Introduzione
L’epatite E è una patologia infettiva che provoca un’infiammazione acuta del fegato.
L’agente eziologico è un virus ad RNA che segue la via di trasmissione oro-fecale e, proprio questo meccanismo di trasmissione, spiega il motivo per cui si tratta di una patologia con una grande incidenza nei Paesi in via di sviluppo, caratterizzati cioè da una grande popolazione e da condizioni igienico-sanitarie inadeguate e precarie.
Si stimano nel mondo circa 20 milioni di casi di infezioni l’anno ed oltre 40 mila morti l’anno.
La sintomatologia dell’epatite E è la classica delle epatiti virali, ossia
- senso di malessere generalizzato,
- inappetenza
- ed ittero (colorazione gialla di pelle e sclere, la parte bianca degli occhi).
Le donne in gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre, presentano inoltre un rischio maggiore di sviluppare epatite fulminante.
La diagnosi si effettua mediante la ricerca di anticorpi anti-epatite E, mentre il trattamento è di supporto in quanto la patologia è fortunatamente, nella maggioranza dei casi, autolimitante (ovvero con la tendenza alla risoluzione spontanea).
Cause
L’epatite E è causata dal virus HEV (hepatitis E virus), che appartiene alla famiglia degli Hepeviridae e di cui esistono 4 genotipi patogeni per l’uomo:
- Genotipo 1 e 2: questi genotipi virali sono soliti causare epidemie. Si trasmettono mediante l’acqua ed il cibo contaminato da feci infette o, più raramente, da persona a persona sempre con meccanismo oro-fecale. Non sono presenti nei Paesi occidentali, dove possono riscontrarsi solo casi episodici importati da viaggiatori di ritorno da Paesi in via di sviluppo. Sono invece frequenti in India, Cina, Messico, Perù ed in Africa settentrionale e centrale, ovvero tutti quei paesi caratterizzati dalla presenza di molti abitanti che vivono in condizioni igienico-sanitarie molto precarie.
- Genotipo 3 e 4: questi genotipi causano generalmente casi sporadici. Si trasmettono prevalentemente per via alimentare, mediante l’ingestione di carne cruda (o poco cotta) e frutti di mare crudi.
Sintomi
L’epatite E ha un tempo di incubazione di 15-60 giorni dal momento del contagio del virus; le manifestazioni cliniche che provoca sono tutte di tipo acuto, sebbene in persone immunocompromesse, come pazienti con AIDS, trapiantati, in trattamento con farmaci chemioterapici, siano stati descritti episodi di epatite cronica (soprattutto causata dal genotipo 3).
I sintomi delle epatiti virali comprendono:
- Malessere generalizzato
- Inappetenza
- Nausea e vomito
- Febbre
- Dolore addominale
- Ittero (colorazione gialla di pelle e sclere, la parte bianca degli occhi)
- Prurito ed eruzioni cutanee
Tali sintomi gradualmente diminuiranno di intensità fino a scomparire del tutto nel giro di 2-6 settimane dall’esordio.
Complicazioni
L’epatite E è una patologia associata ad un decorso autolimitante, con una mortalità nella popolazione generale che è di appena 0,4-0,5%.
In una piccola percentuale di casi l’epatite E può essere fulminante, ciò accade soprattutto in donne nel terzo trimestre di gravidanza. In tali circostanze si ha una grave ed acuta insufficienza epatica che porta all’exitus fino al 20% delle pazienti.
Diagnosi
Lo specialista di riferimento per l’epatite E è il medico gastroenterologo con esperienza in ambito epatologico (epatologo), che raccoglierà la storia anamnestica del paziente, informandosi su eventuali viaggi recenti in zone endemiche, ed effettuerà l’esame obiettivo, raccogliendo segni e sintomi accusati dal paziente.
In caso di sospetto di epatite virale acuta l’iter diagnostico prevede l’esecuzione di tutti gli esami di screening per l’epatite A, B e C, le infezioni più comuni:
- IgM anti-epatite A per l’epatite A
- HBsAg ed IgM anti-HBc per l’epatite B
- Anti-epatite C ed PCR HCV RNA per l’epatite C
In caso di negatività a tutti questi test verrà effettuato il test per la ricerca di anticorpi contro l’epatite E (IgM anti-epatite E).
In Italia vige l’obbligo di segnalare tutti i casi di epatite virale, per cui anche l’epatite E, al Servizio di igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’Asl territorialmente competente.
Cura
Non esiste nessun tipo di trattamento in grado di curare la patologia, ma la maggior parte dei pazienti guarisce spontaneamente dall’epatite E. L’unico approccio al paziente consiste nel fornire misure di supporto all’organismo ed al sistema immunitario per favorire l’eliminazione immunomediata del virus. Risulta pertanto utile:
- Abolire il consumo di alcolici e superalcolici
- Garantire la possibilità di riposo fisico
- Adottare una dieta povera di grassi e ricca di fibre e verdure
- Evitare l’assunzione di farmaci a metabolismo epatico, per non affaticare l’organo
In caso di epatite E cronica si può eventualmente ricorrere alla somministrazione di farmaci antivirali, come la ribavirina, per circa 3 mesi (uso off-label, ovvero non previsto dalla registrazione del farmaco).
Occorre prestare attenzione in caso di infezione di donna gravida dove sussiste una letalità fino al 20% per epatite fulminante. In caso di gravidanza può dunque essere consigliata la somministrazione di gammaglobuline a scopo preventivo.
Prevenzione
Al momento in Europa non è disponibile un vaccino per la profilassi dell’epatite E, che invece è utilizzato in Cina (HEV 239, Hecolin®), per cui l’unica arma a disposizione per evitare l’infezione è adottare scrupolosi comportamenti igienico-sanitari, come:
- Norme di igiene personale, come accurato lavaggio delle mani (soprattutto dopo essere andati al bagno e prima di manipolare alimenti o mangiare) uso esclusivo di spazzolini, posate, asciugamani, …
- Norme di igiene collettiva: gestione degli scarichi fognali, controllo delle acque, igiene degli alimenti, …
- Non consumare carne cruda o poco cotta, specialmente di maiale o cinghiale, o pesce, e soprattutto molluschi.
- Durante viaggi in luoghi in cui l’epatite E è endemica bere solo acqua imbottigliata o bollita per almeno 5-10 minuti, non bere bibite con ghiaccio (spesso il ghiaccio è prodotto con acqua di rubinetto), non consumare alimenti non cotti, frutta e verdura lavata con acqua corrente
Autore
Iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lecce n. 9165