Gastrite nervosa/da stress e dispepsia funzionale: sintomi e dieta

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Esiste davvero la gastrite nervosa?

Gastrite è il termine medico che indica l’infiammazione delle pareti dello stomaco; è una condizione piuttosto comune, che può derivare da numerose cause differenti, come ad esempio:

Va poi menzionato anche il ruolo dello stress, sebbene la maggioranza degli esperti concordi nel considerare rilevanti solo situazioni particolarmente intense e debilitanti per l’organismo. Un esempio tipico è rappresentato dai pazienti ricoverati nei reparti di rianimazione, che si trovano in stato critico a causa di lesioni severe, ustioni gravi e diffuse o necessità di respirazione meccanica.

Il concetto di gastrite “nervosa” differisce quindi notevolmente dal suo uso colloquiale. Nell’ambito medico, non si riferisce ai comuni disturbi digestivi passeggeri associati a stati emotivi come ansia, preoccupazione, irritazione o stress quotidiano. Questi sintomi, seppur concreti e fastidiosi, vengono invece più accuratamente classificati come:

  • dispepsia funzionale, quando non c’è una vera infiammazione della mucosa gastrica, nonostante la presenza di sintomi evidenti e sgradevoli;
  • gastrite, ma solo quando sia possibile rilevare un danno effettivo ai tessuti dello stomaco.

Oggetto di questo articolo sono esclusivamente queste tipologie di disturbi digestivi, escludendo la reale gastrite da stress in senso stretto (perché meno comune, in quanto conseguente a circostanze estremamente gravose per l’organismo e ben diverse dallo stress ordinario).

Gastrite nervosa

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Cause

L’organismo umano tende naturalmente all’equilibrio, un concetto talmente fondamentale in biologia da meritare un termine specifico: omeostasi. Questa si definisce come la capacità degli organismi viventi di mantenere costanti determinati parametri interni, nonostante le continue perturbazioni esterne e interne.

Lo stomaco rappresenta un esempio emblematico di omeostasi. Questo organo deve mantenere un ambiente fortemente acido per digerire gli alimenti senza danneggiare sé stesso. Inoltre, deve adattarsi costantemente a condizioni variabili: periodi di digiuno (volontario o meno), ingestione di alimenti solidi o liquidi, cibi a rapida o lenta digestione, …

Per proteggersi dall’acidità lo stomaco produce sostanze protettive che rivestono le pareti gastriche quando necessario, ovvero soprattutto durante la digestione. Questo meccanismo esemplifica il concetto di “equilibrio dinamico”, un sistema stabile nella sua continua capacità di adattamento.

Questo equilibrio è generalmente sufficiente in condizioni normali e presenta ampi margini di tolleranza per situazioni più impegnative, ma si estende oltre, interagendo con altri sistemi, come quello nervoso e il cervello in particolre. L’interazione è bidirezionale: un disturbo gastrico può essere sia causa che effetto di uno stato di malessere psicologico, che si tratti di stress quotidiano o di condizioni più gravi come ansia o depressione.

In tali circostanze, il paziente può manifestare sintomi funzionali, ovvero non rilevabili attraverso esami diagnostici, ma nondimeno concreti. L’ansia può indurre effetti organici sullo stomaco attraverso meccanismi diretti e indiretti:

  • Effetti diretti: ad esempio essere preoccupati aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone che non a caso definiamo “dello stress” e di adrenalina; questi ormoni riducono l’afflusso di sangue allo stomaco per destinarlo al cuore (che sotto stress pompa di più), ai polmoni ed ai muscoli, come se dovessimo scappare da una minaccia imminente. Lo stomaco si trova a corto di energie perché riceve meno sangue e questo si traduce in una ridotta produzione di sostanze protettive delle pareti, che saranno quindi più fragili e maggiormente esposte a sviluppare danni.
  • Effetti indiretti, perché chi passa un periodo di stress e preoccupazione sarà maggiormente tentato dal conforto di alcolici, sigarette, snack poco salutari e addirittura farmaci antinfiammatori per trovare sollievo dai dolori muscolari legati alla continua tensione.

Sintomi

La vera gastrite nervosa si presenta con sintomi ad esordio drammatico, tra cui sangue nel vomito e nelle feci (melena), mentre fortunatamente i disturbi gastrici dovuti allo stress quotidiano possono causare:

Diagnosi

Nei casi in cui lo stress e l’ansia rappresentano i fattori eziologici predominanti, si osserva frequentemente un quadro clinico sfumato, caratterizzato dalla sovrapposizione di tre possibili differenti condizioni:

  • Dispepsia funzionale, caratterizzata dalla presenza di sintomi di disagio, anche intensi, in assenza di alterazioni infiammatorie evidenti
  • Gastrite, definita come processo infiammatorio della mucosa gastrica
  • Malattia da reflusso gastroesofageo, contraddistinta dalla risalita di contenuto gastrico nell’esofago

 È tuttavia significativo notare come queste diverse manifestazioni rispondano positivamente a un approccio terapeutico sostanzialmente analogo.

