Cosa fa l’ADH?
La vasopressina (o ormone antidiuretico, ADH è l’acronimo inglese) è una piccola proteina sintetizzata nell’ipotalamo (all’interno del cranio) con funzione di neurotrasmettitore e ormone.
Svolge ruoli di primo piano nel controllo dell’equilibrio di acqua e sali minerali nell’organismo (controllo osmotico), oltre che nella regolazione
- dei valori di pressione sanguigna,
- dei livelli di sodio
- e del funzionamento dei reni, che è in grado di stimolare per aumentare il riassorbimento di acqua (da cui il nome anti-diuretico, ovvero che riduce la diuresi).
La vasopressina è inoltre in grado di aumentare la resistenza dei vasi sanguigni periferici, determinando di conseguenza un innalzamento della pressione arteriosa con effetti che vanno anche al di là della semplice ritenzione idrica; questo meccanismo acquisisce grande rilevanza soprattutto in caso di shock ipovolemico in cui, ad esempio in seguito a emorragie, si osserva la perdita in poco tempo di grandi quantità di sangue.
Agisce infine a livello cerebrale con meccanismi che restano da chiarire, ma probabilmente legati anche alle cascate di reazioni che soggiaciono alla memoria.
Dato il suo ruolo da protagonista in queste diverse funzioni, non dovrebbe sorprendere il fatto che sia considerata estremamente importante a livello medico, tanto che le condizioni patologiche (malattie) che insorgono quando il delicato equilibrio dell’ADH viene alterato risultano piuttosto serie.
Regolazione dell’ADH
L’ormone antidiuretico è prodotto da speciali cellule nervose proprie dell’ipotalamo, una struttura del sistema nervoso centrale che si trova nella zona centrale interna ai due emisferi cerebrali. Le cellule nervose trasportano poi l’ADH fino all’ipofisi mediante le loro fibre nervose, dove infine viene rilasciato nel flusso sanguigno.
La quantità di ormone antidiuretico rilasciato in circolo viene finemente regolata da numerosi fattori:
- una diminuzione del volume totale di sangue o una pressione sanguigna troppo bassa, ad esempio conseguenti alla disidratazione o a un’emorragia, viene rilevata da specifici barorecettori (sensori) del cuore e nei grandi vasi sanguigni, che stimolano il rilascio dell’ormone antidiuretico;
- la disidratazione viene rilevata anche in termini di aumento della concentrazione di sali nel flusso sanguigno, quando ad esempio non si beve abbastanza acqua in caso di sudorazione (ad esempio durante l’attività fisica in una giornata calda).
Anche sete, nausea, vomito e dolore sono sensazioni indirettamente associate al rilascio di vasopressina, che aumenta anche in caso di generale stress (anche in forma di attività fisica), nonché in posizione eretta e durante la notte.
Al contrario l’alcol impedisce il rilascio dell’ormone antidiuretico, che si traduce in un aumento della produzione di urina e conseguente disidratazione.
Quando i valori di ADH sono sbagliati
Eccesso di produzione di ADH
La sindrome da inappropriata secrezione di ADH (SIADH) è una patologia rara scoperta nei primi anni 2000; si verifica quando l’ADH viene rilasciato in quantità eccessive e fuori controllo, inducendo così un elevato riassorbimento di acqua e conseguente iponatriemia da diluizione (la quantità di sodio in circolo è troppo diluita).
È interessante osservare che, sebbene l’acqua sia trattenuta in quantità superiori alle necessità del corpo, i reni mantengono la loro capacità di espellere il sale. Quando l’ADH stimola un aumento del riassorbimento di acqua, il corpo percepisce il progressivo ed eccessivo aumento dei liquidi trattenuti e si attivano meccanismi compensativi che provocano un aumento dell’escrezione di sale attraverso i reni, sale che attirerà anche l’acqua riequilibrando il volume di liquidi totali nell’organismo. La condizione, comunque patologica, si verifica in genere in caso di
- tumori (il più delle volte sono le stesse cellule tumorali a produrre l’ADH, come ad esempio nel caso di carcinoma polmonare a piccole cellule),
- disturbi del sistema nervoso centrale (ad esempio ictus, emorragia, infezione, trauma, …),
- farmaci (ad esempio inibitori della ricaptazione, carbamazepina e altri),
- chirurgia (molto probabilmente a causa del dolore)
- e altro.
I pazienti affetti da SIADH possono essere asintomatici o presentare uno spettro di gravità dei disturbi basato essenzialmente sulla gravità della carenza di sodio; nausea e senso di malessere sono tipicamente i primi sintomi ad insorgere, ma in caso di grave carenza possono comparire anche mal di testa, ottundimento, convulsioni e persino coma e arresto respiratorio.
