Introduzione
Soprattutto con l’arrivo delle stagioni più calde e della forte umidità che le caratterizza, ci ritroviamo spesso invasi da insetti di ogni genere, ai quali talvolta non siamo nemmeno in grado di dare un nome.
Di fronte alla puntura di un insetto le conseguenze possono estremamente variabili, principalmente in base a due fattori:
- tipo di insetto,
- sensibilità individuale.
È in ogni caso possibile individuare alcuni sintomi (tipici di ogni reazione allergica ed eventuale infezione):
- prurito,
- arrossamento,
- senso di bruciore o fastidio più o meno esteso nella regione cutanea circostante,
- gonfiore.
Alcuni pazienti possono invece manifestare reazioni più generalizzate (come fastidio alla gola o vero e proprio senso di soffocamento) per la soggettiva suscettibilità al veleno di alcuni specifici insetti.
Un aspetto strettamente correlato è legato invece alla possibilità di venire contagiati da specifiche malattie che l’insetto, agendo da vettore, è in grado di veicolare da un individuo all’altro, o addirittura da una regione geografica all’altra (si pensi in questo caso ad alcune malattie, fortunatamente rare nelle nostre aree, come ad esempio la malaria).
Infine esiste la possibilità di sovrainfezione da parte di specifici microrganismi (prevalentemente batteri che tendono a colonizzare il distretto cutaneo), eventualmente favorite da scarse condizioni igieniche.
Non esistono vere e proprio linee guida di comportamento di fronte alla puntura di un insetto, ma certamente possiamo individuare piccoli accorgimenti che è importante prendere in considerazione:
- Rimuovere il pungiglione nel caso in cui fosse ancora nella cute (idem nel caso di zecca, che va rimossa quanto prima per ridurre il rischio di trasmissione del batterio responsabile della malattia di Lyme).
- Lavare la zona interessata con acqua e sapone.
- Applicare un impacco freddo o ghiaccio avvolto in un panno per almeno 10 minuti.
- Sollevare la zona interessata, quando possibile, per favorire il ritorno venoso e ridurre il gonfiore.
- Evitare di grattare e graffiare l’area, per ridurre il rischio di infezione.
- Evita i tradizionali rimedi casalinghi, come l’aceto e il bicarbonato di sodio, perché privi di fondamento scientifico.
Sintomi come dolore, gonfiore e prurito possono durare alcuni giorni, ma si possono valutare con il proprio farmacista rimedi locali (creme e unguenti a base di antistaminici o cortisonici) per trovare sollievo.
Quando contattare il medico
Si consiglia di rivolgersi al proprio curante nei casi in cui:
- i sintomi non inizino a migliorare in pochi giorni o, addirittura, dovessero peggiorare,
- la puntura fosse localizzata nel cavo orale o vicino agli occhi,
- una vasta area (di 10 cm o più) intorno al morso diventasse rossa e gonfia,
- comparissero sintomi di sovrainfezione batterica, come presenza di pus o dolore crescente, gonfiore o rossore,
- si presentasero sintomi d’infezione sistemica (febbre, linfonodi ingrossati e altri sintomi simil-influenzali).
Si raccomanda di rivolgersi in Pronto Soccorso in caso di sintomi di grave reazione allergica, come ad esempio:
- respiro affannoso o difficoltà respiratoria,
- viso, bocca o gola gonfi,
- nausea o vomito,
- frequenza cardiaca accelerata,
- vertigini o sensazione di svenimento,
- difficoltà a deglutire,
- perdita di conoscenza.
Reazione locale…o reazione esagerata?
Nella maggior parte dei casi tendiamo a non accorgerci dell’esatto momento in cui veniamo punti e soltanto quando la reazione cutanea locale si manifesta prendiamo consapevolezza dell’accaduto! Fanno ovviamente eccezione insetti particolarmente dolorosi, come ad esempio le api e le vespe.
Le reazioni scatenate dalla puntura sono causate da diversi meccanismi, non sempre sovrapponibili tra insetti differenti:
- Irritazione meccanica, dovuta al piccolo trauma subito a causa dei loro mezzi di attacco (pungiglione, bocca, …)
- Contatto con sostanze irritanti presenti sulla superficie dell’insetto o nella bocca/saliva.
