Trasfusioni di sangue: procedimento e rischi

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Introduzione

Le trasfusioni di sangue sono una procedura medica in cui il paziente riceve del sangue di un donatore attraverso una flebo inserita in uno dei vasi sanguigni.

Le trasfusioni vengono usate per

  • reintegrare il sangue perso durante gli interventi chirurgici o in caso di lesioni gravi,
  • intervenire quando l’organismo non riesce a produrre il sangue normalmente a causa di una malattia, come ad esempio:
    • anemia (mancanza di globuli rossi),
    • condizioni che influenzano i globuli rossi (anemia falciforme, talassemia, …),
    • alcune forme di tumore o di chemioterapia.

Una trasfusione di sangue può sostituire il sangue nel suo insieme, oppure solo una frazione (liquida o cellulare).

Durante la trasfusione viene usato un piccolo ago per inserire la flebo in uno dei vasi sanguigni; la durata della procedura è variabile da 1 a 4 ore, a seconda della quantità di sangue necessaria al paziente.

Le trasfusioni di sangue sono procedure diffuse e molto sicure; tutto il sangue donato viene controllato prima di essere usato per assicurarsi che non sia portatore d’infezioni gravi come l’epatite o l’HIV, mentre esiste un rischio minimo di complicazioni come:

  • reazione allergica verso il sangue del donatore,
  • reazioni cardiache, polmonari o immuni.

Ogni anno in Italia vengono trasfusi circa 660 mila pazienti; la maggior parte delle trasfusioni si svolge senza problemi, o con al massimo complicazioni molto lievi. Solo in rari casi i pazienti hanno problemi gravi.

Fotografia di una donna che sta donando il sangue

iStock.com/Steve Debenport

Sangue

Il cuore pompa il sangue in tutto l’organismo grazie a una rete di arterie e vene.

Il sangue ha diverse funzioni vitali, ad esempio trasporta l’ossigeno e le altre sostanze nutritive in tutti gli organi e i tessuti. Il rifornimento costante di sangue sano in tutto l’organismo è fondamentale per lo stato di salute generale del paziente.

Il sangue è composto da diversi tipi di cellule:

La parte liquida del sangue si chiama plasma.

Le trasfusioni possono riguardare il sangue intero (cioè tutte le sue parti) o, nella maggior parte dei casi, solo alcune parti.

Gruppi sanguigni

Ognuno ha il proprio gruppo sanguigno e i gruppi sanguigni possibili sono 4:

  • A
  • B
  • AB
  • 0 (zero)

Inoltre ognuno di noi è Rh-positivo oppure Rh-negativo. Per esempio una persona del gruppo A può essere Rh-positiva oppure Rh-negativa.

Schema dei gruppi sanguigni e relativi anticorpi

iStock.com/ttsz

Il sangue usato nella trasfusione deve essere compatibile con il gruppo sanguigno del ricevente, in caso contrario specifici anticorpi (proteine) presenti nel sangue attaccherebbero il sangue nuovo causando gravi complicazioni.

Il sangue del gruppo 0 è sicuro per quasi tutti i pazienti. Il 40% circa della popolazione ha il sangue di questo gruppo. Chi ha il sangue di questo gruppo è detto donatore universale. Il sangue del gruppo 0 è usato in caso di emergenza, quando non c’è il tempo per valutare il gruppo sanguigno del paziente.

Chi ha il sangue del gruppo AB è detto ricevitore universale, cioè può ricevere il sangue di qualsiasi gruppo.

Se il sangue è Rh-positivo, si può ricevere sangue di qualsiasi tipo. Se invece è Rh-negativo, si deve ricevere solo sangue dello stesso tipo.

Il sangue Rh-negativo viene usato in caso di emergenza quando non c’è tempo per controllare l’Rh del paziente.

Banche del sangue

Le banche del sangue raccolgono, esaminano e conservano il sangue. Verificano attentamente tutto il sangue che viene donato per escludere la presenza di agenti infettivi (come i virus) o di altri fattori pericolosi.

Le banche del sangue controllano anche tutto il sangue donato per scoprirne il gruppo e il tipo Rh. Se il paziente riceve sangue di un gruppo sanguigno incompatibile, può sviluppare gravi problemi di salute, quindi è fondamentale che il sangue sia controllato attentamente.

Per preparare il sangue per la trasfusione, alcune banche rimuovono i globuli bianchi. Questo processo è detto leucodeplezione. In rari casi, infatti, il paziente può essere allergico ai globuli bianchi presenti nel sangue da ricevere quindi, eliminandoli, diminuisce il rischio di reazioni allergiche.

Non tutte le trasfusioni usano il sangue donato da una persona estranea. Se dovete sottoporvi a un intervento chirurgico, potreste aver bisogno di una trasfusione per reintegrare il sangue perso durante l’intervento. Se l’intervento è programmato, il medico probabilmente vi chiederà se volete usare il vostro sangue, anziché quello di un donatore.

