Introduzione
Originaria del Nord America, la Cimicifuga Racemosa (Actaea racemosa L, Black Cohosh) è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, conosciuta e utilizzata già centinaia di anni fa dai nativi americani, che la impiegavano come rimedio per diversi disturbi, dai problemi ginecologici (coliche uterine, dismenorrea), all’artrite, ai morsi di serpente [1,21].
La Cimicifuga racemosa contiene numerosi composti bioattivi, tra essi i principali sono:
- Glicosidi triterpenici
- Acidi fenolici (tra cui acido salicilico)
- Resine
- Acidi grassi
- Tannini
Proprietà
Viene utilizzata con buoni risultati per il controllo dei sintomi legati alla menopausa, quali
- Ansia e irrequietezza
- Vampate di calore
- Insonnia
- Sudorazione notturna
- Secchezza vaginale
Per tali indicazioni è stata approvata dalla Commissione E tedesca (organo di riferimento per preparati fitoterapici della tradizione occidentale) e riconosciuta dalla World Health Organization (WHO o OMS) e dalla North American Menopause Society [1,20,21]: quest’ultima, in particolare, suggerisce il ricorso alla fitoterapia (isoflavoni, cimicifuga) e all’adozione di stili di vita adeguati (alimentazione, moderato esercizio fisico) per il trattamento dei sintomi da lievi a moderati, riservando alla terapia farmacologica solo quelli più severi e non diversamente trattabili.
La Cimicifuga è altresì approvata dalla Commissione E tedesca per il trattamento di problemi ginecologici quali
anche se, in merito a queste ultime indicazioni, mancano ancora studi scientifici rigorosi che ne confermino l’efficacia [1].
Meccanismo d’azione
Sono state formulate diverse ipotesi su come la Cimicifuga eserciti il proprio effetto. In base agli studi preclinici pubblicati finora [3], sebbene i risultati non siano conclusivi, sembra che la agisca contemporaneamente come
- modulatore selettivo degli estrogeni (SERM) – pur non contenendo estrogeni naturali al proprio interno
- agonista della serotonina e inibitore del suo reuptake (attività evidenziata da studi in vitro)
- antiossidante
- antinfiammatorio (attività evidenziata da studi in vitro)
- agonista del recettore mu per gli oppiodi (il che ne spiegherebbe l’azione antidolorifica nel suo utilizzo in caso di artrite e dismenorrea)
In particolare l’attività della Cimicifuga come modulatore degli estrogeni sarebbe confermata da numerosi studi che hanno evidenziato come essa possieda un effetto simile al 17-beta-estradiolo (il più importante estrogeno prodotto dalle ovaie, utilizzato come farmaco per il trattamento dei sintomi della menopausa) – sebbene meno potente [1,4].
I modulatori selettivi degli estrogeni sono molecole che non possiedono attività estrogenica pura – agonista o antagonista – bensì attività “mista”, comportandosi da agonisti o antagonisti a seconda del tessuto bersaglio: il vantaggio terapeutico dell’uso di farmaci ad azione mista è quello di ottenere ad esempio un’attività estrogenica a livello di tessuti quali ossa o cervello, dove potrebbe essere di beneficio, senza che la stessa si manifesti in altri distretti, come quello mammario o dell’endometrio, dove gli effetti estrogenici potrebbero essere invece potenzialmente pericolosi [1]. Secondo alcuni studi, la Cimicifuga racemosa avrebbe effetto a livello dell’ipotalamo e dell’osso, senza agire invece a livello dell’endometrio: in uno studio in doppio cieco, l’estratto di Cimicifuga si è dimostrato di efficacia equivalente agli estrogeni coniugati (utilizzati nella terapia ormonale sostitutiva) nel ridurre i sintomi della menopausa, influenzando positivamente anche il metabolismo osseo, senza alterare l’equilibrio ormonale a livello uterino [5].
Cimicifuga per i problemi della menopausa
In linea generale, i test clinici pubblicati sinora sembrano supportare l’utilizzo della Cimicifuga racemosa, da sola o in combinazione con altre erbe come l’Iperico, per alleviare i sintomi legati alla menopausa, come alternativa non-estrogenica.
Uno dei primi lavori di revisione in merito all’efficacia della Cimicifuga racemosa nel trattare i sintomi collegati alla menopausa risale al 1998 [7]: lo studio riportava gli effetti positivi della pianta nel trattare vampate di calore, secchezza vaginale, sudorazione notturna, disturbi del sonno, ansia e depressione. Due successivi lavori di revisione, pubblicati nel 2005 e nel 2007 e comprendenti studi randomizzati e controllati versus placebo, riportavano sostanzialmente le medesime conclusioni [8,9].
Studi più recenti giungono alle stesse considerazioni, ma evidenziano altresì un certo grado di eterogeneità nei risultati dei singoli lavori – il che rende più difficile delineare un adeguato profilo di efficacia e sicurezza sull’utilizzo della Cimicifuga [10]. La variabilità dei risultati può essere dovuta all’ampio range di dosi utilizzate, alle differenti tecniche di estrazione e al profilo chimico della materia prima di origine. Un lavoro di revisione del 2014, per esempio, ha posto l’attenzione sul fatto che si siano ottenuti risultati migliori – in termini di efficacia contro placebo – utilizzando preparazioni di matrice europea (tedesca e svizzera principalmente) rispetto a quelli di origine statunitense: la differenza potrebbe essere dovuta alla contaminazione della Cimicifuga americana con quella asiatica – differente come profilo chimico e sul cui grado di efficacia non esistono ancora dati sperimentali [1,11].
