Sintesi
- I bambini al di sotto dei 2 anni, o poco più grandi che che frequentano scuole/asili, sono particolarmente a rischio di contrarre infezioni delle vie respiratorie.
- I farmaci antipiretici (Tachipirina, Sanipirina, Paracetamolo, Efferalgan, …) ed antinfiammatori (Nurofen Febbre e Dolore, Niflam, …) sono quelli maggiormente utilizzati nei bambini ed i cui dati empirici, se pur ridotti, sono positivi.
- Non esistono studi che dimostrino l’efficacia dei decongestionanti nasali nei bambini ed in Italia, anche per questo motivo, sono controindicati al di sotto dei 12 anni.
- L’aerosol è una buona soluzione per alleviare solo sintomi specifici.
- Non esistono studi che dimostrino inequivocabilmente l’efficacia dei fluidificanti e degli antistaminici nei bambini per il trattamento delle infezioni respiratorie.
- La fitoterapia non è supportata da studi rilevanti in età pediatrica, l’omeopatia ha un profilo di sicurezza pressoché totale ma nessuna evidenza scientifica di efficacia.
- La maggior parte delle evidenze cliniche sono estrapolate da studi effettuati su popolazione adulta, presupposto che può condurre a conclusioni errate.
Consigli
- Nessun farmaco di libera vendita è in grado di ridurre la durata della malattia se questa è di origine virale, nemmeno gli antibiotici.
- La quasi totalità dei farmaci per le malattie da raffreddamento, ad eccezione di alcuni antipiretici ed antiinfiammatori, non sono consigliati in età pediatrica perché non supportati da ricerche mirate alla popolazione di riferimento.
- L’uso di rimedi omeopatici non è associato al rischio di complicazioni, ma purtroppo manca anche del tutto di evidenza scientifica (ma non deve essere confusa con la fitoterapia.
- I bambini affetti da infezioni alle vie respiratorie dovrebbero molti liquidi e preservati sempre dall’esposizione al fumo passivo.
Introduzione
Le infezioni delle vie respiratorie superiori colpiscono con grande facilità i bambini al di sotto dei 2 anni di età e quelli che frequentano gli asili e le scuole, rappresentando la causa principale del consulto pediatrico.
Raffreddore, influenza, faringite, laringite, sinusite, tonsillite, croup (ostruzione a livello della laringe che si manifesta con tosse abbaiante, dispnea inspiratoria acuta e stridore inspiratorio) hanno tutte un’origine virale e questo rende ragione della stagionalità di queste infezioni: i mesi più colpiti sono infatti quelli invernali, le cui caratteristiche climatiche di temperatura ed umidità favoriscono il diffondersi di virus influenzali e parainfluenzali, di rinovirus e coronavirus.
Più raramente queste infezioni possono avere origine batterica, il cui esempio più rilevante non può che essere il mal di gola da streptococco.
L’elevata incidenza di queste malattie in età pediatrica è riconducibile essenzialmente a due fattori:
- facilità di trasmissione, che avviene per via aerea tramite goccioline di saliva o per contatto con superfici contaminate, ad esempio tramite le mani, con i bambini che si portano spesso le mani o i giochi alla bocca;
- immaturità del sistema immunitario.
I sintomi delle infezioni delle prime vie respiratorie sono:
- congestione nasale e abbondante secrezione nasale,
- starnuti,
- tosse,
- mal di gola,
- febbre
- e malessere generale.
A volte le infezioni sono il preludio di complicazioni batteriche come l’otite media, la polmonite o complicanze anch’esse virali come la bronchiolite ed il croup; si tratta in ogni caso di conseguenze poco comuni e che non rendono ragione dell’abuso di farmaci che si verifica soprattutto dietro alla volontà di alleviare i sintomi.
L’abuso dei farmaci non è giustificabile neanche dal punto di vista del decorso della malattia, in quanto i sintomi hanno durata limitata ad alcuni giorni e molto difficilmente superano la settimana; ciò che probabilmente determina un eccessivo uso di farmaci da banco è la frequenza elevata di queste infezioni e, poiché nella società attuale non si ha il tempo di essere ammalati, è conveniente per la società stessa che i sintomi spariscano nel più breve tempo possibile, non importa se il virus è ancora presente ed il corpo sta ancora lottando… pensiamo infatti agli episodi di ricaduta che nella maggior parte dei casi altro non sono che il mancato rispetto del decorso della malattia.
