COVID oggi, ottobre 2024: sintomi, quanto dura, bollettino, …

Ultima modifica

COVID in Italia: bollettino

Prosegue lentamente la corsa di quella che sembra essere una nuova (contenuta?) ondata autunnale in Italia; nella settimana compresa tra il 26 settembre e il 2 ottobre sono stati

  • 13.073 i nuovi positivi, circa il 17% in più rispetto agli 11.164 del periodo precedente,
  • 95.017 tamponi (13.8% positivi) contro gli 85.030 (13.1% positivi) della settimana precedente,
  • mentre calano i decessi (85, erano 112)

È questo il quadro che emerge dall’ultimo bollettino settimanale pubblicato sul sito del Ministero della Salute e dal monitoraggio curato dall’ISS.

È importante notare che questi numeri potrebbero essere influenzati da una sottovalutazione nelle fasce d’età più giovani, dove spesso si evita di consultare un medico.

Il carico sugli ospedali resta limitato e stabile (e come previsto, gli over 80 continuano a essere il gruppo demografico con i più alti tassi di ricovero e mortalità).

Varianti in Italia

L’analisi dei dati di sequenziamento genetico del virus SARS-CoV-2, registrati sulla piattaforma nazionale I-Co-Gen, rivela un’evoluzione nella composizione delle varianti circolanti in Italia. Il periodo di riferimento più recente è agosto 2024, con dati aggiornati al 22 settembre:

  • Varianti in circolazione: Co-presenza di diverse sottovarianti di JN.1, monitorate a livello internazionale
  • La variante dominante è KP.3.1.1, che rappresenta il 68% dei casi sequenziati in agosto 2024
  • Si segnala un aumento della proporzione di sequenziamenti attribuibili al lignaggio ricombinante XEC

Questi dati suggeriscono una dinamica in evoluzione nella popolazione virale, con la variante KP.3.1.1 che mantiene una posizione predominante, mentre si osserva un incremento della presenza del lignaggio XEC. Nessuna variante attualmente in circolazione sembra essere più aggressiva/pericolosa delle precedenti.

I sintomi del COVID oggi

È ormai esperienza abbastanza comune che i sintomi siano in gran parte sovrapponibili a quelli di un raffreddore, ad esempio con:

Questi sono i 5 più comuni, almeno in Inghilterra e al momento della pubblicazione dello studio, ma restano ovviamente possibili tra l’altro anche

Sempre meno comuni, ma comunque possibili, perdita di olfatto e gusto.

È stato segnalato che nei bambini la variante XBB.1.16 (Arcturus) potesse indurre congiuntivite (occhi rossi e pruriginosi).

Importante

È importante notare che Le varianti recenti del virus SARS-CoV-2 non presentano sintomi veramente distintivi rispetto alle versioni precedenti, anche se sempre più spesso la malattia decorre in forma molto leggera.

A differenza dei primi anni della pandemia attualmente vi è una carenza di letteratura scientifica aggiornata e affidabile sui sintomi specifici delle nuove varianti e le descrizioni dei sintomi su specifiche varianti nella migliore delle ipotesi si basano su resoconti aneddotici o su esperienze cliniche limitate (ambulatoriali o ospedaliere), che sono a loro volta soggette a bias di selezione. Mancano studi epidemiologici su larga scala e statisticamente robusti che possano fornire un quadro accurato e rappresentativo dei sintomi associati alle varianti più recenti.

Quando preoccuparsi

È importante prestare attenzione alla difficoltà respiratoria, che va segnalata immediatamente al medico e possibilmente monitorata con un saturimetro.

La gravità e la durata della malattia dipendono da diversi fattori, tra cui la vaccinazione, l’età, lo stato di salute generale e la risposta del sistema immunitario.

Fortunatamente le varianti più recenti sono meno aggressive e la popolazione ha sviluppato una maggiore immunità, sia grazie alla vaccinazione che a precedenti infezioni. Di conseguenza, è frequente osservare un decorso più lieve rispetto alle prime fasi della pandemia.

Tuttavia, è importante ricordare che:

  • Alcune persone possono comunque avere bisogno di rimanere a letto per dieci giorni, soprattutto se fragili o in età avanzata.
  • In alcuni casi si può arrivare al ricovero in terapia intensiva con rischio di morte.
  • Possono svilupparsi complicazioni, seppur in un numero limitato di casi, principalmente in pazienti fragili.

