Video
(Segue trascrizione del testo)
Introduzione
La COVID-19 è un’infezione virale, ovvero causata da un virus che scatena una risposta immunitaria nell’organismo che riesce ad infettare.
Parlando di test diagnostici intendiamo quindi l’insieme di esami clinici in grado di distinguere un paziente sano da un paziente infetto, l’aggettivo “diagnostico” indica la capacità di formulare una diagnosi, ed accanto a questi trovano posto ulteriori approfondimenti strumentali e di laboratorio che ci consentono di caratterizzare meglio altri aspetti, come ad esempio ricercare un precedente contatto con il virus od indagare gli eventuali danni causati a livello polmonare.
La prima distinzione che si può fare tra i test diagnostici è quella basata sul tipo di campione analizzato:
- i tamponi sono condotti su campioni prelevati da gola o, più comunemente, naso e si tratta di test antigenico o molecolare,
- i test sierologici sono invece condotti per definizione sul sangue (il siero è sostanzialmente la frazione liquida del sangue) e, tecnicamente, non è sempre diagnostico.
Test antigenico rapido
Il test antigenico rapido, o più semplicemente antigenico, è probabilmente l’esame che ci è più familiare, perché si tratta di quello condotto in farmacia o quello che magari ti è capitato di fare anche autonomamente a casa.
Per meglio comprenderne il funzionamento è necessario possedere un’idea anche molto superficiale della struttura del virus, di qualsiasi virus, che è sostanzialmente un’entità biologica estremamente semplice che puoi immaginare come una scatola proteica contenente del codice genetico:
- l’involucro esterno, la scatola, è definita capside e puoi immaginarla come un insieme di proteine,
- all’interno c’è il contenuto di DNA o RNA, a seconda del virus che stiamo studiando, che puoi invece immaginare come il programma informatico che il virus userà per hackerare le cellule del tuo organismo ed iniziare a replicarsi come se non ci fosse un domani, sfruttando le risorse dell’ospite, “tu”.
Tornando al test antigenico rapido, l’analisi del nome ci permette di chiarire le caratteristiche di questo test:
- Antigenico: Gli antigeni sono sostanze che, introdotte nel nostro organismo, stimolano una risposta immunitaria; si tratta in genere di proteine che stimolano la produzione di anticorpi e, nel caso del COVID-19, sono le proteine presenti sul capside, la scatola del virus. In altre parole questo tipo di test è in grado di cercare l’involucro del virus, quindi la presenza del virus.
- Rapido suggerisce il fatto che consenta di ottenere l’esito in tempi estremamente ristretti, tipicamente in circa 15 minuti, ma nel caso di positivo non è raro che l’esito sia pressoché istantaneo.
Si tratta di un ottimo test di screening, ovvero utile per testare grandi quantità di persone in poco tempo, grazie anche al fatto che è economico e facile da condurre; il risvolto negativo è una sensibilità non eccezionale, potrebbe cioè non riuscire ad individuare la presenza di virus quando la quantità di quest’ultimo non sia rilevante. Proprio per questa ragione è usato per mettere in quarantena, diciamo preventiva, ma non è sufficiente per uscirne.
Si tratta dei test che è possibile condurre anche autonomamente, essendo di libera vendita anche on-line.
Test molecolare
Il prelievo per il test molecolare da un punto di vista pratico viene condotto esattamente come il precedente, quindi mediante tampone, ma quello che poi si andrà a cercare non sono più le proteine esterne del capside, ma direttamente il codice genetico contenuto, e questo consente di aumentarne drasticamente la sensibilità, ovvero la capacità di individuare correttamente tutti i soggetti infetti.
Com’è possibile che la ricerca del codice genetico sia più sensibile se questo è addirittura contenuto all’interno del virus? La risposta a questa domanda risiede nel trattamento a cui viene sottoposto il campione prelevato dal naso o dalla gola, perché in laboratorio si procede a reazioni successive che consentono di:
- Rompere la scatola proteica liberando così il codice genetico.
- Mediante la tecnica PCR se ne amplifica enormemente la quantità, si creano cioè tantissime copie identiche.
- Sul campione così ottenuto si verifica se il codice genetico amplificato corrisponde a quello cercato, nel nostro caso quello del virus SARS-CoV-2 responsabile di COVID.
Questi passaggi, illustrati ovviamente in modo estremamente semplificato, delineano un test che:
- è molto sensibile, perché bastano pochissime copie iniziali di codice genetico grazie alla successiva amplificazione,
- per quanto si tratti ormai di reazioni biochimiche di routine, richiedono ancora necessariamente competenze e soprattutto tempo, nell’ordine di qualche ora,
- la necessità di competenze è inevitabilmente legata ad un costo maggiore.
Queste tre caratteristiche ci permettono quindi di capire il perché il test sia:
- quello di riferimento per confermare la necessità di isolamento e soprattutto la successiva fine della quarantena,
- ma anche il perché non venga utilizzato come test di routine nonostante la maggior precisione.
