I disturbi del sonno in adulti e bambini

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Introduzione

Il sonno è un periodo di sospensione della coscienza e della volontà durante il quale il cervello rimane comunque significativamente attivo; è un processo biologico complesso, che aiuta l’organismo a elaborare nuove informazioni e rimanere in buona salute.

Perché il sonno è importante?

Una buona notte di sonno è composta da cinque fasi e ciascuna di esse è importante al fine di garantire un riposo efficace per mente e corpo;

  • alcune fasi sono necessarie per aiutare recuperare le forze e sentirsi così riposati e energici il giorno successivo,
  • mentre altre fasi sono necessarie ad acquisire le informazioni apprese durante la giornata e strutturarle nella memoria.

Una carenza di sonno è causa già nel breve termine di problemi di apprendimento e può avere effetti devastanti su salute e benessere a lungo termine, riflettendondosi sulle prestazioni quotidiane, sull’umore e sulla salute:

  • Prestazione. Ridurre il riposo necessario anche solo di un’ora può rendere più difficile concentrarsi il giorno successivo e può rallentare il tempo di reazione; contribuisce inoltre ad aumentare la probabilità di prendere decisioni sbagliate.
  • Umore. Il sonno influisce sullo stato d’animo dell’individuo e un riposo insufficiente può causare irritabilità, con conseguenti problemi con le relazioni sociali (in particolare per i bambini e gli adolescenti). Aumenta inoltre il rischio di depressione.
  • Salute. Il sonno è importante per mantenersi in buona salute; la carenza di sonno, oppure un riposo di cattiva qualità, aumenta il rischio di sviluppare pressione alta, malattie cardiache e altre condizioni mediche. La qualità del sonno è influenzata da fattori ambientali e dalla possibilità di dormire in modo continuo per l’intera notte. Anche durante il riposo notturno, infatti, l’organismo produce ormoni che aiutano i bambini a crescere e, in età adulta, contribuiscono alla salute muscolare, a combattere le malattie e riparare i danni subiti dal corpo. Poiché alcuni ormoni prodotti durante il sonno influenzano l’utilizzo dell’energia da parte del corpo, questa è probabilmente la spiegazione del nesso tra carenza di sonno e tendenza allo sviluppo di obesità e al diabete.
Donna di spalle che dorme

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Perchè ci addormentiamo?

I ritmi del sonno sono regolati da due processi che lavorano insieme in modo complementare tra loro:

  • La necessità di dormire è una sensazione legata al tempo trascorso da sveglio, maggiore è il tempo trascorso da quando ci si è svegliati e più incisiva diverrà la sensazione, aumentando fin quando non diverrà finalmente possibile riposarsi.
  • L’organismo è dotato di una sorta di orologio naturale, chiamato “orologio circadiano“, che aiuta a regolare il ritmo sonno-veglia. La parola “circadiano” si riferisce a cicli biologici ritmici che si ripetono a intervalli di circa 24 ore; l’orologio biologico è fortemente influenzato dalla luce, che è la ragione per cui le persone che vivono in regioni diverse hanno abitudini di sonno diverse, che possono cambiare nel corso dell’anno a seconda delle stagioni.

Al momento di coricarsi questi due fattori lavorano in sinergia per consentire all’organismo di addormentarsi; dopo qualche ora, quando la necessità di riposo inizia a diminuire, l’orologio biologico lavora per mantenere il sonno fino al mattino.

Cosa succede durante il sonno?

Quando una persona dorme  il cervello passa ripetutamente e i  modo ciclico attraverso cinque fasi distinte, le fasi 1, 2, 3, 4 e la fase REM.

  • Durante le fasi non-REM (che corrispondono a circa il 75% del sonno):
    • Fase 1
      • L’organismo è in uno stato di dormiveglia.
    • Fase 2
      • Si cade in un sonno più profondo e ci si astrae completamente dall’ambiente; la temperatura corporea tende a diminuire leggermente.
    • Fasi 3 e 4
      • Si entra nella fase più di sonno profondo, che risulta essere particolarmente riposante.
      • La pressione sanguigna scende.
      • La frequenza di respirazione rallenta.
      • I muscoli si rilassano.
      • Aumenta la quantità di sangue portata ai muscoli.
      • L’organismo va incontro a riparazione e/o crescita.
      • L’energia viene ripristinata.
      • Si assiste al rilascio di ormoni.
  • Fase REM (25% del sonno): Circa 70-90 minuti dopo essersi addormentati, e poi a intervalli successivi di circa 90-110 minuti, si entra nel sonno REM, che tende a diventare sempre più lungo con il trascorrere della notte.
    • Il cervello è attivo e permette la genesi dei sogni.
    • Gli occhi sono caratterizzati da un rapido movimento laterale.
    • L’organismo è immobile e rilassato.
    • La temperatura corporea non è più finemente regolata.