A questo proposito l’OMS raccomanda di allertare immediatamente il medico in caso di

Mal di testa lancinante?

È importante sottolineare un aspetto aggiuntivo riguardante il mal di testa: nel caso in cui si manifestasse un dolore alla testa con caratteristiche insolite – improvviso, intensamente doloroso e percepito come “senza precedenti” o lancinante – è fondamentale considerarlo una situazione di emergenza medica a prescindere e, in tali circostanze, è necessario recarsi immediatamente al Pronto Soccorso.

Sebbene sia improbabile che un mal di testa con queste caratteristiche sia correlato al COVID-19, potrebbe essere indicativo di altre condizioni mediche serie che richiedono attenzione immediata.

Quanto dura il COVID oggi?

La durata dei sintomi presenta una notevole variabilità: nei casi di infezione lieve i disturbi tendono a esaurirsi rapidamente, in tempo generalmente compreso tra i 2 e i 5 giorni, benché ci siano ancora casi più severi che si trascinano più a lungo.

È importante sottolineare, tuttavia, che la persistenza della positività virale, rilevabile mediante test diagnostici, può protrarsi significativamente oltre la risoluzione dei sintomi clinici.

Dopo quanto si può riprendere?

Purtroppo una delle caratteristiche peculiari osservate fin dalle prime varianti Omicron è la capacità di eludere le difese immunitarie acquisite mediante precedente infezione, in altre parole sembra che ad oggi venire contagiati e sviluppare la malattia conferisca una protezione inferiore al passato.

È quindi difficile stimare con precisione dopo quanto si possa riprendere, ma tendenzialmente “ad ogni diffusione di nuova variante” sembra essere la risposta più plausibile.

Distinguere COVID, raffreddore ed influenza

Parafrasando quello che scrive il governo inglese sul proprio sito

I sintomi di COVID-19 e di altre infezioni respiratorie sono molto simili tra loro. Non è possibile distinguere tra COVID-19, influenza od altra infezione respiratoria sulla base dei soli sintomi, ma [fortunatamente, aggiungo io] la maggior parte dei pazienti svilupperà un decorso relativamente lieve, soprattutto se vaccinato. Fonte: gov.uk

Le cliniche Mayo hanno comunque tentato un confronto generale:

Segni e sintomi COVID-19 Raffreddore Influenza
Mal di testa Comune Raro Comune
Tosse Comune
(secca)
Comune Comune
Dolori muscolari Comuni A volte Comune
Stanchezza Comuni A volte Comune
Starnuti Raramente Comune Raramente
Mal di gola Comune Comune Comune
Naso chiuso Comune Comuni Comune
Febbre Comune A volte Comune
Diarrea A volte Mai Soprattutto
nei bambini
Nausea e/o vomito  A volte Mai Soprattutto
nei bambini
Perdita di olfatto e/o gusto Comuni A volte Raro

Tempo d’incubazione

Il tempo d’incubazione generalmente associato all’infezione da COVID-19 è di circa 5 giorni (con una forbice compresa tra 2 e 14), ma fin dalla variante Omicron sembra avere progressivamente mostrato un esordio più rapido, spesso datato attorno a 3-4 giorni circa.

Uno studio pubblicato su Jama aveva confermato l’ipotesi, rilevando che i tempi d’incubazione medi sono così diminuiti:

  • Alpha 5 giorni
  • Beta 4,50 giorni
  • Delta 4,41 giorni
  • Omicron e 3,42 giorni.

È possibile prendersi la COVID e non manifestare febbre?

Non solo è possibile venire contagiati dalla COVID-19 e non manifestare febbre, ma è un evento sempre più comune.

Fin dai primi mesi di diffusione del virus Sars-Cov-2 è stato chiaro come alcuni pazienti contraessero l’infezione senza tuttavia manifestarne i sintomi, pensiamo ad esempio ai bambini soprattutto nel primo anno della pandemia, ma ad oggi quest’evenienza è resa ancora più comune dalla diffusione della vaccinazione, che tra le diverse possibili evoluzioni contempla anche il venire contagiati e sviluppare solo sintomi moderati o addirittura nessun sintomo.

