Dente del giudizio: dolore, estrazione, …

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Introduzione

I denti del giudizio, noti anche come terzo molare inferiore e superiore, sono gli ultimi denti che spuntano e di solito questo avviene tra i 17 e i 25 anni di età; prendono il nome dall’osservazione che proprio in questa fase i ragazzi vanno incontro al periodo di massima maturazione, acquisendo una consapevolezza più adulta (cioè mettono giudizio).

Generalmente sono quattro (una coppia superiore e una inferiore, cioè due per ciascun lato), ma è possibile riscontrare soggetti che ne presentano di più o di meno.

Quando spuntano in modo corretto i denti del giudizio possono contribuire alla masticazione senza causare alcun disturbo; si pensa tuttavia che l’elevato numero di pazienti che va incontro a problemi sia il risultato di una rapida modifica delle abitudini dietetiche della razza umana, parlando di “rapida” nel contesto generale dell’evoluzione.

Durante il pleistocene, periodo compreso tra 2,6 milioni e 11.700 anni fa, la masticazione richiedeva molti più sforzi per consumare alimenti crudi e ostici, ma da allora molte cose sono cambiate e gli studi dimostrano che mascella e mandibola si sono chiaramente ridotte nel tempo, lasciando così meno spazio a questi ulteriori molari. Questi ragionamenti, insieme al fatto che probabilmente l’uomo preistorico aveva vita media più breve e manifestava un consumo dei denti più spiccato, possono spiegare la comparsa di questi ulteriori denti attorno ai vent’anni.

Nei decenni scorsi si riteneva che fossero causa di affollamento dentario a prescindere e si tendeva quindi ad estrarli, mentre ora si valuta ogni singolo caso in base a eventuali segni o sintomi lamentati dal paziente, in quanto non sussistono evidenze chiare di utilità in termini di qualità di vita.

Nel caso in cui vadano incontro a difficoltà di posizionamento dovute alla presenza degli altri molari già presenti, o addirittura per questo non riescano a spuntare, si può valutare l’intervento di estrazione.

Dente del giudizio, radiografia

Crescita obliqua del dente del giudizio inferiore (iStock.com/blueshot)

Denti inclusi

Succede non di rado che un dente del giudizio non riesca a spuntare correttamente e, quando si verifica questa situazione, si parla di “dente incluso”.

La mancata eruzione può essere dovuta principalmente a due ragioni:

  • mancanza dello spazio necessario,
  • asse di crescita del dente orientato in modo non corretto (in certi casi addirittura in direzione orizzontale, verso il molare già presente).

Quando si verifica questa situazione il paziente è soggetto a vari disturbi:

I denti inclusi possono provocare molto dolore, ma soprattutto possono anche arrivare a danneggiare i denti o le radici circostanti, causando ulteriori complicazioni anche più gravi.

A causa di queste possibili conseguenze in passato si optava per l’intervento con grande facilità, estraendo i denti del giudizio anche prima di qualsiasi sintomo o disturbo, mentre oggi si valuta con maggior attenzione ogni singolo caso.

Quando estrarre i denti del giudizio?

A complicare il quadro c’è l’importante considerazione che non tutti i problemi collegati ai denti del giudizio si manifestano accompagnati da dolore, né sono necessariamente visibili; il danno può verificarsi anche senza che il paziente se ne renda conto e, più tempo passa, maggiori sono le difficoltà incontrate dal dentista in un’eventuale successivo intervento di estrazione.

Nessuno può prevedere se i denti del giudizio causeranno complicazioni ma, se malauguratamente si verificheranno, le circostanze potranno essere molto più dolorose ed i denti molto più difficili da curare, perché è più facile togliere i denti del giudizio quando il paziente è giovane, in quanto le radici non sono ancora completamente formate, l’osso circostante è più morbido e ci sono minori probabilità di danneggiare i nervi e le altre strutture circostanti.

Quindi, cosa fare?

Premesso che nessuno meglio del proprio dentista potrà consigliare ed esprimere un giudizio concreto sul singolo caso, l’NHS inglese ritiene che i denti del giudizio in genere non è necessario che vengano rimossi nel caso in cui rimangano inclusi ma senza causare alcun disturbo, perché ad oggi non abbiamo motivo di pensare che i benefici dell’intervento in questa condizione superino gli eventuali rischi.

Di simile avviso anche i medici della Mayo Clinic americana, che ritengono che non ci sia motivo di procedere all’estrazione dei denti del giudizio quando questi siano:

  • sani,
  • cresciuti e spuntati completamente,
  • posizionati correttamente,

e se non vi siano impedimenti a una normale igiene orale.

Sono invece sicuramente da rimuovere quando causa di:

  • dolore,
  • ripetute infezioni,
  • formazione di cisti e tumori,
  • danni ai denti adiacenti,
  • malattie gengivali,
  • carie.

All’interno di questi due estremi ci sono poi mille sfumature, da valutare caso per caso con il proprio dentista.