Alcuni dei medicinali comunemente assunti sono stati al centro dell’attenzione per gli effetti collaterali, anche gravi, procurati in bambini che li avevano assunti, fatto che stupisce ancora di più se consideriamo che per la maggior parte di essi (sedativi per la tosse, mucolitici, antistaminici,…) non ci sono evidenze sperimentali della loro efficacia nei bambini, molto spesso anzi i dati sono estrapolati da studi effettuati su una popolazione adulta, e siccome di norma vengono assunti più farmaci contemporaneamente maggiore è il rischio di insorgenza di effetti collaterali soprattutto nei bambini.
Vediamo ora in dettaglio quali sono le evidenze sperimentali dell’efficacia di alcuni tipi di trattamenti farmacologici utilizzati per contrastare i sintomi delle infezioni delle prime vie respiratorie nei bambini e vedremo come molte credenze comuni andrebbero ridimensionate e ripensate alla luce di alcuni risultati.
La febbre e l’infiammazione
I farmaci antipiretici (Tachipirina, Sanipirina, Paracetamolo, Efferalgan, …) ed antinfiammatori (Nurofen Febbre e Dolore, Antalfebal, Niflam, …) sono quelli maggiormente utilizzati nei bambini e i dati sperimentali, se pur non quantitativamente elevati, sono positivi sia per l’efficacia che per la sicurezza se i farmaci vengono assunti nelle dosi consigliate.
Il paracetamolo è la prima scelta tra i farmaci da banco per il suo potere analgesico ed antipiretico e se assunto nelle dosi consigliate ha irrilevanti effetti collaterali ed in genere è ben tollerato; queste evidenze derivano da più di 40 anni di uso nei bambini. I suoi effetti collaterali, epato e nefrotossicità (danni rispettivamente al fegato ed ai reni), sono dovuti quasi sempre al sovradosaggio: ad esempio la dose epatotossica è di 150 mg/kg o di 75 mg/Kg nei bimbi a rischio epatico (ad es. se malnutriti, con patologie conclamate al fegato, con infezioni da HIV o con patologie metaboliche), mentre le dosi consigliate per i bambini al di sopra dei 3 mesi sono di 15 mg/Kg ; la dose giornaliera massima (nell’arco delle 24 ore) è di 60 mg/Kg che diventano 80 mg/Kg nei bambini al di sopra dei 6 mesi e diventa di 4 g negli adulti.
Da studi equiparati fra paracetamolo e ibuprofene si è evidenziato lo stesso grado di efficacia nell’azione antifebbrile (mentre in studi più recenti emerge una possibile superiorità a vantaggio dell’ibuprofene), quest’ultima molecola è diventata negli ultimi tempi molto utilizzata sui bambini. Esiste uno studio clinico su una popolazione di bambini di età compresa fra i 2 e i 12 anni che ha dimostrato come una singola dose di 10mg/Kg di ibuprofene sia stata efficace nel contrastare la febbre associata all’infezione respiratoria. Anche l’ibuprofene è ben tollerato e sicuro se assunto nelle dosi consigliate. L’ibuprofene tuttavia, essendo un ,antiinfiammatorio, non andrebbe somministrato a bambini con ulcera peptica o a bambini che hanno mostrato reazioni di ipersensibilità verso altri antinfiammatori. Qualche dubbio viene posto da alcuni pediatri relativamente al possibile effetto nefrotossico, ma alle dosi consigliate è in genere considerato trascurabile (utile comunque far bere molto il bambino in terapia antinfiammatoria).
Per l’acido acetilsalicilico (Aspirina) si deve fare un discorso a parte, in quanto il suo utilizzo è fortemente sconsigliato nei bambini di età inferiore ai 16 anni per il rischio di manifestare la sindrome di Reye, una grave malattia pediatrica che si presenta con nausea, vomito incontrollabile e sintomi neurologici come perdita della memoria; è inoltre caratterizzata da disturbi epatici talmente gravi da portare ad uno stato di coma e fino alla morte in alcuni casi. Questa sindrome è molto rara, ma è stata associata all’uso di aspirina in caso di infezioni virali, soprattutto influenza e varicella, nei bambini al di sotto del dodicesimo anno di età. L’aspirina è comunque molto efficace come antipiretico ed antinfiammatorio, come dimostrano i molti studi effettuati, tuttavia il suo uso è consigliato solo per gli adulti.
