Diarrea del viaggiatore (la vendetta di Montezuma!): cause e rimedi

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Introduzione

La diarrea del viaggiatore è un disturbo relativamente comune che si verifica viaggiando in destinazioni in cui le risorse sanitarie e l’attenzione igienica siano limitate; si stima che colpisca quasi il 40-60% dei viaggiatori ed è in assoluto la patologia più comune associata ai viaggi.

Le cause sono da ricercarsi in infezioni di tipo batterico, virale e parassitario, sebbene siano i primi a rappresentare la quota più rilevante in termini di frequenza.

La diarrea del viaggiatore è di per sé una condizione benigna, che tende a risolversi spontaneamente, ma in alcune condizioni può comunque indurre una severa disidratazione con tutte le relative complicazioni.

La vendetta di Montezuma

A seconda dei Paesi la condizione può essere colloquialmente indicata con nomi pittoreschi, quali ad esempio “La vendetta di Montezuma” (sovrano azteco del XV-XVI secolo, durante l’invasione spagnola delle Americhe, che secondo la leggenda colpì gli assalitori proprio con la diarrea come punizione per il massacro e la successiva riduzione in schiavitù del popolo azteco da parte del condottiero Cortés nel 1521).

Donna colpita da diarrea del viaggiatore

Shutterstock/Sellwell

Cause

La diarrea del viaggiatore è un’infezione intestinale che si manifesta principalmente attraverso lo sviluppo di una più o meno severa diarrea; l’agente responsabile più comune è ampiamente variabile in base alla regione presa in considerazione, ma è in genere di natura batterica, come ad esempio

Tra i virus ritroviamo in gran parte gli stessi generi che causano gastroenteriti virali (come l’influenza intestinale), ad esempio

È infine rilevante anche l’infezione da parte di parassiti, tra cui

L’infezione può colpire tanto il viaggiatore la cui permanenza sia limitata nel tempo, quanto chi si fermi per soggiorni più lunghi e all’atto pratico non esiste sviluppo di immunità verso ulteriori futuri attacchi (a differenza dei nativi, che sviluppano negli anni una sorta di immunità verso alcuni degli agenti responsabili). Entità e durata dell’esposizione necessarie per acquisire immunità non sono state determinate, ma sicuramente variano in base all’agente infettivo e presumibilmente si tratta di “anni” consecutivi.

Sembra essere più comune nei climi più caldi, nelle aree con scarsa igiene e difficoltà di refrigerazione (a cui consegue una difficoltosa conservazione degli alimenti). oltre ovviamente alla mancanza di acqua potabile; tra le aree più colpite spiccano

  • Africa subsahariana,
  • America Latina,
  • Medio Oriente,
  • Asia meridionale.

Nella maggior parte dei casi il contagio avviene attraverso il consumo di alimenti e bevande contaminate (da feci di altri pazienti).

Fattori di rischio

Tra i fattori di rischio personali, condizioni in grado cioè di predisporre al contagio, figurano:

  • uso di inibitori della pompa protonica, farmaci in grado di ridurre il pH gastrico (e con esso un’importante difesa dell’organismo) usato per gastrite ed acidità di stomaco, (PPI),
  • assunzione recente di antibiotici
  • pratiche sessuali non sicure.

Tra i fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di gravi complicazioni figurano invece

  • gravidanza
  • giovane età (neonati e bambini)
  • età avanzata,
  • malattie gastrointestinali croniche,
  • immunodeficienza.

Incubazione

Il periodo d’incubazione varia in base all’agente causale, con virus e batteri che in genere si manifestano in tutta la loro gravità in modo abbastanza rapido (da 6 a 72 ore), mentre i parassiti possono richiedere più tempo (1-3 settimane) prima dell’insorgenza dei sintomi.

Sintomi

Convenzionalmente si definisce diarrea del viaggiatore l’evacuazione di tre o più scariche molli di feci in 24 ore, o comunque un aumento della frequenza di due volte rispetto alle proprie abitudini.

La diarrea è ovviamente il sintomo chiave e si manifesta tipicamente in modo violento ed improvviso, accompagnata da

Quanto dura?

La maggior parte dei pazienti migliora entro 1-3 giorni senza trattamento, recuperando completamente in una settimana circa, purtroppo sono possibili recidive (o più correttamente nuove infezioni) durante lo stesso viaggio; più nel dettaglio tuttavia:

  • una diarrea batterica non trattata dura in genere 3-7 giorni,
  • una diarrea virale dura generalmente 2-3 giorni,
  • la diarrea da protozoi può persistere per settimane o mesi in assenza di trattamento.

