- L’aglio nella tradizione, un po’ di storia
- Aglio in cucina, nell’orto e nell’armadietto dei medicinali
- Aglio, colesterolo e pressione sanguigna
- Aglio contro funghi, batteri e virus
- Aglio, un rimedio efficace contro l’Herpes labialis
- Meglio crudo, cotto o in polvere?
- Dosaggi, controindicazioni e interazioni coi farmaci
- Aglio e alitosi, che fare?
- Fonti e bibliografia
L’aglio nella tradizione, un po’ di storia
Appartenente alla famiglia delle Liliacee, l’aglio è una pianta la cui origine si perde nella memoria del tempo [1]. Le testimonianze più antiche risalgono a 3000 anni a.C., nell’antico Egitto: l’aglio era parte integrante della dieta quotidiana – in particolare dei costruttori di piramidi, per aumentare la forza e mantenere la salute – e bulbi di aglio perfettamente conservati sono stati ritrovati nella tomba di Tutankamon. Il testo medico di riferimento dell’epoca, il Papiro di Ebers, riportava l’uso dell’aglio per ascessi, malessere generale e contro insetti e parassiti.
Anche nell’antica Grecia l’aglio era associato all’aumento della forza e della resistenza alla fatica, tant’è che costituiva parte integrante dell’alimentazione dei militari, specie in battaglia. Persino durante le Olimpiadi gli atleti mangiavano aglio prima delle competizioni… una sorta di “doping” ante litteram! Ippocrate (IV sec a.C.), padre della medicina, aveva inserito l’aglio tra i suoi rimedi terapeutici per disturbi polmonari, come purgante e per i dolori addominali.
Bulbi di aglio sono stati portati alla luce negli scavi del Palazzo di Cnosso a Creta, risalente al 1800 a.C.
Soldati e marinai facevano uso di aglio per aumentare la resistenza alla fatica anche nell’antica Roma. Dioscoride, medico greco che visse a Roma ai tempi di Nerone (I sec d.C.), nel suo trattato De materia Medica raccomandava l’aglio per mantenere pulite le arterie. Da notare che all’epoca poco o nulla si sapeva sulla circolazione del sangue: l’idea che l’aglio potesse migliorare la salute del sistema cardiocircolatorio ha dunque origini molto antiche. Dioscoride raccomandava altresì l’aglio per i disordini gastrointestinali, le punture di insetto e i dolori articolari.
Infine, Plinio il Vecchio, nel suo Historia Naturalis, elenca ben 23 possibili utilizzi terapeutici dell’aglio, tra cui protezione contro infezioni e tossine, rimedio per le punture di scorpione e persino per curare l’epilessia.
La conoscenza e l’utilizzo di questa pianta ha origini antiche anche in parti del mondo molto lontane da Europa e Vicino Oriente: nel 2000 a.C. l’aglio era ampiamente utilizzato in Cina ed era parte integrante dell’alimentazione quotidiana; era inoltre utilizzato come conservante per il cibo. Nella Medicina Tradizionale Cinese l’aglio era prescritto come tonico del sistema respiratorio e dell’apparato digerente – soprattutto in caso di diarrea o infezioni parassitarie – e come antidepressivo.
In India la medicina Ayurvedica faceva ampio uso dell’aglio già 2000 anni fa come pianta guaritrice in diverse patologie, tra cui artrite, malattie cardiache, infezioni parassitarie, problemi digestivi, debolezza e affaticamento.
Nel medioevo, Ildegarda di Bingend (XII sec) – naturalista tedesca benedettina, dichiarata dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI – aveva attribuito all’aglio un ruolo centrale nelle erbe medicinali. E per la prima volta aveva differenziato l’aglio crudo da quello cotto, sostenendo la maggiore efficacia terapeutica del primo rispetto al secondo.