La tosse
La tosse è un meccanismo fisiologico con cui il nostro corpo si protegge espellendo le secrezioni in eccesso e mantenendo così libere le vie respiratorie. È sicuramente uno dei sintomi più fastidiosi e nei bambini piccoli e anche negli adulti, in quanto spesso provoca un certo grado di insonnia ed agitazione. L’uso dei sedativi per la tosse in età pediatrica è controverso perché mancano degli studi sistematici eseguiti direttamente sui bambini e gli effetti clinici sono estrapolati esclusivamente da ricerche su popolazione adulta.
Le due molecole principalmente usate come sedativi per la tosse e per le quali esistono numerosi studi sono la codeina e il destrometorfano:
- i derivati della codeina non inibiscono completamente la tosse neanche negli adulti, però possono avere effetti collaterali spiacevoli a livello gastrointestinale o possono indurre depressione respiratoria;
- il destrometorfano, che ha un’azione simile ai narcotici ed ha la stessa efficacia della codeina, può anch’esso ad alte dosi provocare depressione respiratoria.
Ad oggi nessuno dei due farmaci può essere utilizzato nei bambini, a differenza di solo qualche anno fa, a causa del rapporto rischio-beneficio considerato non favorevole.
È significativo notare come uno studio abbia dimostrato l’efficacia del miele, classico “rimedio della nonna”, nella sedazione della tosse soprattutto notturna. Il miele non ha effetti collaterali, ma non deve essere utilizzato nei bambini con meno di un anno a causa dei pericoli derivanti da una possibile contaminazione da spore di Clostridium botulinum.
Congestione nasale
Insieme alla tosse è la congestione nasale il sintomo che più frequentemente viene riferito durante l’infezione alle alte vie respiratorie. I decongestionanti nasali che sono somministrati per via topica o sistemica hanno indicazioni per rinite, faringite acuta e catarrale, rinite allergica, infiammazione nasale e paranasale, sinusite ecc. e spesso sono associati ad altri farmaci come gli antistaminici e, più che essere prescritti, sono acquistati su iniziativa personale.
Vengono utilizzati diversi principi attivi che grosso modo possono essere classificati in due gruppi:
- derivati delle catecolamine (efedrina, fenilefedrina, p-ossifenilpropilamina iodidrato ecc.),
- derivati imidazolinici (ossimetazolina, nafazolina ecc.) e ricordiamo per esempio Rinazina spray, Deltarinolo, Otrivin, Vicks Synex, …
Gli studi effettuati su una popolazione adulta hanno dimostrato l’efficacia nell’alleviare il sintomo e sembra che la via di somministrazione (topica o orale) non dia significative differenze nel risultato.
Se il farmaco è assunto per un breve periodo l’utilizzo è associato a un basso rischio di effetti collaterali, ma la ricerca ha evidenziato come l’utilizzo di decongestionanti per più di 5 giorni consecutivi possa dare reazioni avverse a livello locale come irritazione delle mucose ed il più grave fenomeno della ricongestione: l’uso prolungato di queste sostanze, che di per sé sono vasocostrittrici, può determinare una conseguente vasodilatazione seguita da ricongestione.
Questo ciclo vizioso induce la persona, ignara di questo meccanismo, ad abusare del prodotto per ottenere lo stesso risultato, fatto questo che a lungo andare fa sì che le sostanze attive vengano assorbite dalla mucosa nasale e possano causare a livello sistemico effetti sul sistema nervoso centrale (cefalea, depressione respiratoria ecc.) e sull’apparato cardiovascolare (ipertensione arteriosa, tachicardia, ipotensione arteriosa ecc.). Oltre a questa possibilità esiste il non meno pericoloso rischio di indurre una vera e propria dipendenza.
Per i bambini invece non esistono evidenze sperimentali sull’efficacia dei decongestionanti nasali, anzi, due ricerche condotte su bimbi al di sotto dei 12 anni con prodotti decongestionanti e antistaminici insieme non hanno riportato differenze rispetto ai risultati in placebo.
