Cos’è la caffeina?
La caffeina, la principale molecola contenuta nel caffè, dal punto di vista chimico è considerata un alcaloide, termine che indica una molecola di origine vegetale dotata di attività farmacologica.
Gli effetti farmacologici della caffeina sono quelli che sperimentiamo abitualmente:
- aumento della concentrazione,
- resistenza al sonno,
- stimolo alla digestione,
- aumento delle performance fisiche e mentali.
Questo succede perché, a livello biologico, la caffeina è in grado di esplicare il suo effetto in diversi distretti, agendo come stimolante
- sul sistema nervoso centrale (aumento dell’attenzione e della concentrazione),
- sull’apparato cardiovascolare (aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna),
- sulla secrezione acida gastrica (stimolo alla digestione),
- sul metabolismo in generale.
Una volta assorbita per via orale la caffeina si distribuisce rapidamente a tutti i tessuti.
Effetti e meccanismo d’azione
La caffeina raggiunge il picco plasmatico nell’organismo adulto mediamente 45 minuti dopo l’assunzione orale e vi rimane dalle 2,5 alle 4,5 ore, in dipendenza dal metabolismo individuale; a seguito del metabolismo epatico viene eliminata tramite le urine. In altre parole,
l’effetto massimo della caffeina si avverte in poco meno di un’ora dal consumo e persiste per 3-4 ore circa.
Effetti sul sistema nervoso centrale
La caffeina agisce da stimolante del sistema nervoso centrale bloccando l’azione della principale molecola coinvolta nell’induzione del sonno, ossia l’adenosina. Quest’ultima è un prodotto del metabolismo dell’ATP, la nostra principale moneta energetica:
- più ATP consumiamo nella giornata (cioè più consumiamo energie),
- maggiore è la quantità di adenosina prodotta e quindi maggiore sarà il bisogno di dormire a fine giornata.
Il che è logico, dato che dovremo ricaricare le batterie.
Nel nostro cervello esistono recettori specifici per l’adenosina: i recettori sono come delle serrature, specifiche per una determinata chiave. Ecco, la caffeina agisce come passepartout e riesce a legarsi ai recettori dell’adenosina, occupandone il posto e impedendone così l’azione. Ecco perché la caffeina ci toglie il sonno.
La caffeina ha anche effetto sul miglioramento del tono dell’umore, mediato da un altro neurotrasmettitore, la dopamina. In alcuni neuroni l’adenosina agisce sui recettori della dopamina, impedendone il legame e quindi bloccandone l’effetto. Di nuovo, la caffeina, impedendo all’adenosina di legarsi a questi recettori, aumenta di riflesso l’azione della dopamina. Questo spiegherebbe anche l’effetto positivo della caffeina sulla prevenzione e progressione del morbo di Parkinson [1], condizione legata alla carenza di dopamina.
Le sensazioni piacevoli, tuttavia, si manifestano a bassi dosaggi di caffeina (inferiori a 500 mg): a dosi superiori tendono a prevalere sensazioni di
- agitazione,
- irrequietezza,
- ansia,
- tremori,
- insonnia.
Sono effetti reversibili dovuti a eccesso di caffeina, che scompaiono riducendone il consumo.
Esiste poi un meccanismo di adattamento del nostro cervello per cui, se i recettori dell’adenosina sono continuamente occupati dalla caffeina, il corpo ne produce in numero maggiore, in modo da permettere il legame con l’adenosina. Quando questo accade la dose consueta di caffè non basta più e dobbiamo aumentarla per avere lo stesso effetto. Anche in questo caso si tratta di un meccanismo reversibile, riducendo il consumo di caffeina.
Strettamente correlata a questo problema esiste poi la concreta possibilità di sviluppa una reale dipendenza dalla caffeina.
Effetti sull’apparato cardiovascolare
La caffeina aumenta il battito cardiaco e la forza di contrazione del miocardio, mimando gli effetti endogeni dell’adrenalina; è inoltre dotata di azione vasodilatatrice (dilatazione dei vasi sanguigni), effetto che si esplica soprattutto a livello coronarico.
Il timore che induca aritmie risulta ad oggi pressoché infondato, anzi, il caffè potrebbe addirittura avere un effetto protettivo. Il meccanismo ipotizzato è lo stesso visto per il sistema nervoso centrale: la caffeina a livello cardiaco inibisce il legame dell’adenosina, diminuendone l’effetto di riduzione del periodo refrattario atriale e ventricolare (ossia il periodo tra un contrazione e la successiva), rendendo quindi il cuore meno soggetto ad aritmie.
Ovviamente tutto questo è valido nel limite delle 2-3 tazzine al giorno: a elevate assunzioni, aumenta il rischio di disturbi quali
- aritmie,
- tachicardia,
- fino ad arrivare alla fibrillazione ventricolare.
Effetti a livello gastrico
La caffeina agisce sui recettori H2, responsabili della secrezione acida gastrica. Per questo il caffè stimola la digestione e ne andrebbe evitata o limitata l’assunzione a stomaco vuoto, specie negli individui predisposti a iperacidità o soggetti a reflusso, gastrite e ulcere gastriche.
