Tampone per coronavirus (COVID), ecco cosa devi sapere

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Introduzione

A Wuhan, una città cinese di circa 11 milioni di abitanti, nel mese di dicembre 2019 si sono verificati una serie di casi di quella che allora era stata definita come “polmonite da causa sconosciuta”. Sono servite settimane per riuscire ad isolare l’agente responsabile di questa atipica forma di polmonite, che all’inizio del 2020 sarebbe stata riconosciuta come una forma virale da Coronavirus. Quella dei Coronavirus è una famiglia virale di ridotta rilevanza clinica per la popolazione generale, in quanto correlata fino ad allora a malattie

  • non gravi (come il raffreddore)
  • o poco diffuse da un punto di vista strettamente epidemiologico (SARS e MERS, rispettivamente nel 2004 e nel 2012).

La diffusione delle polmoniti di Wuhan è stata velocissima ed è risultata in un’epidemia su scala nazionale che in poco tempo si è trasformata in una vera e propria pandemia mondiale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito questo virus con il nome di SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2), e la malattia associata a questo patogeno prende il nome di COVID-19 (Coronavirus Disease ‘19). Il nome tassonomico del virus, invece, deriva dalla sua morfologia microscopica: esso somiglia ad una corona regale, con delle punte che in gergo tecnico sono chiamate “spike”.

L’infezione da SARS-CoV-2 non rappresenta una condizione necessariamente associata allo sviluppo di malattia; è possibile (e anzi frequente) che l’infezione abbia decorso clinico silente e che il paziente sia asintomatico nonostante la positività sierologica. L’assenza di sintomi, a sua volta, non rappresenta una condizione di innocuità: il paziente asintomatico è infatti portatore di una carica virale che può infettare il prossimo e perpetuare la catena di contagio.

Nel mondo, complessivamente, sono stati riportati ad oggi più di 900.000 casi di COVID-19. Un’epidemia su scala così vasta vede il suo precedente più vicino nell’infezione da Influenza Spagnola, che tra il 1918 ed il 1920 ha contagiato circa cinquecento milioni di persone. Quali siano le ragioni di una così spiccata contagiosità, ad oggi, rimane un esercizio di speculazione.

Nel contenimento dell’infezione hanno naturalmente avuto un ruolo fondamentale, oltre all’impiego dei dispositivi di protezione individuale (DPI, come le mascherine), gli strumenti diagnostici a disposizione dei laboratori per l’accertamento dei casi sospetti. Nello specifico, la metodica di screening più utilizzata è stata l’analisi dei tamponi nasofaringei. Tale tecnica, già conosciuta e impiegata ad esempio nel sospetto di un’infezione da Streptococco beta-emolitico di gruppo A, consiste nell’analisi del muco del paziente per la ricerca diretta del genoma virale.

Quando fare il tampone?

In Italia l’esecuzione del tampone per la ricerca del virus avviene su prescrizione medica ed è al momento riservata ai casi considerati “a rischio”. Occorrono al tal proposito delle precisazioni: secondo le direttive del Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, il tampone faringeo va eseguito solamente nei pazienti sintomatici per infezione respiratoria acuta e che soddisfino i criteri indicati nella circolare del Ministero della Salute del 09/03/2020, tra cui

  • il contatto con un caso probabile o confermato di COVID-19,
  • la provenienza da aree con trasmissione locale,
  • il ricovero in ospedale e l’assenza di un’altra causa che spieghi pienamente il quadro clinico.

Tale concetto di rischio trova riscontro su basi scientifiche tali per cui il rischio di contagio nei pazienti asintomatici o paucisintomatici è marcatamente più basso che nei soggetti francamente sintomatici.

La strategia adottata dall’Italia, che prevede quindi di eseguire il tampone solo nei pazienti con sintomi gravi, non è tuttavia l’unica praticabile; la Sud Corea, ad esempio, ha optato per uno screening di massa della popolazione e questo si riflette inevitabilmente anche nelle modalità di conteggio dei casi e nel tasso di letalità.

A titolo di paragone, ad esempio i CDC americani lasciano tuttora ampia discrezionalità alle autorità locali ed ai medici sul territorio (“decisions about testing are at the discretion of state and local health departments and/or individual clinicians.”).

Per approfondire segnaliamo la pagina di Wikipedia.

Come si esegue?