Le differenze anatomiche e la diversa risposta farmacologica tra bambini ed adulti fanno sì che l’estrapolazione dei dati da ricerche su adulti riguardanti le dosi efficaci siano poco attendibili.
La maggior parte delle formulazioni in commercio non è testata su pazienti in età pediatrica ed è per questa ragione che l’Agenzia Italiana per il Farmaco ha adottato un provvedimento che vieta la somministrazione di decongestionanti nasali ad azione simpaticomimetica nei bimbi al di sotto dei 12 anni.
Relativamente a quest’ultimi prodotti, sono state segnalate delle reazioni, anche gravi, proprio in bambini piccoli, al di sotto dei 3 anni di età, che riguardano la cute (eritemi, orticaria, prurito…), il sistema nervoso centrale (contrazioni muscolari, agitazione, pallore, letargia, iperattività…), l’apparato respiratorio (dispnea, apnea, broncospasmo…), l’apparato cardiovascolare (vasodilatazione, extrasistoli, tachicardia…) e la mucosa nasale (rinite medicamentosa).
Aerosol
Nonostante sia pratica comune ricorrere a questo trattamento ogni volta che i bambini presentano i sintomi da infezione respiratoria, non esistono evidenze sperimentali che gli steroidi (cortisonici come Clenil o Prontinal) inalati siano efficaci e sicuri per i bambini.
Questi farmaci sono indicati per il trattamento dell’asma, quindi in linea generale se ne sconsiglia l’uso di routine; trovano invece un’efficace applicazione in circostanze specifiche, la cui valutazione è tuttavia prerogativa del pediatra.
Eccesso e rimozione di muco
I mucolitici e gli espettoranti sono molto usati in età pediatrica e troppo spesso in modo indiscriminato, complice il fatto che spesso si pensa che questi farmaci siano innocui ed efficaci.
In realtà la letteratura segnala alcune reazioni a carico del sistema nervoso centrale, a carico della pelle e a carico dell’apparato gastrointestinale, ma soprattutto non esiste ad oggi alcuna evidenza che possano essere di beneficio nella riduzione dell’entità o della durata della tosse.
Come per gli altri trattamenti farmacologici finora trattati mancano degli studi su pazienti pediatrici che ne attestino l’efficacia e l’innocuità, per questa ragione sono controindicati sotto i due anni di età, decisione presa in seguito all’aumentare dei casi di ostruzione respiratoria seguita al loro utilizzo; nei pazienti più piccoli questi farmaci inducono un aumento delle secrezioni bronchiali, senza la necessaria possibilità di espettorarle ed eliminarle.
Trattamento con antistaminici
L’utilizzo di questo tipo di farmaci nasce dall’idea che i sintomi delle infezioni virali delle vie respiratorie sono molto simili a quelle della rinite allergica, condizione trattata con successo proprio con gli antistaminici. In base a questa similitudine è stato supposto che gli antistaminici potessero indurre un miglioramento anche nei pazienti colpiti dalle infezioni virali.
L’uso degli antistaminici, da soli o in combinazione con altri farmaci per via topica ed orale (Zirtec, Tinset, …), non è però supportato da evidenze sperimentali, soprattutto per quanto riguarda i bambini al di sotto dei 6 anni.
Durante una recente revisione sui dati relativi alla popolazione pediatrica sono stati rivalutati due test che riportano risultati contrastanti:
- nel primo, condotto in maniera metodologicamente corretta e riguardante un numero di bambini significativo tra i 6 mesi e i 6 anni, non sono emerse prove valide di efficacia nella somministrazione di antistaminici;
- nel secondo caso invece, uno studio condotto su una popolazione più ristretta con inclusi bambini e ragazzi fino ai 15 anni, si sono avuti esiti positivi. È quindi consigliata una certa cautela nell’uso di questi prodotti nei bambini piccoli, non essendoci prove definitive e soprattutto quantitativamente sufficienti.
Una revisione della Cochrane del 2015 ha rilevato che gli antistaminici hanno un effetto benefico limitato a breve termine (giorni uno e due di trattamento) sulla gravità dei sintomi generali del paziente adulto, ma non a medio-lungo termine; non ci sono invece evidenze di efficacia degli antistaminici nei bambini (a titolo di curiosità si segnala un articolo del 1975 che segnalava la stessa carenza di prove).