Per questa ragione sono necessari ulteriori approfondimenti, come riportato anche sul sito del National Center for Complementary and Integrative Health (NCCIH), l’agenzia governativa statunitense che esplora la medicina complementare e alternativa. Lo stesso NCCIH, peraltro, sta finanziando ulteriori studi in materia [2].
Per quanto riguarda l’associazione Cimicifuga-Iperico (erba di San Giovanni), sono stati effettuati studi in doppio cieco e prospettici che attestano la validità dei due rimedi presi in combinazione per alleviare i sintomi legati alla menopausa. Per di più, sembra che la combinazione sia persino più efficace dei singoli rimedi, soprattutto quando vi sia un’importante componente psicologica (ansia, depressione, sbalzi di umore) [12-15].
La Cimicifuga si è rivelata utile anche in associazione con il Tamoxifene – uno dei farmaci d’elezione utilizzato nei casi di tumore al seno estrogeno-dipendenti – per il trattamento delle vampate di calore indotte da quest’ultimo. In uno studio condotto su 136 pazienti, di età compresa tra 35 e 52 anni, in cura con tamoxifene dopo intervento chirurgico e/o radio e chemioterapia per carcinoma mammario, è stato testato un estratto di Cimicifuga racemosa per 12 mesi, alla dose di 90 mg al giorno: nel gruppo trattato con tamoxifene ed estratto di Cimicifuga, circa la metà delle pazienti non ha manifestato vampate di calore, a fronte del 73,9% delle pazienti nel gruppo trattato con la sola terapia farmacologica [6]. Stesso risultato in un recente lavoro di revisione sulla somministrazione di Cimicifuga e Iperico in concomitanza al trattamento con Tamoxifene: in questo caso è stato evidenziato anche un possibile effetto antiproliferativo delle due piante nei confronti di eventuali recidive [24].
Per quanto riguarda la terapia tradizionale per i disturbi della menopausa, la Cimicifuga è stata utilizzata in studi comparativi a confronto con
- estrogeni coniugati (di origine equina)
- fluoxetina (un farmaco antidepressivo)
- tibolone (Livial®, farmaco utilizzato nella terapia ormonale sostitutiva)
Dai risultati ottenuti, la Cimicifuga si è dimostrata di efficacia pari al farmaco di volta in volta utilizzato (o addirittura maggiore nel caso della fluoxetina), ma con minor frequenza di comparsa di effetti collaterali indesiderati [16-19].
Dose e modo di somministrazione
La Cimicifuga racemosa si può utilizzare come decotto o infuso, come tintura, come estratto secco o fluido. In base agli studi pubblicati, i dosaggi suggeriti risultano i seguenti:
- radice in polvere per decotto/infuso: 0,3-2 g tre volte al giorno
- tintura (1:10): 2-4 mL tre volte al giorno
- estratto fluido (1.1 g/mL): 0,3-2 mL tre volte al giorno
- estratto secco (capsule o compresse): 40-160 mg al giorno per trattare i sintomi legati alla menopausa
[1].
Sono necessarie dalle 4 alle 12 settimane di assunzione continuata per avere risultati in termini di sollievo dai sintomi della menopausa.
Controindicazioni ed effetti collaterali
In generale la Cimicifuga racemosa è un rimedio ben tollerato, se assunto alle dosi raccomandate.
Un revisione della Cochrane (una rete internazionale di ricercatori indipendenti che si occupa di raccogliere e analizzare criticamente i lavori di ricerca pubblicati su temi inerenti la salute) del 2012 su 16 studi randomizzati controllati, per un totale di 2027 donne coinvolte, non ha trovato differenze nell’incidenza di effetti collaterali tra Cimicifuga e placebo [1]. Sempre secondo gli stessi ricercatori, gli effetti collaterali, quando presenti, sono rari, lievi e reversibili con la sospensione del trattamento.
Gli effetti indesiderati più comuni risultano essere
- nausea e vomito
- diarrea
- rash cutaneo.
Sono stati segnalati singoli casi di tossicità epatica: anche se la correlazione non appare del tutto certa, è consigliabile evitare l’uso di Cimicifuga in pazienti con problemi al fegato (o che assumano farmaci potenzialmente epatotossici).
Sebbene gli studi più recenti non mostrino correlazioni tra Cimicifuga e rischio di ricadute di cancro al seno, si consiglia comunque di consultarsi col proprio medico curante prima di assumerla, in caso di pregressi tumori ormono-dipendenti [1,23].
Nonostante il fatto che la Cimicifuga sia utilizzata nella medicina popolare come aiuto nelle fasi finali della gravidanza, in mancanza di studi approfonditi, l’utilizzo, soprattutto nel primo trimestre, è sconsigliato – così come lo è in fase di allattamento [1,22].
Fonti e bibliografia
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L.Braun, M.Cohen. Elsevier Editions - National Center for Complementary and Integrative Health
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Autore
Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, con Dottorato di Ricerca in Scienza delle Sostanze Bioattive