Statine, colesterolo e dolori muscolari

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Il colesterolo è sempre pericoloso?

Spezziamo subito una lancia a favore del colesterolo, il cui nome è sempre associato a qualcosa di negativo. In realtà, il colesterolo è pericoloso solo quando è troppo alto (e vedremo perché), ma è anche una sostanza necessaria al corretto funzionamento di una serie di processi che avvengono all’interno del nostro corpo:

  • Partecipa alla sintesi di diversi ormoni, che sono i messaggeri con i quali i diversi distretti del corpo comunicano tra di loro
  • È essenziale per la sintesi della vitamina D, a sua volta indispensabile per il buon funzionamento delle ossa e per il corretto funzionamento del sistema immunitario
  • È uno dei costituenti della membrana esterna delle cellule, l’involucro che le separa e le protegge dall’ambiente esterno, regolando entrata e uscita di sostanze.

Quindi, il colesterolo non solo è importante, ma addirittura indispensabile. Da dove arriva il colesterolo circolante nel nostro corpo? Da due possibili fonti:

  1. Può arrivare dagli alimenti, ma solo quelli di origine animale (carne, salumi, latticini, uova); il colesterolo è invece assente nei cibi di origine vegetale (frutta, verdura, cereali, legumi)
  2. La quota preponderante però è quella che viene prodotta direttamente dal fegato.

Cos’è esattamente il colesterolo e come viene gestito nell’organismo?

Dal punto di vista chimico, il colesterolo è un grasso: quindi nel sangue, che è un fluido prevalentemente acquoso, non si scioglie. Avete presente cosa succede se miscelate olio e acqua in un bicchiere? Le due sostanze non sono miscibili: l’acqua si deposita sul fondo e l’olio si stratifica sopra.

Ecco, nel sangue succederebbe la stessa cosa, quindi per poter circolare e raggiungere i vari organi e tessuti, il colesterolo ha bisogno di particolari trasportatori: questo “servizio taxi” è offerto dalle lipoproteine. Di queste lipoproteine, due sono quelle che più vengono nominate quando parliamo di colesterolo, le HDL e LDL.

  • Le HDL nel linguaggio comune vengono identificate come “colesterolo buono”: la ragione sta nella loro funzione, poiché e HDL rimuovono dalla circolazione il colesterolo in eccesso e lo riportano al fegato.
  • Le LDL, invece, identificate come “colesterolo cattivo”, sono quelle che trasportano il colesterolo dal fegato ai vari organi e tessuti.

Quando le LDL sono presenti in grande quantità possono depositarsi sulle pareti delle arterie, provocando ispessimenti (le cosiddette placche) e riducendone il calibro – e quindi ostacolando la circolazione del sangue. È la stessa cosa che succede quando si formano incrostazioni all’interno di un tubo dell’acqua: man mano si riduce i getto di acqua che esce dal tubo, fino magari a interrompersi completamente.

Questo fenomeno va sotto il nome di aterosclerosi e può essere molto pericoloso per la salute cardiovascolare. Immaginate un’ostruzione a livello delle coronarie, per esempio, che sono i vasi sanguigni che portano nutrimento al cuore: questo significa privare uno dei nostri muscoli più importanti, vitali, di ossigeno e nutrienti. Non solo: dalle placche possono staccarsi dei frammenti, che viaggiando attraverso vasi sanguigni sempre più piccoli possono addirittura chiuderli, provocando un blocco del flusso sanguigno ed eventi potenzialmente infausti come l’infarto – se il blocco è a livello cardiaco – o l’ictus – se il blocco è a livello cerebrale.

Tuttavia questo non significa che avere il colesterolo alto comporti NECESSARIAMENTE andare incontro a eventi cardiovascolari: il colesterolo alto è invece responsabile di un aumento del RISCHIO. Si tratta cioè di un fattore di rischio indipendente che, soprattutto in associazione ad altri fattori predisponenti – come una familiarità per eventi cardiovascolari, abitudine al fumo, sovrappeso, una storia clinica caratterizzata da pregressi ictus e/o infarto o diabete – può aumentare la probabilità di infarti e ictus.