Se scegliete di usare il vostro sangue, dovrete eseguire uno o due prelievi prima dell’intervento. Il sangue sarà conservato in una banca del sangue.

Alternative alle trasfusioni

I ricercatori stanno tentando di mettere a punto tecniche innovative per produrre sangue artificialmente.

Attualmente non esistono alternative al sangue umano, tuttavia sono stati sviluppati farmaci che possono in parte integrare le funzioni di alcune parti del sangue. Ad esempio alcuni pazienti con problemi ai reni assumono eritropoietina, un farmaco che aiuta l’organismo a produrre autonomamente globuli rossi; grazie al ricorso a questa sostanza diminuisce la richiesta di trasfusioni.

I chirurghi, dal canto loro, cercano di minimizzare la quantità di sangue perso durante gli interventi e quindi la necessità di trasfusioni. In alcuni casi riescono a raccogliere e riutilizzare il sangue del paziente.

Pericoli

La maggior parte delle trasfusioni non crea alcuna difficoltà, solo in alcuni casi si verificano piccoli problemi.  Sono invece rarissimi i casi i problemi sono più gravi

Reazioni allergiche

Alcune persone manifestano una reazione allergica al sangue ricevuto, reazione che può verificarsi anche quando il sangue nuovo è compatibile con quello del paziente.

Le reazioni allergiche possono essere da molto lievi a potenzialmente fatali; tra i sintomi più comuni ricordiamo:

Al primo sintomo di reazione allergica il medico o l’infermiere interrompono la trasfusione. L’équipe medica procede quindi a valutare la gravità della reazione, le eventuali terapie e se sussistano le condizioni per riprendere la trasfusione in sicurezza.

Virus e malattie infettive

Alcuni agenti infettivi, come l’HIV, possono sopravvivere nel sangue e infettare il paziente che riceve la trasfusione. Le banche del sangue controllano attentamente il sangue donato, per garantirne la sicurezza.

Il rischio di contrarre un virus durante una trasfusione di sangue è ad oggi molto basso.

  • HIV. Tutto il sangue donato viene sottoposto all’esame per l’HIV. Per controllare i possibili donatori, vengono presi anche altri provvedimenti. Ai donatori viene chiesto se presentano i sintomi dell’HIV, se assumono comportamenti a rischio o presentano fattori di rischio per l’HIV. La percentuale di possibili donatori infetti in grado di trasmettere l’HIV è di uno su 2 milioni.
  • Epatite B e C. Il rischio di che una donazione di sangue sia compromessa dall’epatite B varia tra 1 su 200.000 e 1 su 360.000. Il rischio di epatite C varia tra 1 su 1 milione e 1 su 2 milioni. Se si riceve del sangue infetto dal virus dell’epatite, probabilmente ci si ammalerà.
  • Variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob (vCJD). Questa malattia è la variante umana del morbo della mucca pazza. Si tratta di una patologia cerebrale rara ma fatale. Il rischio di contrarla durante una trasfusione è bassissimo, ma tuttavia sussiste. Chi è stato esposto alla vCJD non può quindi donare il sangue.

Febbre

Durante la trasfusione, o comunque entro alcuni giorni, il paziente può manifestare improvvisamente febbre; si tratta di una reazione normale dell’organismo ai globuli bianchi presenti nel sangue donato e può essere curata con i classici farmaci da banco.

Alcune banche del sangue rimuovono i globuli bianchi o gli altri componenti del sangue, per diminuire il rischio di reazione allergica dopo la trasfusione.

Sovraccarico di ferro

Se ci si sottopone ad un eccessivo numero di trasfusioni di sangue il ferro si può accumulare nel sangue (sovraccarico). Chi soffre di talassemia (una malattia del sangue) e ha bisogno di trasfusioni multiple è a rischio di sovraccarico di ferro, condizione che può danneggiare

  • fegato,
  • cuore
  • e altre parti dell’organismo.

Se soffrite di sovraccarico di ferro, probabilmente dovrete ricorrere alla terapia ferrochelante, in cui viene somministrato un farmaco (tramite iniezione o per via orale) in grado di rimuovere il ferro in eccesso dall’organismo.

Lesioni ai polmoni

Anche se molto improbabile, le trasfusioni di sangue possono danneggiare i polmoni e causare difficoltà respiratorie (TRALI). Le lesioni di norma si verificano entro sei ore dalla trasfusione.

La maggior parte dei pazienti si riprende, ma soprattutto nel caso di gravi patologie preesistenti (pazienti precedentemente malati) sono possibili reazioni fatali.

