Introduzione
È ormai nota da tempo l’epidemia di obesità che ha colpito i Paesi occidentali e quindi non stupisce l’aumento della ricerca, talvolta spasmodica, di soluzioni e strategie per dimagrire.
Prevedibilmente si è quindi sviluppato e affermato negli ultimi anni un florido e remunerativo mercato di approcci terapeutici, proposti da numerose figure professionali e non, volti ad offrire un tentativo di risposte alle crescenti necessità di una sempre più numerosa popolazione in sovrappeso.
Molto spesso questa diet-industry ha finalità esclusivamente economiche, perché costruita senza le necessarie e solide basi scientifiche richieste per approcciarsi all’argomento. È il caso quindi degli integratori per dimagrire, delle sempre più curiose diete e programmi alimentari che affollano Rete e riviste, dei sostitutivi del pasto e di tanto altro ancora.
Una recente teoria, nata chissà dove, ipotizza che l’aumento di peso e l’incapacità di perderlo siano legati ad allergie e/o intolleranze alimentari, ma quanto c’è di vero?
Nulla.
Non esiste alcun legame diretto tra allergie/intolleranze alimentari e l’aumento di peso; un aumento di peso si verifica quando l’apporto energetico in eccesso viene immagazzinato in forma di tessuto adiposo (grasso). Le allergie alimentari non causano aumento di peso. Una reazione al consumo di un alimento a cui si è allergici può causare un gonfiore temporaneo, ma questo non è permanente e non è conseguente ad un reale aumento di peso. È invece stato ipotizzato un legame inverso, ovvero che una condizione di obesità possa aumentare il rischio di sviluppare allergie (ad esempio a causa di una ridotta tolleranza immunitaria in conseguenza dei cambiamenti biochimici correlati all’attività delle adipochine, molecole bioattive secrete nel tessuto adiposo bianco), ma in questo caso il verso del collegamento sarebbe diametralmente opposto.

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Allergia o intolleranza?
Le allergie e le intolleranze alimentari sono definite come reazioni avverse agli alimenti, ovvero manifestazioni cliniche indesiderate e impreviste relative all’assunzione di un alimento.
Possono essere classificate come segue:
- Tossiche (per contaminazione batterica, contaminazione da tossine, …)
- Non tossiche
- Reazioni immunomediate (con attivazione del sistema immunitario)
- Reazioni NON immunomediate (intolleranze alimentari)
Allergia alimentare
Si stima che questo fenomeno interessi circa il 4-5% della popolazione.
L’allergia scatena una serie di sintomi a seguito dell’attivazione del sistema immunitario verso uno specifico alimento, spesso attraverso gli anticorpi IgE e il rilascio di istamina.
I sintomi causati da una reazione allergica al cibo possono variare per tipologia e gravità, ricordiamo per esempio:
- reazioni cutanee, tra cui prurito e orticaria,
- gonfiore,
- vomito,
- mal di pancia,
- diarrea,
- sintomi respiratori come
Questi sintomi di solito si sviluppano rapidamente e talvolta è sufficiente il contatto cutaneo o l’inalazione per scatenare la reazione.
La maggior parte delle allergie alimentari si manifesta solo dal secondo contatto in poi con l’allergene, in quanto la prima volta si verifica il cosiddetto processo di sensibilizzazione che non prevede la comparsa dei sintomi.
I casi più gravi (anafilassi) possono essere pericolosi per la vita e richiedono cure mediche immediate. In questo caso i sintomi possono includere
- gonfiore delle labbra, della lingua o del viso,
- costrizione della gola,
- difficoltà respiratorie,
- aumento della frequenza cardiaca.
In casi gravi ed in assenza di trattamento il paziente può andare incontro a perdita di coscienza, fino ad un esito fatale.
I sintomi possono avere inizio da pochi minuti dopo l’ingestione del cibo, fino a circa un paio d’ore dopo (rendendo più difficile risalire alla causa).
Le allergie alimentari sono tutto sommato poco diffuse e i cibi a maggior rischio sono
- arachidi,
- noci,
- uova,
- latte,
- pesce,
- crostacei,
- sesamo,
- soia,
- grano.
È importante essere consapevoli che qualsiasi cibo può potenzialmente causare una reazione allergica.
Intolleranza alimentare
L’intolleranza alimentare non è definibile in modo preciso come le allergie e spesso richiede diverso tempo per una corretta diagnosi. Non espone in genere al rischio per la vita, tuttavia può esercitare un profondo impatto sulla qualità di vita del paziente, con conseguenze anche psicologiche dovute al pensiero che non sarà possibile individuare la causa del malessere.
Le reazioni di intolleranza alimentare non coinvolgono il sistema immunitario e il meccanismo della maggior parte di esse non è chiaro.
I sintomi compaiono in genere con un significativo ritardo rispetto al consumo del cibo, talvolta anche giorni dopo, e sono dose dipendenti (ossia maggiore è la quantità di cibo consumata e più severa sarà la reazione).