Tampone in mano ad un medico con mascherina

iStock.com/AndreyPopov

Per i soggetti che rientrano nei criteri di rischio risulta indicata l’esecuzione del tampone per la ricerca del genoma virale, un esame

  • indolore,
  • di veloce esecuzione,
  • privo di rischi per il paziente,

a cui viene chiesto di aprire la bocca per introdurre uno stick di cotone (molto simile ai cotton fioc) che viene massaggiato sulle tonsille (o in alcuni pazienti nel naso).

Dottoressa sottopone a tampone per coronavirus una donna

iStock.com/oneblink-cj

Il “bastoncino” viene poi trattato dal laboratorio ed analizzato con la tecnica della reverse-transcription polymerase chain reaction (rt-PCR), che permette di evidenziare l’eventuale presenza di RNA del virus.

I soggetti candidati all’esecuzione del tampone non si devono spostare dal proprio domicilio: saranno gli operatori sanitari, con gli opportuni dispositivi di protezione, a recarsi dal paziente sintomatico.

Nel caso di esito positivo si provvede a sottoporre al test anche eventuali famigliari conviventi, oltre che a porre l’intero nucleo in stato di isolamento fiduciario (quarantena).

Entro quanto sono disponibili i risultati?

L’esito del test è in genere disponibile in un arco di tempo variabile tra poche ore a due giorni.

Attendibilità dei risultati

La positività al tampone per SARS-CoV-2 in genere conferma la diagnosi di COVID-19.

Come qualsiasi altro test medico, tuttavia, il tampone non è infallibile, sono infatti stati riscontrati casi di falsi positivi (ossia di pazienti risultati positivi al tampone ma la cui malattia non è poi stata confermata). Viceversa, qualora permanesse il sospetto clinico di COVID-19 nonostante una negatività al test, può essere indicata la ripetizione dell’esame.

Un esame di secondo livello per l’approfondimento delle condizioni di pazienti selezionati è rappresentato dal test sierologico, condotto sul sangue, che viene invece effettuato con tecniche e tempistiche diverse rispetto al tampone faringeo.

Test rapidi

Facendo leva sul comprensibile stato di agitazione della popolazione, sul mercato farmaceutico si stanno posizionando diverse aziende che propongono i cosiddetti “test rapidi” per conoscere il proprio stato sierologico rispetto a SARS-CoV-2.

Questi kit, venduti a cifre più o meno popolari, permetterebbero di rilevare la presenza di specifici anticorpi nel sangue (IgG e IgM) che vengono prodotte soltanto in caso di contatto con il virus.

A tal proposito Federfarma ha diramato le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute e si è espressa con una nota che ne segnala l’assoluta non attendibilità e ne sconsiglia l’acquisto:

“(…) a oggi, l’approccio diagnostico standard rimane quello basato sulla ricerca dell’RNA nel tampone rino-faringeo. Inoltre, si conferma che non esiste alcun test basato sull’identificazione di anticorpi (sia di tipo IgM che IgG) diretti verso SARS-CoV-2 validato per la diagnosi rapida di contagio virale o di COVID-19.

(…)

Nel suggerire cautela nell’impiego di test non validati, il CTS è disponibile a fornire opinioni e suggerimenti alle Regioni che lo dovessero richiedere.”

Perché è importante il tampone?

L’importanza dei tamponi di screening per SARS-CoV-2 non è legata solamente al vantaggio nella salute collettiva in senso stretto: l’analisi epidemiologica dell’andamento della malattia è infatti fortemente correlata al numero totale di tamponi effettuati.

Nello specifico, l’analisi critica del trend dei nuovi contagi in Italia non può prescindere dal rapporto con il quantitativo di tamponi analizzati: più tale dato risulta elevato, maggiore sarà l’attendibilità della curva di proiezione dei contagi.

Video di approfondimento

Nota importante

Le informazioni presentate sono le più aggiornate al momento della redazione dell’articolo. La situazione è infatti in costante evoluzione ed ogni giorno in letteratura compaiono nuovi studi che mettono in discussione le conoscenze finora acquisite dalla comunità scientifica.

Inoltre, per quanto riguarda la selezione dei soggetti “a rischio” candidabili al tampone nasofaringeo, è possibile che ogni Regione adotti politiche differenti che prescindono dalle linee guida OMS. La trattazione fa riferimento a quest’ultime, e non alle singole linee guida locali che sarebbero impossibili da tracciare con accuratezza (nel paese di Vo’ Euganeo, ad esempio, è stata testata l’intera popolazione, pari a circa 3000 persone).

Fonti e bibliografia

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