È quindi possibile affermare che:

  • sebbene la febbre rimanga un sintomo fortemente correlato all’infezione, tanto che qualsiasi soggetto con alterazione della temperatura corporea dovrebbe essere sottoposto a tampone (casalingo o professionale) di verifica,
  • l’assenza di febbre non depone affatto per una sicura esclusione della patologia, è quindi assolutamente ragionevole che soggetti esposti al rischio di contagio (ad esempio per contatti stretti con pazienti positivi) si sottopongano a loro volta ad un test rapido o molecolare di verifica.

Va peraltro segnalato come diversi pazienti manifestino i sintomi prima di positivizzarsi al tampone, che potrebbe richiedere alcuni giorni di decorso della malattia prima di fornire un risultato corretto (la spiegazione più probabile è una più pronta reazione del nostro organismo in seguito ad un precedente contatto con il virus, eventualmente anche da vaccino); questa è la ragione per cui diversi organismi sanitari consigliano la ripetizione del test in caso di sintomi eclatanti e/o persistenti.

È possibile manifestare brividi di freddo senza febbre?

Sì, la comparsa di brividi è sicuramente possibile in caso di contagio e potrebbero comparire anche in assenza di febbre (anche se tipicamente i brividi di freddo si sviluppano durante l’aumento di temperatura, mentre al contrario la discesa dei valori è associata ad un senso di caldo che spesso si associa anche ad importanti sudate, spesso notturne).

Cosa significa asintomatico?

E poi c’è chi è positivo, scoprendolo magari in seguito ad un tampone fatto a seguito di un contatto a rischio, ma rimane asintomatico.

Asintomatico significa privo di sintomi, significa venire contagiati, quindi risultare positivi al tampone, ma non sviluppare nemmeno un sintomo.

I sintomi del COVID asintomatico

La definizione di COVID-19 asintomatico implica, per sua stessa natura, l’assenza di sintomi manifesti.

In ambito medico-scientifico, una patologia che non presenta sintomi evidenti viene talvolta definita “sub-clinica”, ovvero che si sviluppa senza manifestazioni evidenti, rimanendo rilevabile solo attraverso specifiche indagini diagnostiche, come nel caso del COVID-19, mediante test molecolari.

Nel linguaggio medico più specialistico, il termine “paucisintomatico” viene impiegato per descrivere condizioni patologiche che si manifestano con sintomatologia molto attenuata rispetto alla presentazione classica. È rilevante notare che molte delle varianti virali attualmente in circolazione tendono a manifestarsi in forma paucisintomatica (mediante leggeri sintomi parainfluenzali, paragonabili a quelli di un raffreddore).

Quanto dura il COVID asintomatico?

Sebbene non vi siano sintomi per definizione, il test molecolare può rimanere positivo per diversi giorni.

Cosa fare per il COVID asintomatico?

Dal punto di vista clinico, non sono necessarie particolari misure, salvo evitare attività che possano compromettere significativamente il sistema immunitario, come partecipare a competizioni sportive impegnative come una maratona (si ricordi il caso del paziente zero in Italia, che è stato ospedalizzato in seguito allo sforzo di una maratona, un’attività che può causare una temporanea depressione del sistema immunitario, facilitando la proliferazione virale).

Un esempio analogo è l’herpes labiale, che spesso si manifesta in seguito a periodi di stress, carenza di sonno, alimentazione inadeguata, eccessivo consumo di alcolici o altre situazioni che mettono a dura prova l’organismo.

Allo stesso modo, nel caso del COVID-19, è importante non creare condizioni favorevoli allo sviluppo dell’infezione durante momenti di vulnerabilità immunitaria.

È fondamentale ricordare che anche i soggetti asintomatici possono trasmettere il virus, rendendo necessario l’isolamento.

Diffusione a livello mondiale

A livello globale nel periodo di riferimento di quattro settimane dal 22 luglio al 18 agosto 2024, la percentuale di positività al tampone è diminuita dal 12,4% della prima settimana del periodo di riferimento al 10,2% nell’ultima settimana.

Fonte OMS

Al 18 agosto 2024, a livello globale sono stati registrati oltre 776 milioni di casi confermati e oltre 7 milioni di decessi, benché secondo le stime ottenute attraverso l’analisi delle cariche virali condotte mediante sorveglianza delle acque reflue, si stima che i numeri reali di contagio potrebbero essere da 2 a 19 volte superiori (i casi segnalati non rappresentano accuratamente i tassi di infezione a causa della riduzione dei test e delle segnalazioni a livello globale).