A fronte di questa mancanza di efficacia, sono invece ben noti i possibili effetti sedativi e, paradossalmente, di agitazione.
Cosa suggerisce la medicina naturale/complementare/alternativa
Benché spesso usati come sinonimi, è importante fare un distinguo tra gli approcci diversi dalla medicina tradizionale, che il manuale Merck definisce come segue:
- La medicina complementare si riferisce a pratiche non convenzionali utilizzate insieme alla medicina tradizionale.
- La medicina alternativa si riferisce a pratiche non convenzionali utilizzate al posto della medicina tradizionale.
- La medicina integrativa si riferisce all’uso di tutti gli approcci terapeutici appropriati (convenzionali e alternativi) in una struttura focalizzata sulla relazione terapeutica e con un approccio olistico alla persona.
I due più comuni approcci che rientrano in queste definizioni sono la fitoterapia e l’omeopatia, spesso confuse tra loro, nonostante il razionale sia profondamente diverso:
- La fitoterapia, ossia il ricorso a sostanze naturali, non si discosta di molto dall’approccio della medicina ufficiale, nel senso che al posto del farmaco di sintesi si utilizzano sostanze di origine naturale in dosi allopatiche (cioè tradizionali). Esiste il mito che molti prodotti essendo naturali non possano essere dannosi e quindi non possano presentare effetti collaterali, in realtà questi prodotti possono anch’essi dare effetti secondari anche gravi. I prodotti fitoterapici vengono spesso venduti sotto forma di integratori, quindi il loro uso indiscriminato dovrebbe essere evitato ed è opportuno rivolgersi ad un medico, un farmacista o altro professionista sanitario prima di scegliere in autonomia.
- Per quanto riguarda l’omeopatia non esiste invece ad oggi alcuna evidenza di efficacia e, soprattutto, è bene chiarire che omeopatia NON è sinonimo di fitoterapia; è una pseudoscienza che si basa su affermazioni che non trovano riscontro nell’ambito della medicina ufficiale e che soprattutto non ha mai dimostrato una qualche forma di efficacia. Va detto tuttavia che allo stesso tempo non sono mai stati segnalati effetti collaterali (fatto che non sorprende alla luce dell’assenza di quantità rilevabili di principio attivo), salvo l’eventuale ritardo/assenza di trattamento nel caso di patologie gravi.
Fitoterapia
Tra i prodotti più studiati per quanto riguarda le affezioni delle alte vie aeree ci sono l’echinacea, lo zinco, l’aglio, l’edera, il geranio sudafricano, l’Andrographis paniculata, ma gli studi su pazienti in età pediatrica sono ancora molto scarsi. Vediamo in sintesi queste sostanze.
- L’echinacea è una pianta molto studiata ed utilizzata per trattare e prevenire i sintomi influenzali. Le evidenze sperimentali sui bambini non sono sufficienti e come per gli antistaminici ci sono risultati contrastanti. Esistono diverse segnalazioni di possibili reazioni allergiche.
- Lo zinco è un metallo essenziale per la vita ed è coinvolto nel buon funzionamento del sistema immunitario. Alcuni studi effettuati su bambini di età inferiore ai 5 anni hanno dimostrato la sua efficacia nella prevenzione delle malattie respiratorie diminuendo la loro frequenza e la loro intensità, mentre per il trattamento del raffreddore non ci sono evidenze di utilità.
- L’uso dell’aglio non è supportato da evidenze sperimentali, sono invece segnalate potenziali reazioni allergiche.
- La Commissione tedesca per la fitoterapia ha raccomandato l’uso di edera nelle affezioni respiratorie acute e croniche e sembra che ci siano degli studi su bambini, anche se pochi ancora, che avvallano l’efficacia della pianta nel miglioramento della funzionalità respiratoria.
- Sempre in Germania l’uso delle radici del geranio sudafricano è stato regolamentato e studiato anche sui bambini, la sua efficacia sembra provata ed anche la sua sicurezza visto che non si sono riscontrati effetti collaterali importanti e comunque solo transitori. Il suo impiego è promettente anche se ci vorrebbero più studi di qualità.