Complicazioni

Nei casi più gravi i dolori addominali possono essere particolarmente severi, la febbre molto alta e soprattutto si può andare incontro allo sviluppo di disidratazione a seguito delle continue e violenti scariche, con sviluppo di chiari segni di ipovolemia (come tachicardia ed abbassamento della pressione del sangue).

Un attacco acuto di gastroenterite può infine portare a sviluppare sintomi gastrointestinali persistenti (cronici), anche a seguito della risoluzione dell’infezione; questo quadro clinico viene definito sindrome dell’intestino irritabile post-infettiva.

Altre sequele post-infettive poco comuni comprendono

Quando rivolgersi al medico

In caso di soggetti adulti rivolgersi al medico in caso di:

  • diarrea che persista oltre i due giorni
  • disidratazione
  • severo dolore addominale e/o rettale
  • feci sanguinolente (dissenteria) o nere (melena)
  • febbre elevata.

In caso di Paesi esteri ed in assenza di punti di riferimento è possibile fare riferimento ad ambasciata o consolato per trovare professionisti affidabili ed eventualmente in grado di comprendere la lingua.

Nel caso dei bambini le cautele aumentano, perché ad elevato rischio di complicazioni gravi in caso di disidratazione; prestare attenzione a sintomi quali:

  • vomito persistente
  • febbre alta
  • feci sanguinolente o grave diarrea
  • secchezza delle fauci o pianto senza lacrime
  • eccessiva sonnolenza (letargia)
  • diminuzione del volume di urina prodotto (nel caso dei neonato osservabile al cambio del pannolino).

Cura e rimedi

Il fondamento della gestione della diarrea è la reintegrazione dei liquidi; nei casi più lievi questo si traduce essenzialmente nell’aumento del consumo di acqua in bottiglia, ma i pazienti possono beneficiare anche di bevande sportive ed altri liquidi elettrolitici (contenenti cioè anche sali minerali).

Latte (soprattutto negli adulti) e bevande dolci come i succhi dovrebbero essere evitati perché rischiano di peggiorare i sintomi.

In caso di grave disidratazione, soprattutto in pazienti anziani e neonati, potrebbe essere necessario il ricorso alla reidratazione per via endovenosa (flebo).

Un trattamento di supporto può essere valutato in casi selezionati:

  • in assenza di segni di diarrea infiammatoria (caratterizzata dalla presenza di sangue nelle feci, tenesmo, febbre o forte dolore addominale) la loperamide (spesso consigliata tra i farmaci da portare con sé in viaggio, ad esempio Imodium®) può essere utilizzata per alleviare i sintomi (ma è importante notare che riduce la capacità dell’organismo di espellere l’agente responsabile);
  • specifici antibiotici possono essere di supporto quando sia chiaro il coinvolgimento di un agente batterico.

E i fermenti lattici?

Ad oggi non sono pubblicati studi che dimostrino oltre ogni ragionevole dubbio l’efficacia dei fermenti lattici in prevenzione o trattamento della diarrea del viaggiatore, ma c’è invece una ragionevole confidenza sul fatto che si tratti di assunzioni ragionevolmente sicure e prive di effetti indesiderati.

Prevenzione

Fallo bollire, cuocilo, sbucciato o dimenticatelo!

L’atto di prevenzione più importante in assoluto è senza dubbio evitare il consumo di alimenti e liquidi a rischio, come acqua che non provenga da bottigliette sigillate (è necessario per la stessa ragione evitare anche l’uso di ghiaccio). Si raccomanda inoltre di lavarsi frequentemente le mani, evitare il consumo di verdura cruda e frutta non sbucciata, oltre che del cibo di strada.

L’alcol eventualmente presente in un cocktail NON è protettivo.

È possibile valutare con il proprio medico il ricorso all’assunzione di subsalicilato di bismuto in forma di prevenzione (di difficile reperibilità in Italia), che tuttavia non è scevro dal rischio di effetti indesiderati come:

Controindicato invece il ricorso all’assunzione di antibiotici in forma preventiva, per almeno due importanti ragioni:

  • rischio di sviluppo di resistenze,
  • inefficacia verso infezioni virali e parassitarie.

Fonti e bibliografia

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