Introduzione
Il Coenzima Q10 – o ubiquinone – è una molecola lipofila (insolubile in acqua), appartenente al gruppo dei Coenzimi Q, ampiamente rappresentati in natura nelle piante, nei batteri, nei funghi e in tutti i tessuti animali. Dal punto di vista chimico, i coenzimi Q hanno struttura base analoga e si differenziano per la lunghezza della catena laterale in posizione 6 dell’anello chinonico, che nell’uomo è costituita da 10 unità isopreniche (da qui il nome di Coenzima Q10).
La scoperta dell’ubiquinone risale a tempi relativamente recenti: il primo a ipotizzarne il ruolo metabolico fu Crane nel 1957, mentre la sua struttura fu rivelata da Folkers e colleghi nel 1958; è solo dagli anni 60, tuttavia, che la sua funzione come trasportatore di elettroni nella catena respiratoria mitocondriale (i mitocondri sono le “centrali energetiche” della cellula) è stata definitivamente accertata. Successivamente, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, l’ubiquinone è stato oggetto di crescente interesse per la sua capacità antiossidante evidenziata da esperimenti in vitro sui fosfolipidi delle membrane cellulari e sulle lipoproteine a bassa densità (LDL).
Recentemente si è verificata la capacità protettiva dell’ubiquinone nei confronti del DNA e dei danni ossidativi che esso può subire ad opera dei radicali liberi [2].
Coenzima Q10 nel corpo umano
Il Coenzima Q10 è presente in tutti gli organi e tessuti umani, in quantità variabile a seconda del distretto corporeo e dell’età (il CoQ10 tende a diminuire con l’invecchiamento). La concentrazione più elevata si trova nel cuore e, a seguire, in rene, fegato, muscoli, pancreas, tiroide e milza (Tabella 1).
Organo/Tessuto | Q10 (µg/g tessuto) |
Cuore | 114 |
Reni | 67 |
Fegato | 55 |
Muscoli | 40 |
Pancreas | 33 |
Tiroide | 25 |
Milza | 25 |
Cervello | 13 |
Stomaco | 12 |
Intestino Tenue | 12 |
Colon | 11 |
Testicoli | 11 |
Polmoni | 8 |
Tabella1. Concentrazione media di Coenzima Q10 negli organi/tessuti di un essere umano adulto
In tabella 2 sono riportate le concentrazioni di Q10 in alcuni tessuti, in rapporto con l’età [1].
Organo | Q10 (µg/g tessuto) | ||||
2 giorni | 2 anni | 20 anni | 40 anni | 80 anni | |
Cuore | 37 | 79 | 110 | 75 | 47 |
Reni | 17 | 53 | 98 | 71 | 64 |
Fegato | 14 | 45 | 61 | 58 | 51 |
Milza | 21 | 30 | 33 | 28 | 13 |
Surrene | 18 | 58 | 16 | 12 | 9 |
Polmoni | 2 | 6 | 6 | 7 | 3 |
Tabella2. Variazione della concentrazione di Coenzima Q10 negli organi di un essere umano con l’avanzare dell’età
Coenzima Q10 negli alimenti
Le principali fonti alimentari di Coenzima Q10 sono
- carne,
- pesce (salmone, tonno, sgombri, sardine),
- cereali integrali,
- oli vegetali,
- spinaci,
- germe di grano,
- soia,
- frutta secca (soprattutto nelle noci).
Il meccanismo di assorbimento dell’ubiquinone dagli alimenti non è del tutto chiarito, ma è probabile che avvenga in modo analogo alla vitamina E (data la somiglianza strutturale) e quindi tramite incorporazione nei chilomicroni. L’assorbimento è molto lento e solo il 2-4% dell’ubiquinone introdotto con gli alimenti raggiunge il circolo sanguigno, ove circola legato alle lipoproteine (VLDL, LDL, HDL – le stesse che trasportano il colesterolo).
Con l’assunzione di un integratore di Q10 (tre dosi giornaliere da 100 mg al giorno, per 11 giorni) è stato rilevato che la quantità presente nelle lipoproteine triplica, a conferma del fatto che il Q10 circolante si ridistribuisca all’interno delle lipoproteine (e che quindi le protegga dall’ossidazione).
I globuli rossi contengono quantità molto piccole di Q10, mentre nei linfociti si è osservato che, dopo una settimana di integrazione, il contenuto di ubiquinone raddoppia – con conseguente aumento dell’attività degli enzimi riparatori del DNA e della resistenza del DNA stesso all’ossidazione [1, 16].
