Introduzione
La colica biliare è un dolore addominale crampiforme dovuto in genere all’ostruzione di uno dei canali biliari, sistema di canali deputati al trasporto della bile
- dal fegato, dove viene prodotta,
- all’intestino, per essere utilizzata nel processo digestivo,
- passando eventualmente per la colecisti (o cistifellea) dove viene immagazzinata.
Le coliche sono tipicamente scatenate da un pasto, soprattutto se abbondante e/o ricco di grassi, in quanto stimolo per la contrazione e svuotamento della bile contenuta nella cistifellea.
Il trattamento è principalmente chirurgico, volto alla completa rimozione della cistifellea, ma in alcuni casi si osservano episodi conseguenti ad un’ostruzione temporanea delle vie biliari, che si risolve poi da sola senza ulteriori complicazioni.
Viene talvolta impropriamente definita colica addominale, che è tuttavia un termine ombrello che comprende anche la colica biliare
Cause
La colica biliare è in genere la conseguenza di un’ostruzione delle vie biliari, una rete di canali che collega
- fegato (dove la bile viene prodotta),
- cistifellea (dove viene conservata),
- intestino (dove viene utilizzata a fini digestivi, per emulsionare i grassi).
In caso di ostruzione il canale, dotato di muscoli involontari deputati a sospingere la bile, sviluppa dolorose contrazioni che l’organismo mette in atto per tentare di liberare il passaggio.
Causa dell’ostruzione sono i cosiddetti calcoli biliari, sassolini che si formano all’interno della cistifellea e che possono essere composti da colesterolo o bilirubina; questi calcoli possono rimanere silenti nella cistifellea senza causare alcun fastidio, ma se dovessero essere sospinti nel dotto cistico o nel dotto biliare comune potrebbero incastrarsi impedendo il normale fluire della bile.
La condizione in cui si presentino calcoli nella cistifellea è definita colelitiasi asintomatica e non richiede alcun trattamento, salvo un eventuale monitoraggio. Si stima che tra il 10% e il 20% degli adulti (stime USA) presenti calcoli biliari, di cui dall’1% al 3% con sintomi.
Fattori di rischio
La colica biliare mostra una leggera predominanza nel sesso femminile, probabilmente in conseguenza dell’influenza degli estrogeni sulla formazione di calcoli biliari (per la stessa ragione la gravidanza è a sua volta un periodo a rischio).
Obesità ed ipercolesterolemia (colesterolo alto) sono i due principali fattori di rischio per lo sviluppo di calcoli, ma tra gli altri si segnalano:
- età avanzate,
- recente ed importante perdita di peso,
- trapianto di fegato.
Sintomi
Il termine colica viene in genere usato per indicare un dolore intermittente, che si acuisce durante la contrazione muscolare dell’organo interessato; sebbene un attacco acuto possa effettivamente essere scatenato dal consumo di un pasto abbondante e/o ricco di grassi, nel caso in cui siano presenti calcoli che ostruiscono le vie biliari il sintomo si presenta poi piuttosto costante e non necessariamente colico.
Il paziente colpito da colica biliare, interrogato sulle modalità d’insorgenza, in genere lamenta un dolore che insorge dopo i pasti, ad andamento intermittente; il sintomo viene percepito nella parte alta destra dell’addome, eventualmente irradiato anche nella parte posteriore o fino alla spalla.
Una minoranza di casi può sviluppare anche nausea e vomito, ma mai febbre, così come è improbabile una significativa alterazione dei segni vitali.
Non è presente ittero (colorazione gialla della pelle e delle sclere degli occhi, ovvero la parte normalmente bianca), la cui presenza è invece suggestiva di complicazioni (colangite).
In alcuni pazienti il dolore si risolve da solo, in genere grazie al passaggio del calcolo attraverso il dotto biliare comune fino al duodeno o (tornando indietro alla cistifellea).
Complicazioni: quando andare in ospedale
L’ostruzione prolungata e completa di uno o più canali delle vie biliari, qualora non venga risolto, condurrà inevitabilmente allo sviluppo di
- colecistite (infezione della colecisti)
- colangite (infezione del dotto biliare),
- pancreatite (infiammazione del pancreas),
condizioni caratterizzate da un dolore costante (più di qualche ora), severo e crescente, talora accompagnato da:
- febbre,
- brividi,
- nausea e vomito,
- aumento della sudorazione,
- perdita di appetito,
- ittero (colorazione gialla della pelle),
- gonfiore addominale,
- alterata colorazione delle feci (che appaiono più chiare).
Nelle fasi più avanzate, in caso di progressione verso shock settico, possono comparire alterazioni dei parametri vitali, quali ad esempio:
Diagnosi
Il sospetto di colica biliare è clinico, ovvero basato sull’osservazione dei sintomi, sulla visita e sulla raccolta delle informazioni su modalità di insorgenza del dolore, fattori di rischio, …
L’esecuzione di alcuni esami del sangue può contribuire ad escludere la progressione verso complicazioni, ad esempio mediante:
- emocromo completo (soprattutto volto alla valutazione dei globuli bianchi),
- test di funzionalità epatica (transaminasi, GGT, ALP, bilirubina, ..), la cui alterazione suggerisce la localizzazione di un calcolo (od altro blocco) nel dotto epatico comune.
L’ecografia addominale è l’esame di prima scelta per valutare la sospetta patologia biliare (non richiede nessuna esposizione a radiazioni ionizzanti, ha basso costo ed elevata disponibilità anche in strutture ospedaliere piccole), ma la TAC potrebbe essere preferita in contesto di Pronto Soccorso in presenza di un quadro meno chiaro.
La colangiopancreatografia retrograda endoscopica nei casi in cui sussistano dubbi residui.
Cura
La gestione della colica biliare è principalmente chirurgica e solo in alcuni pazienti selezionati è possibile tentare la gestione farmacologica (acido ursodesossicolico) coadiuvata da una scrupolosa dieta a basso contenuto di grassi (seppure con la consapevolezza di una possibile recidiva).
Non sono necessari antibiotici perché non si tratta di una condizione infettiva.
I pazienti con colica biliare non richiedono necessariamente il ricovero ospedaliero in regime d’urgenza, possono invece essere gestiti da un punto di vista sintomatico (antidolorifici e farmaci anti-nausea) pianificando l’intervento in un lasso di tempo ragionevole; nel caso di dolore addominale grave o intrattabile è altresì giustificabile un intervento in urgenza, così come in caso di calcoli biliari di grandi dimensioni (superiori ad un 1 cm), perché più facilmente in grado di ostruire il dotto cistico e predisporre ad una pericolosa colecistite acuta.
L’intervento chirurgico viene sempre più spesso praticato in laparoscopia, ma quando necessario è ovviamente possibile intervenire anche a cielo aperto (ovvero attraverso il classico taglio chirurgico addominale). Per approfondire le tematiche chirurgiche si rimanda all’articolo dedicato.
Quando utilizzata a scopo diagnostico, la colangiopancreatografia retrograda endoscopica consente anche di tentare la dis-ostruzuone del dotto biliare comune.
Fonti e bibliografia
- Biliary Colic – David F. Sigmon; Nalin Dayal; Marcelle Meseeha.
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.