La Scuola Salernitana (X-XIII sec) – antesignana delle moderne facoltà di medicina – indicava l’aglio come “alimento caldo”, da consumarsi in inverno per prevenire disturbi respiratori e malattie polmonari.
L’aglio fu ampiamente utilizzato contro la peste nera, che imperversò in Europa a metà del 1300, uccidendo un terzo della popolazione del continente.
Nel Rinascimento l’attenzione crescente per le erbe medicinali in tutta Europa portò alla nascita degli orti botanici, dove l’aglio trovò una collocazione di prestigio. In Italia divennero famosi quelli di Padova, Pisa e Bologna. Nel XVI sec. Pietro Mattioli, medico senese che esercitò alla corte di re Ferdinando d’Asburgo a Praga e autore della traduzione del De Materia Medica di Dioscoride, era solito prescrivere l’aglio come rimedio per disturbi digestivi e renali, per infezioni parassitarie e anche per aiutare le donne in caso di parto difficile.
Una curiosità: si narra che Enrico IV di Francia (XVII sec) venne battezzato con acqua e aglio perché si credeva che in tal modo sarebbe stato protetto dagli spiriti maligni e dalle malattie.
Infine, in epoca moderna, lo storico Louis Pasteur, chimico e biologo francese del XIX sec, considerato il fondatore della moderna microbiologia, studiò le proprietà dell’aglio e ne dimostrò per la prima volta la funzione antisettica, testandone l’efficacia su colture batteriche di Salmonella ed Escherichia coli.
Aglio in cucina, nell’orto e nell’armadietto dei medicinali
Bianco, rosso o rosa, a seconda della qualità, l’aglio è un eccezionale insaporitore: in cucina o lo si ama o lo si odia, ma in ogni caso la sua presenza non passa inosservata. Ci sono piatti, poi, in cui il suo utilizzo è fondamentale: pensiamo alla pasta aglio olio e peperoncino in Italia, alla salsa tzaziki in Grecia, al gazpacho in Spagna – solo per citarne alcuni.
In agricoltura costituisce un rimedio efficace e naturale contro molti parassiti: coltivarlo in prossimità delle piante più delicate permette di tenere lontani afidi, tarli, coleotteri e lumache.
La tradizione dice anche che l’aglio tiene lontani i vampiri dall’uomo, ma su questo la scienza ancora non si è espressa…
In fitoterapia l’aglio è conosciuto e utilizzato oggi come rimedio per
- ridurre la pressione sanguigna,
- abbassare il colesterolo,
- combattere il raffreddore.
È inoltre consigliato come rimedio topico per curare le ferite (in genere sotto forma di olio).
È ricco di
- potassio,
- acido folico,
- vitamine del gruppo B, C e D,
- sodio,
- selenio,
- magnesio,
- silicio,
- calcio,
- ferro
- e zolfo.
Lo si può usare fresco in spicchi oppure come decotto oppure ancora come estratto secco in capsule e compresse.
Alcuni studi hanno evidenziato che chi fa maggiore uso di aglio risulta protetto nei confronti di alcuni tipi di tumore, come quello al colon o al pancreas, ma è probabile che l’aglio in questo senso funzioni nel contesto di una dieta sana ed equilibrata, piuttosto che come unico responsabile di un’efficace prevenzione. Lo stesso National Cancer Institute americano riconosce che l’aglio, insieme a molti altri vegetali (pensiamo alle crucifere, tanto per citare una categoria con effetti anticancro riconosciuti), possieda potenziali proprietà preventive nei confronti dello sviluppo di tumori, ma non lo raccomanda come unico e specifico integratore alimentare [2].
Vediamo in dettaglio cosa dicono le ricerche in merito agli effetti che la tradizione attribuisce a questo vegetale.