Stanno in ogni caso uscendo nuovi test antigenici che sembrano promettere un’affidabilità paragonabile a quella del molecolare.
Test sierologico
Il cosiddetto test sierologico è invece uno esame utile a verificare se l’organismo sia entrato in contatto con il virus, perché è destinato alla ricerca nel sangue della presenza di anticorpi verso la minaccia. A prescindere che si siano sviluppati i sintomi o meno, se entro in contatto con il virus dopo pochi giorni il mio corpo, resosi conto dell’ospite non invitato, inizierà a produrre anticorpi per costringerlo ad andarsene.
Rubando le parole a Wikipedia, “il test sierologico misura una risposta del sistema immunitario all’infezione”, ma ad oggi, 20 dicembre 2021, l’interpretazione è quasi esclusivamente di tipo qualitativo, ovvero ci consente di definire un eventuale contatto ed ipotizzare una possibile immunità, ma non ci permette di definire se questa sia insufficiente, buona od ottima, nonostante i proclami di alcune aziende private. Se è vero che sia ragionevole pensare che una quantità maggior di anticorpi sia “meglio”, un valore basso potrebbe comunque nascondere la capacità dell’organismo di reagire molto rapidamente ad un nuovo contatto con una pronta produzione di ulteriori anticorpi.
Analizzando più in profondità questo test scopriamo di poter operare due ulteriori classificazioni; la prima distingue gli esami fatti su sangue capillare, ad esempio in farmacia dopo la puntura di un dito o con alcuni test domiciliari, da quelli svolti su sangue venoso, ovvero su un campione di sangue prelevato ad esempio in ospedale da una vena del braccio.
- I test svolti su sangue capillare richiedono 15 minuti circa e forniscono una risposta qualitativa, sì/no.
- I test svolti su sangue venoso sono in genere considerati più affidabili e soprattutto sono di tipo quantitativo, ovvero ci dicono quanti anticorpi siano stati eventualmente trovati, con tutti i limiti d’interpretazione di cui ti accennavo prima.
La seconda e più importante distinzione è quella tra anticorpi IgM ed IgG:
- Gli anticorpi IgM sono quelli che l’organismo produce già dopo pochi giorni dall’infezione, sono anticorpi circolanti nella fase acuta e per questo destinati poi a sparire.
- Gli anticorpi IgG sono invece più lente a partire, ma destinate poi a persistere nel tempo , forse addirittura per tutta la vita, come una sorta di memoria immunologica.
Nel seguente video viene approfondito il test sierologico.
È quindi possibile, sulla base dei reciproci valori, fare ipotesi sulla fase in cui si trova il paziente, ad esempio infezione acuta o superata, ma non ci permette di capire se:
- ci sia ancora rischio di contagio per altri,
- da quanti giorni sia avvenuto il contagio.
La differenza chiave tra tampone e sierologico è quindi che:
- il sierologico consente di rilevare un eventuale contatto con il virus, anche precedente o addirittura superato, perché ricerca le tracce della risposta immunitaria all’infezione,
- ma il tampone è invece l’unico test che permetta di dichiarare un soggetto come contagioso, perché in grado di evidenziare la presenza corrente del virus.
Test salivare
Chiudiamo questa rapida disamina con i test salivari, ovvero condotti sulla saliva; il principale vantaggio di questo approccio è ovviamente la minor invasività, prelevare un po’ di saliva è sicuramente più facile e meno fastidioso del tampone, a prezzo di una riduzione della sensibilità (l’analisi può essere condotta sia cercando l’antigene, ovvero la scatola del virus, che il codice genetico, ovvero il contenuto).
Sono tutto sommato meno utilizzati dei precedenti a causa di evidenti limiti, almeno attualmente.
Punti chiave
Riassumendo:
- Il test antigenico rapido è un tampone che cerca la presenza del virus attraverso le proteine che espone sulla superficie del suo involucro; è veloce e pratico, ma pecca un po’ dal punto di vista della sensibilità, potendo mancare alcuni soggetti infetti in cui la carica virale sia limitata, ovvero se la quantità di virus è ridotta. È quello che puoi fare anche a casa od in farmacia, ottenendo la risposta in pochi minuti.
- Il test molecolare è un tampone che cerca invece la presenza del codice genetico del virus; questo consente maggior sensibilità, ma ad un costo superiore e con tempi più allungati. È il test di riferimento usato per stabilire la durata della quarantena e viene in genere condotto in laboratori d’analisi.
- Il test sierologico è un esame praticato sul sangue, del dito o del braccio, che ricerca la presenza della risposta immunitaria al virus. A differenza dei precedenti è quindi in grado di evidenziare un precedente contatto con l’infezione, ma non di definire con precisione se il soggetto sia già o ancora contagioso.
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.