Introduzione
Il dolore pelvico nell’uomo è un sintomo che può essere secondario a condizioni
- fisiologiche (cioè legate ad una condizione di piena salute),
- patologiche (di malattia).
L’aggettivo “pelvico” discrimina la presenza del dolore a livello del basso ventre, subito sotto la regione addominale, comprendente l’area del bacino, i genitali esterni e il perineo (l’area anatomica compresa tra lo scroto e l’ano).
Le modalità con cui si manifesta il dolore sono ampiamente variabili e comprendono:
- dolore quando si è seduti, che può essere avvertito a livello del coccige (osso terminale della
- colonna vertebrale), nella zona pubica o nella parte bassa della schiena,
- un senso di pressione sulle pelvi, nel retto o nel distretto genitale,
- un dolore di tipo bruciante,
- disturbi intestinali legati alla funzione intestinale,
- disturbi inerenti la minzione,
- dolore durante i rapporti sessuali,
- …
Il rischio di comparsa di dolore pelvico nell’uomo aumenta con l’età e le possibili cause sono numerose e correlabili a disturbi a carico di diversi apparati:
- gastrointestinale,
- urinario,
- genitale,
- muscolo-scheletrico,
- nervoso,
ed anche per questo in alcuni pazienti non è possibile risalire alle ragioni del disturbo, che diventa quindi causa di un importante disagio in grado di ridurre notevolmente la qualità di vita.
In base alla modalità di insorgenza il dolore pelvico può essere classificato come:
- Acuto: compare improvvisamente ma, una volta rimossa la causa scatenante, il dolore scompare;
- Cronico: insorge in maniera graduale, senza che sia possibile risalire ad una causa specifica e senza possibilità di rimuoverla; può delinearsi in questo ambito un’entità nosologica particolare, ovvero la Sindrome da dolore pelvico cronico (acronimo CPPS dall’inglese: Chronic Pelvic Pain Syndrome).
Il sintomo principale non potrà che essere il dolore nelle sue varie sfaccettature, che tuttavia si associa talvolta ad altri disturbi a carico del tratto gastrointestinale e genito-urinario.
Benché in molti casi il dolore pelvico sia temporaneo e passeggero, senza richiedere quindi un approccio terapeutico, a volte rappresenta un sintomo di patologie ben più serie.
Il medico oltre ad un’anamnesi ed esame obiettivo accurati, richiederà l’esecuzione di diversi esami, sia di laboratorio che strumentali, per cercare di risalire alla causa sottostante ed impostare una terapia eziologica per raggiungere la guarigione definitiva.
Cause
Le cause del dolore pelvico possono essere distinte in base alla loro genesi:
- gastrointestinale,
- genito-urinarie,
- muscolo-scheletrico,
- nervoso.
Cause gastrointestinali
Rappresentano le cause più frequenti di dolore pelvico, spesso di tipo acuto e passeggero.
Tra le principali ricordiamo:
- stipsi: un periodo di stitichezza che si protrae per 3-4 giorni o più può associarsi alla comparsa di dolore a livello addominale e pelvico;
- infiammazioni intestinali croniche: si parla di IBD, categoria che comprende il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa;
- perforazione intestinale;
- sindrome del colon irritabile;
- occlusione intestinale, da ileo paralitico o ileo meccanico;
- tumore del colon-retto: in fase tardiva si presenta con un dolore oppressivo cronico nel basso ventre;
- Infezioni gastroenteriche: molto frequenti quelle virali tipicamente stagionali (influenza intestinale) con dolore e diarrea, che colpiscono soprattutto i bambini.
Cause genito-urinarie
Rientrano in quest’ambito:
- prostatite acuta batterica (infiammazione della prostata);
- prostatite cronica aspecifica: rappresenta la causa più frequente di sindrome da dolore pelvico cronico. È caratterizzata dall’infiammazione della ghiandola prostatica, ma senza segni di infezione. Tutte le indagini eseguite come coltura dell’urina o del liquido prostatico risultano negative, e persino all’ecografia o alla TC la prostata risulta normale, nonostante la presenza di dolore e sintomi urinari che suggeriscono un suo coinvolgimento. Gli studiosi pensano che questo quadro clinico sia causato da un’alterata percezione del dolore con la presenza di:
- allodinia: provare dolore per stimoli normalmente innocui,
- iperalgesia: dolore esagerato in risposta a stimoli dolorosi molto leggeri;
- uretrite, infiammazione dell’uretra, il canale da cui viene emessa l’urina;
- malattie sessualmente trasmissibili, come la gonorrea o la sifilide;
- ernia inguinale: dislocazione di visceri addominali, soprattutto anse intestinali ed omento a livello del canale inguinale fino ad arrivare allo scroto;
- tubercolosi genito-urinaria, condizione ormai molto rara;
- cancro della prostata;
- cistite interstiziale (infiammazione della vescica);
- cancro della vescica;
- colica renale: il dolore origina a livello del fianco e con lo spostamento del calcolo migra in basso e anteriormente fino ad arrivare a livello pelvico, seguendo il percorso dell’uretere;
- peritonite pelvica: infiammazione del peritoneo.
