Liquor (liquido cefalorachidiano/cerebrospinale): caratteristiche ed analisi

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Cos’è il liquido cerebrospinale?

Il liquido cerebrospinale (chiamato anche liquor o liquido cefalorachidiano) è un fluido limpido, incolore e acquoso che scorre dentro e intorno al cervello e al midollo spinale, i due elementi che costituiscono il sistema nervoso centrale.

Il liquido cerebrospinale agisce come un cuscino che aiuta a proteggere il cervello e il midollo spinale da urti improvvisi e traumi, ma assolve anche a funzioni più delicate, come fornire sostanze nutrienti, rimuovere i prodotti di scarto dal cervello (aminoacidi, neurotrasmettitori, sottoprodotti metabolici ed anche cellule), contribuire all’autoregolazione cerebrale del flusso sanguigno cerebrale e, più in generale, consentire il corretto funzionamento del sistema nervoso.

Non dovrebbe quindi stupire come possa diventare una preziosa fonte di informazioni in caso di sospette patologie di questo distretto; la sua analisi di laboratorio ne richiede un piccolo prelievo mediante la rachicentesi (puntura lombare).

L’organismo di un soggetto adulto dispone di circa 125-150 mL di liquido cerebrospinale, ma questo è soggetto ad un continuo rinnovamento (ne vengono prodotti mediamente 500-700 mL ogni giorno); il liquido cerebrospinale si muove in un’unica direzione, sospinto in modo pulsante in corrispondenza delle onde di pressione generate nei vasi sanguigni dal battito del cuore (seppure alcuni autori ipotizzino un modello di circolazione leggermente diverso).

Circolazione del liquor

Shutterstock/Madrock24

Caratteristiche del liquor

Il liquido cerebrospinale è derivato, mediante processo di ultrafiltrazione, dal sangue, di cui ne conserva gran parte delle caratteristiche salvo una: è praticamente privo di proteine (e mostra una concentrazione leggermente differente di alcuni sali minerali, ad esempio un po’ più di ioni cloro; è tuttavia interessante notare che le proteine presenti (tra cui l’albumina) mostrano una sorta di gradiente di concentrazione, ovvero sono presenti in maggior quantità nella frazione lombare (all’altezza della schiena) rispetto a quella ventricolare (attorno al cervello).

Il liquido cerebrospinale è normalmente privo di globuli rossi e contiene solo tracce di globuli bianchi.

In condizioni di normalità e senza alcun sospetto patologico, il liquor si presenta quindi come un liquido chiaro e limpido, di densità molto simile all’acqua, motivo per cui, viene spesso indicato come liquor ad “acqua di rocca”.

Liquido cefalorachidiano

Shutterstock/Saiful52

Tuttavia le sue caratteristiche in termini di colorazione, densità, odore e contenuto possono variare notevolmente in conseguenza di specifiche patologie, caratteristiche che possono quindi contribuire a fornire al medico elementi utili alla diagnosi.

Analisi del liquor

Un’analisi visiva del liquor prelevato permette già in prima istanza, di sospettare clinicamente la presenza di una qualche patologia, solo basandosi sulle caratteristiche per l’appunto visive e macroscopiche del liquor.

  • Il liquor che si presenti torbido, di colorito biancastro e con odore sgradevole è suggestivo di meningiti purulente, un’infiammazione delle meningi del sistema nervoso centrale (quindi sia del cervello che del midollo spinale) causata da un’infezione di natura batterica. Rappresentano una vera e propria emergenza medica per via dell’alta frequenza con cui possono verificarsi complicanze anche gravi con esiti neurologici permanenti. In questi casi il liquor assume la denominazione di “acqua di pasta”.
  • Se di colore rossastro e di consistenza aumentata, a causa della presenza di sangue, si tratta probabilmente di un’emorragia leptomeningea, come in casi di emorragia cerebrale o emorragia subaracnoidea.
  • Il colorito giallastro liquor “xantocromico”) suggerisce un’emorragia leptomeningea, tipicamente in una seconda fase, quando l’emoglobina viene degradata in bilirubina (che fa assumere proprio il colorito giallastro tipico).
  • Il liquor può infine presentare un tenue reticolo, mantenendo colorazione e densità apparentemente normali. Questa evenienza, molto rara, si presenta nelle meningiti di natura tubercolare, quando dopo alcune ore dal prelievo nel liquor si manifesta la comparsa del cosiddetto “reticolo di Mya”.

A seguito del prelievo, le analisi eseguibili in laboratorio sul liquor possono essere distinte in:

  • Esame clinico
  • Esame citologico
  • Esame batteriologico

Esame clinico

Possono essere condotte varie analisi, tra cui:

  • Reazione di Pandy, che verifica un’eventuale presenza anomala di proteine nel liquor. Si esegue facendo cadere il liquor goccia a goccia in 1 ml di liquido di Pandy, ovvero una soluzione al 6% di acido fenico in acqua distillata: se compare un lieve intorbidimento del liquor, la reazione è positiva.
  • Reazione di Nonne-Appelt: è una reazione simile e con lo stesso scopo di quella di Pandy. In questo caso si deve stratificare 1 ml di liquor su 1 ml di soluzione satura di solfato di ammonio; se il liquor appare lievemente torbido, la reazione è positiva ed è confermata la presenza anomala di proteine.
  • Dosaggio del glucosio contenuto nel liquor: permette di valutare la glicorrachia (ovvero la quantità di glucosio nel liquor) quantificandola come superiore o inferiore a 60 mg%. Il corrispettivo clinico prevede la presenza di:
  • Reazione di Wassermann: viene effettuata nel sospetto di sifilide del sistema nervoso centrale, ovvero con presenza di tabe dorsale e paralisi progressiva.
  • Elettroforesi delle proteine del liquor: la separazione delle diverse proteine nel liquor mediante elettroforesi, ha un alto valore diagnostico nel sospetto di Sclerosi Multipla: in tali casi si verifica la comparsa di una banda “anomala” di IgG (immunoglobuline di tipo G).

Esame citologico

L’esame citologico del liquor prelevato mediante rachicentesi permette di conteggiare numericamente le cellule linfocitarie (linfociti, cellule del sistema immunitario appartenenti alla famiglia dei globuli bianchi) presenti in 1 ml. In condizioni normali devono essere presenti meno di 5 linfociti per ml. Tale conteggio viene eseguito allo stesso modo di quello ematologico (cioè su sangue), grazie alla “camera di Nageotte” (anche detta “camera contaglobuli”).

Oltre che i linfociti con l’esame citologico è possibile conteggiare il numero di cellule totali. Esso è sempre aumentato rispetto al normale in caso di meningiti. Nello specifico troveremo:

  • Un aumentato numero di cellule polinucleate nelle meningite batteriche purulente che quindi presentano anche liquor torbido;
  • Un aumentato numero di linfociti nelle meningiti di natura tubercolare o in quelle causate da virus.

Esame batteriologico

L’esame batteriologico permette di accertare la presenza nel liquor di diversi germi. Di solito si tratta di germi intracellulari nella meningite causata dal meningococco, e di germi extracellulari in tutti gli altri casi di meningite.

Associato all’esame batteriologico viene in genere condotto anche un esame colturale, che permette di identificare con precisione il tipo di microrganismo che sta provocando l’infezione; se di natura batterica è possibile fare un ulteriore passo mediante l’esecuzione di un antibiogramma, esame che permette di valutare la sensibilità del microrganismo isolato in coltura, ad una serie di antibiotici, suggerendo quindi la terapia d’elezione.

Fonti e bibliografia

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