L’intervento di estrazione dei denti del giudizio

Gli interventi effettuati in giovane età sono sicuramente più semplici e rapidi rispetto a quelli eseguiti in età più adulta, ma la relativa facilità con cui un dente del giudizio può essere rimosso dipende da numerosi altri fattori, compresi la posizione del dente (i superiori sono più semplici da estrarre) e il grado di sviluppo della radice: i denti del giudizio inclusi, infine, potrebbero richiedere un intervento chirurgico un po’ più complicato.

La maggior parte delle estrazioni dei denti del giudizio vengono eseguite presso l’ambulatorio del proprio dentista in anestesia locale, mentre solo raramente è necessario procedere sotto sedazione oppure in anestesia generale in ambiente ospedaliero.

Grazie alle attuali tecniche anestetiche, a prescindere dalla scelta, il paziente non accusa in genere dolore durante l’intervento, mentre è possibile avvertire come un senso di pressione nelle manovre finali prima dell’effettiva estrazione.

Quando il dente non dovesse ancora aver aperto la gengiva verrà inizialmente praticata una piccola incisione per poter accedere al dente e, in alcuni pazienti, potrebbe essere necessario rimuovere anche una piccola porzione di osso che copre il dente.

Il dente può venire estratto tal quale o, in casi più complicati, essere frantumato in pezzi più piccoli per favorirne la rimozione; è a questo punto che si avverte un senso di pressione, non di dolore, quando il dentista procede a far oscillare il dente avanti e indietro per allargare lo spazio necessario.

La durata dell’intervento è in genere limitata a circa 20 minuti, tempo che può aumentare in casi più complessi.

In alcuni pazienti sarà necessario procedere con alcuni punti di sutura, che andranno incontro a naturale riassorbimento entro 7-10 giorni circa; potrebbe inoltre essere necessario posizionare una piccola garzina sul sito dell’estrazione mantenendola in pressione per circa un’ora, al fine di favorire la coagulazione della ferita.

A seguito dell’intervento è invece più probabile avvertire gonfiore, dolore di lieve entità e manifestare piccole emorragie, che comunque fanno parte del normale processo di guarigione. Gli impacchi di ghiaccio sono utili a far diminuire il gonfiore, mentre possono venire prescritti farmaci utili a gestire il dolore. Da evitare l’aspirina, che può far aumentare il sanguinamento, e nei primi giorni andrebbero evitati anche cibi troppo caldi, sigarette, caffè e alcool.

In genere la ripresa è piuttosto rapida (2-3 giorni), anche se possono servire fino a due settimane per un completo recupero, durante la quale è possibile avvertire:

  • gonfiore di bocca e guance,
  • dolore e rigidità alla mascella,
  • sapore sgradevole in bocca,
  • senso di formicolio o intorpidimento del viso, delle labbra o della lingua.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Fa male togliere i denti del giudizio?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No, grazie alle attuali tecniche anestetiche l’intervento è assolutamente indolore; potrebbe tuttavia persistere fastidio nelle 1-2 settimane successive, in genere facilmente gestibile attraverso i comuni antinfiammatori (da evitare l’aspirina a causa del rischio di un aumentato sanguinamento).

  2. Quanto costa la rimozione del dente del giudizio?

    1. Dr. Cracchiolo (Medico Chirurgo)

      Il prezzo è ovviamente variabile da uno studio all’altro e in base al tipo d’intervento richiesto; la forbice media su cui si assesta l’intervento è indicativamente compresa tra i € 150-300, ma con ampi margini di variabilità.

  3. Cosa mangiare dopo l’estrazione?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Si raccomanda di evitare l’introduzione di liquidi e solidi fino a completa scomparsa dell’anestesia, onde evitare problemi di deglutizione; nei primi giorni a seguito dell’intervento si raccomanda una dieta che escluda cibi troppo caldi (il calore favorisce la fuoriuscita di sangue), ma soprattutto sono preferibili alimenti morbidi.
      Si consiglia di evitare cibi gommosi, acidi, fritti e/o molto speziati; il paziente verrà poi invitato a masticare sul lato opposto a quello dov’è avvenuto l’intervento.

  4. Quanto dura il dolore dopo l’intervento?

    1. Dr. Roberto Gindro

      In genere pochi giorni, eventuali altri fastidi/disturbi (come gonfiore o formicolio) andranno a risolversi entro 1-2 settimane.

  5. Cosa significa dente del giudizio “incluso”?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Si definisce incluso un dente che non riesce ad emergere dalla gengiva che lo contiene, rimanendo quindi imprigionato nell’osso.

  6. Cosa fare per il gonfiore post-estrazione?

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Viene in genere consigliato di applicare impacchi freddi, ma si raccomanda di attenersi alle indicazioni del proprio odontoiatra; evitare in ogni caso il contatto diretto del ghiaccio sulla pelle, avvolgerlo sempre preventivamente in un panno per evitare ustioni da freddo.

  7. In quanto tempo viene smaltita l’anestesia locale?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sono sufficienti poche ore al massimo.