Non si conosce con certezza la causa di questa reazione; gli anticorpi (proteine) che con maggiore probabilità si trovano nel plasma delle donne che hanno avuto un figlio possono causare malfunzionamenti delle cellule dei polmoni. Proprio perché a causa di questo rischio, gli ospedali stanno iniziando a differenziare l’uso del plasma tra uomini e donne.

Reazioni immuno-emolitiche acute

Le reazioni immuno-emolitiche sono tanto gravi, quanto rare. Si verificano se il tipo di sangue ricevuto durante la trasfusione non è compatibile con il sangue del ricevente. L’organismo attacca i globuli rossi trasfusi, e produce sostanze dannose per i reni.

Tra i sintomi ricordiamo:

  • brividi,
  • febbre,
  • nausea,
  • dolore al torace o alla schiena
  • e colore scuro delle urine.

Il medico interromperà la trasfusione al primo sintomo di reazione di questo tipo.

Reazioni emolitiche ritardate

Si tratta di un tipo di reazione molto più lenta rispetto a quelle acute. L’organismo distrugge i globuli rossi così lentamente che il problema può passare inosservato fino a quando la carenza di globuli rossi non diventi particolarmente grave.

Le reazioni emolitiche ritardate sono più frequenti tra i pazienti che si sono già sottoposti a trasfusioni.

Malattia del trapianto contro l’ospite

La malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD) è una malattia in cui i globuli bianchi del sangue trasfuso attaccano i tessuti del paziente che riceve la trasfusione. La GVHD di norma è letale e colpisce i pazienti con sistema immunitario molto compromesso.

I sintomi iniziano entro un mese dalla trasfusione e comprendono

  • febbre,
  • eruzione cutanea
  • e diarrea.

Per scongiurare la GVHD, il sangue trasfuso deve essere trattato in modo che i globuli bianchi non provochino la GVHD.

Tipi di trasfusione

Il sangue può essere trasfuso come sangue intero (cioè composto da tutte le sue parti) o, più frequentemente, sono trasfuse solo le singole parti.

Ad esempio, se una malattia impedisce all’organismo di produrre normalmente una sola parte del sangue, probabilmente avrete bisogno solo della trasfusione di quella parte per curare la malattia.

Trasfusione di globuli rossi

I globuli rossi sono la parte del sangue che viene trasfusa con maggior frequenza. Queste cellule trasportano l’ossigeno dai polmoni agli organi e ai tessuti. I globuli rossi inoltre aiutano l’organismo a eliminare l’anidride carbonica e gli altri prodotti di scarto.

Se avete perso molto sangue a causa di un incidente o di un intervento chirurgico probabilmente avrete bisogno di una trasfusione di globuli rossi. Questo tipo di trasfusione può anche essere utile in caso di anemia grave provocata da una malattia o da un’emorragia.

L’anemia è una condizione in cui il sangue ha carenza di globuli rossi. L’anemia può anche verificarsi se i globuli rossi hanno carenza di emoglobina.

L’emoglobina è una proteina ricca di ferro che dà al sangue il caratteristico colore rosso. Questa proteina trasporta l’ossigeno dai polmoni al resto dell’organismo.

Trasfusione di piastrine e di fattori di coagulazione

Le piastrine e i fattori di coagulazione servono per arrestare le emorragie, comprese quelle interne. Alcune patologie possono impedire all’organismo di produrre una quantità sufficiente di piastrine o di fattori di coagulazione. Se siete affetti da una di queste malattie, probabilmente avrete bisogno di trasfusioni periodiche di piastrine e di fattori di coagulazione per rimanere in buona salute.

Ad esempio se siete emofiliaci probabilmente avete bisogno di un fattore di coagulazione speciale che vada a integrare quello di cui siete carenti. L’emofilia è una patologia del sangue rara ed ereditaria, che impedisce al sangue di coagularsi normalmente.

Se soffrite di emofilia, probabilmente le emorragie dopo un trauma o un incidente durano più a lungo. Inoltre potreste anche avere emorragie interne, soprattutto in corrispondenza delle articolazioni (ginocchia, caviglie e gomiti).

Trasfusioni di plasma

Il plasma è la parte liquida del sangue, costituita perlopiù da acqua, ma anche da proteine, fattori di coagulazione, ormoni, vitamine, colesterolo, zucchero, sodio, potassio, calcio e altre sostanze.

In caso di ustioni gravi, di insufficienza epatica o di infezione grave, potrebbe essere necessaria una trasfusione di plasma.

Cause di trasfusione

Le trasfusioni di sangue sono molto frequenti. Ogni anno più di 600000 italiani necessitano di una trasfusione, che può essere praticata per pazienti di tutte le età.

Alcune persone che si sottopongono a un intervento chirurgico hanno bisogno di trasfusioni perché perdono molto sangue durante l’intervento. Anche chi riporta lesioni molto gravi, ad esempio dovute a incidenti d’auto, ferite di guerra o calamità naturali, può aver bisogno di reintegrare il sangue perso.