Andamento infezioni COVID

Fonte: Bollettino OMS

Da un punto di vista nazionale i Paesi ad oggi più colpiti sono (22 luglio al 18 agosto 2024):

  • Italia (62.800 nuovi casi; +127%, si noti che questi dati non riflettono ancora la recente diminuzione),
  • Federazione Russa (37.122 nuovi casi; +64%),
  • Grecia (21.903 nuovi casi; +26%),
  • Romania (17.405 nuovi casi; +332%)
  • e Polonia (11.599 nuovi casi; +334%)

Varianti

  1. KP.3.1.1 29.1%, in aumento
  2. KP.3 21.9%, in diminuzione
  3. JN.1 20.6%, in diminuzione
  4. KP.2 13.7%, in diminuzione
  5. LB.1 8.8%, stabile
  6. JN.1.18 2.7%, in aumento

Nuova variante COVID XEC

I ricercatori stanno monitorando attentamente una nuova sottovariante, denominata XEC, che potrebbe potenzialmente superare l’attuale sottovariante dominante, la KP.3.1.1 (attualmente la più diffusa a livello nazionale e internazionale).

XEC è stata identificata per la prima volta in Germania e da allora ha attirato l’attenzione della comunità medica e scientifica a livello globale; sta iniziando a diffondersi in tutto il mondo e si stima che potrebbero essere necessarie diverse settimane o un paio di mesi prima che questa nuova sottovariante possa eventualmente alimentare una nuova ondata di infezioni.

Varianti FLiRT

Le varianti FLiRT sono un gruppo di sottovarianti di JN.1 appartenenti alla linea Omicron.

Alla fine del 2023, gli scienziati hanno rilevato una serie di sottovarianti di JN.1 nelle acque reflue negli Stati Uniti. Da allora, queste sottovarianti, tra cui KP.1.1, KP.2 e KP.3, sono diventate sempre più comuni in tutto il mondo.

Il nome FLiRT deriva dall’acronimo costruito sui codici assegnati alle mutazioni presenti nella proteina spike del virus:

  • F456L,
  • V1104L
  • e R346T.

Alcuni esperti suggeriscono che le sottovarianti FLiRT potrebbero essere più trasmissibili e potrebbero evadere l’immunità preesistente meglio della variante JN.1, come in effetti dimostra l’attuale andamento, ma ad oggi non ci sono prove che siano più pericolose.

Con l’avvicinarsi dell’inverno in Australia, è previsto un aumento dei casi di COVID, e le sottovarianti FLiRT potrebbero presto diventare le varianti dominanti.

Fonte: TheConversation

Variante JN.1

La variante identificata come JN.1 è una sottovariante di BA.2.86 (Pirola, vedi paragrafo precedente, da cui si differenzia per un’unica modifica sulla proteina spike), tanto che fino a poco tempo fa il CDC americano la raggruppava proprio con questa.

JN.1 è stata isolata per la prima volta negli Stati Uniti nel settembre 2023 e, proprio come la progenitrice, presenta numerose mutazioni che potrebbero rendere il virus più facilmente trasmissibile anche in caso di precedente infezione o vaccino.

In data 19 dicembre, in considerazione della sua rapida diffusione, l’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di classificare la variante JN.1 come ‘variante di interesse’ a sé stante, separandola dal lignaggio di origine BA.2.86 (Pirola).

Al momento non ci sono comunque prove che esponga a un rischio maggiore per la salute pubblica rispetto alle altre varianti attualmente circolanti; vale quindi la pena di conoscerla più che altro perché alla data dell’8 dicembre questa variante rendeva conto di circa il 15-29% dei casi di COVID-19 negli Stati Uniti, per salire ulteriormente nelle settimane successive (39-50% al 23 dicembre).

Si prevede che l’immunità attuale della popolazione (sia quella naturale che quella derivante dalla vaccinazione booster con XBB.1.5) rimangano ragionevolmente efficaci contro questa variante, riducendo così l’impatto sui sistemi sanitari nazionali, anche se la continua crescita suggerisce che la variante sia comunque più trasmissibile o più efficace nell’eludere il nostro sistema immunitario rispetto ad altre varianti circolanti.

Regole in Italia

Attraverso un provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 agosto 2023 è stata cancellata la necessità di isolamento per i soggetti positivi al Covid-19, in altre parole per i soggetti risultati positivi al tampone non è più obbligatorio l’isolamento.

