Introduzione
Il trapianto di fegato è l’intervento chirurgico con cui si asporta un fegato lesionato o malato e lo si sostituisce con un fegato sano prelevato da un’altra persona, il donatore. Il trapianto di fegato è un intervento relativamente comune, la cui riuscita permette di condurre un’esistenza normale attraverso il recupero di una soddisfacente qualità di vita.
A distanza di un anno una percentuale variabile tra l’85 e il 90 per cento degli organi impiantati funziona regolarmente (la prognosi dipende tuttavia da numerosi fattori), mentre nei restanti pazienti possono verificarsi malfunzionamenti dell’organo impiantato o rigetti d’organo (l’organismo non accetta il nuovo fegato); in questi casi il medico e l’équipe del centro trapianti decideranno se sia possibile effettuare un secondo tentativo.
Attualmente in Italia il tempo medio di attesa per i pazienti in lista per un trapianto di fegato è di poco più di un anno e mezzo; più del 50% degli interventi vengono effettuati nei seguenti cinque centri:
- Torino,
- Pisa,
- Bologna,
- Bergamo,
- Padova.
A che cosa serve il fegato?
Il fegato è un organo indispensabile per la vita perché utile a
- combattere le infezioni,
- ripulire il sangue dalle scorie,
- coadiuvare la digestione,
- fungere da deposito per un particolare tipo di zucchero (glicogeno) da cui l’organismo ricava energia.
Il fegato è l’organo più grande dell’organismo (se non consideriamo la pelle).
Cause
Negli adulti la causa più frequente del ricorso al trapianto di fegato è la cirrosi, una condizione patologica che può essere causata da disturbi diversi che distruggono le cellule epatiche sane, rimpiazzandole con tessuto cicatriziale.
Tra le cause più comuni di cirrosi ricordiamo:
- infezione cronica causata dal virus dell’epatite C,
- abuso di alcol protratto,
- disturbi epatici autoimmuni,
- infezione cronica causata dal virus dell’epatite B,
- accumulo di grassi nel fegato,
- disturbi epatici ereditari.
Il sistema di difese naturali dell’organismo (sistema immunitario) combatte le malattie distruggendo gli agenti patogeni, ad esempio i batteri e i virus. I disturbi epatici autoimmuni si verificano quando il sistema immunitario non riconosce il fegato come parte dell’organismo e lo attacca, scambiandolo per un corpo estraneo.
I disturbi ereditari vengono trasmessi ai figli insieme al patrimonio genetico.
Nei bambini la ragione più frequente di ricorso al trapianto di fegato è l’atresia biliare, una condizione caratterizzata dall’assenza dei dotti biliari, oppure da una loro ostruzione. I dotti biliari sono i tubicini che permettono il passaggio della bile dal fegato, alla cistifellea e all’intestino tenue. Se i dotti biliari sono ostruiti, la bile si accumula nel fegato e provoca la cirrosi.
Tra gli altri motivi per cui si deve ricorrere al trapianto di fegato ricordiamo:
- insufficienza epatica improvvisa (insufficienza epatica acuta), causata nella maggior parte dei casi da intossicazioni da funghi, dall’assunzione di una quantità eccessiva di paracetamolo (Tachipirina®, …) o altri farmaci, …
- tumori al fegato senza metastasi.
Sintomi
Tra i sintomi più comuni legati alla presenza di disturbi al fegato ricordiamo:
- ingiallimento della pelle e della parte bianca degli occhi (ittero),
- stanchezza o debolezza,
- diminuzione dell’appetito,
- mal di pancia e nausea,
- dimagrimento,
- diminuzione del tono muscolare,
- prurito,
- lividi e sanguinamento maggiori del solito,
- ulcera gastrica,
- emottisi (vomito o tosse contenente sangue),
- feci nere,
- addome gonfio,
- amnesie o confusione.
Non si può vivere con un fegato malato, se l’organo smette di funzionare correttamente oltre un certo limite diventa necessario il trapianto.
La decisione del trapianto
Il medico che vi segue deciderà se dovete recarvi in un centro trapianti per essere valutati da un’équipe specializzata, che può comprendere
- chirurghi,
- epatologi (medici specializzati nella terapia dei disturbi del fegato),
- infermieri,
- psicologi
e altro personale specializzato.
I medici vi visiteranno e vi sottoporranno agli esami di rito (esami del sangue, radiografie, …) per capire meglio se il trapianto sia utile e praticabile nel vostro caso specifico.
L’équipe medica controllerà anche se:
- il cuore, i polmoni, i reni e il sistema immunitario siano abbastanza forti da sopportare il trapianto,
- siete mentalmente ed emotivamente pronti,
- i vostri famigliari e/o amici potranno occuparsi di voi prima e dopo l’intervento.