Livelli normali di colesterolo nel sangue

Per la corretta gestione del paziente con ipercolesterolemia bisogna partire dal concetto che non tutti i pazienti sono uguali e che il trattamento va personalizzato.
Il primo step consiste nell’individuare il rischio cardiovascolare totale del paziente […].
In base al punteggio […] o di specifiche variabili quali precedenti eventi cardiovascolari aterosclerotici, diabete mellito di tipo 1 o 2, elevati livelli di fattori di rischio individuali o insufficienza renale cronica, le linee guida dividono le categorie di rischio in quattro livelli: basso, moderato, elevato e molto elevato.
In relazione alla specifica categoria di rischio del paziente viene definito l’obiettivo terapeutico di colesterolo LDL da raggiungere. Fonte: SIPREC

  • In caso di basso rischio si raccomanda un valore di LDL inferiore a 116 mg/dL
  • In caso di rischio moderato si raccomanda un valore di LDL inferiore a 100 mg/dL
  • in caso di rischio elevato si raccomanda un valore di LDL inferiore a 70 mg/dL
  • in caso di rischio molto elevato si raccomanda un valore di LDL inferiore a 55 mg/dL
    [1]

Quando bisogna intervenire con i farmaci?

Ad oggi, salvo casi particolari, la scelta di intervenire con i farmaci viene presa essenzialmente sull’insieme dei fattori di rischio e non necessariamente sul singolo valore numerico del colesterolo. Che poi in realtà è ancora più complesso di così, perché negli anni l’attenzione è passata dal valore di colesterolo totale a quello LDL, poi a tutto quello che non è HDL e più recentemente sono infine emersi esami specialistici ancora più puntuali nella valutazione del rischio globale del singolo individuo, come i dosaggi di specifiche lipoproteine e apolipoproteine. Ma per i nostri scopi non è necessario andare troppo in profondità, perché c’è un problema più grosso.

Quali sono i sintomi del colesterolo alto?

Purtroppo l’ipercolesterolemia, soprattutto nelle fasi iniziali, è una patologia insidiosa, poiché non provoca sintomi riconoscibili, per cui spesso le persone che hanno il colesterolo alto non se ne accorgono finché non lo misurano attraverso un esame del sangue. I sintomi possono invece comparire quando la situazione è già compromessa: un esempio è l’angina pectoris, una sensazione di costrizione a livello del petto, che – quando non causata da motivi legati a stress e ansia – può essere dovuta al restringimento delle coronarie, conseguente al deposito di placche di colesterolo.

Quindi l’unico modo per assicurarsi che i valori siano nella norma è l’esame del sangue, da eseguire con la cadenza suggerita dal proprio medico curante.

Cause e prevenzione del colesterolo alto

Abbiamo detto che il colesterolo che circola nel nostro corpo può provenire da due fonti:

  1. la produzione da parte del fegato
  2. l’alimentazione.

Sulla prima possiamo fare ben poco: spesso si tratta di un’ipercolesterolemia di origine familiare o genetica oppure secondaria ad altre patologie o, ancora, legata all’avanzare dell’età (con la menopausa – e quindi col cambiamento dell’equilibrio ormonale – il colesterolo tende ad aumentare). In questo caso, e soprattutto in caso di situazioni a rischio, occorre intervenire con la terapia farmacologica.

Al contrario, sull’alimentazione e sullo stile di vita possiamo fare molto, sia in senso positivo che negativo: in linea generale, cibo e stile di vita scorretti possono farci ammalare, ma possono anche prevenire squilibri e malattie e favorire la guarigione. Un’alimentazione ricca di grassi animali e povera di frutta e verdura può predisporre all’ipercolesterolemia – oltre che ad altri problemi metabolici come l’obesità e il diabete; se a questo aggiungiamo magari fumo e vita sedentaria… ci stiamo facendo autogol.

Al contrario, un’alimentazione varia, ben bilanciata, ricca di fibre – che favoriscono il mantenimento dei corretti livelli di colesterolo – unita ad attività fisica, è senz’altro un ottimo modo per prevenire ipercolesterolemia e una serie di altre patologie legate allo stile di vita.

Oltretutto queste due fonti, produzione da parte del fegato e stile di vita, sono più intrecciate di quanto possa sembrare, perché delle pessime abitudini nel quotidiano, mi riferisco ad esempio a fumo, cattiva alimentazione, sovrappeso e sedentarietà, si riflettono indirettamente anche sulla produzione epatica, innescando prima e sostenendo poi un pericolosissimo circolo vizioso.

