Emostasi
Quando un vaso sanguigno si rompe, ad esempio nel caso di una ferita, l’organismo innesca una cascata di reazioni, ovvero una serie di processi chimici collegati tra loro per riparare il danno. L’intera serie di eventi prende il nome di emostasi.
Sebbene per ragioni didattiche vengano in genere illustrati come passaggi separati, in realtà il processo va immaginato come come un unico insieme di eventi, spesso contemporanei, in un sofisticato equilibrio.
È possibile individuare:
- Emostasi primaria (coagulazione piastrinica): consiste nella formazione di una sorta di toppa temporanea per sigillare la lesione, grazie all’azione delle piastrine (elementi cellulari del sangue). Per fare ciò, le piastrine che circolano nel sangue si attaccano al tessuto danneggiato e si attivano. L’emostasi primaria può anche comportare la costrizione (restringimento) del vaso sanguigno danneggiato, per contenere la perdita del prezioso fluido.
- Emostasi secondaria (cascata della coagulazione): il tappo piastrinico è il primo passo per fermare l’emorragia, ma non è abbastanza stabile a lungo termine. Questa fase coinvolge molecole nel sangue chiamate “fattori di coagulazione”, che si attivano in sequenza (cascata della coagulazione) auto-alimentando la reazione. Al termine si osserva la formazione di una sostanza chiamata fibrina che stabilizza le piastrine.
- Rimodellamento del coagulo di fibrina: L’ultima fase dell’emostasi consiste in un processo chiamato fibrinolisi, durante la quale il tappo temporaneo viene sostituito dal tessuto riparato in via definitiva.
È necessario che questo delicato meccanismo sia finemente regolato e controllato, perché tanto un’eccessiva facilità alla coagulazione, quanto la difficoltà ad innescare il processo, possono esporre il soggetto a gravi rischi di salute:
- Se ad esempio manca uno qualsiasi tra i fattori di coagulazione, si trova in circolo ad un livello basso o non funziona correttamente, il sangue potrebbe coagulare troppo lentamente dopo un qualsiasi infortunio, anche banale, o dopo un intervento chirurgico. Questa condizione si verifica in genere in presenza di specifici disturbi della coagulazione, come l’emofilia.
- Se il sangue ha la tendenza a coagulare troppo e/o troppo velocemente, anche in assenza di lesioni, il soggetto è esposto al rischio di sviluppare coaguli che bloccano il flusso sanguigno, causando gravi complicazioni, potenzialmente fatali, come infarto, ictus o embolia polmonare.
Gli esami per la coagulazione consentono di verificare il processo di emostasi evidenziando l’eventuale presenza di disturbi.
Cos’è l’aPTT?
Il tempo parziale di tromboplastina (anche indicato come PTT o aPTT) misura la velocità di coagulazione del sangue; valori al di fuori dell’intervallo di normalità possono esporre il paziente a rischi di salute.
Cos’è la protrombina
La protrombina, nota anche come fattore II, è un enzima che interviene nel processo di riparazione dei danni ai vasi sanguigni. La protrombina viene prodotta dal fegato e si trova in forma solubile nel sangue, pronta ad essere attivata per trasformazione nella sua forma attiva (trombina).
La trasformazione protrombina-trombina richiede l’intervento del calcio (a sua volta IV fattore della coagulazione del sangue).
Differenze tra PT e aPTT
Quando si desidera studiare la capacità di coagulazione di un paziente NON è possibile riprodurre i passaggi appena descritti sul campione di sangue, si procede quindi a studiare la cosiddetta cascata della coagulazione in vitro sul campione di sangue prelevato, per trarre comunque informazioni preziose sullo stato di salute del paziente, attraverso diversi esami, che si occupano ciascuno di valutare/simulare differenti passaggi:
- PT (misura i fattori della via estrinseca e della via comune: VII, X, V, II e fibrinogeno)
- aPTT (misura i fattori della coagulazione che fanno parte della via intrinseca e della via comune: XII, XI, IX, VIII, X, V, II e fibrinogeno, nonché la precallicreina (PK) e il chininogeno ad alto peso molecolare (HMWK)).
- Dosaggio dei singoli fattori
In altre parole ogni esame è in grado di rilevare criticità in specifici passaggi dei meccanismi di coagulazione, che possono poi essere ricondotti a malattie differenti.
Dall’analisi combinata di tutti i risultati è possibile ottenere un quadro complessivo della capacità di coagulazione del paziente.
Preparazione
L’esame viene condotto su un normale campione di sangue prelevato tipicamente da una vena del braccio del paziente e non richiede alcuna preparazione specifica.