Il rilascio di calcio indotto dalla caffeina aumenta inoltre la contrattilità della muscolatura liscia, compresa quella gastro-intestinale: l’effetto positivo sulla digestione è dato anche dall’aumento della peristalsi a livello gastrico.
Effetti sulla performance sportiva
Diversi studi hanno mostrato come la caffeina possa incrementare la performance sportiva attraverso i meccanismi già descritti in precedenza, ossia
- aumento della contrattilità muscolare,
- effetto sull’apparato cardiovascolare (aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa, del flusso sanguigno),
- aumento della frequenza respiratoria,
- in alcuni casi riducendo il senso di fatica.
Per questa ragione, in ambito sportivo, la caffeina è inclusa nelle sostanze soggette a monitoraggio: il limite presente nelle urine ad un eventuale controllo non deve superare gli 0.012mg/ml, altrimenti l’atleta è passibile di squalifica
La caffeina aiuta a dimagrire?
La caffeina può incrementare la capacità del corpo di bruciare grassi ed è per questa ragione che la si trova spesso negli integratori cosiddetti “dimagranti”.
Il meccanismo consiste nell’attivazione dell’enzima lipasi negli adipociti, cellule responsabili della sintesi, accumulo e cessione di grassi, dove promuove la scissione dei trigliceridi in glicerina e acidi grassi.
Occorre tuttavia sottolineare che l’effetto sul tessuto adiposo e sull’aumento del metabolismo basale (ossia in condizioni di riposo) si verifica a dosaggi superiori a quelli raccomandati (dai 500 mg in su), non privi quindi di effetti collaterali.
Una considerazione a parte va fatta sulla caffeina presente nelle creme anti-cellulite, ove viene impiegata sia per l’effetto lipolitico che per la capacità drenante. In questo caso l’azione si esercita prettamente a livello locale: la caffeina che eventualmente passa in circolo non è significativa e difficilmente può indurre effetti importanti a livello sistemico.
Per approfondire: Il caffè da dimagrire?
Effetti collaterali
Gli effetti collaterali della caffeina sono prevalentemente legati all’abuso (eccesso di consumo) e ad eventuale ipersensibilità individuale.
In generale, gli effetti a livello del sistema nervoso centrale si manifestano a dosaggi superiori ai 500 mg al giorno (3-4 tazzine) e comprendono
- agitazione,
- irrequietezza,
- ansia,
- tremori,
- insonnia.
Relativamente al sistema cardiocircolatorio, nel caso di assunzione di dosi elevate, aumenta il rischio di
- aritmie,
- tachicardia,
- fibrillazione ventricolare (nei casi più estremi).
Particolare attenzione va riservata all’utilizzo in gravidanza, poiché la caffeina è in grado di attraversare la placenta: questa è la ragione per cui si consiglia di limitarne fortemente l’uso.
Interazioni
L’assunzione di alcool o farmaci quali ad esempio
- contraccettivi,
- cimetidina (antistaminico, antagonista dei recettori H2, usato per ulcera gastrica e iperacidità),
- disulfiram (usato nella cura dell’alcolismo),
- allopurinolo (anti-gotta)
tende a prolungare la permanenza della caffeina nel corpo (ma si noti che l’effetto anticoncezionale della pillola non viene influenzato): gli effetti dovuti all’assunzione della caffeina persisteranno quindi più a lungo.
Il fumo, al contrario, tende a diminuirne il tempo di permanenza, poiché ne accelera il metabolismo
Questi sono solo alcuni esempi. Si raccomanda di fare riferimento al foglietto illustrativo dei singoli farmaci per informazioni dettagliate sull’assunzione concomitante di caffeina.
Quanta caffeina c’è in un caffè? Dove si trova oltre che nel caffè?
In una tazzina di espresso ci sono circa 60-80 mg di caffeina, ma è importante tenere conto che non è contenuta solo nel caffè e negli eventuali integratori assunti: al contrario, sono molti gli alimenti e le bevande che ne contengono una quantità spesso non trascurabile (tè, cacao, cola, erba mate, bevande energizzanti). Per dare un’idea, nella tabella seguente sono riportate le quantità di caffeina a confronto tra le diverse bevande:
- Caffè espresso: 60-80 mg/tazzina
- Caffè moka: 120 mg/tazzina
- Caffè americano: 95-200 mg/tazza (200 ml circa)
- Caffè decaffeinato: 1-3 mg/tazzina
- Cola: 35-40 mg/lattina
- Tè: 28 mg/150 ml (aumenta all’aumentare del tempo di infusione)
- Cacao: 100 mg/100 g
- Bevanda energizzante: 80 mg/lattina (250 ml)
Fonti e bibliografia
- Caffeine for treatment of Parkinson disease: a randomized controlled trial. Postuma RB, Lang AE, Munhoz RP, et al. Neurology. 2012;79(7):651-658.
- D Caldeira, C Martins, LB Alves, H Pereira, JJ Ferreira, J Costa. Caffeine does not increase the risk of atrial fibrillation: a systematic review and meta-analysis of observational studies. Heart. 2013 Oct;99(19):1383-9.
- My-PersonalTrainer
Autore
Dr.ssa Sonja Bellomi
Laureata in Chimica e Tecnologia FarmaceuticaLaureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, con Dottorato di Ricerca in Scienza delle Sostanze Bioattive