Cromo e integratori: proprietà e controindicazioni

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A cosa serve?

Il cromo è un minerale necessario al corpo umano in quantità minime, ma ad oggi non sono del tutto definiti

  • né il modo in cui viene impiegato,
  • né le quantità effettivamente necessarie.

Si trova principalmente in due forme:

  • trivalente (Cr3+), forma biologicamente attiva e presente negli alimenti
  • esavalente (Cr6+), un elemento tossico conseguente all’inquinamento industriale.

Questo articolo si occupa esclusivamente del cromo trivalente (III).

Tra gli effetti più noti e studiati del cromo spicca l’azione esercitata sull’insulina, un ormone critico per il metabolismo e la conservazione nell’organismo di carboidrati, grassi e proteine; nel 1957 fu trovato un composto nel lievito di birra in grado di prevenire nell’animale un declino delle capacità di mantenimento dei normali livelli di glicemia (zucchero nel sangue), ma si dovette aspettare due anni per scoprire che il principio attivo responsabile dell’effetto era proprio il cromo.

Il metallo sembra anche partecipare direttamente al metabolismo di carboidrati, grassi e proteine, anche se saranno necessari altri studi per capirne il ruolo complessivo nel corpo; le sfide per raggiungere tale obiettivo includono:

  • La definizione della tipologia di individui che risponde a integratori a base di cromo.
  • La valutazione del cromo contenuto negli alimenti e della sua biodisponibilità (cioè la frazione che viene effettivamente assorbita).
  • L’identificazione di un’eventuale carenza di cromo clinicamente rilevante negli umani dovuta ad apporti insufficienti.
  • Lo sviluppo di misurazioni valide e affidabili dei livelli di cromo.

C’è un notevole interesse attorno all’ipotesi che supplementi di cromo possano aiutare a trattare alterazioni della tolleranza al glucosio e il diabete tipo 2, ma finora le ricerche non sono conclusive (non risultano ad oggi studi clinici controllati con casistiche ampie e randomizzate a sostegno di questa teoria).

Disegno di una compressa con la scritta Cr, simbolo chimico del cromo

iStock.com/3D_generator

Livelli di assunzione adeguata

Del cromo non esiste una quantità giornaliera raccomandata, ossia la quantità che sarebbe opportuno assumere quotidianamente attraverso la dieta; nelle linee guida italiana (LARN) è invece indicato il livello di assunzione di riferimento espresso in microgrammi (μg) in base a sesso ed età:

Lattanti 6-12 mesi 4
Bambini ed adolescenti
1-3 anni 7
4-6 anni 10
7-10 anni 14
Maschi 11-14 anni 25
15-17 anni 33
Femmine 11-14 anni 21
15-17 anni 23
Adulti
Maschi 18-29 anni 35
30-59 anni 35
60-74 anni 30
≥75 anni 30
Femmine 18-29 anni 25
30-59 anni 25
60-74 anni 20
≥75 anni 20
Gravidanza 30
Allattamento 45

In quali alimenti è contenuto?

Il cromo è presente in una discreta varietà di alimenti, anche se la maggioranza dei cibi ne contiene solo tracce, ossia meno di 2 μg (microgrammi). La carne e i cereali integrali, come pure alcuni frutti, verdure e spezie, rappresentano fonti abbastanza ricche. Al contrario, cibi con molti zuccheri semplici (come saccarosio e fruttosio) sono poveri di cromo.

L’apporto di cromo nei cibi non è determinabile con affidabilità perché il suo contenuto è sostanzialmente dipendente dai processi agricoli e produttivi, nonché forse anche dalla contaminazione degli alimenti con il minerale durante l’analisi. Di conseguenza, la tabella 1 e in generale le banche dati sulla composizione degli alimenti forniscono valori approssimativi del contenuto di cromo nei cibi che andrebbero usati solo come guida.

Alimento Quantità di cromo (μg)
Broccoli, ½ tazza 11
Succo d’uva, 1 tazza 8
Muffin inglese di grano integrale, 1 4
Patate, purè, 1 tazza 3
Aglio essiccato, 1 cucchiaino 3
Basilico  pestato, 1 cucchiaino 2
Cubetti di manzo (85 g) 2
Succo d’arancia, 1 tazza 2
Petto di tacchino, (85 g) 2
Pane integrale, 2 fette 2
Vino rosso, 150 ml 1–13
Mela non pelata, metà 1
Banana 1
Fagiolini verdi, ½ tazza 1

Integratori

Il cromo viene venduto come integratore mono-componente e in associazione ad altri principi attivi, soprattutto in formulazioni promosse per la perdita di peso e per il miglioramento delle prestazioni.

Le dosi variano tipicamente da 50 a 200 μg.

Sicurezza ed efficacia del cromo come integratore necessitano di ulteriori studi, è quindi buona norma consultare un medico o un altro professionista esperto come il propri farmacista prima di assumere qualunque integratore nutrizionale.

