Come accorgersi che il fegato è in sofferenza: sintomi segni

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Il fegato, un vero super eroe

Instancabile, indispensabile e taciturno. Ecco come definirei il fegato.

Se non è difficile capire la ragione della mia scelta sui primi due aggettivi, forse il terzo merita qualche parola in più… perché prima che si decida a segnalare che qualcosa non va devi davvero avergliene fatte di tutti i colori, consapevolmente o meno.

Prima che compaiano sintomi evidenti di malessere epatico, come gonfiore dell’addome e delle gambe, facilità alla formazione di lividi, alterazioni del colore delle feci e delle urine e l’ancora più caratteristico prurito e ingiallimento di pelle e occhi, il danno inferto all’organo dev’essere davvero già molto avanzato.

Perché? Non sarebbe meglio essere avvertiti prima per poter correre ai ripari? Qualche disturbino leggero magari, giusto per farci sapere che qualcosa non va… Probabilmente l’evoluzione ha scelto diversamente perché in passato non c’era molto che si potesse fare in caso di problemi, meglio quindi dotare il fegato di superpoteri di riparazione e sperare in bene…

Sì, super poteri, perché non solo il tuo fegato è l’organo più grande all’interno del tuo corpo, non solo è indispensabile in ruoli come la digestione, la direzione dell’equilibrio energetico e lo smaltimento di veleni e tossine (qualcuno ha detto alcolici?), ma è l’unico organo viscerale in grado di rigenerarsi. Può rigenerarsi dopo una parziale rimozione chirurgica o un danno chimico, pensa che è sufficiente il 51% della massa originale affinché l’organo sia nelle condizioni di ricostruire la parte mancante e tornare alla grandezza originaria. In qualche modo già i Greci forse avevano intuito qualcosa del genere, perché nella loro mitologia Prometeo viene punito da Zeus per aver donato il fuoco agli uomini, venendo legato e condannato per l’eternità a vedersi dilaniato il fegato di giorno da parte di una mostruosa aquila, salvo poi assistere impotente ad una piena rigenerazione dell’organo di notte, in una spirale di sofferenza senza fine.

Ma torniamo a noi… dicevamo? Ah, sì, dicevamo del fegato, fegato che si trova a destra, proprio sotto la gabbia toracica. E cosa mai potrà andare storto con un organo così resistente e così importante? Purtroppo un sacco di cose…

Fegato infiammato

Shutterstock/mi_viri

Cause di malattia del fegato

Esistono infatti varie condizioni di salute in grado di affliggere il fegato, che possiamo didatticamente distinguere in base alla causa, che può avere origine:

  • Infettiva: sia virus che parassiti possono infettare il fegato, ma tra i due sono certamente i primi ad essere tristemente protagonisti. Epatite A, B e C, ad esempio, che a seconda dei casi potrebbero farsi strada nell’organismo attraverso cibo o acqua contaminati, rapporti sessuali non protetti,  esposizione a sangue/fluidi corporei di pazienti infetti.
  • Immunitaria: se normalmente il tuo sistema immunitario ti protegge da germi e tossine, in alcuni casi e per cause sostanzialmente sconosciute potrebbe iniziare a dare i numeri ed attaccare lo stesso corpo che dovrebbe proteggere, in alcuni casi concentrandosi proprio sul fegato. Si parla in questi di casi di malattie epatiche autoimmuni, che comprendono ad esempio epatite autoimmune, cirrosi biliare primitiva e colangite sclerosante primitiva.
  • Genetica, ovvero ereditata da uno o entrambi i genitori (emocromatosi, malattia di Wilson,  …)
  • Tumorale: ovviamente in forma di tumore al fegato propriamente detto, ma anche come cancro delle vie biliari.

Quando in medicina si fanno elenchi di questo tipo in genere si arriva alla categoria “Altro”, che raggruppa le più o meno numerose cause minori che non rientrano nelle categorie precedenti, ma anche in questo caso il fegato si distingue come una sorta di rockstar maledetta dell’anatomia, perché le “altre” cause di malattie del fegato comprendono vere e proprie epidemie, tutta’altro che trascurabili rispetto a quanto visto finora:

Cosa accomuna queste cause? Spesso, anche se ovviamente non sempre, il fatto di essere sotto il nostro controllo:

  • alcolici e altre sostanze, legali e non, che decidiamo di consumare,
  • stile di vita, ad esempio dieta e attività fisica, che hanno un peso enorme quando si traducono in fattori di rischio particolarmente importanti come obesità e diabete di tipo 2.

Ma a prescindere dalla causa, sai cosa accomuna la maggior parte delle malattie che interessano il fegato? Il fatto che nelle fasi iniziali non si sviluppa alcun sintomo o quasi: molto spesso, purtroppo, la comparsa di sintomi specifici è suggestiva della presenza di lesioni molto gravi già occorse all’organo, la cosiddetta cirrosi epatica, ed è un peccato, perché si tratta di un disallineamento tra la nostra capacità di intervento e quelle del fegato stesso.