Anche se siete dichiarati idonei, potrete sempre scegliere di non sottoporvi all’intervento e per aiutarvi a decidere l’équipe medica vi spiegherà in dettaglio:
- il processo di selezione dei pazienti,
- lo svolgimento dell’intervento e della convalescenza,
- quali siano le conseguenze del trapianto sul lungo periodo, ad esempio la necessità di assumere farmaci per tutta la vita.
Durante il periodo di valutazione e mentre attenderete il trapianto, dovrete cercare di mantenervi in buona salute. Il medico vi consiglierà che cosa fare in attesa dell’organo da trapiantare.
Stabilire l’idoneità ad un trapianto di fegato
I vari centri trapianti stabiliscono regole diverse per selezionare i pazienti da sottoporre all’intervento, in generale potreste tuttavia non essere idonei e/o selezionati se:
- avete un tumore (anche non al fegato),
- soffrite di gravi disturbi cardiaci o polmonari,
- avete problemi di abuso di alcol o droghe,
- soffrite di infezioni gravi,
- avete l’AIDS,
- avete problemi a seguire le istruzioni del medico,
- non avete nessuno che si possa prendere cura di voi.
L’intervento è rischioso e può presentare complicazioni, ma soprattutto purtroppo l’offerta di organi non è sufficiente a coprire la domanda, è quindi necessario fare in modo che i pochi fegati disponibili siano donati ai pazienti che offrano maggiori probabilità di un beneficio duraturo.
Quanto tempo passa per trovare un fegato?
Se dovete ricevere un trapianto il vostro nome sarà inserito in una lista nazionale. Il tempo necessario per trovare un fegato compatibile può dipendere
- dalla compatibilità dell’organo disponibile, calcolata in base a fattori quali
- gruppo sanguigno,
- altezza e dal peso,
- dall’urgenza dell’intervento.
I pazienti che hanno bisogno urgente di un fegato nuovo perché sono in pericolo di vita sono ovviamente posti in cima alla lista.
Molti pazienti, quindi, dovranno aspettare molto tempo prima di ricevere il trapianto (ad oggi in Italia il tempo medio di attesa è di circa 1.6 anni).
Il medico vi dirà che cosa fare per mantenervi in buona salute in attesa del trapianto.
Donatori
La maggior parte degli organi da trapiantare appartiene a persone appena decedute: questo tipo di donatore è detto donatore deceduto.
In alcuni casi, tuttavia, una persona viva e sana può donare parte del proprio fegato a un paziente, di solito a un famigliare. Questo tipo di donatore è detto donatore vivente. Il trapianto da vivente in Italia è ammesso solo tra consanguinei o tra soggetti con un rapporto di parentela, a seguito di stringenti verifiche di spontaneità, libertà e gratuità della donazione. È inoltre tassativamente obbligatorio che il ricevente sia idoneo ad essere inserito in lista e sia associato ad una ragionevole probabilità di trarre beneficio dall’intervento.
Entrambi i tipi di trapianti di solito danno buoni risultati.
Tutti i donatori, anche quelli deceduti, vengono sottoposti a esami prima dell’espianto: gli esami servono per accertarsi che il fegato del donatore funzioni correttamente, che il gruppo sanguigno sia compatibile col vostro e che l’organo sia delle dimensioni giuste, e quindi ci sia la maggior compatibilità possibile.
Gli adulti di norma ricevono un fegato intero da un donatore deceduto. In alcuni casi, tuttavia, può essere usata solo una parte di fegato del donatore deceduto, perché il paziente che riceve il trapianto è più magro o più basso. In altri casi il fegato del donatore deceduto è diviso in due parti: quella più piccola va a un bambino, mentre quella più grande a un adulto.
Intervento
Quando si rende disponibile un fegato dovrete recarvi tempestivamente in ospedale per prepararvi all’intervento.
- Se il fegato appartiene a un donatore vivente sarete entrambi sottoposti all’intervento contemporaneamente.
- Se invece il fegato appartiene a un donatore deceduto, l’intervento inizierà quando il fegato sarà arrivato in ospedale.
L’intervento può durare fino a 12 ore (generalmente circa 6/8 ore, ma vi sono ampie variabilità legate alle condizioni del ricevente e del donatore): il chirurgo asporterà il fegato malato e lo sostituirà con il fegato del donatore.
Dopo l’intervento
La maggior parte dei pazienti richiederà la permanenza per alcuni giorni in terapia intensiva e 2-4 settimane in reparto, il tempo necessario a capire se il nuovo fegato funzioni correttamente; sarà necessario assumere diversi farmaci per prevenire le infezioni e il rigetto dell’organo (rispettivamente antibiotici e immunosoppressori).
Il medico controllerà l’eventuale presenza di sintomi sugestivi di emorragie, infezioni o rigetto; durante il ricovero si verrà istruiti su come prendersi cura della propria salute una volta dimessi e come usare i farmaci necessari a proteggere il fegato nuovo.
