Introduzione
Il genere di piante chiamato Eschscholzia, che fa parte della famiglia delle Papaveraceae, è originaria della parte occidentale del Nord America. Pur appartenendo alla stessa famiglia del papavero da oppio, l’escolzia non ne contiene.
Il nome deriva dal botanico tedesco Johann Friedrich von Eschscholtz, che nel XIX secolo introdusse in Europa una pianta ornamentale appartenente a questo genere (Eschscholzia californica).

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Le piante di questo genere sono tutte erbacee e possono essere sia perenni che annuali, ma la più nota è senza dubbio quella importata dal botanico, Eschscholzia californica; comunemente indicata come Papavero della California, o più semplicemente escolzia, si presenta con un fiore di un caratteristico colore giallo-arancione
Da un punto di vista fitoterapico era tuttavia già nota alle popolazioni indigene del Nord America, che la utilizzavano ad esempio per coliche biliari e intestinali, mal di denti, oltre che a scopo alimentare.
Chimicamente gli studi pubblicati hanno permesso di isolare numerosi principi attivi, tra cui
- alcaloidi benzilisochinolinici e benzofenantridinici
- glucosidi flavonici,
- fitosteroli,
- carotenoidi.
A cosa serve? Le proprietà
La letteratura disponibile sugli utilizzi fitoterapici/medicinali dell’escolzia è purtroppo piuttosto povera; secondo le informazioni diffuse dall’EFSA i derivati dell’escolzia si ottengono polverizzando le parti esterne (foglie e fiori) della pianta e procedendo poi a essicazione.
L’utilizzo tradizionale inquadra l’escolzia come rimedio per alleviare i sintomi legati allo stress mentale, ansia e insonnia, perché le si riconoscono proprietà rilassanti e tranquillanti (utilizzo tradizionale significa che, sebbene non vi siano adeguate prove cliniche a dimostrazione di sicurezza ed efficacia del principio attivo, l’utilizzo di lunga data in Europa ne giustifica l’autorizzazione al commercio senza prescrizione medica). Viene spesso utilizzata in formulazioni contenenti anche altri estratti vegetali dalle proprietà simili.
Viene talvolta prescritta e usata anche a scopo antidolorifico.
Meccanismo d’azione
Gli alcaloidi che si ipotizzano essere i responsabili del potenziale effetto calmante sono protopina e allocriptopina, molecole in grado di stimolare i recettori dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA), noti per essere i più importanti recettori inibitori nel nostro sistema nervoso centrale (quindi i farmaci che aumentano la quantità di GABA sono comunemente usati come sedativi e ansiolitici, come le benzodiazepine, ma anche lo stesso alcol).
Un altro alcaloide interessante isolato nell’escolzia è la N-metillaurotetanina (NMT), che si ritiene possa agire sui recettori della serotonina e per questo è stata proposta come antidepressivo (non esistono ad oggi studi clinici sull’uomo).
La reticulina, un altro alcaloide che agisce sui recettori GABA, può teoricamente essere convertita in morfina e codeina, giustificano così l’ipotesi di efficacia antidolorifica.
Controindicazioni
A scopo cautelativo è normalmente controindicata in gravidanza e allattamento.
È generalmente controindicata in bambini e adolescenti per il principio di cautela.
In virtù del possibile effetto sedativo viene in genere consigliato di interromperne il consumo 2 settimane prima di un intervento chirurgico.
Effetti collaterali
L’escolzia è generalmente ben tollerata e non si segnalano rischi di effetti collaterali gravi alle dosi normalmente utilizzate; per la stessa ragione si raccomanda cautela in associazione a farmaci con effetti simili (sedativi, tranquillanti, ansiolitici, sonniferi, …). Si raccomanda in ogni caso di attenersi scrupolosamente alle dosi riportate sulla confezione.
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.