Emocromo completo: valori normali, alti e bassi

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Introduzione

L’emocromo, o più propriamente “esame emocromocitometrico”, è un’analisi di laboratorio eseguita su un campione di sangue che viene solitamente estratto da una vena del braccio usando un ago ipodermico o tramite una puntura del dito.

Si tratta di uno dei test clinici più comunemente richiesti negli ambulatori in virtù di un eccellente rapporto tra quantità di informazioni che è possibile trarre sul paziente e costo/rapidità d’esecuzione.

L’emocromo standard valuta i seguenti parametri, riportando nel referto il risultato riscontrato ed il rispettivo intervallo di riferimento (ossia le soglie per cui, nel laboratorio dove si è analizzato il campione, i valori sono considerati nella norma):

  • Numero degli eritrociti (globuli rossi — RBC)
  • Numero dei leucociti (globuli bianchi — WBC)
  • Numero delle piastrine (PLTS)
  • Concentrazione di emoglobina (Hb)
  • Ematocrito (Ht)
  • Volume corpuscolare medio (MCV)
  • Contenuto cellulare medio di emoglobina (MCH)
  • Concentrazione cellulare media di emoglobina (MCHC)
  • Variabilità nelle dimensioni dei globuli rossi (RDW)
  • Percentuale dei reticolociti

Dev’essere quindi distinto da altri esami diagnostici effettuabili per mezzo di prelievo venoso, in quanto non comprende ad esempio

  • l’analisi del profilo lipidico (valori di colesterolo)
  • la misura della concentrazione degli elettroliti (valutazione di sodio, calcio, potassio, …)
  • parametri per la valutazione specifica della funzionalità d’organo (fegato, reni, …)
Tre provette piene di sangue appoggiate su una richiesta d'esame

iStock.com/colesterolo

Parametri analizzati

Eritrociti

Gli eritrociti, o globuli rossi, sono le cellule del sangue presenti in quantità maggiore. Sono deputati al trasporto dell’ossigeno (necessario per la vita delle cellule) dai polmoni ai tessuti periferici, e a quello dell’anidride carbonica (un prodotto di scarto) in direzione opposta.

Sono cellule prive di nucleo, il che le rende facilmente riconoscibili per la tipica forma a lente biconcava; la loro produzione avviene nel midollo osseo, con un ciclo di vita lungo circa 120 giorni che si esaurisce nella milza (dove vengono recuperati i loro costituenti “riciclabili”).

Per una disamina più approfondita delle ragioni in grado di spiegare valori alti (eritrocitosi) o bassi (eritropenia), clicca qui.

Leucociti

I leucociti, o globuli bianchi, sono le cellule del sangue deputate alla difesa immunitaria. Questa macro-categoria comprende un grande numero di elementi, tra i quali:

L’analisi del numero dei globuli bianchi e del rapporto tra le rispettive popolazioni consente di individuare un vasto numero di patologie, tra cui infezioni e neoplasie. Tra le caratteristiche di queste cellule spicca la motilità, ossia la capacità di movimento che consente loro di spostarsi tra i vari distretti anatomici tramite un processo chiamato extravasazione.

Per comprendere meglio le ragioni delle differenze rispetto ai valori normali (rispettivamente leucocitosi e leucopenia per aumento e diminuzione) clicca qui.

Piastrine

Le piastrine, o trombociti, sono frammenti di cellule la cui funzione principale è la formazione di un tappo (aggregazione) nel caso di rottura di un vaso, ad esempio a seguito di un taglio al dito. Mediante il rilascio di fattori chimici ed il legame tra una piastrina e l’altra, nell’individuo sano l’intervento delle piastrine può fermare un’emorragia di grado moderato in pochissimo tempo.

Il conteggio delle piastrine è molto importante, in quanto pazienti con bassi livelli di questi elementi (piastrinopenia) possono essere a rischio emorragico anche grave, mentre livelli eccessivi (trombocitosi) espongo al possibile sviluppo di trombi.

Emoglobina

L’emoglobina è una proteina ferrosa contenuta negli eritrociti, ed è responsabile della loro pigmentazione rosso vivo. Può essere definita come la “parte attiva” del globulo rosso, ossia la proteina che lega l’ossigeno nei polmoni e lo rilascia nei tessuti dove ve n’è necessità.