- L’Andrographis paniculata è un arbusto le cui foglie sono utilizzate nella medicina ayurvedica, alcuni studi ne hanno provato l’efficacia nel ridurre i sintomi delle infezioni respiratorie delle vie aeree superiori negli adulti con effetti secondari rari e lievi, mancano tuttavia ricerche sui bambini.
Omeopatia
L’omeopatia si fonda sul principio che il simile cura il simile, cioè sostanze minerali e/o animali che inducono nell’uomo sintomi uguali ad una certa malattia in un soggetto sano se diluite e assunte in dose omeopatiche da una persona affetta dalla stessa malattia possono guarirla.
Ad oggi non esiste tuttavia alcun lavoro in letteratura che dimostri una qualche efficacia dei rimedi omeopatici.
Rimedi casalinghi
Invece di fare affidamento ai farmaci da banco per tosse e raffreddore, i genitori dovrebbero pensare a trattare i bambini con rimedi casalinghi, almeno secondo un autorevole gruppo di pediatri americani; secondo la società Americana di Pediatria, ci sono modi più sicuri, pratici ed economici per alleviare i bambini ammalati da sintomi quali la congestione e la tosse, tra cui:
- Naso chiuso:
- Spray o gocce di soluzione fisiologica possono fluidificare il muco e aiutare il bambino a soffiarselo più facilmente; risulta di particolare beneficio soprattutto prima dei pasti e prima del riposo.
- Lo scolo nasale può essere gestito aspirandolo con gli appositi aspiratori.
- Usare un umidificatore nelle stanze in cui soggiorna il bambino può dare sollievo alla congestione nasale (e all’eventuale irritazione della gola).
- Tosse:
- I neonati sotto i tre mesi dovranno essere visitati dal pediatra.
- Tra 3 mesi e 1 anno la tosse può essere trattata somministrando da uno a tre cucchiaini da tè (5 – 15 mL) di liquidi caldi e limpidi, come acqua o succo di mela, quattro volte al giorno previo parere del pediatra.
- Sotto l’anno di età, non va somministrato il miele, ma i bambini con più di 12 mesi possono prendere fino a un cucchiaino da tè al bisogno per fluidificare il muco e alleviare la tosse.
- Nel lettino sollevare leggermente il materasso dalla parte della testa e coricare il bambino a pancia in su.
- Accessi di tosse: il vapore tiepido di una doccia può alleviare gli accessi tosse.
Si raccomanda poi di tenere fresca la stanza (va evitato l’eccessivo calore) ed evitare tassativamente l’esposizione al fumo.
I bambini con raffreddore o tosse non sempre richiedono trattamenti, fanno notare i pediatri sella società. Se non si interferisce con la sintomatologia e si lasciano i bambini liberi di giocare e dormire nome al solito, i farmaci da banco non sono necessari. Questi medicinali sono utili solo se la malattia sta causando sintomi molto significativi e impedisce di dormire.
I genitori dovranno ricordarsi che la febbre aiuta a combattere i virus e dovrà essere trattata solo se raggiunge o supera 38,5°C e il bambino sta male (fanno eccezione i bambini con precedenti di episodi convulsivi). Febbre alta e dolore possono essere trattati con paracetamolo (Tachipirina) o ibuprofene (Nurofen Febbre e Dolore, MomentKid,…).
Per rendere il tuo bambino meno suscettibile al raffreddore, assicurati infine che
- rimanga attivo,
- beva abbondantemente (le urine devono essere di colore giallo chiaro),
- dorma il numero di ore necessario,
- mangi cibi nutrienti e sani;
questi semplici accorgimenti possono aiutare a rafforzare il sistema immunitario.
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Come curare un raffreddore nei bambini?
A meno di diversa indicazione del pediatra non è in genere necessaria la somministrazione di farmaci, che peraltro non accorcerebbero la durata della malattia.
Qual è il miglior sciroppo per la tosse per i bambini?
Né i fluidificanti né i sedativi trovano in letteratura una qualche dimostrazione di efficacia; meglio quindi invitarli a bere frequentemente e, nel caso di bambini di età superiore ad un anno con tosse secca, valutare un cucchiaino di miele.