Sindrome del cri du chat: cause, sintomi, pericoli e cura

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Introduzione

La sindrome del cri du chat è una condizione presente sin dalla nascita che inficia la crescita e lo sviluppo del neonato; il nome (“pianto del gatto” in francese) deriva dal peculiare grido molto acuto, che ricorda quello di un gatto, prodotto dal neonato quando piange.

Il paziente, che si presenta in genere con una testa di dimensione ridotte e un aspetto facciale caratteristico, può avere problemi di respirazione e difficoltà di alimentazione, oltre che disabilità intellettiva, ritardo dello sviluppo e del linguaggio e problemi comportamentali.

La sindrome del cri du chat è una malattia genetica (ma tipicamente non ereditaria), dovuta a un pezzo mancante (delezione) di una parte specifica del cromosoma 5; la gravità dei sintomi è determinata dalla dimensione e dall’esatta posizione dell difetto genetico.

La diagnosi si basa sull’esame clinico e sui sintomi e poi confermata dai risultati dei test genetici.

In quanto malattia genetica non esiste ad oggi cura, la terapia è quindi esclusivamente mirata alle necessità del paziente.

I tassi di morbilità e mortalità diminuiscono dopo i primi anni di vita. Secondo quanto descritto in letteratura, il 75% dei decessi si verifica durante il primo mese di vita e circa il 90% durante il primo anno (ma questo riguarda solo il 10% circa dei pazienti, i restanti godono di una buona aspettativa di vita); è tuttavia importante notare che il tipo, la dimensione e la posizione delle anomalie genetiche influenzano significativamente la prognosi.

Bambina affetta da cri du chat che gioca su uno scivolo

Shutterstock/EfteskiStudio

Cause

La sindrome del cri du chat si stima colpire un neonato ogni 20000-50000, a prescindere da etnia e sesso; è una malattia genetica, causata cioè da difetti presenti nel DNA di ogni cellula dell’organismo.

Non è tuttavia una malattia ereditaria, salvo poche eccezioni, nel senso che il difetto non viene trasmesso dai genitori ai figli, ma occorre per ragioni apparentemente casuali durante la produzione della cellula uovo o dello spermatozoo nei genitori (circa l’80-90% dei casi è di origine paterna) o durante le primissime fasi dello sviluppo fetale. Più in particolare è causata da una delezione dell’estremità del braccio corto (p) del cromosoma 5, ovvero dalla perdita di una porzione di DNA nel cromosoma 5.

La dimensione del materiale genetico mancante è variabile tra i pazienti e si ritiene che mancanze più grandi tendano a provocare sintomi più gravi.

Solo in una minoranza di casi, circa il 10% dei pazienti, eredita l’anomalia cromosomica da un genitore non affetto (tipicamente a causa di una traslocazione bilanciata).

Fattori di rischio

L’incidenza nelle femmine potrebbe essere leggermente superiore a quella dei maschi, ma le stime esatte non sono note; allo stesso modo i fattori di rischio specifici non sono chiari, tra le ipotesi figurano:

  • occasionali di esposizione dei genitori a radiazioni,
  • iperemesi,
  • anoressia
  • e tossiemia (sostanze nel sangue a concentrazioni tossiche per l’organismo).

Sintomi

Le manifestazioni cliniche dipendono fortemente dalle porzioni di DNA mancanti (in termini di dimensione e posizione); l’aspetto più caratteristico della sindrome del cri du chat è ovviamente il pianto acuto, la cui origine è da attribuire all’alterazione anatomica della struttura della gola (in particolare della laringe), che può essere più piccola del normale ed essere accompagnata da altre modifiche come un’epiglottide più piccola e floscia (tuttavia non tutti i pazienti con pianto anomalo presentano le suddette caratteristiche, quindi potrebbero esserci anche cambiamenti di origine neurologica).

Il pianto, acuto, monotono, in genere tende a scomparire entro i primi mesi di vita.