- Inoculazione attraverso la puntura di sostanze irritanti, in grado di attivare il nostro sistema immunitario che applica una reazione di difesa (che si manifesta con i segni e sintomi tipici dell’infiammazione).
Nel complesso, quindi, è normale trovarsi di fronte ad un piccolo rigonfiamento (la “bolla”) associato a
- prurito,
- senso di bruciore,
- rossore,
- calore,
- tumefazione più o meno dura.
La reazione tende normalmente ad autolimitarsi e poi a scomparire nell’arco di qualche giorno, senza lasciare traccia di sé; talvolta può rendersi necessario semplicemente un trattamento locale a base di creme per placare il prurito.
In alcune persone può invece presentarsi una specifica suscettibilità del sistema immunitario che genera una vera e propria reazione allergica (così come le comuni allergie stagionali, alimentari o di altro tipo); per definizione questa manifestazione si presenta al secondo contatto con il veleno/insetto specifico, nonostante la prima volta non fosse comparsa alcuna reazione particolare. Tale fenomeno viene definito “sensibilizzazione” (possiamo immaginarlo come una “fase di addestramento” del sistema immunitario).
Al secondo incontro il sistema immunitario, che “già conosce il suo nemico”, è ben pronto a scatenare tutte le sue risorse, manifestando una risposta più grave che può addirittura sfociare nello shock anafilattico, una reazione potenzialmente letale. Il paziente comincerà a manifestare i seguenti sintomi:
- fastidio in gola e difficoltà respiratoria,
- senso di soffocamento,
- ipotensione (pressione bassa),
- eventuale perdita di coscienza,
- aumento della frequenza cardiaca (come risposta compensatoria per l’abbassamento di pressione),
- cute inizialmente calda.
Tale fenomeno deve ovviamente essere riconosciuto e trattato quanto prima, possibilmente da personale medico esperto e/o ospedaliero.
I farmaci maggiormente utilizzati in caso di shock anafilattico sono:
- adrenalina (in questa situazione è il farmaco più importante),
- eventualmente antistaminici e/o corticosteroidi,
- broncodilatatori per ridurre lo spasmo a livello delle vie aeree superiori,
- liquidi per ripristinare il normale circolo del paziente,
- altre eventuali misure di supporto che possano permettere al paziente di ripristinare il normale equilibrio.
Malattie trasmesse da vettori
In alcuni casi l’insetto che arriva a pungerci può essere il serbatoio di un agente infettivo, che trova all’interno della zanzara, o altro animale, l’habitat ideale per il proprio ciclo di replicazione.
Questo tipo di malattie sono spesso strettamente correlate all’area geografica di appartenenza e, proprio perché rare o assenti nel nostro Paese, spesso risultano difficili da riconoscere.
L’esempio più comune è rappresentato ovviamente dalla malaria, in cui la zanzara trasporta specifici “plasmodi” che una volta entrati nel circolo ematico sono in grado di colonizzare i globuli rossi e successivamente distruggerli. Questo genera nel paziente delle crisi emolitiche ripetute, con successiva compromissione dello stato generale.
- Febbre gialla, Dengue, Chikungunya, infezione da virus West Nile, Zika sono solo alcune delle altre malattie trasmesse dalle zanzare in specifiche regioni del mondo.
- Tripanosomiasi americana o africana (la cosiddetta “malattia del sonno” trasmessa dalla mosca tse tse).
- Leishmaniosi, particolare patologia cutanea (o addirittura viscerale, ovvero che può interessare i diversi organi di un individuo) trasmesse dai flebotomi.
- Borreliosi di Lyme, trasmessa dalle zecche, così come il tifo, la febbre delle montagne rocciose e l’encefalite da zecche.
- Morbo di Chagas, veicolato da alcune specie di cimici ematofage.
Solitamente queste patologie vanno ben oltre la sintomatologia dovuta alla semplice puntura dell’insetto, che addirittura talvolta può rimanere del tutto silente e lasciare il posto direttamente a manifestazioni ben più gravi.