Complicazioni

Nonostante lo stress quotidiano possa essere considerato una causa apparentemente meno grave, le sue implicazioni per la salute gastrica non sono da sottovalutare. In assenza di interventi correttivi sullo stress stesso o sui fattori indiretti precedentemente menzionati, i rischi di complicazioni rimangono significativi.

Contrariamente a quanto si riteneva in passato, è stata dimostrata la possibilità di una progressione patologica che può condurre allo sviluppo di un’ulcera peptica. Questa condizione rappresenta un danno tissutale di notevole entità alla parete gastrica, caratterizzato dalla formazione di una lesione aperta e potenzialmente emorragica.

L’insorgenza di un’ulcera comporta un’esacerbazione della sintomatologia preesistente e può costituire il punto di partenza per un’ulteriore evoluzione verso complicanze di maggiore gravità. Questa progressione patologica sottolinea l’importanza di un approccio preventivo e terapeutico tempestivo, anche in presenza di fattori eziologici apparentemente benigni come lo stress quotidiano.

Rimedi e dieta

La prognosi della gastrite, soprattutto se diagnosticata precocemente, è generalmente favorevole. Il trattamento primario consiste nel creare condizioni ottimali affinché l’organismo possa ristabilire autonomamente l’equilibrio fisiologico, con particolare attenzione alla riduzione di fattori stressogeni e ansiogeni. Tuttavia, la gestione di questi fattori può risultare complessa.

Si raccomanda pertanto l’adozione delle seguenti misure:

  1. Limitare l’uso di farmaci antiinfiammatori, sia in termini di dosaggio che di frequenza e durata della terapia. Si consiglia di consultare un medico per la prescrizione di principi attivi meno aggressivi per la mucosa gastrica (ad esempio, ibuprofene tra gli antiinfiammatori, da assumere a stomaco pieno, o paracetamolo quando è sufficiente un’azione analgesica).
  2. Cessazione o significativa riduzione del consumo di tabacco.
  3. Astensione o moderazione nel consumo di bevande alcoliche.
  4. Adozione di un regime alimentare caratterizzato da pasti frequenti e di volume ridotto, in sostituzione del tradizionale schema di 2-3 pasti abbondanti. Si suggerisce:
    • Prima colazione
    • Spuntino a metà mattinata
    • Pranzo leggero
    • Merenda pomeridiana
    • Cena frugale (in caso di sintomi notturni si può pensare di saltare la cena)
  5. Mantenimento della regolarità dei pasti.
  6. Limitazione dell’assunzione di caffeina e alimenti piccanti o speziati.
  7. Cautela nel consumo di cibi ad elevata acidità, come pomodori e agrumi.
  8. Adozione di una masticazione lenta e accurata.
  9. Osservanza di un intervallo di 2-3 ore tra l’ultimo pasto e il riposo notturno.
  10. Bere adeguatamente, anche durante i pasti.
  11.  Valutazione, in collaborazione con il medico curante, dell’eventuale impiego di farmaci antiacidi. È importante sottolineare che, sebbene questi possano alleviare la sintomatologia e favorire condizioni propizie alla guarigione, quest’ultima non può prescindere dalla modifica dello stile di vita e delle cause scatenanti. Inoltre, come per ogni terapia farmacologica, un uso prolungato può comportare effetti collaterali anche significativi.

Gestione degli aspetti psicologici

Si raccomandano le seguenti strategie:

  1. Considerare l’intrapresa di un percorso formativo finalizzato all’acquisizione di tecniche di respirazione o meditazione. La pratica regolare di queste discipline può apportare benefici sostanziali. Analogamente, la pratica dello yoga e di discipline affini può risultare particolarmente proficua.
  2. Adottare un regime di attività fisica regolare, preferibilmente in ambiente esterno. Numerosi studi scientifici ne confermano l’efficacia nella riduzione della tensione e dello stress.
  3. Non esitare a ricercare supporto professionale qualora si avverta una sensazione di sopraffazione emotiva. Intraprendere un percorso di supporto psicologico per sviluppare strategie di gestione più efficaci delle difficoltà quotidiane è paragonabile all’assunzione di una terapia antibiotica in caso di infezione. Rappresenta un intervento mirato a correggere un’alterazione funzionale dell’organismo, considerando la mente come parte integrante dello stesso, al pari di qualsiasi altro organo.
  4. Coltivare un atteggiamento positivo di fronte alle avversità, pur garantendosi adeguati momenti di rigenerazione personale, aspetto di fondamentale importanza.

Si raccomanda infine di considerare i farmaci non come soluzione definitiva, bensì come supporto temporaneo quando strettamente necessario. Questa considerazione si estende non solo ai farmaci gastrointestinali, ma anche agli ansiolitici e agli antidepressivi. Sebbene in alcuni casi possano risultare indispensabili, per loro natura sono volti a fornire sollievo sintomatico piuttosto che a risolvere la problematica di base. Come per qualsiasi terapia farmacologica, è necessario valutare attentamente il rapporto rischio-beneficio, considerando i potenziali effetti collaterali.

Fonti e bibliografia

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