Il valore di concentrazione dell’emoglobina rappresenta uno degli indici più importanti di un emocromo, in quanto da essa dipendono alcuni tra gli stati patologici più diffusi nella popolazione generale: le anemie. Tali condizioni sono configurate da un deficit di emoglobina, cui corrisponde una difficoltà da parte dell’organismo di legare e trasportare ossigeno che si può manifestare come una sofferenza da parte dei tessuti (ipossia).

Per approfondire l’argomento clicca qui.

Ematocrito

L’ematocrito (HCT) consiste nella misurazione della frazione del volume di sangue intero costituita dai soli globuli rossi.

Poiché lo scopo dei globuli rossi è quello di trasportare l’ossigeno prelevato a livello polmonare a tutti i tessuti corporei, l’ematocrito rappresenta una stima della capacità dell’organismo di distribuirlo efficacemente ed in quantità adeguata: livelli troppo alti o troppo bassi sono suggestivi di un disturbo del sangue, che può andare da una temporanea disidratazione a condizioni mediche più gravi e pericolose per la vita.

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Altri valori

Gli altri valori rappresentano degli indici secondari, che danno informazioni al medico sul particolare sottotipo di processo patologico in corso. Tra questi i più importanti sono la concentrazione dei reticolociti (che è correlata alla velocità di rinnovo dei globuli rossi) ed il volume corpuscolare medio (una stima della dimensione media dei globuli rossi nel campione).

A cosa serve l’emocromo?

L’emocromo consente la valutazione di un ampissimo spettro di malattie, tanto da poter essere considerato un esame-cardine nella valutazione della salute complessiva di un soggetto — non a caso, alcuni medici lo prescrivono come esame di routine anche nella popolazione sana.

Nei pazienti con patologie del sangue (come ad esempio anemia, immunodepressione, disordini della coagulazione, …) può rappresentare uno strumento per il monitoraggio nel tempo della malattia. Si utilizza altresì come sistema di monitoraggio delle terapie farmacologiche cosiddette “mielotossiche”, ossia in grado di avere come effetti collaterali un possibile danno al midollo osseo.

Preparazione

A differenza degli esami di imaging, come la Risonanza Magnetica o la Tomografia Computerizzata, per l’esame emocromocitometrico non è necessario il vincolo del digiuno. Si esegue di solito al mattino, e non vi sono controindicazioni sulle attività nelle ore successive all’esecuzione del prelievo.

Può capitare che nella prescrizione del medico per un emocromo vengano tuttavia integrati altri esami che invece richiedono l’astensione all’assunzione di cibo o bevande dolci, quali ad esempio la misurazione glicemica (sia nelle curve da carico che nella valutazione della glicemia a digiuno) e la misurazione delle lipoproteine (colesterolo).

Procedura di prelievo

Per l’esecuzione dell’esame è necessaria una quota di sangue davvero piccola: sono sufficienti pochi millilitri che vengono in genere prelevati, previa accurata disinfezione, mediante l’utilizzo di un piccolo ago inserito in una vena superficiale del braccio; nei neonati può essere sufficiente qualche goccia, raccolta con una puntura al dito. Si tratta di una procedura indolore e assolutamente sicura, soprattutto se effettuata da personale infermieristico esperto.

Il sangue prelevato viene inserito in una provetta specifica, che contiene una sostanza anticoagulante in grado di prevenire la formazione di trombi in vitro. La conservazione avviene a temperatura ambiente, ed il campione viene inviato ad un laboratorio analisi dove il pannello di esami “standard” viene completato nel giro di pochi secondi da macchine automatizzate.

 

Interpretazione dei risultati

La presenza nel referto laboratoriale degli intervalli di riferimento non deve portare il paziente a svolgere diagnosi “fai da te”.

La valutazione dei risultati, infatti, è frutto di un lavoro di integrazione di tutte le componenti che il medico svolge sulla base di competenze non banali, che esulano dal semplice confronto “risultato – intervallo di riferimento”. Inoltre il medico ha la facoltà di avvalersi di approfondimenti ulteriori che consentano di chiarire situazioni dubbie o particolarmente complesse.

Questo è il motivo principale per cui non è mai indicato allarmarsi (o viceversa, dare qualcosa per scontato) all’autolettura del referto prima di aver consultato il proprio medico curante.

Per una panoramica generale sulle più comuni ragioni di alterazione dei valori si rimanda agli articoli specifici, linkati in calce ad ogni paragrafo.

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