Cos’è l’agranulocitosi?
L’agranulocitosi è una sindrome clinica caratterizzata da una marcata riduzione o assenza di granulociti nel sangue periferico, con conseguente aumentato rischio di infezioni potenzialmente letali.
Questa condizione può essere indotta da farmaci, disordini autoimmuni, infezioni o malattie del midollo osseo.
Cosa sono i granulociti?
I granulociti sono un tipo di globuli bianchi (o leucociti), cioè cellule del sangue che fanno parte del sistema immunitario e aiutano a difendere l’organismo dalle infezioni.
Si chiamano granulociti perché al loro interno contengono delle piccole “sacche” (granuli) piene di sostanze chimiche capaci di uccidere batteri, virus e altri agenti dannosi. Quando c’è un’infezione, i granulociti si spostano rapidamente nel punto colpito e rilasciano queste sostanze per distruggere i microrganismi.
Esistono tre tipi principali di granulociti:
- Neutrofili: sono i più numerosi e i primi a intervenire contro batteri e funghi.
- Eosinofili: sono coinvolti nelle allergie e nella difesa contro i parassiti.
- Basofili: rilasciano sostanze che contribuiscono alle reazioni allergiche e all’infiammazione.
Quando il numero di granulociti, in particolare dei neutrofili, si abbassa troppo (come nell’agranulocitosi), il corpo diventa molto vulnerabile alle infezioni, anche quelle che normalmente sarebbero innocue.
Definizione
L’agranulocitosi è definita da una conta assoluta dei neutrofili inferiore a 500 cellule/µL, misurata attraverso gli esami del sangue (emocromo completo), in assenza di altre cause di neutropenia cronica come le sindromi mielodisplastiche o la neutropenia congenita.
Quali sono le cause?
L’agranulocitosi può avere cause acquisite o congenite, con la forma acquisita nettamente più comune.
Agranulocitosi indotta da farmaci
È la causa principale della forma acquisita. Diversi farmaci possono causare agranulocitosi attraverso due meccanismi principali:
- Tossicità diretta sul midollo osseo, con inibizione della granulopoiesi.
- Reazione immunomediata, con distruzione dei granulociti da parte di autoanticorpi indotti dal farmaco.
Tra i farmaci più frequentemente implicati figurano:
- Agenti antitiroidei: metimazolo, propiltiouracile
- Farmaci antipsicotici: clozapina
- Sulfamidici e antibiotici: trimetoprim-sulfametossazolo, cloramfenicolo, beta-lattamici ad alte dosi
- FANS e analgesici: dipirone (metamizolo)
- Farmaci antitumorali e immunosoppressori: ciclofosfamide, metotrexato, azatioprina
- Antiepilettici: carbamazepina, fenitoina, valproato
Agranulocitosi di origine autoimmune
Si verifica quando il sistema immunitario produce autoanticorpi contro i neutrofili o le cellule progenitrici midollari. È associata a condizioni come:
- Lupus eritematoso sistemico (LES)
- Sindrome di Felty (artrite reumatoide con splenomegalia e neutropenia)
- Sindrome di Sjögren
Infezioni virali e batteriche
Alcuni virus e batteri possono sopprimere la produzione di neutrofili o distruggerli direttamente. Esempi includono:
- Virus Epstein-Barr (EBV), responsabile della mononucleosi infettiva
- HIV
- Epatite virale
- Sepsi grave con consumo periferico di neutrofili
Disordini del midollo osseo
Alcune patologie ematologiche possono causare agranulocitosi secondaria:
- Sindromi mielodisplastiche
- Leucemie acute
- Aplasia midollare idiopatica
Sintomi
L’agranulocitosi si manifesta con sintomi spesso aspecifici, ma le infezioni sono il segno clinico più rilevante.
I primi segnali dell’agranulocitosi possono essere malessere generale, febbre alta e brividi, spesso accompagnati da infezioni. Queste infezioni colpiscono più frequentemente la bocca e la gola, causando:
- Ulcere e lesioni necrotizzanti su gengive, pavimento della bocca, mucosa orale e faringe.
- Mal di gola intenso e difficoltà a deglutire (faringite) e mangiare (disfagia)
- Ascessi cutanei multipli.
Poiché l’agranulocitosi può insorgere all’improvviso, in alcuni casi il primo segnale può essere una sepsi grave (infezione generalizzata).
La febbre alta (spesso sopra i 40°C) può essere accompagnata da:
- Battito cardiaco accelerato (tachicardia).
- Respiro rapido (tachipnea).
- Pressione bassa (ipotensione).
Prognosi
La prognosi dipende dalla rapidità della diagnosi e del trattamento.
Nei pazienti trattati tempestivamente con sospensione del farmaco responsabile e terapia di supporto, il recupero può avvenire in 1-3 settimane, mentre l’agranulocitosi grave non trattata ha una mortalità fino al 50-70% a causa di sepsi fulminante.
Diagnosi
La diagnosi si basa su esami di laboratorio, principalmente mediante un emocromo completo con formula leucocitaria.
Il passo successivo consiste poi nell’identificazione della causa, ad esempio attraverso:
- Anamnesi farmacologica dettagliata
- Valutazione per malattie autoimmuni e infezioni sistemiche
- Esame del midollo osseo: ipoplasia della serie mieloide, necessario se si sospetta un danno midollare
- Test immunologici: ricerca di autoanticorpi nei casi sospetti di agranulocitosi autoimmune
- Esami per infezioni virali e batteriche: HIV, EBV, CMV, PCR per sepsi.
Cura
L’agranulocitosi è una condizione molto seria che richiede un immediato trattamento anche in assenza di sintomi.
Tutti i farmaci o le sostanze sospette devono essere interrotti (se la causa è un farmaco, la situazione tende a migliorare in 1-3 settimane dopo la sospensione).
Nel frattempo, è importante seguire alcune cure di supporto per ridurre il rischio di infezioni:
- Igiene orale accurata per prevenire infezioni alla bocca e ai denti.
- Sollievo dal dolore per lesioni a bocca e gengive, con gel anestetico o gargarismi.
- Trattamento della stitichezza, se presente, con lassativi leggeri.
- Cura di tagli e abrasioni, per evitare infezioni della pelle.
Stimolazione della produzione di globuli bianchi
Per accelerare la produzione di nuovi globuli bianchi (neutrofili), si possono usare farmaci specifici chiamati fattori di crescita ematopoietici, tra cui:
- Filgrastim (G-CSF)
- Pegfilgrastim (versione a lunga durata d’azione del filgrastim)
- Sargramostim (G-CSF + stimolazione dei macrofagi)
Trattamento delle infezioni
Se il paziente sviluppa un’infezione, è fondamentale iniziare subito una terapia antibiotica mirata, mediante principi attivi potenti.
Se dopo 4-5 giorni di terapia antibiotica la febbre persiste o ritorna, potrebbe esserci un’infezione da funghi. In questi casi, si aggiunge una terapia antifungina.
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.