Per approfondire: I fattori di rischio sottovalutati per la salute del tuo fegato

Quando preoccuparsi

Il fegato ci avvisa quando ormai è troppo tardi per intervenire efficacemente, quando almeno parte del danno è ormai irreversibile ed è appunto un peccato perché in molti casi anche nella fase immediatamente precedente, la cosiddetta fibrosi, il margine d’intervento sarebbe stato decisamente più ampio.

Ora vediamoli nel dettaglio questi possibili segni e sintomi, ma non dimenticare che:

  1. L’assenza della prova non è prova dell’assenza, ovvero se non ti riconosci in nessuno dei disturbi che vedremo tra poco, come abbiamo appena detto non è garanzia di avere un fegato in forma smagliante.
  2. Allo stesso tempo non saltare a conclusioni, perché alcuni di questi sintomi possono avere spiegazioni molto più banali o comunque essere ancora facilmente affrontabili; prendi ad esempio l’ittero, ovvero la colorazione gialla della pelle, quando accompagnata da stanchezza potrebbe essere segno della cosiddetta sindrome di Gilbert, una condizione assolutamente innocua e destinata ad una risoluzione spontanea. In caso di epatite A ci troviamo invece di fronte a sintomi anche più severi, ma con una probabilità di guarigione comunque prossima al 100% dei casi.

Quindi, al solito, niente panico, non saltare a conclusioni, ma allo stesso tempo non trascurare mai alcun sintomo. Il tuo medico, come sempre, è la persona giusta per valutare eventuali sintomi o anche solo possibili preoccupazioni, nel caso in cui ci fossero fattori di rischio importanti ma nessun sintomo, perché abbiamo la fortuna di disporre di numerosi esami, di laboratorio o strumentali, in grado di scoprire se qualcosa non va anche in assenza di sintomi.

Sintomi iniziali

Sintomi che inizialmente potrebbero comprendere

Sintomi avanzati

Con il peggioramento della situazione tuttavia possono comparire

  • tendenza ad una facile formazione di lividi e perdita di sangue, ad esempio dal naso,
  • dolore addominale e gonfiore, disturbi che possono avere gravità molto variabile: potrebbe esserci il fegato appena un po’ ingrossato e dolente, ad esempio, oppure in condizioni più gravi potrebbe manifestarsi un quadro di vera e propria ascite, che è un accumulo patologico di liquidi a livello della pancia, peraltro piuttosto impressionante da vedere quando severo
  • gonfiore alle gambe e alle caviglie, che iniziano a ritenere troppi liquidi, il cosiddetto edema
  • ittero, quando la pelle e/o le sclere, la parte bianca degli occhi, acquisiscono un colore giallo a causa dell’accumulo di bilirubina in circolo; un po’ per la stessa ragione le urine tendono a diventare più scure e le feci al contrario molto chiare, perché il normale metabolismo della bilirubina viene alterato
  • la stessa bilirubina in circolo può causare prurito diffuso, che può avere un impatto davvero profondo sulla qualità di vita nel quotidiano;
  • ed infine disturbi neurologici, come disturbi del sonnoconfusione, difficoltà cognitive, perdita di memoria, cambiamenti di personalità.

Senza entrare nel merito di ciascun sintomo, appare evidente di quanto numerose ed importanti siano le funzioni svolte dal fegato e che vengono meno in caso di sua sofferenza.  Non è più in grado di produrre alcune importanti proteine e se ne vanno in vacca i meccanismi di coagulazione del sangue (da cui la formazione dei lividi) ed il controllo del corretto bilancio dei liquidi, da cui un’eccessiva ritenzione. La stanchezza può derivare da una progressiva anemia che si instaura a causa delle lesioni presenti.

E per quanto riguarda i sintomi neurologici, quelli che riguardano il cervello, possono derivare dall’encefalopatia epatica, una condizione in cui si assiste al progressivo deterioramento delle funzioni cerebrali a causa dell’accumulo nel sangue di sostanze tossiche, normalmente rimosse dal fegato, che ora riescono a raggiungere il cervello.

Conclusione

Insomma, ora dovrebbe essere più chiaro il perché la Natura abbia dotato il fegato di questi grandi super poteri di compensazione e addirittura autoguarigione, perché davvero riveste ruoli assolutamente fondamentali per la sopravvivenza, ma questo non significa purtroppo che sia invincibile. Al contrario, si tratta di un eroe silenzioso, taciturno, che con ammirabile dedizione si occupa instancabilmente dei propri compiti finché è in grado di stare in piedi ed oltre. Anche grazie a questa sua capacità di sopportazione, gli strumenti terapeutici di cui disponiamo oggi appaiano in alcuni casi miracolosi, ma pensa che in molti pazienti la medicina migliore, la più efficace, è semplicemente uno stile di vita sano. Una dieta sana, una regolare attività fisica, l’abolizione di alcuni vizi sono davvero l’arma migliore che hai a disposizione per guarire un fegato da abusi ed eccessi, o anche solo per metterlo nelle condizioni migliori per reagire a malattie virali e autoimmuni.

Al solito, non è mai troppo presto e non è mai troppo tardi per iniziare, non fosse altro che per limitare i danni quando non sia possibile fare di più.

Altre fonti e bibliografia

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