Dopo le dimissioni
Dopo le dimissioni dovrete vedere frequentemente il medico, che controllerà se il fegato funziona correttamente. Dovrete effettuare regolarmente gli esami del sangue per capire se il fegato è danneggiato dal rigetto, dalle infezioni o da eventuali problemi dei dotti biliari o dei vasi sanguigni.
Per salvaguardare la salute del fegato, è necessario:
- evitare il contatto con malati infettivi e riferire al medico tutte le malattie di cui soffrite,
- seguire una dieta sana, fare esercizio fisico, non fumare e non bere alcolici,
- assumere i farmaci seguendo attentamente le prescrizioni,
- chiedere consiglio al medico prima di assumere qualsiasi altro farmaco, compresi quelli da banco,
- sottoporsi agli esami del sangue e a tutti gli altri esami consigliati dal medico,
- usare un filtro solare per prevenire il tumore alla pelle ed eseguire tutti gli esami di screening per il tumore.
Rigetto ed altre complicazioni
Il rigetto è la reazione del sistema immunitario contro il nuovo fegato, dopo il trapianto, infatti, può succedere che il sistema immunitario cerchi di distruggere l’organo appena impiantato.
Prevenzione del rigetto
Per impedire all’organismo di attaccare il nuovo fegato dovrete assumere per tutta la vita i farmaci antirigetto, anche definiti immunosoppressori.
Gli immunosoppressori hanno degli effetti collaterali?
I farmaci antirigetto hanno diversi effetti collaterali gravi, ad esempio indeboliscono il sistema immunitario, quindi sarete maggiormente soggetti alle infezioni.
Tra gli altri possibili effetti collaterali ricordiamo:
- aumento di peso,
- ipertensione,
- ipercolesterolemia,
- diabete,
- fragilità ossea,
- lesioni renali,
- tumore alla pelle.
Il medico e l’équipe chirurgica vi sorveglieranno attentamente ed interverranno contro gli eventuali effetti collaterali.
Sintomi del rigetto
Se l’organismo rigetta il nuovo fegato, probabilmente vi sentirete stanchi, avrete poco appetito o avrete mal di stomaco.
Tra gli altri sintomi ricordiamo:
- febbre,
- dolore nella zona del fegato,
- ittero,
- urine scure,
- feci chiare.
Il rigetto, in alcuni casi, può essere asintomatico, i medici quindi vi sottoporranno agli esami del sangue; di solito è anche necessaria una biopsia epatica per capire se l’organismo rigetta il nuovo organo. Durante la biopsia il medico preleva un minuscolo campione di fegato e lo esamina al microscopio.
Altri effetti collaterali e problemi
Il fegato trapiantato può essere danneggiato dalla ricaduta del disturbo che ha portato al trapianto; ad esempio il virus dell’epatite C può ricomparire e danneggiare il fegato nuovo in un paziente che ha sofferto di epatite C prima del trapianto.
Tra gli altri problemi possibili ricordiamo:
- ostruzione dei vasi sanguigni che irrorano il fegato,
- lesioni dei dotti biliari.
Ritornerò alla vita di sempre?
Dopo un trapianto riuscito la maggior parte dei pazienti può ritornare alla vita di sempre ed alcuni ritornano anche a lavorare.
Recuperare pienamente le forze, però, può richiedere mesi, soprattutto se prima del trapianto eravate molto debilitati. Il medico comunque saprà prevedere quanto durerà indicativamente la vostra convalescenza.
L’assistenza psicologica e/o i gruppi di aiuto possono essere utili per aiutarvi a convivere con un fegato nuovo.
- Lavoro. Dopo la convalescenza la maggior parte dei pazienti può ritornare a lavorare. Il medico vi dirà esattamente quando.
- Dieta. La maggior parte dei pazienti può ritornare alla dieta che seguiva prima del trapianto. Alcuni farmaci prescritti dopo il trapianto potranno farvi ingrassare, mentre altri potrebbero causare il diabete o far aumentare il colesterolo. Seguire una dieta bilanciata, a basso contenuto di grassi, potrà aiutarvi a rimanere in salute.
- Esercizio fisico. Dopo il trapianto, quasi tutti i pazienti possono ritornare a fare attività fisica.
- Attività sessuale. La maggior parte dei pazienti potrà avere una vita sessuale normale. Le donne dovrebbero comunque evitare le gravidanze nel primo anno successivo al trapianto. Chiedete al medico quando potrete ritornare a una vita sessuale normale o quando potrete avere un figlio in sicurezza.
Fonte principale
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Il prurito diffuso può essere sintomo di problemi al fegato? Nel caso significa che il danno è già tale da richiedere un trapianto?
Sì, in alcuni casi può essere legato a difficoltà epatiche, a causa dell’accumulo di bilirubina ed altre sostanze in circolo. Benché sia un sintomo sicuramente da non trascurare, non penserei affatto alla necessità di un trapianto in assenza di altri sintomi o fattori di rischio.