Aglio, colesterolo e pressione sanguigna
L’aglio ha ricevuto negli anni notevole attenzione in merito ai suoi possibili effetti benefici per l’apparato cardiovascolare [3], in particolare per la riduzione della pressione sanguigna in caso d’ipertensione e dei livelli di colesterolo – entrambi considerati importanti fattori di rischio. Inoltre sembra che l’aglio agisca anche come antiaggregante piastrinico [11], riducendo il rischio di formazione di trombi.
Diversi studi analizzati in una revisione pubblicata nel 2016 [4] mostrano come l’utilizzo di aglio come integratore alimentare sia in grado di ridurre sia la pressione sistolica (di 7–16 mm Hg) che quella diastolica (di 5–9 mm Hg) e riduca il colesterolo totale fino a 29.8 mg/dL. I risultati più significativi sono stati ottenuti utilizzando un estratto di aglio invecchiato, che ha come vantaggio quello di essere inodore e maggiormente digeribile, grazie al ridotto contenuto di allicina.
In un’altra meta-analisi pubblicata sempre nel 2016 [5] sono stati riportati gli stessi risultati positivi in termini di pressione sanguigna (studi confrontati con placebo) e una riduzione dei livelli di colesterolo totale e LDL del 10% dopo un trattamento continuativo di 2 mesi, su individui con livelli di colesterolo totale superiori a 200 mg/dL.
In uno studio precedente [3] si era visto come il consumo di 3 g di aglio fresco al giorno per 4 mesi diminuisse il colesterolo del 21%. Poiché non si erano evidenziati miglioramenti prima di 4 settimane, si suppone che ci sia un tempo minimo necessario di trattamento prima che si manifesti l’effetto terapeutico.
Il limite di tutti questi studi è che si sviluppano per un arco di tempo relativamente breve, che non permette di valutare gli effetti a lungo termine [6]. In più si tratta di lavori molto spesso eterogenei per
- tipologia di individui,
- dosaggio,
- durata del trattamento,
- formulazione utilizzata (aglio fresco o estratto secco),
ma in ogni caso i risultati sono confortanti e senza dubbio promettenti.
Per completezza di informazione riportiamo la posizione del National Center for Complementary and Integrative Health (NCCIH) – agenzia governativa degli Stati Uniti – che si mantiene prudente soprattutto sugli effetti ipolipidemizzanti dell’aglio: secondo alcuni studi, infatti, pare che tale effetto si limiti al colesterolo totale e non al cosiddetto colesterolo “cattivo”, ossia l’LDL [7].
Perchè l’aglio riduce la pressione?
Nell’aglio esistono almeno un centinaio di sostanze volatili e non volatili contenenti zolfo e responsabili dell’attività biologica: tra questi i principali sono [8]
- la S-allilcisteina,
- l’ajoene,
- l’allicina.
I meccanismi attraverso i quali l’aglio ridurrebbe la pressione sanguigna sono essenzialmente due:
- Vasodilatazione tramite aumento dei livelli di monossido di azoto (NO), e di solfuro di idrogeno (H2S), due potenti vasodilatatori endogeni [8,9].
- Inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone [8], un meccanismo ormonale che regola la pressione sanguigna e il tono della muscolatura arteriosa.
L’ingestione di 2 g di aglio crudo (l’equivalente di 2-3 spicchi) aumenta i livelli basali di NO da 2,7 a 8,8 µM – rispettivamente dopo 2 ore e dopo 4 ore dall’ingestione. L’esperimento è stato condotto su un centinaio di volontari sani di entrambi i sessi ed età compresa tra 22 e 50 anni. Lo stesso effetto non si è verificato assumendo la stessa quantità di aglio cotto, probabilmente per inattivazione, da parte del calore, dei principi attivi responsabili dell’effetto biologico [10].
Aglio contro funghi, batteri e virus
L’aglio nella tradizione erboristica è conosciuto come antibatterico, antifungino e antivirale e ciò non stupisce, se si pensa che è stato utilizzato per secoli come conservante per i cibi.