La biodisponibilità del Coenzima Q10 nei tessuti resta però argomento controverso. Sembra che in condizioni di salute normali la biodisponibilità sia molto bassa e questo potrebbe essere spiegato in termini di mera utilità: in condizioni normali di salute la quantità di Q10 è sufficiente al fabbisogno dell’organismo, che quindi non ne assorbe più del necessario. In condizioni patologiche, invece, laddove c’è carenza di Q10, l’integrazione alimentare allevia enormemente i sintomi della patologia in atto, ristabilendo in primis la funzione mitocondriale – come si è potuto appurare in bambini con deficienza di Q10 determinata da cause genetiche [17].
Funzionalità muscolare
Secondo alcune ricerche l’integrazione con Coenzima Q10 può migliorare la situazione di pazienti che, in seguito all’assunzione protratta di statine (farmaci d’elezione per abbassare il livello di colesterolo nel sangue), hanno sviluppato miopatie – un effetto collaterale correlato all’uso dei suddetti farmaci, che comporta debolezza muscolare e che, in casi rari ma gravi, può portare a rabdomiolisi, una condizione potenzialmente fatale causata da da una massiva rottura delle cellule muscolari.
Secondo una revisione pubblicata nel 2014 esiste una forte correlazione tra l’assunzione di statine e la diminuzione dei livelli di CoQ10 nel sangue e diversi studi hanno evidenziato come l’integrazione del coenzima abbia effetto positivo sulla regressione dei sintomi della miopatia [7].
Le ricerche tuttavia non sono conclusive, perché accanto a risultati positivi sull’assunzione di CoQ10 ve ne sono altri con risultato meno evidente o nullo [3].
Funzionalità cardiaca
Studi pubblicati già negli anni ’70 evidenziarono come nel 70-75% degli individui che avevano subito uno o più episodi di infarto il livello di Coenzima Q10 circolante fosse significativamente più basso rispetto al livello di controllo.
Secondo quanto riportato da recenti lavori di revisione sulla ricerca scientifica pubblicata sinora, nei pazienti con insufficienza cardiaca l’assunzione di Q10 ha portato a un miglioramento della funzionalità cardiaca e un aumentato senso di benessere; stessi effetti positivi in caso di infarto e aritmia.
Secondo una ricerca del 2011, randomizzata su 117 pazienti, assumere Q10 diminuisce i tempi di recupero dopo l’intervento di bypass o di sostituzione delle valvole cardiache [3,4]
Per quanto riguarda l’ipertensione (pressione alta), i risultati sono ancora discordanti: secondo alcune ricerche il Q10 sarebbe efficace nella riduzione dei valori di pressione (e permetterebbe di diminuire il dosaggio di farmaci antipertensivi), ma secondo altri l’effetto sarebbe irrilevante [3].
L’azione antipertensiva potrebbe essere dovuta ad un effetto diretto del Q10 sulla funzionalità endoteliale, misurata in termini di dilatazione dell’arteria brachiale: l’effetto si è visto su 40 pazienti con diabete di tipo 2 e dislipidemia, trattati per 12 settimane con 200 mg al giorno di CoQ10, confrontato con placebo [5].
Aterosclerosi
Considerato il potere antiossidante del coenzima Q10 nei confronti delle lipoproteine LDL, è ragionevole pensare che esso possa avere effetto preventivo sulla formazione delle placche aterosclerotiche, nella cui formazione le LDL ossidate giocano un ruolo rilevante. In vitro si è visto che il potere antiossidante del Q10 nei confronti delle lipoproteine LDL supera quello della vitamina E (un altro potente antiossidante endogeno). Alcune ricerche hanno effettivamente confermato l’azione antiaterogenica sulle lipoproteine di topi deficitari di vitamina E, a livello dell’aorta. L’integrazione di Q10 sembrerebbe altresì in grado di ridurre la concentrazione di LDL ossidate all’interno delle placche aterosclerotiche e di diminuire il numero di queste ultime in tutta la regione aortica [6].
Coenzima Q10 e cancro
I risultati delle ricerche sull’eventuale effetto protettivo del CoQ10 nello sviluppo di forme tumorali sono ancora contrastanti, ma in due studi estesi del 2010 e del 2011 si è visto che le donne con tumore al seno presentavano livelli abnormi di Q10, sia in difetto che in eccesso: è quindi probabile che una correlazione esista, anche se si tratta di studi ancora preliminari [3].
Diversi studi hanno inoltre evidenziato l’attività antiangiogenica e ipolipidemizzante dell’integrazione di CoQ10 in donne con cancro al seno in terapia con tamoxifene, uno dei chemioterapici più utilizzati nel trattamento post chirurgico [8,9].
