere ad una terapia di copertura per il resto della vita.
Prevenzione
Non esiste una vera e propria strategia preventiva; in genere ci si limita a cercare di evitare l’esposizione ad aree polverose, eventualmente avvalendosi dell’uso di mascherine.
Non esiste ad oggi vaccino in grado di prevenire l’infezione.
Fonti e bibliografia
- Coccidioidomycosis – Sami M. Akram; Janak Koirala
- CDC
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.