Il significato del termine dispepsia
Dispepsia è il termine medico per indicare una difficoltà digestiva, un’indigestione (il termine dispepsia deriva dal greco dys-difficile e pepsis-digestione).
Cause
Per individuare le possibili cause di dispepsia è primariamente opportuno differenziarne la natura in:
- organica (o secondaria), quando conseguente a condizioni oggettivamente diagnosticabili, come ad esempio
- patologie del tratto digestivo (esofagite e reflusso gastroesofageo, gastrite, duodenite, pancreatite, epatite, disturbi delle vie biliari come la colestasi, ernia iatale, tumore allo stomaco, ulcera peptica, carenze enzimatiche, intossicazioni alimentari, …), ma anche effetti indesiderati di farmaci e sostanze d’abuso, diete sbilanciate protratte nel tempo e per questo in grado di condurre a squilibri, …
- funzionale (o primitiva), quando non sia possibile evidenziare concretamente la causa (ad esempio mediante analisi del sangue, difetti biochimici o strutturali). Si stima che spieghi 3 casi su 4.
Una dispepsia diagnosticata come funzionale nulla toglie alla dignità del disturbo: in oltre il 70% dei pazienti non è infatti possibile rilevare una causa organica evidente per i sintomi lamentati e si stima che si tratti peraltro della più comune causa di bruciore di stomaco cronico. In questi casi si pensa che i disturbi siano la possibile conseguenza di una complessa interazione di
- aumento della sensibilità relativa agli organi interni dell’apparato digerente,
- svuotamento gastrico ritardato (il cibo rimane troppo a lungo nello stomaco),
- risposta alterata alla presenza e transito del cibo in stomaco ed intestino.
Non dovrebbe quindi stupire che ansia e stress siano strettamente legati a questi disturbi, in complicati rapporti in cui è difficile stabilire con precisione il ruolo di cause ed effetti, mediati da ormoni e neurotrasmettitori.
I disturbi possono interessare soggetti di entrambi i sessi e di ogni età.
Sintomi
L’associazione americana dei medici di famiglia definisce la dispepsia come un dolore o una sensazione di disagio percepita nella parte centrale superiore della zona dello stomaco. Il dolore può andare e venire, ma è presente per la maggior parte del tempo; ci si potrebbe anche sentire eccessivamente pieni dopo il pasto o sviluppare un senso di sazietà precoce.
Più nello specifico sono considerati sintomi comuni
- mal di stomaco (compreso il senso di bruciore),
- senso di gonfiore, pienezza e/o eruttazione eccessiva,
- inappetenza,
- nausea dopo i pasti,
- reflusso.
Sintomi di allarme: quando preoccuparsi
Spesso indicati nella letteratura scientifica anglosassone come alarm features, alert features, red flags, or warning signs (caratteristiche di allarme o di avviso, bandiere rosse o segnali di avvertimento), i disturbi suggestivi di condizioni serie che necessitino di immediato parere medico sono:
- sanguinamento gastrointestinale cronico (ovvero persistente nel tempo)
- perdita di peso progressiva ma inspiegabile ed involontaria
- difficoltà di deglutizione (disfagia)
- vomito persistente
- anemia da carenza di ferro
- presenza di una chiara massa a livello addominale, avvertita alla palpazione.
Diagnosi
La diagnosi di dispepsia è clinica, ovvero formulata sull’osservazione dei sintomi; nel caso di ipotesi di dispepsia organica possono venire in aiuto diversi esami di laboratorio e strumentali, quali ad esempio:
- esami del sangue e delle urine
- esame per la ricerca dell’helicobacter pylori
- gastroscoopia
- ecografia.
In assenza di riscontri oggettivi può venire formulata la diagnosi di dispepsia funzionale.
Cura e rimedi
Stile di vita
In molti casi i sintomi legati alla digestione traggono particolare beneficio da una maggior cura dello stile di vita:
- dieta equilibrata e varia, con abbondante consumo di frutta e verdura
- privilegiare piccoli spuntini frequenti ai 2-3 grandi pasti quotidiani
- provare a ridurre la quantità di caffeina consumata
- evitare gli alimenti piccanti/speziati
- perdere peso se necessario
- pratica di regolare attività fisica
- contrasto allo stress
- non mangiare nelle 3-4 ore che precedono il riposo
- garantirsi un adeguato numero di ore di sonno di qualità (avendo cura di sollevare la parte anteriore del letto, per contrastare con la gravità la risalita degli acidi dallo stomaco alla bocca)
- abolizione del fumo e degli alcolici.
Si raccomanda infine di prestare particolare attenzione ai farmaci assunti, in particolar modo agli antinfiammatori (ibuprofene, ketoprofene, paracetamolo, …).
Psicoterapia
Molti pazienti traggono beneficio da tecniche di meditazione e respirazione volte al contrasto dello stress (come ad esempio il training autogeno, lo yoga, …); nei casi più severi si possono ottenere grandi risultati mediante percorsi di supporto psicologici, in particolare se basati su approcci di terapia congnitivo comportamentale.
Farmaci
In casi selezionati potrebbe essere necessario ricorrere al consumo di farmaci, che in genere appartengono a classi quali:
- antiacidi
- anti-H2 ed inibitori della pompa protonica (anche questi in grado di ridurre l’acidità gastrica)
- procinetici (medicinali in grado di favorire il transito del cibo, riducendo così nausea e senso di pienezza, come ad esempio metoclopramide, levosulpiride, domperidone, …).
- ansiolitici (alprazolam, bromazepam, …) e/o antidepressivi.
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.