Tra gli altri sintomi osservabili fin dalla nascita si annoverano inoltre:

  • basso peso alla nascita e microcefalia (testa più piccola del normale),
  • difficoltà a respirare,
  • ridotto tono muscolare,
  • difficoltà di alimentazione.

Questi fattori conducono ad una compromissione di crescita e sviluppo fin dai primi anni di vita.

Tra gli altri sintomi sono stati descritti:

  • caratteristiche facciali distintive, come un viso rotondo e paffuto (viso a luna piena, che tuttavia con gli anni può diventare lungo e stretto), un ampio ponte nasale, occhi molto distanziati, strabismo, pieghe palpebrali e cutanee anomale, orecchie basse, mascella piccola ed alterazione nell’allineamento dei denti superiori e inferiori (malocclusione).
  • Alcuni pazienti presentano palatoschisi e/o labbro leporino, ugola bifida.
  • La maggior parte dei bambini affetti mostra anche un certo grado di disabilità psicomotoria e intellettiva (da moderata a grave). La disabilità psicomotoria consiste nel ritardo nell’acquisizione di abilità che richiedono attività mentali e muscolari come il controllo della testa, stare seduti e camminare. Lo sviluppo del linguaggio è particolarmente ritardato, ma di norma i bambini affetti capiscono il parlato meglio di quanto riescano a comunicare.
  • Alcuni bambini possono mostrare iperattività o comportamenti autolesivi, ma anche movimenti ripetitivi e un attaccamento ossessivo agli oggetti, pur in presenza di una personalità spesso particolarmente gentile.

Una curvatura laterale anomala della colonna vertebrale (scoliosi) è una complicanza frequente, così come è aumentato il rischio di infezioni respiratorie (a causa delle difficoltà di alimentazione), infezioni intestinali, infezioni alle orecchie e perdita dell’udito.

Circa il 15-20% dei neonati affetti presenta difetti cardiaci congeniti (il più comune è il dotto arterioso pervio).

Reperti meno comuni comprendono:

  • sviluppo di una lacerazione nel tessuto di sostegno dell’addome inferiore (ernia inguinale)
  • reflusso gastroesofageo,
  • anomalie del rene e delle vie urinarie,
  • difficoltà respiratorie,
  • malformazione congenita caratterizzata dalla fusione di due o più dita della mano o del piede (sindattilia) e altre malformazioni come la clinodattilia e il piede torto,
  • disturbi della visione (miopia e cataratta),
  • prematuro ingrigimento dei capelli,
  • nei neonati maschi i testicoli possono non riuscire a scendere nello scroto (criptorchidismo) e l’orifizio urinario può trovarsi nella parte inferiore del pene (ipospadia).

È stata infine segnalata un’associazione tra cri du chat e malattia di Hirschsprung.

Diagnosi

Durante la gravidanza la sindrome del cri du chat è diagnosticabile tramite amniocentesi, esame che consentirà di evidenziare l’anomalia sul cromosoma 5; le anomalie strutturali sono invece osservabili ecograficamente.

A seguito del parto l’ipotesi diagnostica può essere suggerita dalle peculiari caratteristiche fisiche e dagli altri sintomi, sebbene la conferma richieda l’esame del cariotipo.

Cura

Non esiste ad oggi un trattamento specifico per i pazienti, anche a causa dell’insorgenza precoce del danno cerebrale subito fin dallo sviluppo embrionale, tuttavia i pazienti traggono beneficio dalla riabilitazione, soprattutto con un intervento precoce. Questo approccio ha dimostrato di migliorare la prognosi e l’adattamento sociale.

Durante il periodo neonatale la terapia fisica dovrebbe essere iniziata già nella prima settimana di vita, mirata soprattutto al supporto in termini di difficoltà di deglutizione e aspirazione. L’allattamento al seno è ancora possibile e raramente è necessaria la terapia intensiva.

La terapia fisica, la psicomotricità e la logopedia sono gli interventi di elezione suggeriti per arginare le criticità derivanti dal ritardo psicomotorio e del linguaggio.

Fonti e bibliografia

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