Introduzione
L’epatite D è un’infezione virale che causa un’infiammazione del fegato (epatite); è causata dal virus HDV (Hepatitis D virus, spesso virus delta), la cui caratteristica saliente è quella di dipendere strettamente dal virus responsabile dell’epatite B, essendo quindi capace di infettare un paziente a patto che questo sia già stato contagiato dal virus HBV.
Le modalità di trasmissione/contagio sono peraltro le stesse per entrambi i virus, ovvero attraverso il contatto con il sangue o altri fluidi corporei di una persona infetta.
Segni e sintomi dell’infezione acuta da HDV sono indistinguibili da quelli di altri tipi di infezioni virali epatiche acute e comprendono:
- Febbre
- Stanchezza ed affaticamento
- Perdita di appetito
- Nausea e vomito
- Dolore addominale
- Urina di colore scuro
- Feci di colore chiaro e di consistenza argillosa
- Dolori articolari
- Ittero (colorazione giallastra di pelle ed occhi)
I sintomi compaiono in genere entro 3-7 settimane dal momento dell’infezione (tempo d’incubazione).
La maggior parte dei pazienti che contrae contemporaneamente entrambi i virus (coinfezione) tende ad eliminare il D, mentre dal 70% al 90% di chi viene infettato in fasi successive sviluppa una grave infezione cronica per delta. Questo tipo di superinfezione si manifesta in tutta la sua gravità, con un quadro più grave rispetto al solo HBV e soprattutto con associato un rischio maggiore di sviluppare insufficienza epatica fulminante, che si verifica nel 5-20% dei casi.
La combinazione di dell’infezione HDV/HBV è considerata dall’OMS la forma più grave di epatite virale cronica, a causa di una rapida progressione verso un esito fatale a causa dello sviluppo di tumore.
La miglior strategia preventiva consiste nella vaccinazione verso l’epatite B (obbligatoria in Italia per i nuovi nati).
Trasmissione e contagio
L’epatite D è causata dal virus D e si può essere contagiati solo in presenza di epatite B; il virus si trasmette attraverso il contatto con il sangue o altri fluidi corporei di una persona infetta, per esempio a seguito di:
- condivisione di aghi
- raramente attraverso rapporti sessuali non protetti
- raramente da madre a figlio durante il parto.
Da un punto di vista più generale l’HDV si trasmette quindi principalmente attraverso eventi caratterizzati da lesioni della barriera cutanea (ad esempio una puntura con ago infetto) piuttosto che per contatto di una mucosa con sangue o fluidi corporei infetti.
Non si può contrarre l’epatite D attraverso
Il virus dell’epatite D può causare un’infezione acuta, cronica, o entrambe:
- L’epatite D acuta è un’infezione a breve termine. I sintomi sono gli stessi di qualsiasi tipo di epatite, ma talvolta più severi.
- L’epatite D cronica è un’infezione protratta nel tempo, che si verifica quando l’organismo si dimostra incapace di combattere ed eliminare il virus; la presenza del virus D in forma cronica peggiora la prognosi dell’epatite B.
Il decorso può avvenire secondo due diverse modalità:
- Coinfezione: Una coinfezione si verifica quando si contraggono contemporaneamente sia l’epatite D che l’epatite B. Le coinfezioni di solito causano infezioni acute o a breve termine da epatite D e B, sebbene talvolta anche gravi. Nella maggior parte dei pazienti si assiste tuttavia ad una risoluzione (in meno del 5% dei casi entrambe le infezioni cronicizzano).
- Superinfezione: Una superinfezione si verifica quando il contagio da epatite D avviene in un secondo momento rispetto all’epatite B, già presente in forma cronica. La superinfezione è spesso associata a sintomi acuti molto severi, ma soprattutto fino al 90% dei pazienti non è in grado di espellere il virus D e sviluppa quindi epatite cronica D (il paziente sarà quindi affetto da epatite cronica D ed epatite cronica B).
Nei casi di triplice infezione (HBV, HCV e HDV) l’evoluzione è variabile in base a fattori quali regione geografica e relativi genotipi coinvolti) e risposta immunitaria del soggetto.