Lo stile di vita è quindi la base di qualsiasi terapia per il colesterolo alto, sempre, a prescindere dalla causa.

Qualora non sia possibile o non sia sufficiente l’approccio dietetico e l’attività fisica per abbassare i livelli di colesterolo sotto la soglia di sicurezza, oppure qualora le cause siano indipendenti dall’alimentazione, oppure ancora quando esistano fattori di rischio come familiarità a eventi cardiovascolari, ipertensione, sovrappeso e obesità, fumo, il medico può ritenere necessario il corso alla terapia farmacologica.

Le statine (lovastatina, simvastatina, pravastatina, atorvastatina, rosuvastatina ecc) sono i farmaci di elezione, ossia di prima scelta, per il trattamento dell’ipercolesterolemia. La scelta del tipo di statina e del dosaggio spetta al medico curante, ma il meccanismo di azione è pressoché lo stesso per tutti i principi attivi appartenenti a questa classe di medicinali.

Statine

Genetica confezione si staina

Shutterstock/roger ashford

Meccanismo d’azione

Le statine agiscono bloccando un particolare enzima, che si chiama HMG-CoA reduttasi, responsabile della produzione di colesterolo a livello del fegato: bloccando questo enzima, quindi, si riduce di fatto la produzione endogena di colesterolo.

Cascata biochimica di produzione del colesterolo endogeno

Effetti collaterali

Gli effetti collaterali maggiormente segnalati in caso di utilizzo di statine riguardano essenzialmente l’apparato gastrointestinale e il sistema muscolare:

Sono stati inoltre segnalati casi di

  • Disturbi epatici
  • Mal di testa
  • Rush cutaneo (sfoghi cutanei)

Statine e crampi muscolari: perché succede?

Quello dei dolori e crampi muscolari, soprattutto notturni, è forse l’effetto collaterale più controverso dell’utilizzo di statine – controverso perché esiste la possibilità che sia in qualche modo amplificato da una sorta di effetto nocebo: in altre parole, mi aspetto che succeda e quindi succede. È l’alter ego, il negativo dell’effetto placebo.

Si tratta in ogni caso di un effetto collaterale documentato e descritto da pubblicazioni scientifiche autorevoli e che riguarda una percentuale di pazienti che si aggira intorno al 10%.

Perché succede?

Perché quella cascata di reazioni che porta alla produzione di colesterolo e che viene bloccata dalle statine è la stessa che porta alla produzione di una molecola molto importante per il nostro corpo – e in particolare per i muscoli – l’ubichinone, anche noto come Coenzima Q10.

Statine e coenzima Q10

Questo coenzima sostiene la produzione di energia da parte dei mitocondri, che sono organelli presenti all’interno di ogni cellula e sono di fatto le centrali energetiche della cellula stessa. La carenza di CoQ10, quindi, alla lunga fa sì che la produzione energetica cellulare diventi meno efficiente – e di questo ne risentono prima di tutte quelle cellule che hanno un elevato dispendio energetico, ossia le cellule muscolari.

La conseguenza è un muscolo indebolito e la comparsa di crampi e dolori.

Questa è la ragione per cui molti studi pubblicati in ambito scientifico sembrano sostenere l’opportunità di integrare coenzima Q10 nei soggetti che fanno uso di statine – soprattutto in caso di terapia prolungata (e spesso lo è: spesso le statine sono farmaci che si assumono a vita).

Alternative naturali alle statine

Il riso rosso fermentato è un prodotto di fermentazione del riso bianco ad opera di un lievito, il Monascus Purpureus: grazie all’azione di quest’ultimo, il riso si arricchisce di una sostanza, la Monacolina K, dimostratasi efficace nel ridurre i livelli ematici di colesterolo. La Monacolina K non è altro che una statina naturale: presenta infatti una struttura chimica sovrapponibile a quella della Lovastatina, una delle statine di sintesi. Il meccanismo d’azione della Monacolina è identico a quello delle statine: agisce sull’HMG-CoA reduttasi, diminuendo la quantità di colesterolo prodotta a livello del fegato.