Gli estratti di aglio hanno dimostrato in vitro di essere in grado di sopprimere la proliferazione batterica di Salmonella, Escherichia coli e Listeria [3]. Uno studio pubblicato nel 2003 [12] aveva inoltre dimostrato come l’aglio fosse efficace contro un ampio spettro di patogeni, inclusi quelli resistenti a diversi antibiotici (Stafilococcus aureo, Stafiloccus epidermidis, Pseudomonas aeruginosa). Esistono poi studi che hanno testato l’efficacia dell’aglio sull’Helicobacter pylori, un batterio considerato fattore di rischio per lo sviluppo di cancro dello stomaco, sul Mycobacterium tuberculosis, il batterio responsabile della tubercolosi, e su funghi come la Candida albicans [5].
L’azione antivirale dell’aglio è stata evidenziata in vitro su rinovirus, herpes simplex, citomegalovirus e virus dell’influenza B. L’attività antivirale si esplica tramite attivazione dei macrofagi e dei linfociti B e T. L’aglio inoltre è un prebiotico, contenente oligosaccaridi e fruttani, sostanze che stimolano la proliferazione della flora batterica intestinale “buona” – e ricordiamo che l’80% delle nostre difese immunitarie risiedono proprio nell’intestino.
Test clinici hanno dimostrato che l’aglio ha effetto positivo sia nella prevenzione che nella durata e severità dei sintomi influenzali e delle infezioni del primo tratto respiratorio.
Uno studio randomizzato controllato contro placebo condotto su 146 partecipanti ha evidenziato come nel gruppo che aveva assunto aglio per 3 mesi (180 mg di aglio in polvere al giorno) si era registrata una diminuzione del 37% del numero di episodi influenzali e un 30% di riduzione della durata dei sintomi, rispetto al gruppo trattato con placebo.
In un altro studio è stato somministrato estratto di aglio invecchiato nella dose di 2,5 g al giorno per 3 mesi su 120 partecipanti: nel gruppo trattato con aglio si è evidenziata una riduzione del 60% nella durata dell’influenza e una diminuzione del 20% dei sintomi influenzali, rispetto al gruppo trattato con placebo. Nello stesso studio, inoltre, si è potuto apprezzare un aumento significativo dei linfociti T e delle cellule natural killer dopo 45 giorni dall’inizio dell’assunzione dell’estratto [5].
Aglio, un rimedio efficace contro l’Herpes labialis
Chi ne soffre conosce bene il problema…e gli “eventi catastrofici” che seguono quell’iniziale pizzicorio al labbro che poi evolve nei classici sintomi dell’herpes labiale.
L’aglio crudo, strofinato sulla zona interessata del labbro alla comparsa dei primi sintomi può rappresentare un rimedio efficace, in virtù delle sue proprietà antivirali.
Chiaramente questo potrebbe compromettere la possibilità di un bacio passionale, ma la rimanderebbe solo di un giorno anziché di una settimana o più, in caso il virus prendesse il sopravvento…
Meglio crudo, cotto o in polvere?
Per sfruttarne al meglio le proprietà nutrizionali e i benefici per la salute, l’aglio andrebbe consumato crudo.
Tanto più che diversi studi hanno dimostrato l’assenza di attività antibatterica dell’aglio dopo la cottura [10,13]: l’allicina, infatti, una delle principali responsabili degli effetti terapeutici dell’aglio, è una molecola termosensibile e viene quindi danneggiata se sottoposta a calore prolungato.
La stessa allicina, tuttavia, deve essere attivata anche nell’aglio crudo. Per fare ciò, è necessario spremere lo spicchio o tritarlo: l’azione meccanica, infatti, attiva l’enzima allinasi presente nel bulbo, il quale trasforma l’allina in allicina.
Una volta tagliato o schiacciato, poi, lo spicchio andrebbe lasciato riposare una decina di minuti, meglio sottolio, in modo che si liberi la quantità massima di allicina e che quest’ultima – che è una molecola volatile – venga trattenuta grazie alla presenza dell’olio.
