Introduzione
La malattia di von Willebrand è un disturbo emorragico causato dalla carenza (o da difetti che minano l’efficacia) del fattore di von Willebrand; si tratta di una condizione che si manifesta con la tendenza a formare lividi ed emorragie prolungate anche dopo traumi minori.
Al momento non esiste una cura, tuttavia in genere non è causa di problemi gravi e la maggior parte dei soggetti che ne sono affetti è in grado di vivere una vita normale e attiva.
Cos’è il fattore di von Willebrand

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Il fattore di von Willebrand (vWF) è una proteina con un importante ruolo nell’emostasi, il processo responsabile di mantenere il sangue sufficientemente fluido per circolare nei vasi sanguigni e, al contempo, arrestare l’eventuale sanguinamento in caso di traumi e ferite.
Il fattore circola nel sangue in forma di catene più o meno lunghe, in grado di coadiuvare (solo al bisogno) l’azione di altre proteine coinvolte nella coagulazione del sangue.
Se il fattore non è sintetizzato correttamente, oppure in quantità non sufficienti, si verifica un difetto del processo di coagulazione che perde di efficienza, particolarmente evidente nei tessuti ad elevato flusso sanguigno.
Ricerche più recenti suggeriscono inoltre una possibile azione anche nella formazione dei vasi sanguigni stessi, evidenza che spiegherebbe anche la tendenza a presentare malformazioni vascolari (tipicamente nel tratto digestivo) dei pazienti affetti dalla malattia di von Willebrand.
Cause
I pazienti colpiti da malattia di von Willebrand ereditano istruzioni genetiche (DNA) imperfette, che si traducono in
- una ridotta capacità di sintesi di vWF (alterazione quantitativa),
- oppure nella produzione di fattori a ridotta efficacia (alterazione qualitativa, il fattore c’è, ma non funziona bene).
Si stima che colpisca circa l’1% della popolazione non selezionata, ma si stima che i pazienti che manifestino uno spettro di sintomi davvero rilevante sia di molto inferiore (0.1 soggetto ogni 1000). Non si osservano differente tra uomini e donne.
La malattia di von Willebrand può essere ereditata o acquisita.
Trasmissione ereditaria
La malattia di Von Willebrand più essere ereditata secondo tre diversi modelli (si adottano alcune semplificazioni concettuali per favorire la comprensione)
- Tipo 1: È caratterizzato da una ridotta produzione del vWF e si tratta di una malattia autosomica dominante, ovvero è sufficiente ereditare da un unico genitore il difetto genetico e si possono trarre le seguenti considerazioni:
- Il paziente ha almeno un genitore affetto
- Un genitore affetto de un genitore sano hanno una probabilità del 50% di avere un figlio affetto a sua volta (ammesso che il genitore colpito sia portatore avesse a sua volta un unico genitore interessato, ovvero sia eterozigote)
- I figli sani di un genitore affetto non possono trasmettere il difetto ai propri figli.
- Non emergono differenze tra maschi e femmine
- Tipo 2: È caratterizzata da un difetto della funzione del fattore ed anche questa mostra una trasmissione di tipo autosomico dominante (valgono le considerazioni fatte poco sopra).
- Tipo 3: Si osserva la completa incapacità di produrre il fattore, che quindi non è isolabile nel sangue (i sintomi sono più severi); è una malattia autosomica recessiva, ovvero:
- Il paziente eredita il difetto da entrambi i genitori, che tuttavia non necessariamente mostrano i segni della malattia (potrebbero essere portatori sani).
- La coppia ha una probabilità del 50% di avere un figlio portatore (senza sintomi) ed il 25% di concepire un figlio sano o malato.
Il gene VWF è altamente polimorfico, presenta cioè grande variabilità nelle forme in cui può presentarsi, variabilità che si riflette anche in termini di modalità e gravità più o meno severa con cui si presenta la malattia.