Quando viene prescritto
Il PTT viene in genere prescritto contestualmente ad altri esami in caso di:
- Sanguinamenti inspiegabili e/o tendenza alla formazione di lividi
- Sviluppo inspiegabile e/o ripetuto di trombi
- Sospetto di sviluppo di coagulazione intravascolare disseminata (CID), una grave condizione che può svilupparsi ad esempio in presenza di una grave infezione; in fase iniziale si verifica un eccessiva tendenza alla coagulazione, che tuttavia esaurisce rapidamente i fattori di coagulazione esponendo infine il paziente al rischio di emorragie
- Disturbi epatici (il fegato è responsabile della produzione dei fattori di coagulazione)
- Sospette malattie autoimmuni, ad esempio in caso di aborti spontanei ricorrenti
- Durante il passaggio da una terapia con eparina ad una terapia a lungo termine con l’anticoagulante warfarin (Coumadin®)
- Prima di un intervento chirurgico (in genere solo in caso di sospetti disturbi coagulatici, ad esempio per accertata familiarità).
Valori normali
I valori normali possono cambiare da un laboratorio all’altro; a titolo di esempio i laboratori Mayo riportano come intervallo di riferimento 25-37 secondi.
In caso di assunzione di eparina ci si aspetta invece di trovare valori sensibilmente aumentati, di circa 1.5-2.5 volte.
Valori superiori ai 100 secondi espongono al rischio di sanguinamento spontaneo.
Valori alti
Un prolungamento del tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) significa che il tempo necessario a formare il coagulo è più del previsto, quindi il paziente è potenzialmente a rischio di sviluppare emorragie.
Potrebbe verificarsi a causa
- della carenza di uno o più fattori della coagulazione (per ragioni acquisite o di origine congenita), ad esempio a causa di
- malattie genetiche (come malattia di Von Willebrand ed emofilia)
- alcuni tipi di leucemia;
- o della presenza di un inibitore della coagulazione come
- malattie autoimmuni, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi o la sindrome da lupus anticoagulante, disturbi caratterizzati dalla produzione di specifici anticorpi che interferiscono con i processi di coagulazione (vale la pena notare che il paziente è a rischio di formazione di coaguli, ma i risultati dell’esame possono mostrare paradossalmente un tempo di coagulazione più lento (valori alti) perché i reagenti usati interagiscono diversamente con gli anticorpi).
- eparina o warfarin (farmaci).
Tempi di coagulazione prolungati possono essere osservati anche in caso di carenza di fibrinogeno, gravi malattie del fegato (come la cirrosi epatica, per carenza dei fattori di coagulazione), carenza di vitamina K.
Valori bassi
Un tempo ridotto di aPTT in genere è causato da un aumento dell’attività del fattore VIII che si verifica tipicamente a causa di gravi infiammazioni acute o croniche.
Tra le altre possibili cause figurano:
- fase iniziale della coagulazione intravascolare disseminata (CID),
- tumori in fase avanzata (metastatizzato):
Un valore diminuito può infine essere osservato subito dopo una grave emorragia.
Altri fattori
Valori bassi possono essere dovuti infine a difficoltà durante il prelievo o nel successivo trattamento del campione di sangue.
Interpretazione
La combinazione di PT e PTT, essendo parametri non legati tra loro, consente ulteriori considerazioni diagnostiche:
PT | PTT | Possibile interpretazione |
---|---|---|
Alto | Normale | Patologie del fegato, carenze di vitamina K, alterazione o carenza del fattore VII, coagulazione intravascolare disseminata cronica (CID), terapia con farmaci anticoagulanti ad azione anti-vitamina K (ad esempio warfarin)
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Normale | Alto | Diminuzione o carenza dei fattori VIII, IX, XI o XII, malattia di von Willebrand (tipo grave), presenza di lupus anticoagulant, presenza di anticorpi diretti contro specifici fattori della coagulazione (ad esempio contro il fattore VIII)
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Alto | Alto | Decremento o carenza dei fattori I (fibrinogeno), II (protrombina), V o X, patologie epatiche gravi, coagulazione intravascolare disseminata (CID) acuta
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Normale | Normale o moderatamente alto | Condizione tipica di alcuni soggetti sani, ma potrebbe esserci anche una modesta carenza di un fattore o una forma lieve di malattia di von Willebrand. |
Fonti e bibliografia
- MedLinePlus
- Partial Thromboplastin Time – Kaitlyn M. Rountree; Zachary Yaker; Peter P. Lopez
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.