Alcune persone hanno bisogno di sangue (sangue intero o parti), perché sono malate. Ad esempio le trasfusioni di sangue possono essere usate per curare:

  • infezioni o malattie epatiche gravi che impediscono all’organismo di produrre normalmente il sangue o alcune parti del sangue.
  • patologie che provocano anemia, come ad esempio patologie renali o tumori. Anche la radioterapia e alcuni tipi di farmaci possono causare l’anemia. Esistono diverse forme di anemia, tra cui ricordiamo:
  • disturbi della coagulazione del sangue, come l’emofilia o la trombocitopenia.

Come avviene

Prima della trasfusione

Prima della trasfusione, l’infermiere preleva il sangue del paziente per scoprire il gruppo sanguigno (A, B, AB o 0) e l’Rh. Punge il dito con un ago per raccogliere alcune gocce di sangue oppure preleva il sangue da una delle vene.

Il tipo di sangue usato per la trasfusione deve essere compatibile con il vostro. Se non lo fosse gli anticorpi (proteine) nel sangue attaccherebbero il sangue nuovo e vi farebbero stare male.

Alcuni pazienti manifestano una reazione allergica anche quando il sangue donato è compatibile con il loro. Per prevenirla il medico può prescrivere un farmaco utile per prevenire le reazioni allergiche.

Se soffrite di allergie o se avete avuto una reazione allergica durante una trasfusione, il medico farà tutto il possibile per garantire la vostra sicurezza.

La maggior parte dei pazienti non deve modificare né la dieta né le proprie attività né prima né dopo la trasfusione. Il medico vi comunicherà se dovete modificare in qualche modo il vostro stile di vita prima della trasfusione.

Durante la trasfusione

Le trasfusioni sono eseguite in ambulatorio o in ospedale. In casi molto rari possono essere effettuate a domicilio. Le trasfusioni sono anche eseguite durante gli interventi chirurgici e al pronto soccorso.

Viene inserita una flebo in uno dei vasi sanguigni. Attraverso di essa si riceve il sangue sano. La trasfusione di solito dura da 1 a 4 ore, a seconda della quantità di sangue necessaria e dal tipo di componente che si riceve.

Durante la trasfusione gli infermieri sorvegliano attentamente il paziente, soprattutto nei primi 15 minuti, cioè nel momento in cui c’è il maggior rischio di reazioni allergiche. Gli infermieri continuano a tenere sotto controllo il paziente per tutta la durata della trasfusione.

Dopo la trasfusione

Dopo la trasfusione vengono controllati i parametri vitali:

La flebo viene rimossa. Nel punto in cui è entrato l’ago può rimanere un livido o un leggero fastidio per alcuni giorni.

Per scoprire come l’organismo reagisce alla trasfusione, probabilmente dovrete fare gli esami del sangue. Il medico vi farà sapere a quali sintomi dovrete prestare attenzione e in quali casi dovrete rivolgervi al pronto soccorso.

Cosa mangiare dopo una trasfusione di sangue

Dopo aver ricevuto una quantità più o meno consistente di sangue non esiste a livello generale un’indicazione netta di quello che è necessario/utile mangiare, che verrà quindi valutato per il singolo paziente; è invece utile che i due pasti pre e post trasfusione siano leggeri e privi di alimenti allergenizzati.

A meno di indicazioni specifiche da parte del medico si consiglia un’alimentazione sana e varia come per la popolazione generale, senza particolari differenze; nel caso di rischio di accumulo di ferro si consiglia ovviamente di limitarne l’apporto, sia direttamente (riducendo il consumo di alimenti che lo contengono) sia indirettamente (evitando le classiche associazioni in grado di favorirne l’assorbimento, come il consumo di vitamina C in associazioni a legumi ed altre fonti, sia privilegiando al contrario associazioni in grado di limitarne l’assorbimento, per esempio con tè nero, caffè, cibo ricco di calcio).

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Salve! In caso di valori molto bassi, si possono trasfondere anche globuli bianchi? Quali sono i valori minimi che può avere il paziente che deve ricevere la trasfusione?
    Grazie per la risposta, complimenti per l’impegno nel divulgare queste informazioni. A quanto pare, tra sla ed ecologia, ce n’è tanto bisogno.
    Cordiali saluti
    Y.F.

    1. Dr.ssa Fabiani (Medico Chirurgo)

      Sì è possibile, ma sono casi selezionati, dipende dal quadro clinico, per esempio vengono trasfusi ai pazienti neoplastici o ai trapiantati di midollo con gravi infezioni.

  2. È possibile donare sangue a pagamento?

    1. Dr. Roberto Gindro

      No, non è possibile donare a pagamento per ragioni etiche.

  3. Come si fa per iniziare a donare il sangue? Grazie.