Sei positivo?

Qualora si risulti positivi a un test molecolare o antigenico, si raccomanda comunque di continuare a osservare le stesse precauzioni applicate per la prevenzione dalla trasmissione della gran parte delle infezioni respiratorie e in particolare è utile:

  1. Indossare una mascherina chirurgica o FFP2 se si entra in contatto con altre persone.
  2. In caso di sintomi rimanere a casa fino a risoluzione degli stessi.
  3. Prestare attenzione a una corretta igiene delle mani.
  4. Evitare ambienti affollati.
  5. Evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, ed evitare di frequentare ospedali o RSA.
  6. Informare le persone con cui si è stati in contatto nei giorni immediatamente precedenti alla diagnosi, soprattutto se anziane, fragili o immunodepresse.
  7. Contattare il proprio medico curante se
    • si è persona fragile o immunodepressa,
    • i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni
    • le condizioni cliniche peggiorano.

Hai avuto un contatto con un soggetto infetto?

Anche per le persone che siano venute a contatto con casi accertati di Covid-19 non si applica più alcuna misura restrittiva, ma si raccomanda semplicemente attenzione all’eventuale comparsa di sintomi suggestivi di Covid-19 (febbre, tosse, mal di gola, stanchezza) nei giorni immediatamente successivi al contatto (che dovrebbero eventualmente essere verificati con un tampone).

Quando sono obbligatorie le mascherine?

Ad oggi non sono più previsti casi in di obbligo dell’uso delle mascherine, a meno di regolamenti specifici delle strutture; dal 1° luglio 2024 cade infatti come previsto anche l’ultimo obbligo previsto in tema di mascherine, ovvero l’obbligo per i lavoratori, gli utenti e i visitatori:

  • delle strutture sanitarie all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura, identificati dalle direzioni sanitarie delle strutture sanitarie stesse;
  • delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali.

Si passa dunque dall’obbligo alla raccomandazione, con l’invito per i direttori sanitari responsabili di valutare necessità ed esigenze della propria struttura.

Accesso a ospedali e Pronto Soccorso

Torna l’indicazione per il tampone alle persone con sintomi suggestivi di Sars-CoV-2 che accedono alle strutture sanitarie: “Nello specifico, per le persone che presentano sintomi con quadro clinico compatibile con COVID19 è indicata l’effettuazione di test diagnostici per SARS-CoV-2, virus influenzali, Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), Rhinovirus, virus Parainfluenzali, Adenovirus, Metapneumovirus, Bocavirus e altri Coronavirus umani diversi dal SARS-CoV-2, come indicato dagli organismi internazionali, WHO/ECDC1.”

Lo prevede la nuova circolare ‘Indicazioni per l’effettuazione dei test diagnostici per Sars-CoV-2 per l’accesso e il ricovero nelle strutture sanitarie‘, firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia.

Vaccino

Con la campagna antinfluenzale per la stagione 2024/25 viene portata avanti parallelamente anche una campagna nazionale di vaccinazione anti COVID-19 con l’utilizzo dei vaccini più recenti.

Una dose di richiamo del vaccino aggiornato a JN.1 viene offerta attivamente alle categorie
considerate a maggior rischio (vedi dopo).

La dose di richiamo è annuale e l’aver contratto un’infezione da SARS-CoV-2, anche recente, dopo il precedente richiamo, non rappresenta una controindicazione alla vaccinazione.