Cause muscolo-scheletriche e nervose
Solo raramente rappresentano una causa di dolore pelvico e sono in genere limitate ad individui che praticano sport agonistici e/o che subiscono un trauma. Tra le cause muscolo-scheletriche ritroviamo gli stiramenti muscolari e lacerazioni muscolo-fasciali a livello:
- inguinale,
- pubico (pubalgia),
- perineale (zona anatomica compreso tra i genitali esterni e la regione anale).
Tra le cause nervose si riscontra la nevralgia del pudendo, che decorre nella zona inferiore della pelvi, con i pazienti che accusano dolore e bruciore localizzato a livello del perineo.
Cause psicologiche
Infine non vanno dimenticate alcune cause di origine psicogena, che possono manifestarsi con dolore a livello pelvico, come ansia e depressione, in grado di amplificare la sensazione di tensione e fastidio fino a provocare un dolore cronico continuo. A sua volta questo dolore cronico non risente positivamente delle normali terapie, con aumento del rischio di depressione e di disturbi di ansia dello stesso paziente, generando così un circolo vizioso che si autoalimenta.
Sintomi
Il sintomo principale è ovviamente il dolore, che tuttavia può presentarsi con caratteristiche differenti; innanzitutto può variare la gravità del dolore, andando da un vago senso di fastidio e tensione, più o meno continuo, fino a raggiungere gradi estremi, con dolore sordo e cronico; il dolore può diventare intollerabile con fitte di dolore acute che si sovrappongono al dolore cronico di base.
A volte è possibile correlare il dolore al riempimento e svuotamento di organi cavi (colon e retto, vescica), in altre si modifica se si assume la posizione seduta o supina.
Nonostante il dolore sia la manifestazione chiave, a seconda della causa spesso è associato ad altri sintomi come:
- nausea e vomito,
- crampi addominali,
- gonfiore o distensione addominale,
- sangue e muco nelle feci (in caso di IBD o tumore del colon-retto),
- difficoltà e dolore nell’urinare:
- disuria (difficoltà ad urinare),
- stranguria (minzione intermittente),
- pollachiuria (aumento della frequenza),
- nicturia (necessità di risveglio notturno per urinare),
- …,
- ematuria (emissione di sangue con le urine),
- febbre,
- astenia e malessere generalizzato,
- artro-mialgie (dolori articolari e muscolari).
Quando rivolgersi al medico
È opportuno riconoscere le situazioni più importanti nelle quali rivolgersi ad un medico, poiché sebbene alla base del dolore pelvico vi siano spesso situazioni fisiologiche e passeggere, non è raro che vi possa essere alla base una condizione patologica ben più seria.
Si raccomanda quindi di rivolgersi al medico se:
- Il dolore insorge improvvisamente in maniera acuta e persiste per alcune ore.
- Il dolore sin da subito è ingravescente è molto intenso e non viene alleviato dai comuni accorgimenti terapeutici.
- Il dolore si associa a sintomi importanti come sanguinamenti, perdita di coscienza, vomito, …
- Il dolore si presenta in soggetti fragili (bambini, donne in gravidanza, pazienti con patologia sottostante che può essersi aggravata).
Diagnosi
Alla luce dell’estrema varietà di possibili patologie in grado di scatenarlo, la diagnosi della causa del dolore pelvico rappresenta spesso una sfida per il medico.
Il primo step nel percorso diagnostico è rappresentato dall’anamnesi, che vede il medico porre diverse domande al paziente riguardo:
- caratteristiche del dolore:
- insorgenza acuta o cronica,
- intensità,
- localizzazione,
- attenuazione,
- …
- presenza di patologie sottostanti,
- familiarità riguardo diverse patologie,
- assunzione di farmaci,
- interventi chirurgici eseguiti in passato.
Dopo l’anamnesi viene eseguito l’esame obiettivo, con il medico che cerca di confermare i sintomi del pazienti associandoli alla presenza di altri segni clinici. Si esegue ad esempio la palpazione manuale a livello pelvico o l’esplorazione digito-rettale per valutare il retto e la prostata.
Gli esami di laboratorio possono mettere in evidenza la presenza di infezioni ed infiammazioni, uno stato di anemia o l’esistenza di alterazioni funzionali di diversi organi (fegato, rene,…).
Oltre agli analisi del sangue, saranno spesso richieste anche analisi delle urine, del liquido prostatico e analisi delle feci.
In caso di necessità è infine possibile procedere attraverso la prescrizione di indagini strumentali di imaging, con
- ecografia addomino-pelvica,
- TC,
- risonanza magnetica,
- colonscopia.
Rimedi e cura
La cura del dolore pelvico prevede una terapia di tipo eziologico basata sulla rimozione della causa sottostante.
Al bisogno è possibile eseguire una terapia sintomatica che mira alla rimozione del solo dolore, con farmaci antidolorifici classici come i FANS (ibuprofene, aspirina, ketoprofene) e paracetamolo (Tachipirina), che tuttavia si raccomanda di valutare sempre preventivamente con il proprio medico o farmacista.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Ruggiero Dimonte
Medico ChirurgoIscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Barletta-Andria-Trani n. 2130