La durata di ciascuna fase cambia durante la notte, in particolare all’inizio le fasi di sonno profondo sono particolarmente lunghe, mentre con il passare delle ore tendono ad accorciarsi a favore di un allungamento della fase REM; verso il mattino si trascorre quasi tutto il suo tempo nelle fasi 1 e 2 e REM.

Quanto dobbiamo dormire?

Le ore di sonno necessarie per una giornata tipo cambiano nel corso della vita e sussistono anche differenze significative tra un soggetto e l’altro, ma dall’analisi della letteratura scientifica disponibile è possibile trarre alcune indicazioni di massima in base all’età.

Età Ore di sonno necessarie
Neonati 16–18 ore al giorno
Bambini in età prescolare 11–12 ore al giorno
Bambini in età scolare Almeno 10 ore al giorno
Adolescenti 8–10 ore al giorno
Adulti e anziani 7–9 ore al giorno

Disturbi del sonno

Se si hanno difficoltà a prendere sonno la sera o a dormire tutta la notte, se ci si sveglia stanchi anche quando si dorme molte ore, si potrebbe soffrire di un disturbo del sonno. Vediamo i più comuni.

  • Insonnia. È capitato a tutti di vivere episodi di insonnia, che può verificarsi a causa di stress, scelte alimentari errate, jet lag o altri fattori. L’insonnia influenza quasi sempre le prestazioni sul lavoro e il benessere generale di una persona. La condizione aumenta la sua diffusione con l’età e colpisce fino al 30% degli uomini e il 40% delle donne almeno una volta nella vita. Per casi di insonnia a breve termine i medici curanti possono prescrivere sonniferi, ma il cui utilizzo deve necessariamente essere limitato a brevi periodi per evitare fenomeni di tolleranza e dipendenza. Per casi di insonnia più gravi e/o di lunga durata si stanno esplorando altri approcci, tra cui l’uso della fototerapia (terapia della luce) per alterare i ritmi circadiani, ma soprattutto il ricorso alla psicoterapia cognitivo comportamentale.
  • Sindrome delle apnee notturne. Secondo la National Sleep Foundation circa 18 milioni di americani soffrono di apnea del sonno, ma nella maggior parte dei casi rimangono non diagnosticati. Chi soffre di questa condizione va incontro a interruzioni del respiro durante il sonno; i cambiamenti fisici, come le alterazioni nell’accumulo di grassi o la perdita del tono muscolare con l’invecchiamento, possono contribuire alla genesi del problema. I sintomi tipici di questo disturbo includono forte russamento, obesità e sonnolenza eccessiva diurna. Anche se l’apnea del sonno è associata ad un forte russare, non tutte le persone che russano soffrono di questo disturbo del sonno. La diagnosi di apnea notturna richiede il monitoraggio del soggetto durante il riposo attraverso un esame chiamato polisonnografia. Questo test registra le onde cerebrali, il battito cardiaco e la frequenza di respirazione di una persona durante un’intera notte, consentendo una diagnosi certa. I metodi di trattamento includono la perdita di peso e la perdita dell’abitudine a dormire sulla schiena. In alternativa è possibile ricorrere a speciali dispositivi da indossare durante la notte, oppure la chirurgia. In questi pazienti sono assolutamente controindicati i sonniferi, che potrebbero impedire loro di svegliarsi per respirare.
  • Sindrome delle gambe senza riposo (RLS). Questa condizione tende a manifestare una certa famigliarità e provoca sensazioni sgradevoli a livello delle gambe, che obbligano il paziente colpito a muoverle costantemente sia durante la giornata che durante la notte, andando quindi incontro a problemi di sonno. I sintomi possono verificarsi a qualsiasi età, ma i casi più gravi si registrano di solito negli anziani. I trattamenti prescritti includono farmaci che influenzano i livelli circolanti di dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale.
  • Narcolessia. Si stima che una percentuale compresa tra 0,02% e lo 0,07% degli americani siano affetti da narcolessia. I soggetti con questa condizione sperimentano “attacchi di sonno” durante il giorno, a prescindere dalla qualità del sonno notturno. Gli attacchi durano da alcuni secondi a 30 minuti o più; oltre ad addormentarsi in modo quasi imprevedibile, i pazienti possono andare incontro a perdita di controllo muscolare durante situazioni di stress emotivo, oltre ad allucinazioni, paralisi temporanea e disturbi del sonno notturno. La narcolessia tende manifestare famigliarità, ma si verifica anche in alcune persone che hanno subito traumi o lesioni alla testa. Una volta diagnosticata la narcolessia può essere trattata con farmaci.

