Un po’ di chiarezza sulla nomenclatura
Il mate (o comunemente matè, anche in lingua spagnola l’accento viene posto sulla prima sillaba) è una pianta il cui nome scientifico è Ilex paraguariensis; nativa del Sud America, dove è nota come yerba mate, è conosciuta soprattutto per essere l’ingrediente principale dell’omonima bevanda, nata e ancora oggi molto diffusa nelle regioni più meridionali (Paraguay, Uruguay, Brasile, Argentina e Cile).
Il popolo Guaraní tramanda una leggenda secondo cui le Dee della Luna e della Nuvola vennero in visita sulla Terra, dove un vecchio le salvò dal’attacco di un giaguaro; le dee, grate all’uomo, gli fecero dono della pianta, da cui era possibile preparare una “bevanda dell’amicizia”.
Cosa contiene?
Il mate contiene numerosi ed interessanti polifenoli, come i flavonoidi quercetina e rutina, oltre a tre xantine:
- caffeina,
- teobromina
- e teofillina
Il contenuto in caffeina varia tra lo 0,7% e l’1,7% del peso secco, rispetto ad esempio a:
- 0,4–9,3% delle foglie di tè (a seconda della varietà presa in considerazione),
- 2,5–7,6% del guaranà,
- fino al 3,2% del caffè macinato.
Si segnala anche la presenza di acido clorogenico.
Benefici
La yerba mate, o più semplicemente mate, è una bevanda contenente caffeina e per questo spesso paragonata a caffè e tè. È preparata con le foglie della pianta e, grazie ai principi attivi stimolanti contenuti, è usata per migliorare le prestazioni fisico-atletiche, ma anche mentali, come memoria e capacità di pensiero.
Probabilmente in virtù del contenuto di caffeina, ha trovato tradizionalmente applicazione contro il mal di testa, ma più in generale come rimedio in contrasto a stanchezza e affaticamento.
In realtà la letteratura disponibile non consente di trarre conclusioni certe sull’efficacia della bevanda, anche e soprattutto nel caso di utilizzo a scopo dimagrante o come soppressore dell’appetito (ambiti con cui viene spesso promossa).
L’estratto della pianta è possibile trovarlo in commercio anche in forma di estratto secco, nonché ovviamente come integratore concentrato pronto all’uso.
Controindicazioni e rischi
La principale e più importante controindicazione è relativa alla presenza di caffeina, che nei soggetti sensibili può causare i ben noti effetti collaterali della sostanza eccitante, come ad esempio
- insonnia,
- mal di stomaco,
- aumento della frequenza cardiaca,
- aumento dell’ansia.
Si raccomanda cautela anche in pazienti che per ragioni patologiche potrebbero sviluppare effetti indesiderati legati alla stessa sostanza, ad esempio in caso di:
- diabete,
- diarrea e più in generale colon irritabile,
- pressione alta,
- pazienti in cui sia controindicata l’azione diuretica.
Esistono invece molte più riserve sul consumo di grandi quantità (1-2 litri al giorno) e/o per lunghi periodi di tempo, in particolare in associazione al consumo di alcol o nicotina, che è stato collegato a un possibile aumento del rischio di sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui cancro allo stomaco, ai reni, ai polmoni e alla bocca.
Una possibile spiegazione è che il mate contenga idrocarburi policiclici aromatici (IPA), sostanze note come cancerogeni, ma in realtà il quadro risulta complesso e ancora da chiarire, anche perché:
- Gli studi mostrano una correlazione tra la temperatura a cui viene consumata la bevanda e la probabilità di sviluppare il tumore (il consumo di bevande calde è un fattore di rischio noto per il tratto digerente),
- i casi di tumore si sovrappongono all’uso di alcol, tabacco, alla presenza di carenze nutrizionali e alla scarsa igiene orale.
È quindi difficile distinguere il peso relativo dei diversi fattori in gioco.
È generalmente controindicato in gravidanza e allattamento, per il principio di cautela (non esistono prove che il consumo sia sicuro); per la stessa ragione se ne sconsiglia il consumo nell’infanzia.
Yerba mate: come si prepara
L’infuso, chiamato mate nei paesi di lingua spagnola o chimarrão in Brasile, si prepara riempiendo un recipiente, tradizionalmente una piccola zucca scavata (oggi anche in contenitori di altra natura, ovviamente), riempita fino a tre quarti con foglie secche ed eventualmente rametti della pianta, aggiungendo poi acqua alla temperatura di 70–80 °C (calda, quindi, ma non bollente). Interessante notare come nei Paesi di origine amici e familiari condividano poi la bevanda dallo stesso contenitore, trovandosi tipicamente in cerchio e in senso orario, a turno.
In alternativa viene oggi preparato più semplicemente come fosse tè, lasciandolo in infusione in una teiera contenente acqua portata ad una temperatura prossima all’ebollizione per circa 15 minuti.
A piacere del consumatore lo zucchero può essere aggiunto o meno, anche perché il sapore, decisamente amaro, ricorda un misto di verdure ed erbe (secondo alcuni anche il tè verde). Viene talvolta aromatizzato con altre erbe (ad esempio menta piperita o scorza di agrumi).
Quando preparato con acqua fredda, l’infuso prende il nome di tereré; in questa forma viene commercializzato anche in forma soft-drink, in alcuni casi aromatizzato con estratti di frutta.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.