Gli integratori di cromo sono disponibili sotto forma di cloruro di cromo, cromo nicotinato, cromo picolinato, lieviti ad alto contenuto di cromo e cromo citrato. Il cromo cloruro in particolare sembra avere una scarsa biodisponibilità. Data la scarsità di dati sull’assorbimento umano del cromo, comunque, non è chiaro quale sia la formulazione migliore.

Elementi che influenzano i livelli di cromo nell’organismo

L’assorbimento del cromo dal tratto intestinale è scarso: varia da meno di 0,4% a 2,5% delle quantità assunte, il rimanente viene eliminato con le feci. La vitamina C (presente in frutta, verdure e rispettivi succhi) e la vitamina B3 (niacina, presente in carne, pollame, pesce e cereali) ne facilitano l’assorbimento. Una volta assorbito il cromo viene conservato in

  • fegato,
  • milza,
  • tessuti molli
  • e nelle ossa.

Il contenuto di cromo nel corpo può ridursi in diverse condizioni. Una dieta ricca di zuccheri semplici (oltre 35% dell’apporto calorico) può aumentare l’escrezione di cromo con l’urina. Le perdite di cromo aumentano inoltre

  • durante le infezioni,
  • sotto sforzo,
  • in gravidanza e durante l’allattamento,
  • nonché in situazioni di stress (per esempio, a seguito di un trauma fisico)

e possono portare a uno stato carenziale, specie se l’assunzione del minerale è già insufficiente.

Carenza di cromo

Negli anni ’60, studiando nel modello animale la carenza del minerale, si è scoperto che il cromo agisce come fattore protettivo verso l’intolleranza al glucosio e la resistenza all’insulina, due condizioni segno che l’organismo non riesce a controllare adeguatamente i livelli di glicemia e, per questa ragione, precursori del diabete di tipo 2.

Le condizioni di carenza di cromo nell’uomo sono rari, ma la (poca) letteratura disponibile sembra comunque suggerire effetti analoghi; esiste un lavoro pubblicato qualche decennio fa che descrive come in tre soggetti ricoverati e alimentati per via endovenosa siano stati rilevati segni di diabete (perdita di peso, neuropatie e alterata tolleranza al glucosio) fino all’aggiunta di cromo alla nutrizione parenterale (per via endovenosa). L’aggiunta del cromo, in dosi di 150 – 250 μg/dì per anche due settimane, ha corretto i sintomi del diabete.

Ad oggi il cromo è ormai aggiunto di routine ai preparati per la nutrizione parenterale.

Aumentato fabbisogno

In uno studio condotto su più di 50.000 persone è stata rilevata una riduzione correlata all’età della quantità di cromo presente in capelli, sudore e sangue, che potrebbe indicare una maggior vulnerabilità dei soggetti anziani all’esaurimento dei depositi del minerale rispetto ad adulti più giovani. Il condizione è tuttavia d’obbligo, perché è difficile determinare la quantità realmente disponibile nell’organismo, perché i livelli del minerale in sangue, urina e capelli non riflettono necessariamente i depositi dell’organismo. Inoltre non sono stati identificati enzimi cromo-specifici o altri marcatori biochimici in grado di rappresentare lo stato del cromo in modo affidabile.

Effetti e proprietà

Il cromo è stato a lungo oggetto di interesse per le possibili connessioni con varie condizioni di salute. Tra le aree di ricerca sul cromo più attive si ritrova il suo impiego sotto forma di integratore nel trattamento di

  • diabete,
  • colesterolo alto,
  • sovrappeso
  • e nel miglioramento della composizione percentuale corporea (in termini di rapporto tra massa grassa e massa magra).

Diabete tipo 2 e intolleranza al glucosio

Nel diabete tipo 2 in genere il pancreas produce quantità adeguate di insulina, che tuttavia per motivi sconosciuti non vengono più usate efficacemente. In parte la malattia si manifesta perché le cellule (tra cui quelle muscolari e di altri tessuti) diventano resistenti all’azione dell’ormone, specialmente nei soggetti obesi. L’insulina permette l’ingresso del glucosio nella maggioranza delle cellule, dove lo zucchero viene usato come fonte energetica, immagazzinato in fegato e muscoli sotto forma di glicogeno e convertito in grasso se in eccesso. La resistenza all’insulina determina livelli di glicemia maggiori del normale (iperglicemia).

La carenza di cromo altera la capacità del corpo di impiegare il glucosio per soddisfare i fabbisogni energetici e aumenta le necessità di insulina. È stato quindi suggerito che integratori di cromo possano aiutare a controllare il diabete tipo 2, o il glucosio e la risposta all’insulina in soggetti ad alto rischio per tale malattia. Questa ipotesi è stata analizzata rivedendo studi clinici randomizzati controllati. Questa meta-analisi ha valutato gli effetti di integratori di cromo su tre marcatori del diabete nel sangue:

  • glucosio,
  • insulina
  • ed emoglobina glicata (parametro che fornisce un’indicazione dei livelli di glicemia nel tempo; è nota anche come emoglobina A1C).