  • Persone di età pari o superiore a 60 anni
  • Ospiti delle strutture per lungodegenti
  • Donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo “postpartum” comprese le donne in allattamento
  • Operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione
  • Persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave, quali:
    • Malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio, inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica, la broncopatia cronico ostruttiva-BPCO, la fibrosi polmonare idiopatica, l’ipertensione polmonare, l’embolia polmonare e le malattie respiratorie che necessitino di ossigenoterapia
    • Malattie dell’apparato cardio-circolatorio (esclusa ipertensione arteriosa isolata), comprese le cardiopatie congenite e acquisite, le malattie coronariche, lo scompenso cardiaco e i pazienti post-shock cardiogeno
    • Malattie cerebrovascolari
    • Diabete/altre endocrinopatie severe quali diabete di tipo 1, diabete di tipo 2, morbo di Addison, panipopituitarismo
    • Malattie neurologiche quali sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie del motoneurone, sclerosi multipla, distrofia muscolare, paralisi cerebrali infantili, miastenia gravis, altre malattie neuromuscolari, patologie neurologiche disimmuni e malattie neurodegerative
    • Obesità (BMI >30)
    • Dialisi o insufficienza renale cronica
    • Malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, quali talassemia major, anemia a cellule falciformi e altre anemie croniche gravi
    • Patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi, in attesa di trattamento o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure
    • Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva
    • Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica)
    • Attesa di trapianto d’organo
    • Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CAR-T)
    • Immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.)
    • Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea ad alto dosaggio, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.)
    • Asplenia anatomica o funzionale Pregressa splenectomia o soggetti con indicazione alla splenectomia in elezione
    • Infezione da HIV con sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), o con conta dei linfociti T CD4+ <200 cellule/μl o sulla base di giudizio clinico
    • Malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali
    • Sindrome di Down
    • Cirrosi epatica o epatopatia cronica grave
    • Disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 art. 3 comma 3

La vaccinazione viene consigliata anche a familiari, conviventi e caregiver di persone con gravi fragilità.

È possibile la co-somministrazione del nuovo vaccino adattato con il vaccino antinfluenzale.

Per approfondire: Vaccino anti-COVID

Tampone

Per diagnosticare le attuali varianti restano validi gli approcci tradizionalmente usati anche nei mesi precedenti, ovvero test rapidi e molecolari (clicca qui per leggere le differenze).

Come si previene la COVID?

Sul British Medical Journal, Nutrition Prevention and Health è stato pubblicato uno studio che correla una dieta plant-based e ricca di pesce, ovvero imperniata sul consumo di alimenti di origine vegetale e pesce come fonte proteica animale, con un minor rischio di infezione.

Questo in realtà non stupisce, anche alla luce del fatto che:

  1. Ormai è opinione comune della maggior parte degli autori che una dieta di questo tipo sia ottimale in termini di prevenzione generale, penso a tumori, malattie metaboliche ed eventi cardiovascolari, e quindi dovremmo comunque farla nostra.
  2. È ormai fatto noto che chi rischia di più in caso di infezione sono i soggetti sovrappeso ed affetti da malattie croniche, entrambi aspetti che fondano la loro prevenzione proprio sullo stile di vita.

La dieta, l’attività fisica ed anche la serenità interiore sono aspetti chiave ed imprescindibili, lo sa Goffredo, che per nulla al mondo farebbe cambio con una vita di agi in ufficio, e ne era consapevole già la Scuola Medica Salernitana un millennio fa quando scriveva

Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta.

Donna a letto con infezione respiratoria

Shutterstock/GolubaPhoto

Le domande più frequenti

Quanto tempo sopravvive il virus sulle superfici?

Le attuali evidenze scientifiche suggeriscono che il tempo di sopravvivenza del virus sulle superfici cambi in relazione al tipo di superficie considerata, da alcune ore (ad esempio sulla carta) fino a diversi giorni (come sulla plastica e l’acciaio inossidabile).

Bisogna tuttavia considerare che i dati finora disponibili, essendo generati da condizioni sperimentali, devono essere interpretati con cautela (ad esempio la semplice presenza di RNA virale non indica necessariamente che il virus sia vitale e potenzialmente infettivo).

L’utilizzo di semplici disinfettanti (alcool, candeggina, ...) è in grado di uccidere il virus.

Fonte: Ministero

Dopo quanti giorni si diventa negativi al COVID?

Il tempo è variabile da un soggetto all'altro, ma la positività di per sé sta progressivamente perdendo d'importanza dal punto di vista clinico, anche in considerazione del fatto che sono sempre di più i casi in cui i sintomi compaiono prima della positività del test.
Articoli Correlati
Articoli in evidenza

Contenuto sponsorizzato: The Wom presenta prodotti e servizi che si possono acquistare online su Amazon e/o su altri e-commerce. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti in pagina, The Wom potrebbe ricevere una commissione da Amazon o dagli altri e-commerce citati. Vi informiamo che i prezzi e la disponibilità dei prodotti non sono aggiornati in tempo reale e potrebbero subire variazioni nel tempo, vi invitiamo quindi a verificare disponibilità e prezzo su Amazon e/o su altri e-commerce citati.