Sintomi
La maggior parte dei pazienti affetti da epatite D acuta decorre in modo asintomatico, ma tra i possibili sintomi si annoverano:
- stanchezza
- nausea e vomito
- riduzione dell’appetito
- dolore al fegato, nella parte superiore destra dell’addome
- urine scure
- feci di colore chiaro
- ittero, ovvero una colorazione giallastra del bianco degli occhi (sclere) e della pelle.
Al contrario, la maggior parte delle persone con epatite D cronica manifesta pochi sintomi fino allo sviluppo delle complicanze, che potrebbero comparire anche anni a seguito dell’infezione; tra i sintomi di cirrosi, l’evoluzione più comune, si annoverano:
- grave debolezza e sensazione di persistente stanchezza
- perdita di peso
- gonfiore dell’addome (ascite)
- gonfiore delle caviglie (edema da ritenzione idrica)
- prurito
- ittero.
Complicazioni
In rari casi, l’epatite D acuta può portare a insufficienza epatica acuta, una condizione in cui il fegato perde in modo improvviso (acuto) la capacità di funzionare correttamente; sebbene sia un’evenienza non comune, è più probabile che le infezioni da epatite D e B portino ad insufficienza epatica acuta rispetto alla sola infezione da epatite B.
L’epatite D cronica può condurre a sviluppare gravi complicazioni; pazienti affetti da epatite cronica B e D hanno maggiori probabilità di svilupparle rispetto a chi fosse infetto dal solo virus B, è quindi possibile affermare che l’infezione da virus Delta peggiora sempre la prognosi in paragone alla più semplice, seppure tutt’altro che banale, infezione da virus B.
Le tre complicazioni più rilevanti sono:
- Cirrosi: condizione in cui perde gradualmente la capacità di funzionare correttamente, a causa della progressiva sostituzione di tessuto epatico sano con tessuto cicatriziale, che peraltro riduce anche la perfusione di sangue all’organo. Se nelle prime fasi il fegato continua a funzionare grazie alla sua grande capacità di compensazione, con il tempo questa non può che venire sopraffatta dalle lesioni.
- Insufficienza epatica: grave compromissione della funzione epatica.
- Tumore al fegato: Contrarre entrambe le infezioni aumenta le probabilità di sviluppare un cancro al fegato.
Diagnosi
L’infezione da HDV viene presa in considerazione in qualsiasi soggetto affetto da epatite B, che mostri sintomi gravi od inspiegabili esacerbazioni.
La diagnosi avviene in genere in step successivi:
- Anamnesi, ovvero una sorta di intervista medico-paziente in cui si cercano eventuali fattori di rischio rilevanti (ad esempio punture accidentali con aghi usati)
- Esame obiettivo, che consiste in una valutazione diretta dei segni e dei sintomi del paziente, come ad esempio l’ittero o il gonfiore alle gambe.
- Esami del sangue:
- Esami della funzionalità epatica (transaminasi, GGT, bilirubina, …)
- Esami specifici alla ricerca di virus responsabili di epatite virale
- Esami strumentali:
- ecografia
- biopsia del fegato
Poiché i casi di epatite D non sono clinicamente distinguibili da altre forme di epatite virale, la diagnosi di certezza richiede necessariamente la ricerca di anticorpi sviluppati contro l’HDV e/o la presenza di RNA dell’HDV.
Cura
Non esiste cura specifica, la terapia dell’epatite D si fonda invece sulla somministrazione di farmaci chiamati interferoni e, generalmente, sul contemporaneo trattamento dell’epatite B.
In caso di complicazioni già sopraggiunte (in alcuni pazienti la diagnosi potrebbe avvenire solo in questa fase) purtroppo spesso non è possibile pensare di ottenere una regressione del danno, la strategia terapeutica è quindi imperniata sulla salvaguardia del tessuto epatico sano rimasto, soprattutto attraverso l’adozione di un corretto stile di vita. Nei casi più gravi potrebbe essere necessario il ricorso al trapianto di fegato.
Prevenzione
Non esiste vaccino per l’epatite D, mentre esiste per l’epatite B.
Fonti e bibliografia
- NIH
- Hepatitis D – Umair Masood; Savio John.
- OMS
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.