Malattie neurologiche
Sulla base delle conoscenze finora acquisite, si sa che molti disturbi neurologici sono correlati ad alti livelli di stress ossidativo: in particolare, è sempre più evidente il ruolo dello stress ossidativo in malattie degenerative quali Alzheimer, Parkinson, malattia di Huntington. Esiste quindi una forte base scientifica per testare eventuali molecole antiossidanti come potenziale terapia neuroprotettiva.
Un esperimento condotto su 80 pazienti con esordio di Parkinson, a cui è stato somministrato Q10 per 16 mesi alla dose massima giornaliera di 1200 mg, ha mostrato un rallentamento della progressione della malattia in confronto col gruppo trattato con placebo, in modo dose-dipendente. In stadi più avanzati della malattia, invece, non si è visto lo stesso effetto potenzialmente benefico dell’integrazione con Q10 – a suggerire che il coenzima Q10 possa avere effetto protettivo, ma non sintomatico, allorché la malattia sia conclamata.
Esperimenti analoghi sono stati condotti per testare l’efficacia preventiva o terapeutica del Coenzima Q10 su pazienti affetti da morbo di Huntington e Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), ma i risultati sono ad oggi contrastanti e non permettono dunque di trarre conclusioni attendibili [10].
Potenziali ulteriori indicazioni terapeutiche
Secondo una ricerca giapponese, il Coenzima Q10 sarebbe in grado di ridurre le rughe causate da esposizione ai raggi UV-B, sia in vitro che in vivo. Il Q10 sarebbe in grado di inibire la produzione di interleuchina 6 e di metalloproteinasi (collagenasi in primis), col risultato di un effetto ringiovanente a livello cutaneo [11].
Il Coenzima Q10 è stato somministrato a bambini affetti da sindrome di Down, con l’intento di migliorare la condizione di stress ossidativo caratteristica di questa condizione: i risultati, sebbene ancora preliminari, sono incoraggianti [12,13].
Un altro ambito dove l’effetto antiossidante del Q10 potrebbe portare benefici è il trattamento di alcuni tipi di cefalea, laddove la componente infiammatoria può portare alla formazione di specie ossidanti, responsabili del consumo delle riserve endogene do CoQ10. In uno studio controllato, randomizzato versus placebo, si è ottenuta una riduzione significativamente maggiore nei pazienti trattati con Q10 (3x100mg/giorno per 3 mesi), rispetto a quelli con placebo, degli episodi di mal di testa e della loro durata e intensità [8,14].
Uno studio del 2007 ha evidenziato lo stesso potenziale positivo anche su pazienti di età pediatrica e su adolescenti [15].
Dosaggio, controindicazioni e interazione con farmaci
Il Coenzima Q10 è disponibile sul mercato come integratore in diverse forme:
- polvere,
- sospensioni,
- soluzioni oleose,
- gel,
- creme,
- compresse,
- capsule.
Ha dimostrato di essere ben tollerato fino alla dose di 3 g al giorno. La dose consigliata tuttavia è molto più bassa, tra i 30 e i 200 mg al giorno (dose massima suggerita dal Ministero della Salute [18]).
Gli effetti collaterali più comuni riguardano lievi problemi gastrointestinali o mal di testa, con alcuni episodi di insonnia temporanea. Al momento non esistono controindicazioni all’utilizzo del coenzima Q10 alle dosi terapeutiche consigliate [3, 10].
Secondo quanto riportato dal Centro Nazionale per la Medicina Complementare e Integrativa americano (NCCIH), il Coenzima Q10 potrebbe interferire con i farmaci anticoagulanti (warfarin) e con l’insulina; potrebbe altresì non essere compatibile con alcune terapie anticancro [3].
Fonti e bibliografia
- Coenzime Q10, G. Dallner and R. Stocker. Encyclopedia of Dietary Supplements, 2nd ed – P. Coates, et al., New York, NY: Informa Healthcare; 2010
- Biochemical, physiological and medical aspects of ubiquinone function. Ernster L, Dallner G. Biochim Biophys Acta. 1995 May 24;1271(1):195-204.
- National Center for Complementary and Integrative Health
- Role of coenzyme Q10 (CoQ10) in cardiac disease, hypertension and Meniere-like syndrome. Kumar A, Kaur H, Devi P, Mohan V. 1. Pharmacol Ther. 2009 Dec;124(3):259-68.
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- Ministero della Salute – Nutrienti e sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico (Revisione aprile 2019)
Autore
Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, con Dottorato di Ricerca in Scienza delle Sostanze Bioattive