I sintomi causati da queste reazioni tipicamente sono
- gonfiore,
- diarrea,
- stitichezza,
- colon irritato
- e problemi della pelle come eczema e dolori articolari.
I sintomi possono colpire persone diverse in modi diversi e possono durare per ore o giorni a seconda dei casi; alcuni soggetti lamentano poi problemi non specifici, come
Le intolleranze alimentari includono:
- reazioni enzimatiche (per esempio l’intolleranza al lattosio degli adulti è spesso legata alla carenza di produzione di lattasi, l’enzima deputato alla sua digestione),
- reazioni farmacologiche (per esempio reazioni a sostanze come tiramina, istamina, caffeina, … contenute negli alimenti),
- reazioni indefinite (risposte con cause psicologiche o neurologiche).
Sono spesso associate a condizioni cliniche del tratto gastrointestinale, primo fra tutti il colon irritabile.
A differenza dei soggetti allergici, che devono evitare qualsiasi contatto con l’alimento a rischio, i soggetti intolleranti possono in genere consumarne piccole quantità senza sviluppare alcun sintomo.
È bene sottolineare e ricordare che la maggior parte dei test oggi proposti per la diagnosi delle intolleranze non hanno alcun fondamento scientifico e il risultato è quindi considerato privo di qualsiasi utilità; fra questi ricordiamo:
- dosaggio Ig4,
- test citotossico,
- alcat test,
- test elettrici,
- test kinesiologico,
- DRIA test,
- analisi del capello,
- iridologia,
- biorisonanza,
- pulse Test,
- riflesso cardiaco auricolare.
I legami con sovrappeso e obesità
Analizzando la letteratura scientifica a disposizione non emerge alcun legame diretto di causa-effetto fra intolleranze alimentari ed obesità, che sono quindi due problematiche del tutto indipendenti tra loro.
Posta questa importante premessa, se pensiamo alla diffusione dei test per intolleranze privi di validità scientifica, emerge una consistente preoccupazione sull’inutilità di ricorrere a diete ad eliminazione prescritte senza solide motivazioni, che possono avere ripercussioni anche importanti sulla salute e sulla qualità di vita:
- Rischio di immotivate carenze nutrizionali, in quanto il soggetto viene invitato a eliminare dalla propria dieta uno o più alimenti senza precise indicazioni su come compensare eventuali carenze.
- Ripercussioni psicologiche dovute alla (spesso inutile! ricordiamolo) rinuncia a determinati alimenti.
- Assenza di risultati nei pazienti che puntano a perdere peso, oppure ottenimento di un calo del peso a causa di regimi non equilibrati e fortemente carenti.
- Nei bambini esiste il concreto rischio di scarsa crescita e malnutrizione.
In ambienti medici controllati, per esempio con il supporto di gastroenterologi e dietologi, l’eventuale diagnosi di intolleranza viene poi sempre seguita da un attento follow-up del paziente, per provare nel tempo a reintrodurre eventualmente gli alimenti eliminati e verificare così modifiche della risposta per una possibile reintroduzione nella dieta.
Le principali associazioni mediche italiane ritengono, sulla base della più prestigiosa letteratura medica internazionale, che nei pazienti obesi sia possibile ottenere dei risultati concreti e duraturi solo attraverso un intervento a più livelli e senza caricare il paziente con obiettivi poco realistici; è ormai dimostrato che anche cali di peso modesti (nell’ordine del 15-20% del proprio peso) permettano già grandi benefici dal punto di vista della prevenzione cardiovascolare, della fertilità, della percezione di benessere, …
Il trattamento per risultare efficace deve essere sempre teso a modificare in modo permanente lo stile di vita, attraverso l’acquisizione di una dieta sana, equilibrata, ma allo stesso tempo semplice da gestire e non eccessivamente restrittiva per evitare abbandoni nel tempo. Si sono rivelati efficaci per perdere peso diversi modelli alimentari, anche se il punto sui cui tutta la letteratura mondiale concorda è l’efficacia della dieta mediterranea, che a mio avviso dovrebbe costituire la base su cui costruire il proprio regime alimentare in collaborazione con lo specialista, che lo adatterà in base allo stato di salute, alle preferenze individuali, alle abitudini, …
Utile, se non indispensabile, è poi associare una moderata ma regolare attività fisica, quantificata in almeno due ore e mezza ogni settimana.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Bah, non sono molto convinta di quello che ha scritto nell’articolo… da quando ho eliminato gli alimenti cui sono risultata intollerante con un esame fatto in farmacia ho già perso 2 kg…
Per poter esprimere un giudizio sarebbe interessante capire cosa esattamente sia stato eliminato e come eventualmente rimpiazzato dal punto di vista nutrizionale; in molti casi eliminando diversi alimenti si abbassa l’introito calorico totale e il peso scende, ma è sempre bene porre grande attenzione per non incorrere nel rischio di carenze.