Forma acquisita
La malattia di von Willebrand potrebbe anche essere acquisita, ovvero presentarsi in soggetti con un DNA corretto; si verifica quando intervengano processi esterni in grado di compromettere la funzione del fattore o la quantità disponibile, ma rappresentano una minoranza del totale dei casi di diagnosi. Le condizioni più comunemente associate sono
- Tumori
- tumore ai polmoni,
- tumore di Wilm (una forma di tumore al rene che interessa i bambini),
- tumore allo stomaco,
- gammopatia monoclonale di significato indeterminato,
- mieloma multiplo,
- leucemia e neoplasie mieloproliferative,
- linfomi,
- lupus eritematoso sistemico (LES), anemia emolitica autoimmune o altri disturbi autoimmuni
- disturbi metabolici come l’ipotiroidismo
- effetti collaterali dei farmaci.
Sintomi
Una ridotta quantità in circolo del fattore di von Willebrand è un rilievo piuttosto comune nella popolazione, ma solo una minoranza di pazienti mostra un significativo corteo sintomatologico (e quindi è probabile che la malattia sia nel complesso sottodiagnosticata). La maggior parte dei casi viene individuata a seguito di evidenti disturbi di sanguinamento, tipicamente
- eccessiva tendenza alla formazione di lividi,
- sanguinamento prolungato da traumi cutanei minori,
- sanguinamento prolungato dalle superfici mucose (epistassi, estrazioni dentali, mestruazioni).
Nel caso di un difetto qualitativo (ovvero una quantità normale di fattore in circolo, ma un funzionamento imperfetto), la malattia di von Willebrand può simulare l’emofilia e presentarsi prevalentemente con sanguinamento nei tessuti molli, nelle articolazioni e sangue nelle urine.
Complicazioni
Con l’eccezione delle forme più gravi, le possibili complicazioni sono in genere legate all’eventualità di traumi severi o procedure chirurgiche particolarmente invasive; tra le possibili conseguenze meno comuni, ma più gravi, si annoverano invece
- sanguinamento gastrointestinale,
- ematomi interni ed emartro (versamento di sangue all’interno di un’articolazione, che può condurre a ridotta capacità di movimento dell’articolazione colpita).
Particolare attenzione va posta nelle donne, tanto in caso di mestruazioni abbondanti quanto durante il parto.
Diagnosi
I pazienti con sintomi suggestivi vengono in genere invitati a sottoporsi ad una serie di approfondimenti di laboratorio:
- Emocromo completo, che mostrano livelli piastrinici tendenzialmente normali
- Studio della coagulazione: l’aPTT può essere prolungato
- Fattore di von Willebrand (sono più d’uno gli esami in grado di caratterizzare non solo la quantità circolante del fattore, ma anche la sua funzionalità, in alcuni casi per via indiretta come nel caso di del dosaggio del fattore VIII).
Cura
Per la maggior parte dei pazienti, la malattia di von Willebrand è un disturbo emorragico lieve e gestibile, che può esporre a rischi gravi solo nel caso di traumi profondi o procedure particolarmente invasive; è tuttavia importante la consapevolezza del disturbo da parte del paziente, per evitare rischi come:
- farmaci antiaggreganti (tra cui anche gli antinfiammatori e l’Aspirina su tutti),
- sport da contatto.
In caso di ferite minori è in genere sufficiente applicare una leggera pressione, per favorire l’arresto del sanguinamento nell’arco di pochi minuti.
Non esiste ad oggi cura definitiva per la condizione, che tuttavia può essere gestita in pazienti con forme severe con medicinali in grado di favorire la coagulazione; a questo scopo possono essere prescritti:
- desmopressina, somministrata in genere mediante spray nasale,
- acido tranexamico (compresse o fiale topiche/bevibili/iniettabili),
- concentrato di fattore von Willebrand, disponibile come iniezione.
Nelle donne con mestruazioni abbondante possono inoltre essere presi in considerazione:
- spirale ormonale,
- pillola contraccettiva od altra forma di contraccezione ormonale.
Fonti e bibliografia
- Von Willebrand Disease – Ayan Sabih; Hani M. Babiker.
- CDC
- MedLinePlus
- NHS
- National Hemophilia Foundation
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.