La meta-analisi ha sintetizzato i dati di 15 studi per un totale di 618 partecipanti, 425 dei quali in buona salute o con tolleranza al glucosio alterata e 193 con diabete conclamato di tipo 2. L’integrazione del cromo nella dieta non ha sortito effetti sulle concentrazioni di glucosio o insulina nei soggetti non diabetici né ne riduceva i livelli in quelli con diabete, fuorché in uno studio (si noti che questo studio, condotto in Cina (155 pazienti con diabete assumevano 200 o 1000 mcg/dì di cromo o placebo), potrebbe semplicemente mostrare i benefici dell’integrazione in una popolazione con carenza di cromo).

Complessivamente il valore degli integratori di cromo nel diabete rimane non conclusivo e controverso.

Per capire gli effetti del cromo sui marcatori diabetici sono necessari studi clinici randomizzati controllati in popolazioni ben definite e a rischio, i cui consumi giornalieri siano noti. La American Diabetes Association (società americana del diabete) afferma che non esiste una sufficiente evidenza a sostegno dell’impiego di routine del cromo per il miglioramento del controllo glicemico nei soggetti diabetici. Sottolinea anche che non esiste una chiara evidenza scientifica che l’integrazione di vitamine e minerali sia utile in pazienti diabetici che non abbiano sottostanti carenze nutrizionali.

Metabolismo lipidico

Negli umani, non sono conclusivi neanche gli effetti dell’integrazione del cromo sui livelli dei lipidi (grassi) nel sangue. In alcuni studi, 150 – 1000 mcg/dì di cromo hanno ridotto i livelli di colesterolo totale, LDL (il colesterolo “cattivo”) e trigliceridi e aumentato le concentrazioni di apolipoproteina A (un componente del colesterolo HDL o “buono”) in soggetti con aterosclerosi o colesterolo alto o in trattamento con farmaci beta-bloccanti. Questi rilievi sono coerenti con i risultati di studi preesistenti.

Tuttavia, l’integrazione del cromo non ha dato benefici sui lipidi ematici in altri studi. Questi risultati conflittuali potrebbero dipendere dalle difficoltà nel determinare lo stato del cromo iniziale dei partecipanti allo studio e l’incapacità dei ricercatori di controllare i fattori dietetici che influenzano i livelli dei lipidi ematici.

Peso e composizione corporea

Agli integratori di cromo vengono talvolta attribuiti effetti di riduzione del grasso corporeo e capacità di aumento della massa muscolare. In realtà, un’analisi di 24 studi che ha preso in esame gli effetti di 200 – 1000 mcg/dì di cromo (sotto forma di cromo picolinato) sulla massa o sulla composizione del corpo non ha riscontrato benefici significativi. Un’ulteriore revisione di studi clinici randomizzati controllati ha visto riduzioni del peso corporeo con il cromo picolinato rispetto al placebo, ma le differenze erano minime e di rilevanza clinica discutibile.

In diversi studi, gli effetti del cromo sul peso e sulla composizione del corpo possono essere opinabili perché i ricercatori non hanno messo sotto controllo adeguato l’apporto nutrizionale dei partecipanti. La maggior parte degli studi, inoltre, include casistiche piccole e copre archi temporali brevi (vedere anche la seguente revisione Cochrane).

Effetti collaterali e sovradosaggio

Pochi effetti collaterali gravi sono stati correlati all’assunzione di quantità importanti di cromo, tanto che gli enti scientifici normativi non hanno stabilito un livello massimo tollerabile (UL, dall’inglese tolerable Upper intake Level) per questo minerale. La sigla UL identifica le quantità massime giornaliere da assumere per un dato nutriente verosimilmente non tale da causare effetti collaterali. È uno dei parametri (insieme a RDA, ossia le quantità giornaliere raccomandate, e AI, ossia le quantità adeguate) che compone i DRI (Dietary Reference Intakes, ossia i livelli di assunzione di riferimento) di ciascun nutriente.

Interazioni tra il cromo e i farmaci

Alcuni farmaci possono interagire con il cromo, specialmente se assunti regolarmente (tabella 3), Prima di consumare integratori alimentari, è bene verificare con il proprio medico o altro professionista qualificato, specialmente se si assumono farmaci su ricetta o da banco.

I seguenti farmaci riducono per esempio l’acidità gastrica e, con essa, la capacità di assorbimento del cromo:

  • antiacidi,
  • anti-h2 (famotidina, cimetidina, …),
  • inibitori di pompa.

Il cortisone potrebbe invece aumentare l’escrezione di cromo.

I seguenti farmaci potrebbe invece esplicare un effetto aumentato (ma di difficile previsione) quando assunti con il cromo, oppure quest’ultimo potrebbe beneficiare di un assorbimento maggiore:

  • beta-bloccanti (come atenololo o propanololo),
  • cortisone,
  • insulina,
  • acido nicotinico (vitamina B3),
  • farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS).

Fonti e bibliografia

Adattamento dall’inglese a cura della Dr.ssa Greppi Barbara, medico chirurgo

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