Riduzione della produzione di ADH e resistenza al suo stimolo
In questo caso sono possibili due differenti scenari:
- Un fallimento nella secrezione di ADH provoca diabete insipido centrale; in questo scenario i livelli di ADH sono bassi, pertanto i reni eliminano acqua in eccesso. Tra le cause più comuni:
- traumi cerebrali
- interventi chirurgici che danneggiano l’ipotalamo o l’ipofisi posteriore
- infezioni (encefalite o meningite),
- malattie autoimmuni
- tumori.
- Nel diabete insipido nefrogenico, la secrezione di ADH è normale, ma si rileva una certa difficoltà nel rispondere al suo stimolo. Questa forma di diabete insipido può essere ereditaria o acquisita, la prima è spesso attribuibile a mutazioni del recettore V e spesso si manifesta fin dall’infanzia. Al contrario il diabete insipido nefrogenico acquisito è di più comune diagnosi in età adulta ed è tipicamente dovuto a farmaci (in particolare al litio e ad alcuni antibiotici come le tetracicline).
Ad accomunare le due forme è un deciso aumento dell’escrezione di acqua, con un’eccessiva perdita di liquidi che il paziente manifesta come:
- poliuria (eccessiva produzione di urina),
- polidipsia (sete eccessiva),
- vari effetti derivanti dagli squilibri elettrolitici (relativi cioè ai sali minerali).
La distinzione è tuttavia indispensabile, perchè le due forme richiedono approcci terapeutici completamente diversi.
Esame del sangue
Il dosaggio nel sangue di ormone antidiuretico è una prescrizione relativamente rara e limitata principalmente ai casi di sospetto delle condizioni sopra-descritte, insieme alla valutazione di
- storia clinica del paziente
- osmolalità del sangue,
- esame delle urine
- ed elettroliti.
Vale la pena notare che l’esame è tuttavia scarsamente specifico, perché la concentrazione circolante può essere influenzata anche da altre condizioni come:
- altri disturbi del sistema nervoso come
- sindrome di Guillain-Barré,
- sclerosi multipla,
- epilessia,
- porfiria acuta intermittente,
- disturbi polmonari come
- HIV/AIDS.
Trova inoltre applicazione nella distinzione tra le due diverse forme di diabete insipido:
- diabete insipido centrale: ADH basso
- diabete insipido nefrogeno: ADH alto.
Sono inoltre possibili due test (vide infra) per valutare casi specifici, ma la loro applicazione è ad oggi limitata in quanto piuttosto delicati e con un certo grado di rischio per soggetti sensibili.
Test di privazione dell’acqua
La verifica dell’ipotesi di diagnosi di diabete insipido, nonché la distinzione tra le due forme, possono richiedere una procedura che coinvolge la stimolazione della secrezione di ADH mediante la privazione di liquidi (test della sete).
Durante la procedura, che il paziente affronterà a digiuno di liquidi da una quantità di ore stabilite dal medico, verrà effettuata un’analisi dell’ADH e verrà somministrata una dose sintetica di questo ormone. Saranno poi monitorati regolarmente diversi parametri (osmolalità del sangue e delle urine) allo scopo di valutare la risposta del paziente al farmaco.
Test di soppressione dell’ADH con il carico d’acqua
Il test di soppressione dell’ADH con carico d’acqua trova invece utilità come ausilio nella diagnosi di SIADH. Al paziente viene fatta consumare una quantità di acqua definita dopo un adeguato periodo di digiuno.
Vengono poi monitorati
- volume delle urine prodotte
- cambiamenti nell’osmolalità di sangue e urine.
- variazioni dell’ADH.
Nei pazienti affetti da SIADH si manifesta una caratteristica diminuzione dei livelli di sodio e dell’osmolalità del sangue (inoltre tali individui producono meno urine di quanto ci si aspetterebbe).
ADH come farmaco
L’ADH ha inoltre trovato applicazione nel trattamento di due importanti disturbi emorragici:
- La malattia di Von Willebrand è la più comune malattia emorragica ereditaria;
- L’emofilia A è una malattia emorragica dovuta a una mancanza acquisita o ereditaria del fattore di coagulazione VIII.
In entrambi i casi la desmopressiona, un analogo sintetico della vasopressina, può essere usata nel trattamento della patologia.
Fonti e bibliografia
- Physiology, Vasopressin – Brian Cuzzo; Sandeep A. Padala; Sarah L. Lappin.
- YourHormones
- Wikipedia
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.