I periodi di incubazione possono essere più o meno variabili, ma solitamente quello che aiuta il medico nella diagnosi specifica (e quindi nel trattamento più opportuno) è la zona geografica di contatto e la ricerca nel sangue di anticorpi specifici.
Infezione del sito di puntura
La regione in cui è avvenuta la puntura da parte dell’insetto incriminato è per definizione una ferita, sede di un piccolo trauma, e come tale va trattata.
In assenza di specifici accorgimenti, quali soprattutto una corretta disinfezione oppure l’evitare un continuo grattamento da parte del paziente, è possibile andare incontro a una sovrainfezione da parte di altri microorganismi, tipicamente batteri. La cute è normalmente colonizzata da una flora batterica residente che in condizioni eccezionali può determinare l’infezione di una regione esposta e già di per sé danneggiata. Tra questi i primi da ricordare sono gli Stafilococchi e gli Streptococchi i quali, muovendosi dagli strati più superficiali, possono arrivare a contaminare le regioni più profonde del derma o addirittura spingersi nel circolo ematico.
In questo caso la semplice bolla tenderà a complicarsi con
- aumento del dolore,
- secrezione purulenta (giallo-verdastra),
- formazione di croste.
In tali casi il medico potrà prescrivere un adeguato trattamento antibiotico (locale o sistemico a seconda della gravità del quadro).
Tra le complicazioni che più comunemente interessano e complicano una puntura d’insetto ricordiamo per esempio l’impetigine, un’infezione batterica frequente nei bambini con meno di di 10 anni, che si vede soprattutto durante la stagione estiva.
Rimedi, cura e prevenzione
Come analizzato caso per caso, le diverse complicanze relative alla puntura di un insetto possono percorrere strade diverse, a causa di eziologie molto differenti tra loro, e pertanto meritano specifiche valutazioni e altrettanto mirati trattamenti.
In generale la complicanza principale, emergenza medica su cui è imprescindibile intervenire, è lo shock anafilattico.
Al paziente spetta la prevenzione di tale situazione attraverso i seguenti accorgimenti:
- Evitare sorgenti note di possibile allergia (ad esempio allergia nota al veleno delle api).
- Assunzione preventiva di antistaminici.
- Rapido riconoscimento della propria sintomatologia.
- Portare sempre con sé l’autoiniettore di adrenalina in caso di precedenti reazioni allergiche gravi.
Al medico di primo intervento spetteranno le cure del caso, il più rapide possibile, con la somministrazione di liquidi, adrenalina, corticosteroidi ed eventuali antistaminici e broncodilatatori.
Nel caso di malattie trasmesse da vettori il paziente può:
- Eseguire opportuni vaccini o profilassi con immunoglobuline/farmaci per bocca nel caso di viaggi in aree a rischio per taluni microrganismi.
- Riconoscere una puntura di insetto e monitorare eventuali cambiamenti (così da poter segnalare al medico ogni perplessità).
Le cure saranno poi diversificate caso per caso.
Per ciò che concerne la sovrainfezione, la complicazione più comune in Italia, tutto è nelle mani del paziente; è ovviamente necessario, a seguito di ogni “pizzico”, una corretta disinfezione, in quanto si è in presenza di fatto di una piccola ferita.
Inoltre si raccomanda di evitare il grattamento ripetuto, che potrebbe trasportare germi provenienti da altre sedi, potrebbe esporre strati di cute sottostante, contaminare la ferita con materiale esogeno, …
Autore
Dr.ssa Raffaella Ergasti
Medico ChirurgoIscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma n. 62907
Gentalyn Beta va bene da tenere in casa per le punture di zanzare? Posso metterlo anche a un bimbo di 3 anni?
1. No, si usa solo in caso di reazioni con infezione (conclamata o a rischio di sviluppo); per le punture di zanzara è invece consigliabile ricorrere a creme cortisoniche SENZA antibiotico.
2. No, non fosse altro che per quanto detto sopra; la formulazione si usa anche nei bambini, ma per reazioni più serie e spesso in dosaggio ridotto (quello che una volta si chiamava Gentalyn Beta Mite).