Ricordiamo infine le parasonnie, che fanno parte anch’esse dei disturbi del sonno:

  • bruxismo, che consiste nel digrignamento dei denti;
  • enuresi notturna, che consiste nell’incontinenza notturna;
  • incubo, che consiste in sogni angoscianti, talvolta accompagnati da una sensazione di oppressione al petto e/o da difficoltà respiratorie;
  • pavor nocturnus (terrore notturno);
  • sonnambulismo, caratterizzato da attività motorie automatiche;
  • sonniloquio (parlare nel sonno);
  • sexsomnia, che consiste nell’avere rapporti durante il sonno senza ricordarli il giorno dopo.

Condizioni in grado di disturbare il sonno

A complicare la situazione possono intervenire specifiche condizioni in grado di alterare il normale ciclo del sonno.

Perché mi sveglio di notte?

Una condizione lamentata da moltissime persone consiste in un sistematico risveglio notturno, tipicamente sempre alla stessa ora; le ragioni per cui ciò potrebbe accadere sono numerose, ma la cosa importante è che ci sono modi per ridurne l’impatto sui benefici del riposo.

Prima di esplorare le cause, è bene chiarire un aspetto importante: molte persone sviluppano una visione idealizzata di quello che dovrebbe essere il sonno notturno costituito da

  • addormentamento istantaneo,
  • sonno profondo e continuato per l’intera notte,
  • risveglio al mattino con sensazione di rigenerazione e ricarica.

La verità è che i bambini dormono così, mentre solo pochi adulti possono vantare una qualità del sonno altrettanto elevata. Con il passare degli anni è piuttosto comune che aumentino i risvegli notturni, che tuttavia non devono influire in modo drammatico sulla capacità di recuperare la stanchezza accumulata.

L’andamento del sonno notturno dipende in larga parte dal ritmo circadiano e dall’omeostasi sonno-veglia, ossia quell’insieme di meccanismi biochimici che generano la sensazione di necessitare di riposo in funzione del tempo trascorso dall’ultimo periodo di sonno: se ci pensiamo è d’altra parte piuttosto intuitivo, possiamo immaginarlo come una sorta di timer che tiene conto delle ore accumulate da quando siamo svegli e che, oltre una certa soglia, inducono alla comparsa del desiderio (fino ad un vero e proprio bisogno) di dormire.

Allo stesso modo, di notte, più a lungo siamo stati addormentati, maggiore diventa la probabilità di risveglio.

Questo meccanismo va tuttavia immaginato nel contesto di un equilibrio molto più complesso, in cui intervengono anche altre meccanismi (ritmi circadiani, impatto della luce, abitudini, …).

Come descritto all’inizio dell’articolo, durante la notte si alternano diverse fasi del sonno, alcune meno profonde di altre, associate ad una soglia di risveglio inferiore; una possibile spiegazione del risveglio sempre alla stessa ora durante la notte è quindi per esempio legata al fatto che andando a dormire indicativamente sempre alla stessa ora, si raggiunge una fase di sonno leggero sempre all’incirca allo stesso orario, quando aumenta quindi la probabilità di risveglio.

A fungere da concreto fattore d’innesco possiamo per esempio citare

  • suoni e rumori,
  • luce,
  • condizioni mediche (ansia, reflusso gastroesofageo, …),
  • fluttuazioni ormonali (legate per esempio alla glicemia, in caso di pazienti diabetici i risvegli notturni vanno quindi segnalati al medico),

Si noti poi che di notte possono essere frequenti i “microrisvegli”, ma di fatto è più comune ricordare quelli più prossimi all’ora della sveglia.

Per ridurre la frequenza dei risvegli notturni si procede in genere attraverso l’instaurarsi di una corretta igiene del sonno, che preveda ad esempio:

  • mantenimento degli stessi orari di addormentamento e risveglio,
  • evitare il consumo di caffeina nel pomeriggio e di alcolici alla sera,
  • evitare la nicotina,
  • evitare di rimanere a letto se non per dormire o per i momenti di coppia.

Nel caso in cui non dovesse essere sufficiente e il risveglio impattasse in modo significativo sulla qualità di vita, potrebbe trattarsi invece di reale insonnia e come tale andrebbe trattata.

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