L’aglio esiste in commercio anche in polvere, nel classico barattolino delle spezie: è ottenuto tritando ed essiccando gli spicchi di aglio, quindi in teoria la composizione dovrebbe essere la stessa dell’aglio crudo. Tuttavia, la proporzione e la quantità dei singoli componenti può variare a seconda della materia prima e del tempo di esposizione al calore, col rischio di un contenuto inferiore dei componenti attivi rispetto all’aglio tal quale.
L’estratto secco invecchiato (AGE), utilizzato in molti degli studi in letteratura e presente in diversi integratori in commercio, è ottenuto conservando l’aglio crudo in una soluzione al 15-20% di etanolo per 20 mesi. Questo processo porta a modifiche nella composizione della pianta – in particolare una riduzione delle componenti irritanti e del contenuto di allicina: ecco perché l’estratto invecchiato risulta spesso più digeribile e tollerato. La diminuzione della componente attiva allicina è compensata dall’aumento di altri componenti attivi come la s-allilcisteina (SAC), la S-allilmercaptocisteina e l’allixina [14, 15].
Dosaggi, controindicazioni e interazioni coi farmaci
L’aglio è un alimento considerato sicuro nelle dosi in cui viene utilizzato in ambito culinario.
Eventuali effetti collaterali, soprattutto in caso di utilizzo di aglio crudo, riguardano l’alitosi o fastidi allo stomaco durante la digestione.
Per quanto riguarda l’utilizzo come integratore a scopo preventivo, la dose suggerita è di 1-3 spicchi d’aglio al giorno, (oppure 0,4-1,2 g di estratto secco) per periodi di 3 settimane (ricordando di spremerlo prima dell’uso per attivare l’allicina).
Per il suo effetto antiaggregante piastrinico è bene non consumarne in quantità eccessiva in caso di assunzione di farmaci anticoagulanti (es warfarin®). Stessa cosa dicasi in caso di assunzione di antipertensivi, per l’effetto dell’aglio sull’abbassamento della pressione. Con un normale utilizzo culinario, tuttavia, non dovrebbero esserci rischi di interazione.
Alcuni studi riferiscono interazioni dell’aglio col sesquinavir, un farmaco utilizzato per il trattamento dell’HIV [2].
Tuttavia, un lavoro di revisione recentemente pubblicato, sottolinea come il rischio di interazioni tra aglio e farmaci sia decisamente basso [16].
Aglio e alitosi, che fare?
Il poeta romano Orazio (I sec. a.C.) suggeriva di non mangiare l’aglio da solo, soprattutto se in occasione di un appuntamento galante, perché l’amato/a “non respinga i baci e non fugga lontano”…
Tuttavia, per non rinunciare agli innumerevoli benefici apportati dall’aglio in nome di una necessaria interazione sociale (o del suddetto appuntamento galante), si possono adottare alcune accortezze, suggerite dalla tradizione popolare:
- masticare foglie di prezzemolo,
- masticare un chicco di caffè,
- masticare semi di cardamomo, coriandolo o cumino,
- mangiare una mela cruda.
Fonti e bibliografia
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- National Center for Complementary and Integrative Health
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- Garlic Lowers Blood Pressure in Hypertensive Individuals, Regulates Serum Cholesterol, and Stimulates Immunity: An Updated Meta-analysis and Review. Ried K. J Nutr. 2016 Feb;146(2):389S-396S
- An umbrella review of garlic intake and risk of cardiovascular disease. Schwingshackl L, Missbach B, Hoffmann G. Phytomedicine. 2016 Oct 15;23(11):1127-33.
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Autore
Dr.ssa Sonja Bellomi
Laureata in Chimica e Tecnologia FarmaceuticaLaureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, con Dottorato di Ricerca in Scienza delle Sostanze Bioattive