Le due formule chimiche, identiche, di monacolina e lovastatina

Il riso rosso fermentato – o meglio – gli integratori a base di riso rosso fermentato hanno conosciuto fortune alterne negli ultimi anni. Senza entrare troppo nei dettagli di tipo regolatorio, diciamo che fino all’anno scorso gli integratori presenti in commercio presentavano un contenuto in monacolina k pari a 10 mg per dose giornaliera.

Tuttavia, dopo un iniziale nulla osta dell’EFSA, l’ente europeo per la sicurezza di farmaci e alimenti, e della Commissione Europea, a seguito di diverse segnalazioni nell’ambito della farmacovigilanza di alcuni Stati membri dell’Unione, il contenuto di monacolina autorizzato è stato ridotto a 3mg per dose giornaliera [2].

Il nuovo Regolamento europeo (UE 2022/860) in vigore dal 2 giugno 2022 vieta la vendita di prodotti contenenti singole porzioni per uso giornaliero con quantità pari o superiori a 3 mg di monacolina da riso rosso fermentato.

Perché evidenziamo questo cambiamento? Perché, lo ripetiamo, naturale non significa innocuo. La monacolina da riso rosso fermentato è, sì, una molecola di origine naturale, ma abbiamo anche visto che presenta la stessa struttura di una statina di sintesi: è ragionevole, dunque, aspettarsi che anche gli effetti collaterali siano gli stessi. In altre parole, la monacolina non è innocua e può presentare rischi al pari delle statine di sintesi.

Le segnalazioni che hanno portato alla riduzione della dose ammessa in commercio riguardavano aspetti strettamente legati alla sicurezza dei consumatori, sulla quale gli enti regolatori hanno il dovere di vigilare:

  • erano state rilevate rilevate discrepanze tra il contenuto di monacolina k dichiarato in etichetta e quello effettivamente presente nella formulazione
  • la maggior parte degli integratori presenti in commercio contiene monacolina k in combinazione con altri ingredienti, con i quali non si conoscono eventuali interazioni (non ci sono studi sufficienti in letteratura scientifica)
  • gli effetti collaterali segnalati si manifestavano già a dosi basse, pari o superiori a 3 mg, e risultavano sovrapponibili a quelli delle statine di sintesi- le quali però, vengono assunte dietro prescrizione e controllo medico.

Uno studio italiano pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology aveva raccolto tutte le reazioni avverse associabili all’utilizzo di integratori a base di riso rosso fermentato pervenute al Sistema di Sorveglianza sui prodotti di origine naturale dell’Istituto Superiore della Sanità, in un periodo di 13 anni, tra il 2002 e il 2015. Nello studio sono stati documentati 55 casi di reazioni avverse, del tutto sovrapponibili a quelle delle statine di sintesi [3].

Cosa possiamo fare

Le armi migliori a nostra disposizione contro il colesterolo alto sono ancora una volta alimentazione e stile di vita: a costo di ripeterci, ricordiamoci che è molto più semplice mantenere la salute quando c’è, piuttosto che tentare di ripristinarla quando la situazione è compromessa.

I farmaci dovrebbero rappresentare solo la seconda scelta, qualora la modifica dello stile di vita non abbia sortito effetto.

Teniamo poi presente che, anche in caso di terapia farmacologica, non possiamo comunque prescindere da ciò che mangiamo: le statine possono fare ben poco se continuiamo a introdurre colesterolo e grassi in eccesso con l’alimentazione. Insomma… tanto vale agire su alimentazione e stile di vita sin da subito: cereali integrali, legumi, pesce, frutta e verdura sono preziosi alleati contro qualsiasi malattia metabolica. Se poi associamo il giusto riposo e l’attività fisica, anche moderata ma costante, possiamo essere certi di aver fatto tutto il possibile per preservare la salute sia del corpo che della mente.

Fonti e bibliografia

  1. Eur Heart J. 2020 Jan 1;41(1):111-188.
    2019 ESC/EAS Guidelines for the management of dyslipidaemias: lipid modification to reduce cardiovascular risk
    François Mach, Colin Baigent et al.
  2. EFSA 3 Agosto 2018
    Scientific opinion on the safety of monacolins in red yeast rice
  3. British Journal of Clinical Pharmacology, Volume83, Issue4, April 2017
    Adverse reactions to dietary supplements containing red yeast rice: assessment of cases from the Italian surveillance system
    G. Mazzanti, P. A. Moro, E. Raschi, R. Da Cas, F. Menniti‐Ippolito
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